Il battito rubacuore
Le sembrava di essere ancora quella bambina che teneva il muso, mentre sua sorella le portava del ramen in camera. Allora Kasumi aveva solo nove anni, sebbene dovesse già farle da mammina...
- Non la mangio! La mamma non c'è più e io non la mangio questa cosa! - aveva gridato con asprezza.
Paziente come sempre, la primogenita le aveva afferrato le guanciotte tra l'indice e il pollice della mancina e senza usare alcun astio l'aveva ammonita:
- L'unico modo per farla pagare alla morte è continuare a vivere, la mamma non avrebbe voluto vederti così sciupata... -
Dopo così tanto tempo, Nabiki condivise quel ricordo ad alta voce e per un momento la fissò con una strana luce negli occhi aquilini.
Guardandola Akane capì che la sua energia non era inesauribile. Il funerale era stato la prima e l'ultima volta che aveva visto piangere quella strozzina di sua sorella.
Dandole le spalle, Nabiki afferrò la foto di Natale, fatta assieme a Ranma e la sua famiglia, che Akane teneva sulla scrivania.
- Non dire a nessuno quello che ci siamo dette, capito? Se lo fai ti rovino!
La colonna vertebrale della minore s'irrigidì ma le uscì lo stesso un sorriso sbieco, al pensiero che la iena si fosse imbarazzata!
Distese in alto il palmo destro, ad imitazione del più classico dei giuramenti e le assicurò;
- D'accordo, d'accordo! Te lo prometto!
Si rigirò la cornice tra le mani e facendo attenzione la ripose al suo posto.
- Credi davvero che quella fata se ne sia andata da sola?
Shampoo? Possibile che lei... ? Si domandò Akane guidata anche dall'insinuazione della maggiore.
- Non vedi quanti segni ci sono sull'armadio? - ribadì la mezzana che aprendo l'anta del mobile, restò a fissare allibita la superficie interna.
- Guarda, guarda abbiamo un indizio, credo di essermi meritata la mancia – commentò con un sorriso aperto sulle labbra, piegandosi sul pennarello stappato rimasto fino ad allora inosservato sul pavimento.
Le scale vibrarono di passi concitati.
Degli artigli metallici spalancarono la porta.
- Tendo! - pronunciò Mousse in tono cupo. - Shampoo ha rapito... l'esserino! Dobbiamo...
- Come sospettavamo! - intervenne subito Nabiki tappando il pennarello soddisfatta.
Akane puntò il dito sull'anta dell'armadio che recitava la scritta “giostre”
- Credo che andrò a farmi un giro sull'otto-volante! - annunciò strizzando l'occhio al cinese.
*****
Uscì
con stizza dall'okonomiyakiya!
Aveva lasciato quel negozio nelle mani di Konatsu, troppo presa ad occuparsi di Ranma e questo era il risultato... un disastro! Il suo secondino non sapeva nemmeno fare gli ordini, le quantità minime di condimenti, uova e farina che aveva portato, bastavano appena per un paio di giorni!
Ucchan dette una pacca sulla tasca della giacca che indossava, quasi ad assicurarsi che il borsello fosse ancora nascosto al suo interno. Per fortuna che aveva a disposizione ancora un'oretta, prima di andare a trovare Akane Tendo e mettersi d'accordo sul da farsi.
Quando aveva chiamato, Kasumi le aveva dato la buona notizia per telefono; Ranma alloggiava di nuovo dai Tendo. Fiuuu! Aveva tirato un sospiro di sollievo alla notizia.
Era stufa di stare allo scuro di tutto.
Alzò gli occhi al cielo, si prospettava una giornata solare, splendida.
I ciliegi erano in fiore.
Colse un velo d'ombra proiettarsi sulla destra, si muoveva dritto e silenzioso.
Shampoo? ... L'amazzone correva sui tetti della città, di gran carriera.
- Shampoo! - la chiamò sbracciandosi ma lei non si girò neanche, troppo lontana.
Casa Tendo era situata nella direzione opposta... Dove starà andando?!
*****
Sentiva
qualcosa di ruvido stringergli i polsi e le caviglie.
L'interno-coscia, la nuca e le scapole sudate fradicie.
Si mosse procurandosi una fitta più forte delle precedenti che lo portò a spalancare gli occhi azzurri e a trattenere un gemito.
Chi aveva osato trattarlo come un maiale da macello?
Gli indiziati erano molti: Suo padre, Happosay, persino... quella ficcanaso di Akane!
Rotolò fuori dal futon, di seguito, portandosi le mani violacee vicino alla bocca, cominciò a rodere i filamenti della corda.
*****
-
Prego – La ragazza aprì lo sportello,
permettendole di
uscire dalla cabina della ruota panoramica.
Akane sbuffò dispiaciuta.
Sperava proprio di riuscire a vedere Shampoo da lassù.
Invece si vide sfilare davanti Ranma, Kodachi e poco più distante Sasuke! Quest'ultimo portava con se un gigantesco orso di peluche rosa, che lo costringeva a proseguire piegando la schiena all'indietro.
Stava per richiamare la loro attenzione, quando la cinese e l'esperta di okonomiyaki apparvero rumorosamente all'orizzonte!
Stavano lottando l'una contro l'altra a suon di mazzate floreali, alzando dietro di loro nubi di petali danzanti.
Ucchan affondava le sue spatolucce sui crisantemi vermigli di Shampoo, che contrattaccava sfoltendo i fiori dai sui rametti di pesco...
Notandole avvicinarsi sempre più, Kodachi sbarrò gli occhi, impallidita.
Entrambe le contendenti lanciarono i loro doni tra le braccia del giovane Saotome.
Fu un attimo troppo breve per essere fermato.
Akane corse a strappargli di mano i fiori.
I fiori di pesco significavano amore immortale, i crisantemi rosso fuoco attaccamento all'amato.
Rabbrividendo rivide la scena di quel giorno a scuola, stavolta ben sapendo quello che sarebbe accaduto di lì a poco, al povero malcapitato!
- Che bellissima ragazza! - esclamò con enfasi il ragazzo, prendendo le mani di Shampoo tra le sue.
- Che cosa? - rimbrottò Ucchan irrigidendosi.
Voltandosi verso la cuoca, lasciò le mani della cinese prendendo le sue - Anche tu sei bellissima!
- Che vuol dile? Dev'essele Shampoo la favolita! Noi dovele andale subito in Cina!
Prima che Ranma potesse rispondere affermativamente, Kodachi lo toccò leggera ad una spalla
– Ranma tesoro continuiamo la nostra uscita!
- Lascialo in pace, lui sta con me! - mise in chiaro Ukyo, sfoderando una nuovissima spatola extra-large.
- Illusa!
- Ola vedlemo chi di noi è la più folte!
Il combattimento imminente veniva vissuto con angoscia da Ranma.
- No! Vi prego! Non fatevi del male per me! - le supplicò inutilmente.
La giovane Tendo lo sfidò con lo sguardo: - Ora mi credi? Sei sotto il loro controllo!
Ma la sua voce era lontana, irreale.
Devo scegliere... Ma è come se le amassi tutte indistintamente! No-non ci riesco! Mise le mani fra i capelli ebanici, strigliandoli ben bene.
Il combattimento divampò tra colpi di spatola, rose esplosive ed antichissime tecniche marziali cinesi, mentre i passanti venuti a svagarsi, sfollavano sconcertati la zona.
Ranma sentì il cuore preso a stretto da una tensione travolgente, il battito accellerare come impazzito.
Portò una mano al petto ansimando sempre più forte, strinse la casacca, vacillando in avanti.
- Ranma! Che ti succede, Ranma! - esclamò Akane, cercando almeno di sostenerlo.
Le altre ragazze udendola si fermarono. Fortuna volle che Obaba fosse presente sul luogo.
Frugò tra i ciuffi di fiori rimasti, acciuffando le loro fate protettrici, Momohana, e Kissu-kiku.
Momohana aveva un chioma rosata, raccolta in due codini, occhi verdi e completo anch'esso rosa con lunghi stivali a punta. Kissu-kiku molto più piccola della sua simile, aveva capelli disordinati come gli aculei di un riccio, iridi d'ambra cerchiate d'arancio, e vestiva un bustino che finiva in un gonna a palloncino, calzava babucce con bon-bon di crisantemo.
La vecchia Obaba ebbe un breve colloquio con le due abitanti del piccolo popolo.
Quando tornò dalle promettenti marziali della nuova generazione, aveva ormai le idee chiare.
Stimolò un nervo a livello della scapola destra dell ragazzo col codino, il quale emise un rantolo, dopo di cui, riprese fra gli stenti a respirare decentemente.
La vecchie prese da parte le ragazze e proseguì discreta:
- La situazione è abbastanza grave, il potere dei fiori a cui avete sottoposto Ranma è puro, e lui non può sopportare di amare più di una di voi... perciò gli ho stimolato il nervo della calma... - tossì, cercando di alleggerire il tono della discussione.
- Il futuro marito deve evitare le forti emozioni e restare a riposo, mentre voi tre andrete dall'elfo per apportare rimedio a questa incresciosa storia!
Le quattro si scambiarono l'un l'altra delle occhiate velenose, quasi volessero scaricarsi la colpa in un gioco di sguardi.
*****