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Autore: DarkInk    16/01/2015    3 recensioni
Ok, questa è una creepypasta scritta di mia penna.
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La solitudine ti cambia, le bugie ti cambiano, il dolore ti cambia...attento...non diventare un mostro assetato di anime e morte!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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*Mi ci è voluta una vita a scrivere questa creepy, ma ora eccola qui! Spero vi piaccia! ^^*


Derian sedeva di fronte la finestra della sua camera, la pioggia picchiettava sul vetro e il cielo era piatto e di un color grigio metallo, una tipica giornata di fine inverno. Poggiò la guancia sulla fredda superficie trasparente, un brivido gli attraversò su e giù la schiena, seccato, tirò su la lampo del suo giacchetto fino a coprire il collo. Un weekend come quello in genere viene considerato uno schifo, ma a lui non dispiaceva, gli dava una scusa pronta quando la madre gli chiedeva perché non uscisse mai a fare ciò che fa un normale diciassettenne invece di rimanere tutto il giorno in camera sua ad ascoltare musica. Già... sua madre. Sua madre era la classica donna che essendo fin troppo addosso ai figli, in modo decisamente fastidioso, entra loro in odio. Ogni giorno era un litigio nuovo e quasi non parlavano più tra loro, se non per urlarsi a vicenda. Susan era il nome della donna, non voleva litigare, ma, dal suo punto di vista, Derian non era più lo stesso da dopo l'incidente, e cercava in tutti i modi ( spesso sbagliati ) di spronarlo.
Il fatto accadde cinque anni prima, quando Derian aveva dodici anni. Il padre morì in un incidente stradale mentre stava tornando da lavoro.
La madre cadde in depressione per un breve periodo, e affermando che la loro casa le ricordasse troppo il defunto marito, decise di trasferirsi in quella città minuscola circondata da pini e abeti.
Prima la morte del padre, poi il trasferimento e la perdita di tutti gli amici e tutte le
sicurezze che si era creato in dodici anni, quegli eventi plasmarono Derian, trasformandolo in un ragazzo freddo ed apparentemente insensibile.
Apparentemente.
In realtà dentro di sé sentiva costantemente un turbinio di emozioni, sentiva rabbia e tristezza nello stesso momento, sentiva un vuoto doloroso nel petto, sentiva freddo nel suo cuore...si sentiva...solo.
A volte, quel suo stato d'animo fuoriusciva, Derian veniva impossessato dall'ira, lanciava e rompeva tutto ciò che guardava, spesso iniziava a tirare pugni contro il muro, finché le sue nocche non sanguinavano e dolevano. Allora, il forte dolore lo faceva ritornare in sé, e, spaventato dalle sue stesse azioni, si irrigidiva e iniziava a tremare, mentre tentava di reprimere le lacrime che si formavano nei suoi occhi.
Aveva bisogno di parlare, doveva parlare, si sentiva peggio ogni giorno che passava, ma non voleva mostrare le sue debolezze, quindi proteggeva la sua parte molle e debole con uno scudo di spine, facendosi passare per uno scontroso.
La pioggia iniziò lentamente a diminuire, ma il cielo rimase coperto di nubi scure. Derian prese le sue cuffie, accese il suo ipod mettendo la sua band preferita al massimo volume, mise il telefono sulle sue gambe, e con un sospiro chiuse gli occhi.
Non passò molto tempo prima che venisse disturbato, non udiva la suoneria, ma avvertiva la vibrazione del telefonino, aprendo gli occhi vide il nome 'Luke' sullo schermo. Con un grugnito scocciato si tolse le cuffie e rispose.
"Pronto..." disse con voce atona.
"Derian! Ciao! Come stai?" rispose l'altro allegro.
"..." Derian si prese una lunga pausa prima di rispondere con un flebile "bene".
"Magnifico! Senti, io sono davanti la porta di casa tua con un gruppo di amici, stiamo andando a fare una passeggiata, vuoi venire?"
"No." disse seccamente in risposta.
"Ow andiamo! Esci fuori da quella casa! Forzaaa!"
"Ok ok, ma smettila di lagnarti!"
"Sì! Allora ti aspetto qui!" fu l'ultima cosa che il ragazzo sentì prima che Luke attaccasse.
Derian, nonostante fosse molto infastidito, iniziò a prepararsi.
Luke era suo amico, il suo unico amico, ma spesso sapeva essere estremamente noioso, con il suo carattere disinvolto e decisamente troppo vivace. Spesso, o meglio, sempre cercava di spronare Derian a farlo uscire e fargli incontrare gente nuova, ciò lo irritava parecchio ma preferiva trattenersi dal farglielo presente.
Si mise una maglia nera, jeans scuri e un paio di converse logore, anch'esse nere, aggiungendo poi al suo vestiario il suo giacchetto grigio. Quando scese vide sua madre darsi da fare in cucina.
"io esco..." disse.
La donna si voltò verso di lui.
"Davvero?! Oh finalmente ti sei deciso a cambiare aria!" ribatte lei, con un tono stizzito, atto ad evitare che nelle sue parole trasparisse la gioia che in realtà provava.
Il tono della madre ha leggermente infastidito il ragazzo, che uscì senza parole superflue.
Appena uscito di casa vide sul vialetto il volto sorridente di Luke...e altri quattro tizi, due ragazze e due ragazzi. Derian tirò un sospiro rassegnato.
Luke era il classico ragazzo bello e sicuro di sé, capelli neri e occhi azzurri e luminosi, il carattere vivace e solare lo rendevano perfetto agli occhi di tutti, mentre Derian, con occhi marroni e spenti, cerchiati da un ombra dovuta agli incubi che popolavano le sue notti, disordinati capelli biondo cenere, che sembravano castani all' ombra, con in più quell'aura misteriosa e gelida attorno a lui, lo facevano passare inosservato, o nei casi peggiori, malvisto.
"Ehi Derian!!" esclamò Luke.
Il ragazzo osservò i quattro estranei attentamente, per poi volgere lo sguardo all'amico, fissandolo intensamente negli occhi.
"Oh emm...allora loro sono Sam, Abigail, Scott ed Eva!" disse indicando i compagni, che con un sorriso, chiaramente finto, salutavano il nuovo arrivato.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
"Dove avete intenzione di andare...?" chiese con disinteresse.
Luke è sembrato come sorpreso, poi si è voltato a Scott.
"Dove vuoi portarci?"
Il tizio sorrise ampiamente, i denti bianchi illuminarono il suo volto coperto di poche lentigini e le ciocche di capelli rossi che ricoprivano la sua fronte.
"C'è un vecchio mulino alimentato da un piccolo ruscello in mezzo al bosco, l'ho scoperto alcuni giorni fa, ma non volevo andarci da solo." tutti i ragazzi si sono interessati e volevano assolutamente andare, d'altra parte Derian era già stufo di quei moccioso.
"Ho di meglio da fare che mettermi a giocare al piccolo esploratore..." disse.
"Andiamo! Sarà divertente, oppure hai paura?" ha chiesto in modo provocatorio Eva che lo scrutava con i suoi occhi verdi, Derian le ha rivolto uno sguardo furioso, sguardo che ha mandato i brividi lungo la spina dorsale della ragazza, che scostò leggermente i castani dal suo volto imbarazzato.
Luke emise una risata nervosa.
"Su su! Calmiamoci!"
Poi si rivolse all'amico sussurrando.
"Dai vieni sarà un'ottima occasione per fare amicizia..." Derian liberò un lamento.
"Va bene...ma premessa, preferivo rimanere a casa!"

Il gruppo di ragazzi si avvicinò al confine del bosco. Gli alberi erano alti e il suolo era ricoperto da un tappeto di foglie morte che, bagnate dalla pioggia, rilasciavano un odore umido, quelle degli abeti, attaccate ai loro rami, continuavano a gocciolare nonostante la tempesta fosse finita, sotto le chiome sempreverdi si era formata una sottile nebbia, interrotta solo dalle goccie d'acqua, che impediva una visione completa di ciò che si nanascondeva nelle viscere della foresta.
I ragazzi si fermarono a vedere il limite che il loro sguardo riusciva a catturare di quel fitto muro di tronchi.
"È inquietante!" esclamò Abigail, che non riusciva a distogliere lo sguardo dei suoi occhi grigi dalla foresta.
"Oh non essere ridicola! È solo un mucchio di alberi!" rispose Sam.
"Certo! Parli come uno che entra nel bosco ogni giorno!"
"Il fatto è che sei una cacasotto!"
"No, il fatto è che sei un deficente che se la tira un po' troppo!"
Derian portò la mano al volto per massaggiarsi la radice del naso, dove diavolo si era cacciato...!
Mentre i moccioso continuavano a litigare, sentendo la pazienza iniziare a calare, si fece avanti e ricominciò a camminare spedito verso gli alberi. Luke e gli amici guardarono per alcuni secondi il ragazzo allontanarsi, poi come ripresi da un momento di confusione, lo raggiunsero di corsa.
La terra, intrisa d' acqua, era diventata fango e più la foresta diventava fitta, più l'odore di umido diventava nauseante, il fango denso si attaccava alle suole delle scarpe e camminare iniziava a diventare faticoso. La luce del sole che riusciva ad attraversare le nuvole, era ostacolata ulteriormente dalla coltre di foglie e dalla nebbia, creando un'atmosfera sovrannaturale.
Molti pensano che un bosco possa essere ancor più spaventoso se fosse attraversato da una miriade di suoni, bhé Derian non la pensava più così. Quel bosco era immerso in un criptico silenzio. Non un rumore. Non uno scricchiolio di rami. Non un fruscio creato dal soffiare del vento sulle cime degli alberi. Non uno sbattere d'ali di un uccello di passaggio. Non un sussurro proveniente dalle bocche serrate dei compagni. Semplicemente nulla.
Derian era inquietato, aveva le orecchie allerta, gli occhi spalancati e tutti i muscoli del corpo rigidi, ad ogni passo poteva udire meglio il suo cuore battere più veloce e il suo respiro correre via dai suoi polmoni più in fretta, sentiva che le gambe e le braccia si facevano sempre più deboli e la sua mente tremare.
Aveva paura.
Era terrorizzato!
Ma non poteva farlo notare. Non DOVEVA farlo notare! La cosa più fastidiosa, era che mentre gli altri col passare del tempo si erano tranquillizzati, lui al contrario diventava sempre più paranoico. Infossò la testa fra le spalle, al che un brivido gli attraversò la schiena. Vedendo l'amico rabbrividire, Luke fece per mettergli una mano sul braccio, ma non fece in tempo a sfiorarlo che fu scacciato via da un violento colpo di Derian, che si voltò di scatto verso l'altro, aveva gli occhi sbarrati e la bocca contratta in un ghigno di rabbia, dalle sue labbra uscirono le parole:
"Non toccarmi." con una voce simile ad un ringhio basso.
Luke ritirò la mano stupito.
Derian riprese a camminare, osservato dagli occhi sbalorditi dei compagni.
La nebbia divenne più fitta e nessuno si azzardava a parlare, poi, d'un tratto, alle loro orecchie giunse un leggero scroscio, leggerissimo, quasi impercettibile, ma il silenzio circostante evidenziava quel suono lontano.
"Deve essere il fiume!" esclamò Scott ad alta voce.
Derian mandò uno sguardo irritato ed annoiato al ragazzo da sopra la sua spalla, ma l'altro non lo notò.
Più si avvicinavano più il rumore del fiume diventava forte e distinto, poi, fra gli alberi, iniziò a definirsi una ruota ed una baracca: il mulino.
La vista della costruzione in legno fu accompagnata da quella di un cartello e delle barriere della polizia. I ragazzi si avvicinarono al cartello.
"Non oltrepassare, pericolo crolli".
Nessuno fece commenti al riguardo, Derian non era tranquillo, così come gli altri, ma a quanto pare Scott era fin troppo stupido per capire quando fermarsi.
"Questo rende tutto più interessante!~" disse, passando sotto i sigilli.
"Ma sei coglione?! Non hai visto il cartell-" Eva fu interrotta dalla voce di Scott.
"Che si fotta il cartello! Ora muovete le chiappe!"
Derian sentì il sangue bollirgli nelle vene, ma riuscì a tenere il controllo di sé. Con passo esitante, tutti oltrepassarono la barriera.
"Umm...ho sentito che questo posto è... emm...m-maledetto?" disse Luke con voce incerta, Scott rispose annuendo.
"Si dice che chiunque vi entri non ne uscirà più" Derian borbottò infastidito "è maledetto perché tempo fa un gruppo di tizi intrippati, convinto di esser riusciti a trovare un modo per riportare in vita i morti prendendo le vite di altre ppersone, trucidarono un sacco di innocenti nello scantinato di quel mulino. Dicono che lì succedono cose parecchio strane..."
"Che cazzate..." interruppe Derian.
Tutti lo guardarono.
"Cos'è una cazzata?" chiese Scott alterato.
"Tutto ciò che hai detto è una cazzata, coglione..."
Scott fece per andargli addosso, ma fu trattenuto da Sam e Luke, quest'ultimo lo guardò negli occhi.
"Vacci tu allora..." le parole dell'amico lo stupirono.
"Vorrei evitare, dato che l'unica cosa vera è che questo posto divorato dai tarli sta per crollare"
"Hai paura Derian?" la voce decisa di Luke sbloccò qualcosa nel ragazzo, che con un "tsk" attraversò il piccolo ponte alla destra del mulino, attraversando il fiume.
La porta era distrutta, lasciando solo un enorme vuoto d'accesso, dall'interno proveniva una tanfa indicibile. Dopo aver inviato uno sguardo gelido negli occhi azzurri di Luke, entrò.
Il mulino era illuminato appena, la pressa, che sfruttava l'energia della ruota esterna, mossa dalla corrente del ruscello, era ancora funzionante, tutto era coperto da uno spesso strato di polvere e il legno era molto logoro, ma la cosa più evidente, era l'enorme buco nel pavimento che prendeva quasi tutta la stanza, ovviamente un crollo. La stanza era divisa in due dallo squarcio, di cui non si vedeva il fondo, l'unica cosa che collegava le due sponde erano alcune tavole di legno accanto alla pressa. Derian stava per uscire, quando notò dalla parte opposta una rampa di scale che portavano in basso. In genere non ci sono scantinati nei mulini...Derian così, preso dalla curiosità, cercò un modo per raggiungerle, e lo trovò: le tavole di legno accanto alla pressa.
Si posizionò di fronte al piccolo ponte, prese un respiro profondo, e fece passo.
Il legno cigolava sotto il suo peso, la stanza era riempita dal respiro affannoso del ragazzo e il cigolio del legno.
La pressa in pietra alla sua destra saliva, ad ogni passo tratteneva il respiro.
La pressa alla sua destra saliva, andava a passo lentissimo, e il cigolio del legno diventava sempre più evidente. Derian fu invaso dalla paura, ormai era a metà strada e poteva solo andare avanti, il suo cuore batteva invasato dal terrore, il volto contorto in un'espressione di dolore mentale.
La pressa saliva. Dopo un lungo sospiro fece un passo. Appena poggiò il piede, si elevò dalla tavola di legno un cigolo strano, diverso dagli altri, un rumore atroce.
Capì subito. La tavola si ruppe. Prontamente si gettò sulla parte inferiore della pressa per evitare di cadere nel vuoto. Tirò un sospiro di sollievo, ma poi un pensiero impattò la sua mente, un pensiero orribile.

La pressa in pietra scendeva.

Involontariamente, come per un riflesso, lasciò la presa con il braccio sinistro, guardò con occhi sgranati verso il basso, non si vedeva il fondo. Reggeva il suo corpo con tutto il braccio destro. Cercò di agrapparsi alle tavole del pavimento accanto a lui, ma inevitabilmente il legno cedeva, il terrore lo impossessò, dalle sue labbra uscirono alcuni gemiti, dai suoi occhi alcune lacrime, la pressa era lenta ma inesorabile. Sentì una sensazione bruciante nel patto, nei polmoni, nella gola.
Derian cacciò un urlo capace di ghiacciare il sangue nelle vene. Luke e gli altri lo udirono perfettamente, l'eco del grido si diffuse ovunque, i ragazzi si guardarono l'un l'altro, la paura nei loro volti, si paralizzarono.
Derian cercava aiuto. Un aiuto che non arrivava.
Continuò ad urlare, con sempre più rabbia, fervore e disperazione.
Il ragazzo sentì uno strattone alla sua gamba destra, di scatto guardò in basso, ciò che vide lo spaventò almeno come la pressa inesorabile, se non di più: un'ombra, nera come la notte, era avvinghiata a lui e lo tirava verso il basso, la spina dorsale di Derian fu attraversata da un brivido atroce, cercò di calciare la figura, ma sembrava come immateriale, iniziò a sentire sussurri e risate intorno a sé, guardandosi nello spazio circostante vide una miriade di spettri, simili a quell che tirava la sua gamba, vorticare tutt'intorno a lui. Serrò gli occhi, come se non vedendo quelle silhouette esse non potevano fargli alcun male.
"AIUTO!" la sua voce era rotta, rauca, acuta, piena di paura.
Luke e gli amici si sbloccarono, ma non per andare ad aiutare il ragazzo, bensì per correre via, fuggire.
Derian non si sentì mai così solo, le lacrime sgorgavano dai suoi occhi chiusi, senza volere iniziò ad ascoltare i sussurri. Risate, erano tutte risate.
Improvvisamente, il ragazzo sentì qualcosa toccare il suo braccio destro, aprì di scatto gli occhi, la pressa!
Il pianto aumentò. Si sentiva la testa pesante. Fisicamente non provava ancora dolore, ma stava soffrendo psichicamente come mai prima.
La pressione aumentava, iniziava a far male.
Perché lo avevano lasciato solo? Non avevano il coraggio di aiutarlo?! Luke, che faceva tanto l'amicone, lo aveva spinto ad entrare in quel dannato posto! Era colpa di quell'idiota, maledetto cacasotto!
Il respiro di Derian divenne più pungente ed affannato, il battito veloce del suo cuore iniettava alte quantità di adrenalina che scorreva nelle vene di tutto il suo corpo, il numero di ombre aumentava, iniziavano ad urlare di gioia. Il dolore aumentava in maniera esponenziale, era insopportabile.
Il ragazzo cominciò a delirare, ad inveire contro Luke, ad augurargli la morte, la voce era un ringhio, le lacrime di paura e dolore si fusero a quelle di rabbia.
Le ossa iniziarono a rompersi. Un grido acuto. Derian sentiva tutte le risate di quelle oscure anime orfane, le ossa del suo braccio sgretolarsi, i passi pesanti del suo 'amico' che fuggiva, la sua mente disintegrarsi.
Il braccio era ridotto in poltiglia, il dolore atroce, la pressione fece uscire fuori sede le ossa della spalla, che bucarono la carne e la pelle. Il volto del ragazzo, deformato dalle sue grida, fu sporcato del suo sangue. Quest' ultimo, scorreva caldo lungo il suo fianco destro, un brivido freddo lo percorse, il braccio ormai era andato, Derian era tenuto lì appeso solo dalla pelle e dal tessuto del suo giaccheto grigio, intriso di rosso cremisi.
Uno strattone alle sue gambe, un'altra ondata di dolore, guardò con sguardo spento in basso, le ombre lo stavano tirando giù.
Rinnuvato terrore. Con la mano sinistra iniziò a graffiare la pietra nel disperato tentativo di aggrapparsi. Le dita si ferirono, le unghie si spezzarono. Ma fu tutto inutile.
Un ultimo, violento strattone, un rumore secco, il vuoto.
Per tutta la caduta Derian non emise un suono, nulla, guardava semplicemente il soffitto allontanarsi. Non sentiva nulla, tutti i sensi erano intorpidito, non riusciva neanche a sentire dolore, il suo braccio destro ormai non c'era più. La caduta sembrava infinita, ma non era così.
La fitta provata per l'impatto fu grande, ma il ragazzo non ebbe reazioni.
Era ancora cosciente, si rese conto di essere caduto sopra ad una specie di blocco di pietra. Dalla bocca di Derian uscirono fiotti di sangue, aveva subito emorragie interne.
Sanguinava copiosamente, il moncone del braccio zampillava il liquido rosso sporcando i suoi abiti.
Analizzò attentamente la propria vita.
Tutto.
Tutto era stato una bugia.
Tutto era stato solo ipocrisia.
Sorrise. Sulle sue labbra sentiva un forte sapore ferroso.
L'amicizia di Luke. Era una bugia.
L'affetto di sua madre era una bugia.
Quando suo padre gli disse che sarebbe tornato da lavoro alle 17:00. Quella era una bugia.
Un riso sommesso uscì dalle sue labbra.
Forse...
L'unica verità era quel posto maledetto...
Una risata acuta.
Derian si sciolse in una risatina infantile, i suoi occhi proiettavano la sua mente distrutta.
"Si! Sono tutti dei bugiardi!" disse tra le risate e i colpi di tosse, che facevano risalire ondate di sangue fuori la sua bocca.
"Meritano una punizione!~" continuò, ormai allo stremo delle forze.
Le anime lo avvolsero. Per Derian tutto divenne bianco.


Sono passati nove giorni dall' incidente del mulino...non avrei mai pensato che sarei stato costretto a vestirmi bene per il funerale di un amico...c'è stato ieri.
Il corpo non è stato ritrovato, i poliziotti si sono trovati davanti ad un altare sporco di sangue. Nessuno degli agenti è morto...forse perché il sacrificio è stato consumato...tre giorni fa hanno interrotto le ricerche.
La sua lapide diceva:
"Derian Wilkinson.
Nato il 3 agosto 1997.
Deceduto il 25 febbraio 2014"
La sua bara era vuota.
Susan, la madre di Derian...mi è sembrata molto...emm, sconvolta, non ha versato una lacrima, ma ha continuato ad urlare:
"Mio figlio è vivo! Ne sono certa! Ieri notte l'ho visto camminare lungo la strada!"
...sembrava impazzita...
Oggi hanno ritrovato il suo cadavere appeso ad una corda, con tagli netti, precisi e profondi alle spalle e al linguine...suicidio...
Mi sento terribilmente in colpa...dopotutto l'ho sfidato io ad entrare nel mulino...non faccio altro che piangere, ogni notte. Mia madre mi dice continuamente di non pensarci, ma non ci riesco.
Non ho mangiato neanche questa sera.
Non sento Scott e gli altri da quel dannato giorno, e non voglio sentirli, ho bisogno di rimanere solo.
Penso ai momenti passati con Derian... al fatto che avesse solo diciassette anni...al suicidio di sua madre...la mia vista viene nuovamente offuscata dalle lacrime.
Metto il cappotto e il guinzaglio a Lucky, il mio cane...ho bisogno di prendere aria.
Il gelo colpisce le mie guance, l'aria che respiro si trasforma in piccole nuvole, rese visibili dalla luce calda dei lampioni. La strada è deserta.
Lucky annusa con fervore ogni angolo di marciapiede. Passo di fronte la casa di Derian, tutte le luci spente, le finestre chiuse, un silenzio attanagliate, la porta segnata dai nastri della polizia, sento le lacrime scaldarmi il volto. Con la manica del cappotto asciugo in fretta i miei occhi. Dopo essermi ripreso noto che il mio cane sembra spaventato, ha la coda fra le zampe e le orecchie basse. Mi inginocchio per cercare di capire cosa gli prendesse, ma improvvisamente tira il guinzaglio così forte da farmelo sfuggire. Inizio a corrergli dietro per riprenderlo, ma qualcosa mi tira indietro, tappandomi naso e bocca, noto un panno di stoffa, un odore strano permea le mie narici e inizio a sentirmi sempre più stordito. Mentre cerco di trattenere il respiro e liberarmi dalla presa dell'assalitore, sento una risata provenire da vicino il mio orecchio sinistro, come se la mia disperata battaglia lo stesse divertendo. Mi sento incredibilmente debole e quasi non riesco più a muovermi, lotto contro le mie palpebre che si stanno inesorabilmente chiudendo, ma è tutto inutile.
Tutto diventa d'un nero pece.

Rinvengo ore dopo, ma non mi rendo subito conto di essere cosciente, il buio su cui sono aperti i miei occhi è scuro come l'oblio dei sogni. Mi concentro sui suoni circostanti, un lieve scroscio d'acqua, sovrastato da una specie di gocciolio, come un rubinetto che perde. L'aria è pesante e invasa da un odore particolare... strano.
Provo a muovermi, ma vengo assalito da un dolore lancinante ai polsi; sono stretti in una grossa corda. Sono legato ad uno dei pilastri che tengono ancora in piedi questo posto che puzza di marcio.
Inizio a sudare freddo. Dove diavolo sono?!
Cominciò a guardarmi intorno, ansioso e ansimante, mentre i miei occhi iniziano ad abituarsi all'oscurità, però anche questo non mi aiuta a riconoscere il luogo in qui sono intrappolato: sono in una grossa sala, la porta non c'è, il lato della costruzione di fronte a me è semplicemente aperto alla foresta, di cui riesco a malapena a distinguere gli imponenti tronchi, il pavimento in mezzo alla stanza è collassato, lasciando al suo posto un grosso buco, profondo e buio. Alla mia sinistra c'è una possente pressa in pietra, alla mia sinistra una rampa di scale...
Dove mi trovo...?
Continuo a dimenarmi spaventato, ma l'unica cosa che ottengo sono solo due polsi doloranti e lividi. Volgo la testa ovunque mentre la mia vista si affila sempre di più grazie alla paura e all'adrenalina.
Una goccia liquida cave davanti a me, creando di nuovo quel rumore di gocciolio...alzo lo sguardo verso l'origine di quella sostanza liquida.
Emetto l'urlo più agghiacciante della mia vita quando mi ritrovo il busto esanime di Scott appeso davanti, i suoi occhi sbarrati, privi di vita, i capelli aderenti alla fronte, la bocca semiaperta...ma la cosa più shockante è il fatto che sia le braccia che le gambe sono state troncate all'altezza delle spalle e del linguine, da cui cola copioso il sangue.
Inizia a girarmi la testa, provo una nausea tremenda. Sposto lo sguardo tutt'intorno a me. Eva, Abigail, Sam...sono tutti nelle stesse condizioni di Scott! I loro occhi vitrei sembrano fissarmi! Proprio sopra di me scorgo otto braccia ed otto gambe, rigide...immobili, sembrano puntarmi!
Grido nuovamente mentre sento un pezzo della mia mente contorcersi e distruggersi alla vista dei loro corpi martoriati.
La puzza di morte, già presente da prima che mi rendessi conto dei cadaveri, inizia ad invadermi le narici, i polmoni, la mente. Sento le budella capovolgersi...
Vomito quel poco che avevo mangiato nei giorni passati, insieme a non poca bile, sul pavimento.
Mi sembra come se il cuore mi stia battendo dentro le orecchie, mi tremano le ginocchia e i miei occhi iniziano a colmarsi di lacrime. L'unica cosa che risuona nella stanza è il mio respiro affannoso.
Una lieve risata.
Nella stanza si propaga come un eco una piccola risatina.
Sono terrorizzato. Cerco l'origine di quell'inquietante suono, ma sembra provenire da tutte le direzioni.
...
Un'ombra più scura del buio della notte prende forma e si modella di fronte me, una silhouette umana. Le mie lacrime di paura aumentano mentre vedo incredulo colui che non mi sarei mai aspettato di rincontrare...

Derian.

La sua pelle è diafana, innaturale e tendente al bluastro, il suo giacchetto grigio, intriso di sangue secco (soprattutto lungo il fianco destro) e terra ha la manica destra strappata completamente, lasciando vedere il suo braccio nudo, attraversato da profonde cicatrici, di un colore bianco porcellana e all'altezza della spalla è presente un' evidente e grossolana cucitura.
I suoi capelli sono sporchi di polvere e sangue, e sono ancor più disordinati del solito...il suo volto è attraversato da un calmo sorriso e i suoi occhi apatici sono privi di luce e anormali, lo sguardo è freddo e penetrante ma la cosa più strana è che...le pupille sono...stranamente dilatate...
Al vedere il mio amico, che pensavo morto, sono invaso da sensazioni contrastanti...Paura? Felicità?
"D-Derian?!" esclamo con un sorriso incerto ma speranzoso, mentre le mie lacrime aumentano.
Lui non mi risponde. Continua a guardarmi sorridendo.
La mia espressione vagamente gioiosa si scioglie quando noto il suo strano comportamento e ricordandomi dei cadaveri dei miei amici che mi circondano.
"Der-ian...perché sei...c-coperto di sangue..?"
Lui libera una risatina, simile a quella che ha scheggiato nella stanza poco fa. Il mio cuore ricomincia a pulsare con più violenza. E se...fosse stato lui a...
"Tu di chi pensi che sia questo sangue?" spalanco gli occhi al suono della sua voce, non è normale, è più profonda e sembra quasi un eco.
"N-non lo so!" rispondo incerto e spaventato.
"Tehehehe~ so io cosa pensi" risponde.
Perdo qualche battito cardiaco.
"Invece...contrariamente a ciò che pensi..." il sorriso sul suo volto diventa ancora più ampio "QUESTO SANGUE È MIO!" la sua espressio è cambiata drasticamente, piena di rabbia e rancore, gli occhi lasciano intravedere la sua mente sofferente. Ho paura.
"E TU HAI LASCIATO CHE MORISSI COME UN CANE!" grida, smaterializzandosi in una nuvola di vapore e ricomparedo di fronte la mia faccia.
Dalla sua bocca è iniziato a sgorgare una gran quantità di sangue, i suoi occhi, che ora hanno le pupille simili a quelle di un rettile, rilasciano un fumo nero che galleggia e si diffonde dell'aria. Tiro indietro la testa chiudendo stretti gli occhi, come se non vederlo mi possa proteggere.
"C-Cosa sei?!" sono disperato, la mia voce è spezzata e non riesco a respirare bene, cerco di liberarmi dalle corde ma è tutto inutile.
"Cosa sono?" ripete lui, allontanandosi leggermente ed inclinando la testa.
Il sorriso ritorna sulle sue labbra insanguinate.
"Io sono il tuo migliore amico, no?"
Improvvisamente, 'quell'essere' mi prende il collo, spingendolo contro il palo a cui sono legato. Fa presione sulla trachea, facendomi fare dei rochi respiri soffocati. Derian si avvicina al mio orecchio.
"Sono un divoratore di anime. Mi nutro delle vite delle mie vittime per permettere alla mia esistenza di continuare." mi irrigidisco al suo sussurro. "Però mi piace molto portare via la vita in modo lento, specialmente simulando il modo in cui sono morto io~"
Non mi ci vuole molto per capire. Il mio pianto terrorizzato aumenta.
"No! Mi dispiace di non averti salvato! Mi dispiace così tanto! Se tornassi indietro non ci penserei due volte ad aiutarti!" urlo.
L'altro emette una risata liberatoria, come se gli avessi raccontato una barzelletta.
"Non renderti ridicolo, non avresti fatto nulla!~" dice tra le risate.
"N-NO! L'avrei fatto davvero! Ti giuro!"
Derian si volta a me con un'espressione sorpresa.
"D-davvero?" chiede assumendo un volto triste.
"S-sì..." dico rilassando i muscoli.
Lui rivolta lo sguardo al terreno mentre le pupille tornano dilatate i suoi occhi smettono di emettere quel fumo nero e il sangue zampillante dalla sua bocca si arresta. Rimane in silenzio per alcuni istanti, ha la testa così bassa che i capelli gli coprono il viso.
"...allora volevi davvero salvarmi..."
"Sì! Sì Derian! Avrei voluto davvero salvarti!" i miei occhi tornano a brillare di speranza.
"Bhe..." la voce cupa dell'altro rompe la tranquillità che si è creata nel mio cuore.
"Ora hai di nuovo la possibilità di salvarmi~" dice riassumendo lo stesso inquietante aspetto di poco prima. Ritorna la paura nel mio petto.
"Sai, anche i tuoi amichetti mi hanno aiutato, donandomi gentilmente la loro vita" aggiunge avvicinandosi ad una delle braccia appese e facendola dondolare con dei colpetti leggeri.
Spalanco gli occhi.
"Li hai uccisi davvero tu...?" la mia voce è suonata neutra ed apatica.
"Tehehe~ e chi sennò" sembra divertito.
Comincio a singhiozzare mentre lacrime amare scendono lungo le mie guance.
"Bhe, se mi hanno offerto aiuto quegli idioti..." inizia interrompendosi mentre infila una mano nel suo lurido giacchetto grigio.
"Penso che il mio migliore amico possa fare altrettanto ~" un ghigno sadico si dipinge sulle sue labbra ed estrae una grossa mannaia.
Mi sfugge un gridolino alla vista della lama e provo nuovamente a slegare i polsi, ma ciò che ottengo sono solo dei segni viola sulla pelle e una forte fitta; gemo di dolore.
"D-do-dove l'hai presa q-quella?!" mi tremano le labbra.
"Mh? Questa? A casa di quel tuo amichetto...come si chiamava? Ah, Scott! Era nella sua cucina e ho pensato di prenderla come mio giocattolo, ci siamo divertiti sai? Il rumore delle ossa e delle carni che si distruggevano era davvero una melodia interessante~"
Sento un altro conato di vomito crescermi dentro.
Questo qui non è Derian.
Mi si avvicina fino ad arrivare a pochi centimetri da me. Il sangue gocciolante dalla sua bocca mi sporca le guance.
"Oh ma ora basta chiacchiere..."
Le mie pupille si fanno minuscole.
"NO!! NO TI PREG-" vengo interrotto da un suono carnoso e dal dolore più grande che abbia mai provato in vita mia. Grido a squarciagola.
Il liquido rosso schizza dalla lacerazione e scorre lungo tutto il braccio sinistro da cui sto velocemente perdendo la sensibilità, non ha del tutto staccato l'arto...ci vuole un altro colpo per farlo. La mia fronte è imperlata di sudore.
Da Derian proviene una nuova risata. Calma. Divertita.
"Fa male vero?" dice scagliando di nuovo la mannaia sul braccio, ormai spappolato, per poi staccarlo. Urlo nuovamente di dolore e paura, sposto lo sguardo verso il moncone mentre mi si annebbia la vista e sento le oracchie fischiare.
"Non c'è nessuno ad aiutarti vero?"
Il pavimento è schizzato di cremisi. Proprio in una di quelle chiazze rosse, giace il mio braccio sinistro.
Mi contraggo in un conato, vomitando.
La mia maglia si sporca di sangue e bile.
"Tehehehe~ e pensa che non abbiamo neanche iniziato~"
"D-Derian...ti prego..." singhiozzo.
"Zitto." mi afferra le guance, stringendole.
"Non parlare"
Lascio altre lacrime e singhiozzi.
L'altro dirige la mannaia verso il destro. Serro gli occhi e digrigno i denti.
...nuovo dolore...urlo di nuovo...
Questa volta ha dato un colpo più forte e preciso, tranciandomi di netto il braccio.
La vista si fa sempre più confusa ed il fischio nelle orecchie sempre più forte.
Derian si allontana leggermente per ammirare la sua opera.
"Eheh...perfetto, ma ora devo sbrigarmi~"
Un ulteriore colpo, questa volta alla coscia destra. Sento un dolore lancinante e il sangue zampilla copioso dall'arteria. Continua a colpire la gamba finché non si stacca.
Ho la mentre confusa, non riesco neanche più ad urlare o piangere.
Passa alla gamba sinistra.
La colpisce.
La colpisce.
La colpisce.
Non ho più nessun arto...sono solo un busto...il mio respiro si fa sempre più debole mentre sento sempre più freddo...Derian si alza...mi guarda per un'ultima volta...sorride...e scompare in una nuvola di vapore...avverto il mio caldo sangue su ciò che resta del mio corpo...la vista sfuma inesorabilmente...il sangue non smette di fuoriuscire dalle ferite...tutto diventa bianco...

Sono morto.

Dead Mutilator si è nutrito di un'altra vita. La sua esistenza è stata allungata. Chi sarà il prossimo ad essere sacrificato?

 


*Lo so è un po' lunghetta ^^" spero davvero mi sia piaciuta e che ci rivedremo nelle recensioni! Ovviamente accetto anche critiche, dopotutto sono fatte per essere costruttive e far migliorare! ^w^
Dark: tu sei senza speranza Ink...
*sigh* Ci vediamo!* 

   
 
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