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Autore: qaf92    21/11/2008    0 recensioni
Il cuore aveva smesso di battere, i polmoni non avevano più la forza di raccogliere aria, mi rigava la gola. Non volevo respirare quell’ aria galeotta.Avevo raggiunto la mia felicità. Da sola, ci ero riuscita. Avevo pregato tanto per quell’ amore che avevo in abbondanza. Ma ora, trovandomi davanti al personaggio principale di un capitolo chiuso tempo fa, ero pronta a buttare via il cuore del mio attuale ragazzo.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Basato su una storia semi vera. Non è successo niente di quello che qui sotto narro e se è successo è successo solo nella mia mente da piccola scrittrice.
E ora che mi hai cambiato la vita, che si fa?
capitolo -1-

Avevo raggiunto la mia felicità. Da sola, ci ero riuscita. Avevo pregato tanto per quell’ amore che avevo in abbondanza. Ma ora, trovandomi davanti al personaggio principale di un capitolo chiuso tempo fa, ero pronta a buttare via il cuore del mio attuale ragazzo.

 

* Ma insomma Helèna…possibile che sei sempre in ritardo? *

* Amore 5 minuti e scendo ok? *

* Pronto, pronto?*

* Amore mi senti? Dai su non rompere!  Un secondo e scendo. Tu aspettami lì dove sei. Ti amo cucciolo!*

* Anche io*

* Ma non c’ era un’ interferenza?*

Buttai tutto nella borsa: cellulare, rossetto, portafoglio, indistintamente dalla loro utilità. Salutai i miei genitori, spensi il pc e mi affettai a scendere di  corsa, quasi ruzzolando dalle scale. Ormai io e Giulio ci frequentavamo da due mesi: tutto andava per il meglio ed io ero totalmente innamorata di lui. Con i miei 16 anni avevo accumulato tante, troppe delusioni e Giulio rappresentava l’ ultimo spiraglio di luce prima di cadere nella completata cecità.

Una macchina umile, ma sempre efficiente,era parcheggiata vicino al cancelletto del mio palazzo. Dentro c’ era lui…chissà cosa avrebbe detto della mia nuova minigonna. Avrebbe fatto il brontolone come suo solito ma poi, però, sarebbe stato il primo ad apprezzare.

* Eccomi. Scusa per il ritardo topino * . Mi affrettai a dirgl un bel bacio.

* Topino di che?? Sei una ruffiana!*. Ridemmo. I suoi capelli rossi riflettevano nella piccola lampada che aveva in macchina…li adoravo. Li avrei toccati e toccati ancora e non mi sarei mai stufata.

* E cos’ è quella? * Mi chiese guardandomi torvo.

* Topino : chiamasi M-I-N-I-G-O-N-N-A!* Gli dissi ridendo.

* Ma non ti sembra un poco…* Non lo feci finire di parlare. Mentre le sue mani cercavano di coprirmi le cosce vidi il suo sguardo pieno di desiderio e soddisfazione. Era soddisfatto di me?. Chissà come lo sarebbe stato se avesse saputo quello che avrei fatto la stessa sera.

* Sta zitto ‘more e metti in moto. Destinazione? *

* Ti porto in un luogo romantico. Dove tutte le donne desiderano andare con il proprio uomo *. Ecco. Quella sarebbe stata una noiosa serata in chissà quale ristorante di lusso. Tanto paga la mamma!

* sarebbe? *.

* Andiamo a mangiare il panino con la porchetta! Contenta ‘more?  *. Lo guardai per poi scoppiare in una risata quasi teatrale. Dai, infine l’ idea del ristorante non era poi così cattiva. Ma il panino poteva ( me lo sono fatto) andare bene lo stesso.

 

20:30.

Mancava ancora un quarto d’ ora per arrivare. In realtà non sapevo in quale città saremmo andati. Questa è un informazione che mi passò lui. Durante il viaggio eravamo soliti ascoltare musica, cantare a squarciagola, prenderci in giro... insomma eravamo la gioventù fatta in una sola persona. Prendevo ogni suo gesto, ogni sua parola e ogni sua carezza come oro colato. Cavolo, era veramente tutto per me.                                         La strada era infinita ma era resa gradevole e misteriosa da meravigliosi salici piangenti che circondavano ogni angolo della strada e quando finalmente arrivammo, trovammo parcheggio. Il clima della città era mite e , visto che il tramonto era appena andato via, c’ era un piccolo e dolce venticello primaverile che ti faceva sbiancare la pelle.

La * Casa del panino * si presentava come un locale molto familiare: alle pareti vi erano quadri che raffiguravano  dei bimbi e poi, tutto era magnificamente in legno. Mi sentivo stranamente a casa e non riuscivo a percepire nessun messaggio di allerta. Se solo avessi avuto una piccola visione di appena 3 o 4 minuti dopo sarei corsa chissà dove pur di fuggire. O forse no?

Quando venne il nostro turno un grosso signore baffuto ci sorrise e si affrettò dicendo * Che bello vedere delle giovani coppie! Mi ricordo quando portavo la mia ragazza in giro con la Vespa…aaaa che bei tempi. Panino con porchetta?* Chiese mentre noi diventavamo sempre più rossi in faccia.

* Panino e porchetta *

* Da bere?*

* Birra per il mio amore alcolizzato *. Disse Giulio prendendomi fra le sue braccia e abbracciandomi da dietro.

* Acqua naturale per il mio topino astemio *. Aggiunsi.

* Ragazzi fanno 8.30€. Metto tutto sul vassoio e andate in terrazza?*

* Avete una terrazza? Magnifico. Per te va bene amore?* dissi.

* Sei tu il capo *. Alzò le mani come in segno di sconfitta.

Presi il vassoietto ma subito Giulio me lo tolse da mano. Era così gentile. Sempre.

* A te toccano i fazzoletti*. Lo baciai a stampo tanto da far sentire le schiocco e poi presi i tovaglioli da una parte del bancone. Per raggiungere la terrazza dovevamo uscire dal negozio per poi salire una piccola scalinata. Dal basso, potevamo sentire le risate della gente, fiumi di parole, brutte parole e urla di ragazze. Il clima, dunque, era favorevole ma ingannatore.  Precedetti il mio ragazzo e per prima arrivai in cima alle scale, sulle quali però, mi fermai.

Ero inerme, prima di vita. Il cuore aveva smesso di battere, i polmoni non avevano più la forza di raccogliere aria, mi rigava la gola. Non volevo respirare quell’ aria galeotta. Le mie dita non rispondevano più ai comandi e i tovaglioli scivolarono dalle mie mani, scomponendosi in disordine sul pavimento. Avevo raggiunto la mia felicità. Da sola, ci ero riuscita. Avevo pregato tanto per quell’ amore che ora stavo finalmente ricevendo ma , allora perché, trovandomi inerme davanti ad un capitolo chiuso tempo fa, ero pronta a buttare via il cuore di Giulio?

Federico si era alzato dal tavolo e anche lui rimase sulla stessa posizione fissandomi (fissandoci) per istanti interminabili.

Lui era un ragazzo che conobbi tramite msn.  Parlavamo per ore di estate e ci trovavamo bene a farlo. Ogni sera avevo l’ appuntamento al pc con lui: ci raccontavamo la giornata, mi mandava qualche canzone del suo gruppo preferito ( i muse) per poi rifinire sempre nello stesso fottutissimo discorso * Sei bella, sei perfetta, sei una ragazza d’ oro. Ma tu lo sai l’ unica cosa che odio veramente di te *, *Cosa?* io gli domandavo sapendo già quale fosse la risposta. *La tua carta d’ identità *. Ero troppo piccola per lui. Ci passavamo solo sei anni ma lui me lo faceva continuamente pesare. Io però insistevo: gli avrei mostrato un giorno che non ero affatto così piccola, che i miei schifosissimi sedici anni erano solo un numero e che avremmo potuto amarci lo stesso. Lui era pronto a ricevere la smentita solo che, per chissà quale brutto gioco del destino, litigammo in modo fatale.

Da due mesi non ci sentivamo più e io in quei piccoli istanti in cui lo guardai negli occhi, vidi scorrermi avanti le diapositive della mia speranza. Non avrei mai voluto chiudere quel capitolo e allora quella storia mi rimase in gola. Un fastidioso pezzo di pane che non riuscivo ne a mandare giù ne a cacciare fuori.

Mi sentivo veramente sola in quel momento. Inappropriata. Corsi via piangendo trovando il primo angoletto buio dove nascondermi. Strattonai Giulio per farmi spazio e quando le nostre braccia si toccarono, un fulmine si frantumò nel mio stomaco. 

* Buonasera *.

Non era la voce che mi sarei aspettata di sentire. Più che altro era una voce che non avevo mai udito e che desideravo non sentirne il suono per nessun motivo. Era una scena al quanto patetica: io ero lì affranta della miriade di emozioni mentre lui era tranquillo, aveva le mani conserte.  Ma forse non era sincero: troppo impietrito per essere davvero rimasto impassibile alla scena. Non volevo piangere così mi asciugai le lacrime e usai le mani come ventaglio per farmi vento.

*C-ciao * Non ero sicura nemmeno che avesse sentito quelle parole. Fingevo con me stessa di aver trovato finalmente un equilibrio con Giulio. Ma chi volevo prendere in giro? È bastato il primo stronzo per farmi rinnegare tutto. Avevo al polso il braccialetto che mi aveva regalato nel giorno del mio compleanno. Che vergogna aver avuto il coraggio di portarlo per tutto quel tempo.

* Lui chi è?*. Ormai le sue braccia mi avevano incollata al muro e io ero prigioniera di lui che mi faceva fare i conti con la realtà.  Quale risposta si sarebbe aspettato? Quale risposta dovevo dargli? Qual era la giusta?

* Fede ti prego…*. Rimisi le mani in faccia.

* Hèl,  per favore. Chi- è – quel-ragazzo*.  Non risposi. Volevo fuggire anche da lui adesso. Ma per quanto avrei potuto continuare a fuggire?

* Hèl. Non me ne vado da qui se non ammetti che quello è il tuo attuale ragazzo * . Ecco, appunto.

* Si*.

* Vieni con me *. Mi disse (ordinò). Afferrò forte la mia mano e mi trascinò appena al di fuori  del parcheggio. La luce dei lampioni ,ora, poteva illuminare limpida il mio viso. Mi avrebbe visto come una tenera ragazzina e non avrebbe fatto altro che confermare la sua vecchia ma ancora persistente convinzione.

* Ti riporto a casa *.

* G-giulio. Dov’ è Giulio?* Chiesi spaesata?

* Secondo te sarebbe rimasto qui mentre la sua ragazza piangeva per un altro?*. Si, avevo mandato a puttane veramente il mio cuore. Non dovevo scherzare su quello che era successo. Era un gioco pericoloso quello che feci, un gioco al quale Giulio non volle partecipare e al quale io, non riuscii a gestire nel migliore dei modi. Ragionai dopo a queste cose. Durante il tragitto, con la mente lucida, ebbi modo di accorgermi di quello che avevo perso,forse, per l’ eternità.

* Perché hai reagito così?*. Federico ruppe il silenzio con questa frase.

* Mi sono emozionata *. Dissi in modo sincero. In realtà quella sera era l’ unica spiegazione che riuscii a dare. Lui non mi diede una risposta. Le sue emozioni non riuscivano a trasparire come al solito. Lo osservai guidare: aveva uno sguardo così responsabile, convinto che stesse facendo la cosa giusta o che stesse eseguendo un compito che doveva fare. La sua mano afferrava possente il perno che serviva per cambiare marcia e i suoi occhi, neri, erano attenti a guardare solo la strada. Aveva la splendida camicia che vidi spesso in foto: niente di speciale, solo che io adoravo l’ uomo in camicia. Mi coprii bene le gambe. Ora mi sentivo veramente una bambina che dopo una marachella veniva riportata a casa dal padre.

* Non dovevi disturbarti. Grazie*. Mi stavo riferendo al lungo tragitto che era costretto a percorrere per portarmi a casa.

* Non potevo lasciarti lì. Lo sai, non mi sarei mai fidato di…*

* Di lasciare una sedicenne in mezzo alla strada?*. Dissi alzando il tono della voce.

* Anche.*

* Ci sarebbero altre ragioni? *. Non ricevetti una risposta. Mi resi conto della mia impertinenza e mi affrettai a chiedere scusa.

Accese lo stereo e le prime note di una canzone toccarono lievi le mie orecchie dandomi un dolce sollievo. La voce del Bellamy era meglio di qualsiasi medicina anti stress Era un’ artista punto. La canzone che mise però mi diede un senso di tristezza assoluta poiché mi ricordava quei periodi in cui sognavo di lui ogni notte. Notte in cui non avevo tempo di sognare poiché era totalmente sua. Mia e sua.

* Dove devo girare?* Chiese.

*Io non lo so*. Mi ero sempre affidata alla guida di Giulio e non facevo mai molto caso alla strada . Che figura...Lui mi guardò per la prima volta e distraendosi per un secondo dalla strada mi sorrise.

* Non posso crederci. E io come ti riporto secondo te a casa?. Va bene mi tocca accendere il navigatore *

* Grande cosa la tecnologia .No?*

Note dell' autrice: Buonasera e grazie per essere arrivati a leggere fin qui sotto. Ritorno con un piccola fic. Piccola perchè prevedo non più di 2 massimo 3 capitoli. Sinceramente nemmeno io so che fine faranno i 2. Tanto comandando le mie dita: quello che vogliono fanno. Ho incominciato a scriverla in classe mentre la proff di latino interrogava il gruppo B. Ecco, io sono quello C e sto attualmente tremando perchè domani mi deve interrogare. 

A me fa tanto piacere se commentate. Voglio sapere cosa ne pensate!

baci Mary

  
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