Crossover
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Autore: ladystorm94    22/11/2008    0 recensioni
Forza. Cuore. Mente. Tre ragazze che non si sopportano. Un magico libro scomparso. Un mondo da salvare. Un destino comune, pericoloso, pieno di insidie. Un viaggio attraverso universi che esistono solo nei libri... Dedico questa storia a tutti quelli che hanno ancora il potere di sognare, sperando che a voi piaccia leggerla almeno quanto a me piace scriverla! Buona lettura... e recensite per favore!!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Libri
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Con il passare delle settimane, in IV D cominciò a delinearsi anche la capacità di apprendimento dei diversi studenti. Esattamente cinque giorni dopo l’inizio delle lezioni, infatti, erano cominciati i primi test d’ingresso. Tra i ventisette alunni della classe, spiccava per rendimento scolastico Teresa Ricciardi, con una media che oscillava tra l’otto e il nove. A vederla, non sembrava una ragazza particolarmente brillante: era bassa, grassottella, con i capelli color topo a caschetto e il naso pieno di lentiggini. Subito dopo di lei c’era Morgan Chamberlain. Pur essendo compagne di classe soltanto da poco, le due ragazze erano cordialmente rivali, e si detestavano a vicenda. O, per meglio dire, era Morgan a detestare Teresa, dato che l’altra non la degnava della minima attenzione. La prima, Morgan, non era particolarmente socievole, e trascorreva i dieci minuti della ricreazione seduta al suo banco, leggendo qualche libro o ascoltando la musica dall’MP3. La seconda, al contrario, trascorreva il suo tempo libero in compagnia di Laura Conte, una ragazzina amorfa, minuta e dal viso pallido, che Teresa aveva accuratamente scelto come suo scendiletto personale. Amava parlare di argomenti futili e infantili, mentre il suo club di ancelle ridacchiava alle sue battute e ammiccava ai suoi maligni commenti. Giselle Marceau si dimostrò una vera frana in educazione fisica, e piangeva come una bambina quando i voti non la soddisfacevano, strillando frasi come “non merito di vivere, faccio troppo schifo” o “quando andrò all’università mi chiederanno che voto ho preso alla prima interrogazione di matematica al liceo… se ci arriverò, all’università!”. Viktoria, poi, era una frana in tutte le materie, ma non si lamentava e rimaneva sempre ottimista, proponendo a se stessa di studiare di più in vista del successivo compito in classe. Quando la professoressa di francese le aveva rifilato un cinque all’interrogazione, aveva reagito con una scrollata di spalle e si era riseduta. A ricreazione, sia lei che Giselle bazzicavano il banco di Teresa, come tutte le altre. Tutte tranne una. Si chiedevano, infatti, perché Morgan Chamberlain non parlasse mai con nessuno, ma archiviavano la domanda dicendosi che forse era un comportamento tipico delle dark. Un giorno Morgan, a ricreazione, tirò fuori dallo zaino un libro molto spesso. Sopra la copertina blu, era raffigurato un volto di donna con la scritta “Cronache del Mondo Emerso”. Viktoria, alzatasi per raggiungere le compagne presso il banco di Teresa, punto nevralgico dell’aula, lo vide e si avvicinò istintivamente. Morgan sollevò lentamente gli occhi dalla sua lettura e fissò Viktoria con i suoi piccoli occhi azzurri. -Ehm… è bello, eh? Il libro, dico. Io l’ho letto due mesi fa.- -Io lo sto rileggendo per la terza volta.- dichiarò Morgan, guardando l’altra da sopra gli occhiali. Il tono non era quel che si definisce amichevole, ma Viktoria non demordeva. Voleva stabilire un contatto. -Io…- continuò –io ora sto leggendo Twilight. Tu lo hai letto?- -No.- -Ti piace leggere?- -Sì.- -Anche a me… comunque, se vuoi te lo presto io Twilight.- -Non ti scomodare.- -Ehm…- -Ti avverto, se vuoi attaccare bottone, sappi che non sono la persona adatta.- -Non sto cercando di…- sospirò –Perché non stai con le altre?- -Perché non ci voglio stare con loro. Starnazzano in continuazione.- -Questo non è vero… be’, forse un pochino, ma non sono poi tanto male.- -Parlano solo di stupidaggini.- -Neanche a me piacciono i loro argomenti, ma almeno sto in compagnia, no?- -Meglio sola che mal accompagnata.- rispose Morgan, guardandola di sottecchi. -E dai, sii un po’ più elastica! Di questo passo non avrai mai degli amici!- -E chi ti dice che non ho degli amici?- -Nessuno, è solo che non mi sembri molto… socievole, ecco.- -Ascoltami- sbuffò Morgan, irritata –nessuno ti ha chiesto di venire a farmi la predica. Stai lottando per una causa persa. E io voglio soltanto leggere il mio libro in santa pace, okay?- Viktoria stava per ribattere qualcosa, ma la professoressa di lettere entrò in classe e lei fu costretta a tornarsene al suo posto, accanto a Simona Vitale. La professoressa Ferri prese posto dietro la cattedra e, martellando la mano destra sul ripiano di compensato, richiamò la classe all’attenzione. Dopodiché cominciò a spiegare i nuovi argomenti e a interrogare a tappeto. A quindici minuti dalla fine dell’ora, la professoressa informò la classe di avere una comunicazione da dare. -Ho deciso- cominciò –di farvi fare dei lavori di gruppo per abituarvi a lavorare insieme. A questo scopo, ho diviso la classe in nove gruppi da tre, e ogni gruppo dovrà scrivere un racconto. Non avete limiti, può essere su qualsiasi argomento e di qualsiasi genere. Fra due settimane mi consegnerete i vostri elaborati e, dopo averli letti, eleggerò un gruppo vincitore, che non sarà interrogato per un mese. Tutto chiaro? Bene. Il primo gruppo sarà composto da Teresa Ricciardi, Laura Conte e Simona Vitale.- Le tre ragazze ridacchiarono stupidamente, chissà per quale mistero della natura. Laura e Simona erano raggianti: con l’aiuto di Teresa, certamente avrebbero vinto loro. -Il secondo gruppo- proseguì la professoressa –sarà formato da Irene Borselli, Federico Ariostino e Massimo Latini. Il terzo gruppo, da Roberta Alessi, Lucia Castello e Marta Tagliarello. Il quarto gruppo, da Michele Baldini, Lorenzo Catini e Francesco Finelli. Il quinto gruppo, da Morgan Chamberlain, Viktoria Schindler e Giselle Marceau.- Le tre ragazze si guardarono con occhi sbarrati. A stento si sopportavano a vicenda, figuriamoci fare un lavoro di gruppo! Purtroppo, però, la professoressa aveva parlato, condannandole di certo a lunghi pomeriggi di cooperazione forzata.
  
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