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Autore: littlebebe    18/01/2015    1 recensioni
Estraerrò per ogni capitolo due nomi da una scatola contenente tutti i personaggi e creerò per ogni estrazione una one-shot. Potrebbero quindi capitare strane coppie, ma questo è il bello. La prima coppia non è affatto strana, ma casualmente, mi è capitato così, quindi diciamo che si inizia bene, poi si vedrà!
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Non-con
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Like my mother; Biancaneve & Regina


I loro sguardi erano così fugaci ma intensi allo stesso momento. Si era creato un rapporto senza mai aver parlato, senza mai essersi conosciute, senza sapere niente l'una dell'altra. Quell'affettività che la ragazza dai capelli lunghi e corvini non aveva mai provato con nessuno, escludendo Daniel, il suo fidanzato, lui era l'amore della sua vita, la sua anima gemella, era diverso. Ma c'era comunque qualcosa di particolare in quella bambina, lo leggeva in lontananza nei suoi occhi che non emanavano una gioia immensa come la maggior parte dei bambini, ma mostravano debolezza, malinconia, probabilmente solitudine. Forse era per questo che si sentiva così legata a lei, perché sembrava così simile alla sua stessa immagine riflessa nello specchio. I suoi capelli, la sua pelle soffice e così bianca come la neve, le sue labbra rosate, la bellezza dei suoi occhi spensierati, quasi disperati. Perché nonostante lei avesse al suo fianco una persona che l'amava e la proteggeva, la sua vita, anche in ambito sentimentale, era ostacolata da sua madre, che le rendeva impossibile vivere come lei desiderava anche una sola ora del giorno. Era presente quando faceva lezioni di equitazione con Daniel, il che significava che i momenti che i due potevano passare insieme, da soli, senza mettere distanze tra loro perché sua madre Cora non accettava la loro relazione, erano rari, veramente rari. Potevano passare anche due giorni senza che si vedevano, e sapere che la persona che ami è a pochi passi da te ma non puoi avvicinarti, è assolutamente duro da sopportare. 
E la stessa tristezza la percepiva nella ragazzina seduta su una grossa pietra dall'altra parte del fiume. Questo accadeva ormai da circa una settimana. Da una settimana si faceva aiutare da Daniel a sellare il suo cavallo per poter andare (con il permesso di sua madre a patto che andasse senza il suo fidanzato) a fare la stessa passeggiata tutte le mattine, alla stessa ora. Ogni volta che arrivava allo stesso punto, scendeva dal suo destriero raccogliendo dei fiori per mostrare alla bambina che andava fin lì per un motivo valido, e di tanto in tanto, le lanciava sguardi di compassione ma in realtà non lo dava a vedere del tutto, ma era incuriosita da lei, e la bimba rispondeva ai suoi occhi con i suoi. Non c'era bisogno di parole, il silenzio di quei momenti diceva tutto. Voleva farle capire che non era sola, che lei la sarebbe andata a trovare ogni mattina come ormai faceva da una manciata di giorni, prendendosi cura di lei senza nemmeno sfiorarla. 
Ma quella mattina era diverso, avrebbe messo fine a quella distanza, ne sentiva il bisogno, e quella necessità non sarebbe stata frenata da niente e da nessuno. Doveva parlare con lei. 
Così, come ormai da abitudine, si rifugiò nel piccolo spazio delimitato da due alberi a raccogliere i fiori, fiori bianchi come la purezza, e la purezza era ciò che rappresentava quella bambina, nonostante non la conoscesse, lei lo sapeva; era pura come la neve. La neve, come aveva notato già riguardo alla sua pelle, sembrava essere un elemento che in un certo senso la raffigurasse. 
Una volta raccolti una manciata di fiori rimontò in fretta sul suo cavallo e si diresse verso l'altra sponda e senza nemmeno rendersene conto, poco prima di parire, sorrise alla bambina, un sorriso che durò un attimo, non fece nemmeno in tempo a vedere se lei avesse risposto al suo gesto. Era un sorriso che sembrava significare un 'ti voglio bene'. 
Raggiunse il luogo dove si era diretta, ma prima di avvicinarsi del tutto alla pietra, rallentò il destriero per non spaventarla e dopo di che decise di lasciarlo lì, a circa trenta metri di distanza per poter arrivare dalla bambina camminando. Mentre si avvicinava, la piccola notò la sua presenza con la coda dell'occhio, ma non si girò, pensando che probabilmente era suo padre che come ogni giorno a quell'ora, la stava andando a recuperare dicendole sempre la stessa frase: "la colazione è pronta tesoro, dobbiamo andare". Così abbassò lo sguardo, pensando che voleva rimanere lì almeno altri cinque minuti per assaporare la dolcezza che emanava quel fiume così tranquillo. Dolce, perché secondo lei la dolcezza gliela trasmetteva quella fanciulla che si recava sempre lì, dall'altra parte, a raccogliere i fiori. Assurdo, pensava. Come poteva una giovane donna trasmettere la sua dolcezza ad un... fiume? Ma lei era comunque sicura di questo. 
-Ehy.-
Una voce femminile e leggera come il vento, quasi come la sua, risuonò nelle sue orecchie. Non era certamente suo padre quello. Si voltò e la vide lì, a pochi passi da lei, era bellissima. Era certa di voler diventare splendida come lei quando sarebbe cresciuta, avere lo stesso suo portamento così principesco e un fisico così perfetto. La ragazza era ricoperta da un vestito lungo e bianco, che secondo la bambina, era assolutamente adatto a lei, perché era semplice, e nonostante questo, le stava d'incanto. I lunghi capelli le ricadevano sulle sue spalle, sembravano così morbidi. Quasi quasi li invidiava per il fatto di stare sempre, ogni istante, insieme a quella donna. 
Mostrò un enorme sorriso sul suo volto, non poteva nascondere la sua felicità nel vederla così poco distante da lei. 
-Ciao!- esclamò in tutta risposta.
La ragazza le si sedette accanto, quell'entusiasmo l'aveva tranquillizzata, era la prima volta che la vedeva sorridere. Ma nonostante ciò era un po' imbarazzata, quasi fosse lei la più piccola tra le due, ma non voleva mostrarlo, per non mettere la piccola a disagio. Le allungò la mano e pronunciò tre semplici parole:
-Io sono Regina.-
-Io.. io mi chiamo.. Biancaneve.-
Sembrava in un attimo esserle svanita tutta la gioia mostrata all'inizio, ma non smise comunque di sorriderle con occhi quasi lucidi. Regina pensò che era sbagliato fidarsi e parlare a dei sconosciuti, era sbagliato per la bambina, ma non poteva fare a meno questa volta di avvicinarsi a lei, e Biancaneve decise che di lei si fidava ciecamente. Una fanciulla così bella e con degli occhi così lucidi e e speciali ai suoi di occhi, non poteva farle assolutamente alcun male.
Poi Regina riflettè per un secondo sul suo nome, un pensiero che inizialmente le era sfuggito. A mente lo divise in due: bianca e neve. Casualmente aveva la neve nel suo nome. 
-È un piacere conoscerti Biancaneve.-
-Lo so..- rispose inconsciamente SnowWhite. Regina aggrottò la fronte e la guardò perplessa.
-..prima mi hai sorriso, quando eri dalla parte opposta.-
La ragazza mostrò emozione sul suo volto e poi abbassò lo sguardo. Chissà perché, ma riusciva ad emozionarsi solo stando accanto a quella piccola creatura, era così dolce e indifesa. 
-Ti va di parlare un po'? Perché sei sempre qui da sola? Dove sono i tuoi genitori?- Mentre le faceva queste domande non pensava di aver toccato un suo punto debole, e infatti nel volto di Biancaneve spuntò il buio, nonostante c'era la luce del giorno appena nato.
-Vengo quì perché questo posto mi ricorda la mia mamma, quando fino a qualche mese fa mi portava quì per dare da mangiare agli uccellini. E in silenzio dialogo con lei, anche se in realtà lei non mi risponde. Ma Johanna, una dolce signora che conosco, mi dice sempre che lei in ogni momento è vicino a me, anche se io non posso vederla. E se io le parlo, lei mi ascolta. Solo che in realtà io non riesco ad ascoltare lei.-
Regina capì immediatamente, sapeva ora il motivo della sua debolezza. E lei la capiva benissimo, forse più di chiunque altro, perché l'affetto di una madre è la cosa più importante che ci sia per una persona, e anche se sua madre non era morta, nemmeno lei aveva ora una donna che la abbracciava quando tutto il resto andava male, una donna che le dava la buona notte con un dolce bacio materno, una donna le mostrava dolcezza anche con un solo sguardo se lei le passava davanti.
Le venne un gruppo in gola e non riuscì a fermare una lacrima che le rigò il volto baciandole le labbra. La asciugò velocemente con una mano, e poi, la mise sui capelli della giovane fanciulla per poterla in qualche modo consolarla, anche se il dolore non poteva portarglielo via in nessun modo. Le accarezzò una ciocca di capelli e poi fece uscire le prime parole che le vennero in mente con la voce un pò tremante per il groppo che ancora aveva in gola:
-Questa donna ha ragione, tesoro. La tua mamma ti ascolta, è il tuo angelo custode ora. E se tu non riesci a sentirla, è perché lei ti parla attraverso questo..- prese la sua piccola mano soffice e gliela poggiò sul cuore.
-quindi, se hai bisogno di aiuto o di conforto, di prendere una decisione difficile, basta che ascolti quello che ti dice il tuo cuoricino puro.-
Biancaneve si lasciò prendere dal momento e si fiondò tra le braccia di Regina per sprofondare in un tenero e unico abbraccio. Regina ne rimase stupita, ma quel momento non lo avrebbe mai dimenticato. Così rispose all'abbraccio tenendola stretta a sè e accarezzandole la testa per poi darle un dolce e leggero bacio sulla tempia. Poi sentì una goccia, due goccie, calarle sul collo e i singhiozzi di pianto provenire dalla bimba.
-Tesoro, non piangere..-
Biancaneve sciolse l'abbraccio e la guardò dritta negli occhi. Regina provava un dolore profondissimo nel vederla in quel modo.
-È che tu mi ricordi lei. Ho visto molte foto di lei da giovane dopo che se ne è andata, e tu le somigli molto. Ti osservavo per questo questi giorni.-
Regina sapeva che tra loro due ci sarebbe stato un legame speciale se si fossero conosciute ancora meglio, lo sapeva dal primo giorno che l'aveva vista. Non aveva mai avuto a che fare con i bambini, ma quando li vedeva in giro per le strade dei villaggi, che giocavano e rideva come se non ci fosse un domani, si sentiva felice, ma triste anche, per non essersi potuta diverire come loro. Ma Biancaneve era speciale, era il tipo di persona che aveva bisogno di qualcuno che si fosse preso cura di lei in assenza della mamma, così, decise di continuare il rapporto che si era instaurato con la tenera creautura che era al suo fianco.
-Biancaneve, dov'è tuo padre?-
La sua espressione in un attimo diventò da felice che era, seria. La piccola si preoccupò di questo, aveva per caso detto qualcosa di sbagliato?
-È dietro di te, sta venendo a prendermi.-
Regina si voltò e vide che un uomo con una folta barba e dai capelli grigi era praticamente a due passi da loro. Era un re. Quindi probabilmente Biancaneve era una futura padrona di un regno. 
Si alzò in piedi di scatto e si presentò al signore prima che lui pronunciasse alcuna parola: -Salve, vostra Maestà. Io sono Regina, figlia di Cora, lei probabilmente conosce mia madre..-
-Oh, sì, certamente. Io sono Re Leopold, al vostro servizio. Che cosa ci fa questa bella fanciulla in compagnia della mia figliola?-
Biancaneve si alzò anche lei e si diresse verso il padre e lui le cinse le spalle con un braccio. Vide che Regina era un po' in difficoltà nel rispondergli, forse non aveva proprio le parole, così prese lei iniziativa:
-Questa donna è gentilissima, padre. Ci siamo conosciute poco fa, no anzi. In realtà ci conosciamo da circa una settimana, ma non ce ne eravamo rese conto.-
-Stai dicendo cose senza senso, tesoro.-
Regina non potè fare a meno di sorridere alle parole di Biancaneve.
-Lo so, poi ti spiegherò meglio a casa. Domani mattina posso tornare quì?- chiese al padre lanciando uno sguardo complice alla sua nuova-quasi amica.
-Ormai è un'abitudine, se proprio lo desideri..-
Ma in realtà chiedeva di suo padre per una ragione valida. Così, mentre la bambina ringraziava il papà abbracciandolo in una stretta quasi soffocante, finalmente riprese a parlare:
-Ecco, io veramente... volevo chiedervi se volevate essere nostri ospiti a pranzo oggi, a me fa molto piacere, e sono sicura anche ai miei genitori.- 
-Sul serio? Papà, ti prego!-
Re Leopold non sembrava essere entusiasto quanto la figlia dell'invito, evidentemente c'era qualcosa che lo turbava.
-Io... non credo di poter venire, oggi c'è molto da fare al castello.. ma se tu lo desideri così tanto, piccola mia, puoi andare. Mi fido di una ragazza così piena di amore negli occhi e così matura, e sicuramente, molto bella!-
Dopo aver salutato il Re, le due fanciulle si avviarono verso il cavallo per poter dare inizio a una giornata sicuramente indimenticabile, come due sorelle, come mamma e figlia, come migliori amiche e come chissà cos'altro. 
Durante il tragitto a cavallo, Biancaneve le confessò che lei amava i cavalli, ma ancora non aveva avuto la possibilità di averne uno tutto suo, così Regina le promise che nel pomeriggio l'avrebbe portata alla stalla a farle conoscere tutti i cavalli di cui Daniel si prendeva cura e che un giorno, se il padre avrebbe acconsentito, gliene avrebbe regalato uno.
-Che colore lo vorresti?- le aveva chiesto Regina.
-Bianco.-
Non aveva alcun dubbio, pensò tra sé e sé la ragazza.
  
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