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Autore: Zola_Vi    17/01/2015    0 recensioni
-Mamma!-
Mi voltai verso la mia meravigliosa bambina dall’altra parte della strada.
Corse verso di me, abbracciandomi e saltandomi al collo riempendomi di baci.
-E’ presto, tesoro! Che ci fai qui? Hai fatto un brutto sogno?-
-Volevo stare un po’ con te e papà-
Sorrisi.
Come si poteva non farlo davanti a così tanta tenerezza?
-Perché é lui che guardi ogni mattina, vero?- alzò il suo sguardo verso il cielo, tenendomi la mano.
-E questo chi te l’ha detto?- le feci una carezza sulla sua rosea guancia paffuta.
-Stefan-
Mi alzai da terra, prendendo in braccio Charlotte.
-Ti piacciono le favole, Lottie?-
-Certo!- sorrise.
-Beh, ne ho una stupenda- le feci un occhiolino.
Mi fissò con quei suoi stupendi occhioni color oceano tutta curiosa.
-Parla di un sole e di una luna.. Ed ha inizio proprio da questi tuoi incantevoli occhi-
-Racconta, mamma-
Sghignazzai vedendo il suo interesse sfrenato.
-Non ora, prima devi fare colazione-
La feci scendere dalle mie braccia e le diedi una leggera e tenera patta sul sedere per farla correre verso la cucina.
Mi voltai per un’ ultima volta verso di Lui.. e tornai alla mia vita di sempre.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 1

Il sole era appena sorto. 


Il suo calore riscaldava ogni singola parte del mio corpo. 

La sua luce, sempre più raggiante, risplendeva nei miei occhi color pietra e pareva far divenire tutto più bello e magico. 

Mi sembrava quasi di riuscire a toccare quella stella così lontana e irraggiungibile. 

Il cuore vibrò.. tremò, come ogni mattina, alla sola visione di quello spettacolo. 

Pareva mi parlasse, mi toccasse, mi accarezzasse il viso con dolcezza. 

Sentivo il suo respiro, il suo amore, la sua gioia. 

Nonostante fossero pochi istanti, pochi minuti, avevo bisogno di vederlo sorgere, di alzarsi in cielo. 

Mi sedetti sul prato di fronte a casa mia, come sempre, cercando di percepire ogni singola vibrazione, ogni singolo respiro del mio sole. 

Pareva che il mio cuore non potesse contenere tante emozioni in un sol colpo: sentivo un fuoco che scoppiettava dentro di me e che poteva far scoppiare un incendio, se non spento immediatamente. 

Ma come potevo riuscire a farlo?

Non c’era felicità più grande che sentirlo e vederlo. 

Sorridevo, e mi sentivo al sicuro: da tutto.

Speciale, unica, amata, fortunata ad aver incontrato nella mia vita tanta bellezza in una sola cosa. 

-Mamma!-

Mi voltai verso la mia meravigliosa bambina dall’altra parte della strada. 

Corse verso di me, abbracciandomi e saltandomi al collo riempendomi di baci.

-E’ presto, tesoro! Come mai già sveglia? Hai fatto un brutto sogno?- 

-Volevo stare un po’ con te e papà- 

Sorrisi.

Come si poteva non farlo davanti a così tanta tenerezza?

-Perché é lui che guardi ogni mattina, vero?- alzò il suo sguardo verso il cielo, tenendomi la mano. 

-E questo chi te l’ha detto?- le feci una carezza sulla sua rosea guancia paffuta. 

-Stefan- 

Mi alzai da terra, prendendo in braccio Charlotte. 

-Ti piacciono le favole, Lottie?-

-Certo!- sorrise. 

-Beh, ne ho una stupenda- le feci un occhiolino. 

Mi fissò con quei suoi stupendi occhioni color oceano tutta curiosa. 

-Parla di un sole e di una luna.. Ed ha inizio proprio da questi tuoi incantevoli occhi- 

-Racconta, mamma- 

Sghignazzai vedendo il suo interesse sfrenato. 

-Non ora, prima devi fare colazione- 

La feci scendere dalle mie braccia e le diedi una leggera e tenera patta sul sedere per farla correre verso la cucina. 

Mi voltai per un’ ultima volta verso di Lui.. e tornai alla mia vita di sempre. 

*Otto anni prima* 

Oceano. 


Quegli occhi color oceano mi fissavano da tutta la sera. 

E io li ammiravo, incuriosita. 

Sophie ballava con Tyler: quei due erano instancabili durante le nottate come queste. 

Clove, Victoria e Tamara erano andate a bere qualcosa al bar. 

Io ero tranquillamente seduta su un divanetto nero di pelle accanto ad un basso tavolino ricco di squisitezze da poter mangiare. 

Non amavo ballare, preferivo chiacchierare e affrontare una divertente conversazione. 

La musica era altissima, rimbombava nelle mie orecchie più forte che mai. 

L’eccessivo profumo di lavanda mi stuzzicava il naso sgradevolmente. 

La stanza era enorme, eppure, con tutta quella moltitudine di persone all’interno, sembrava eccessivamente piccola. 

Quei capelli ricci e spettinati attiravano la mia attenzione. 

Quel ragazzo sempre sorridente che avevo di fronte, a qualche metro da me, era così dannatamente interessante che se non fosse stato per la mia timidezza sarei corsa immediatamente verso di lui per conoscerlo. 

E invece stavo ferma, seduta, immobilizzata su quel dannato divanetto scomodo. 

Vicino a me c’erano due o tre coppiette che non smettevano di succhiarsi la faccia a vicenda. 

Sophie, la mia migliore amica, mi aveva costretta a partecipare a questa festa: non sapevo nemmeno chi fosse il festeggiato. 

Alla fine, stufa di non fare nulla di eccitante, raggiunsi lei e il suo ragazzo nella pista da ballo: la presi per un braccio e la portai in un posto più tranquillo per poter parlare. 

-Dai Beca! E’ divertente qui, balla con noi- urlò. 

-Non so ballare e lo sai- 

-Allora cercati un bel ragazzo e fai conoscenza- mi fece un occhiolino. 

Non risposi nemmeno. 

-Vieni con me, ti faccio conoscere il festeggiato- 

Mi prese la mano e mi condusse verso l’ignoto.

Improvvisamente mi ritrovai faccia a faccia con colui che aveva attirato la mia attenzione fino a quel momento. 

Inarcò le sopracciglia: non capendo molto probabilmente chi fossi e cosa ci facessi lì.

Poi, vedendo Sophie, sorrise. 

-Peter- esclamò lei. 

Ecco il nome dello sconosciuto.

Non sentii quello che si dissero a causa del volume troppo alto delle casse. 

Vidi soltanto il suo sguardo girarsi su di me. 

-Piacere: Peter- sorrise. 

Lessi il labiale della mia amica: -È il festeggiato- diceva. 

-Rebecka- 

-La lasciamo nelle tue mani allora! Noi torniamo a ballare- 

Lo salutò con un semplice bacio sulla guancia e tornò con Tyler in pista. 

-E’ una bella festa- dissi impacciata e imbarazzata. 

-Non c’é male- 

Si guardò intorno.  

-Vieni con me a bare qualcosa?- 

-Certo-

Non aveva ancora ballato, mi chiedevo se avesse voluto farlo prima o poi: sicuramente io non lo avrei seguito. 

-Non ti piace ballare, vero?- mi chiese incuriosito. 

-No.. Cioè, si! É divertente, ma.. Sono molto.. timida per queste cose- 

Immagino arrossii improvvisamente.  

Sorrise dolcemente e chiese subito dopo al barista due superalcolici. 

-Quanti anni fai?- domandai. 

-Diciotto- 

Scossi il capo: -Sembri quasi più grande- 

Dopo essersi concentrato per qualche secondo sui miei occhi color nero pece mosse il capo freneticamente alla ricerca di qualcosa. 

-Ti va di andare in un posto un po’ più tranquillo?-

-Si..- 

Silenziosamente e con lo sguardo assorto nei suoi pensieri attraversò l’intera sala per dirigersi sul terrazzo vicino. 

Si appoggiò con le braccia incrociate sulla ringhiera che si affacciava sul gelido mare invernale. 

Il suo profilo era perfetto, aveva dei lineamenti incredibilmente delicati e dolci. 

-Con chi sei venuta oltre a Sophie?- 

-Il suo ragazzo e tre mie amiche-

-E dove sono loro?-

-Molto probabilmente alla ricerca di qualche ragazzo carino- risi. 

Sorrise. 

-E tu? Perché non sei andata con loro?-

-Non sono quel tipo di ragazza- 

-Timida eh?- 

-Più o meno- annuii. 

-Neanche tu hai ballato stasera però- gli feci notare. 

Sghignazzò.

-Non mi hai tolto gli occhi di dosso eh- mi fece un occhiolino. 

Non risposi, abbassai semplicemente il volto. 

-Non ho ballato perché mi sento poco bene- 

-Alla tua festa ti senti poco bene? Questo non é possibile-

-Non amo le feste di compleanno- 

-Come no? Sono meravigliose invece! In che altro modo potresti festeggiare la tua vita se non con tutti i tuoi amici?- 

-Forse hai ragione, Rebecka- 

-Ho ragione senza dubbio- replicai. 

-Sei timida e testarda eh- 

-Solo un po’- sorrisi. 

-Mi piace- 

Restammo in silenzio per qualche istante ammirando il vento che muoveva i nostri capelli. 

-Hai freddo?- 

-Posso resistere- 

Emise un piccolo e dolce ghigno. 

-Tieni- 

Si tolse di dosso la sua bellissima giacca blu con due striscioline rosse e me l’ appoggiò sulle spalle. 

-Grazie- 

La sua camicia bianca gli donava particolarmente.

-Senti, Peter..-

Alzò il suo bellissimo sguardo verso il mio, che assolutamente non poteva reggere il confronto. 

-Se preferisci tornare dentro con tutti i tuoi amici io non mi offendo, sai?-

-Perché dovrei?- 

-Perché è la tua festa e immagino che un mondo di persone là dentro vorranno farti gli auguri- 

-Io sto bene qui, insieme a te-

Quella piccola frase mi fece sorridere.

Neanche mi conosceva e già gli faceva piacere la mia compagnia? 

Scosse il capo all’improvviso, divenne serio per un attimo, irrigidendo lo sguardo: continuava a guardarsi intorno.

-Ti faccio vedere una cosa- disse. 

E come per voler scappare da qualcosa si mosse un’altra volta.

Mi fece segno di seguirlo con lo sguardo. 

Ero curiosa adesso: dove voleva portarmi?

Salimmo delle strette scalette di legno che conducevano al tetto, erano nascoste da una specie di piccolo magazzino in un angolo della terrazza.

-Riesci a camminare qua su con i tacchi, Beca?- 

-Penso di si- 

-Aspetta, ti aiuto- 

Mi porse la sua mano molto delicatamente e mi aiutò a sedermi con calma. 

-Grazie- sorrisi.

Un leggero e imbarazzante silenzio si intromise tra di noi. 

Lui sembrava immerso nei suoi pensieri, non sembrava particolarmente attento a quello che gli capitava attorno.

-Peter!! Peter!-

Una voce proveniente dalla terrazza lo face sobbalzare. 

Si alzò molto lentamente e sbirciò dall’alto al basso del tetto per vedere chi l’avesse chiamato. 

Non appena vide la persona in questione tornò a sedere.

Mi pareva una voce femminile. 

Aggrottai le sopracciglia non capendo perché non avesse risposto a quella ragazza e lo fissai per alcuni istanti in cerca di una risposta nel suo volto così magnetico e impenetrabile. 

Sghignazzò. 

-Non era importante, scommetto- sorrise. 

Era decisamente misterioso: purtroppo io sono decisamente troppo curiosa. 

-Perché non le hai risposto?-

Fissò il mio sguardo per determinati minuti senza emanare suono dalle sue labbra. 

-Ti piace il sole?- 

Rimasi stupita di fronte a quella strana e insolita domanda. 

-Si, certo che mi piace il sole- risposi come se fosse un’ ovvietà. 

Alzò lo sguardo verso il cielo stellato. 

-Io preferisco la luna- sorrise. 

Rimanemmo ad ammirare il cielo notturno per molto tempo quella sera e io mi scordai della domanda che gli avevo appena posto. 

Ogni tanto mi guardava e parlavamo un po’.

Era piacevole rimanere in sua compagnia: sicuramente meglio che stare seduti su quel divanetto nero all’interno della stanza. 

Dopo determinati discorsi mi accorsi che aveva osservato molto il mio comportamento durante la serata: sapeva persino chi fossero le persone sedute accanto a me. 

Aveva una bellissima risata: solare e ricca di emozioni. 

Più cercavo di conoscerlo meglio, meno mi sembrava avente almeno un difetto. 

-Forse é l’ora di andare- dissi guardando l’ora nel suo orologio. 

-E’ ancora presto, resta ancora un po’ qui con me- 

-Ti staranno cercando tutti- esclamai. 

-Non credo proprio- sghignazzò. 

-Sei un tipo solitario?- 

Non riuscivo ancora a  definire il suo carattere. 

-No, assolutamente! Non c’é persona più pazza e socievole di me, Rebecka- mi fece un divertente occhiolino e si alzò in piedi. 

-Mi concede questo ballo, signorina?- 

Sbarrai gli occhi. 

-Vuoi ballare su un tetto quasi cadente?- 

-Niente é troppo pericoloso nella vita, non ti pare?- 

Mi prese la mano e mi sorrise un’altra volta: sarà stata la centesima ormai. 

A ritmo con la musica proveniente dalla sala da ballo lasciai che le sue braccia e i suoi passi mi conducessero. 

-Tu sei pazzo- risi. 

Non rispose, continuò a farmi fare giravolte finché non decise di fermarsi e tenermi stretta a sè forse per paura che, girandomi la testa, cadessi. 

-Sei un ottima ballerina- 

-Anche tu non te la cavi male- 

-Come scusa?-

Sembrava sorpreso da quella affermazione: -Io sono più che un semplice “non te la cavi male”- 

-Non credo proprio, mister vanità- gli feci un semplice occhiolino. 

-Io non sono vanitoso! Sono realista- ricambiò. 

Alzai gli occhi al cielo sorridendo gentilmente. 

-E’ stata una bella serata, mi sono divertito insieme a te- 

-Anche io- 

Mollò la prese sui miei fianchi. 

-Posso farti un’ ultima domanda?- 

-Certo- 

-Come conosci Sophie? Io non ti avevo mai visto prima- 

-L’ho conosciuta l’anno scorso alla festa della mia ragazza- spiegò tornando serio. 

-Ah, hai la ragazza quindi..- 

-Più o meno é così- sorrise. 

Non stetti a soffermarmi più di tanto su quella risposta non molto precisa. 

Non so per qualche motivo, ma avevo creduto fosse single per tutta la serata: forse dovevo aspettarmi fosse fidanzato… Un ragazzo così bello e, almeno apparentemente, speciale non poteva non esserlo. 

-Vieni, ti accompagno dalle tue amiche-

Tornammo sulla terrazza e poco dopo ci diressimo verso l’uscita della discoteca, dove mi aspettavano le altre. 

Quando feci per togliermi la giaccia dalle spalle, mi fermò. 

-Puoi tenerla, mi viene piccola ormai. E fa ancora freddo- 

-No.. io non posso- scossi il capo. 

Non aggiunse altro: mi diede un dolce bacio sulla guancia e sparì prima che potessi togliermi la giacca.
Ehi, ciao ragazze
Come state? 
E' da tempo che volevo pubblicare questa storia: ed adesso eccola qua! 
Spero vi piaccia :3 
Questo é lo spazio autrice: nel quale io commenterò i capitoli, vi darò informazioni etc. 
Mi farebbe piacere anche ricevere delle vostre recensioni, sia positive che negative: EFP serve ad imparare e a migliorarsi. 
Detto questo, se mettete la storia tra le "preferite" cercherò di aggiornarvi ogni qualvolta dovessi aggiungere un nuovo capitolo. 
Buona serata e spero ci sentiremo presto, 
-Zola. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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