How light carries on
“You taught me the courage of stars before you
left.
How light carries on endlessly, even after
death.
With shortness of breath, you explained the
infinite.
How rare and beautiful it is to even exist.
I couldn’t help but ask
For you to say it
all again.
I tried to write it down
But I could never find a pen.
I’d give anything to hear
You say it one more time,
That the universe was made
Just to be seen by my eyes.
With shortness of breath, I’ll explain the
infinite
How rare and beautiful it truly is that we
exist.”
Saturn – Sleeping at
last
Sono passati già tre anni dall’ultima
stagione di The Vampire Diaries, tre anni in cui ho
perso di vista molti della grande famiglia che eravamo, riuscendo invece a
mantenere rapporti con altri come Julie, Kat e Candice. Per non parlare di Paul e Phoebe che, finalmente,
convoleranno presto a nozze. Cioè tipo tra due settimane.
Quando passi ogni giorno della tua vita
per sette anni con delle persone, diventano la tua famiglia e non ce la fai a
staccarti da loro così, come se nulla fosse, quindi alla prima occasione è un
chiamarsi, un intasare la chat di Whatsapp “TVD survivors”
dove ci teniamo aggiornati sulle nostre vite.
Quando ci sono eventi pubblici
cerchiamo di andare insieme o comunque di informarsi sulla presenza dell’altro;
per le feste e le occasioni che lo richiedono ci sentiamo, tifiamo e
supportiamo le rispettive carriere.
Il matrimonio di Paul sarà un’altra
occasione per ritrovarsi, così come lo è stata qualche
mese fa la nascita della primogenita di Candice e Joe, Marie -Nikolina di secondo
nome in onore della donna senza la quale la piccola non sarebbe nata perché i
suoi genitori non si sarebbero mai incontrati senza di me- parole di Candice non mie.
Io ho solo pianto come una fontana.
Kat ha trovato un nuovo amore ed è ormai lanciata come giudice in talent show
di ballerini, Candice è mamma a tempo pieno e Paul ha
fatto qualche piccola comparsa in alcuni film e anche nel nuovo progetto di
Julie e Kevin, talvolta come guest star in The Originals,
giunto alla sua sesta stagione.
Era bello poter vivere anche il cast di
The Originals grazie a Phoebe con la quale ormai sono
legata da tanti anni e sono felice di vedere che lei e Paul si sono dati il
giusto tempo, a differenza del suo matrimonio lampo con Torrey,
per fare il gran passo. Ed è bello ogni tanto ritrovare anche Claire, come
appunto è successo alla festa per Marie dove abbiamo parlato per ore come non
facevamo da tempo, soprattutto quando ho scoperto che
pure lei è in dolce attesa del suo fidanzato e convoleranno presto a nozze,
tanto che ha estratto la mia partecipazione facendomi quasi svegliare Marie con
un urlo.
Insomma, un momento molto da fiori
d’arancio per i vampiri preferiti di Julie.
Io invece rimango la
single incallita di sempre, qualche storia casuale ma non di una importanza
tale da farmi beccare e sbattere in prima pagina; per le testate di gossip ho
avuto più uomini io di Pretty Woman.
C’è solo una persona della quale ho smesso
da tempo di seguire le tracce e di cui non sento più
molto parlare dalla fine di TVD.
La mia vita invece è costantemente sotto i
riflettori, dopo il mio film di un anno fa, che ha avuto un successo
inaspettato, ho ricevuto tantissime richieste
soprattutto per personaggi dalla personalità sdoppiata.
Pare che il marchio ‘Doppelganger’
me lo porterò dietro tutta la vita.
Forse la migliore interpretazione di
sempre, sono molto fiera dei miei anni e delle mie performance in Tvd considerato soprattutto quanto io
mi sia impegnata. Julie ci ha provato talvolta a trascinarmi in flashback di
The Originals e qualche volta ho dovuto accettare per
esigenze di trama, ma ho smesso quando mi ha tirato il brutto scherzo di farmi
trovare compagnia sul set. Perché anche qualcun altro era stato richiamato alle
armi dai capi.
Ma da allora, quasi tre anni ormai, non l’ho più visto.
Non è volontaria la cosa, non è che mi impegni per essere ostile o per provare questa specie di
ansia che avvolge il mio stomaco, mi succede e non lo controllo, lo so non lo
controllerò mai ci ho fatto i conti e ho accettato che questa è un ferita che
mi porterò dietro tutta la vita.
Quante ne hanno dette su di noi, non ho
mai voluto leggere niente neanche mezzo articolo, solo quelli in cui so di aver
rilasciato io personalmente delle dichiarazioni, mai dare spago al gossip è la legge di sopravvivenza dello show biz.
Sospiro pesantemente e ringrazio che nel gruppo lui non ci sia più, che si sia tolto quando è finito TVD perché non
avrei potuto sopportarlo, uno dei due avrebbe dovuto mollare e lo ha fatto lui. Anche perché non credo che la sua, non so cosa sia o meglio lo so perché purtroppo finì su
tutti i giornali che si erano sposati in gran segreto, come se poi gliene
importasse a qualcuno se non alle quindicenni ormonali che li seguono, insomma
dicevo non credo che a lei stia bene che mantenga una sorta di contatto con me.
Tanto meglio così.
Adesso mi trovo ad aspettare che mi
chiamino per un provino e ho dovuto spengere il telefono per evitare che Kat e Candice mi scaricassero la
batteria a forza di messaggi, tra foto della bambina e il bollettino delle
scommesse su quanto berrà Paul al suo matrimonio e gli scherzi che potremmo
fargli.
Sono stata scritturata per un film,
onestamente la trama non mi coinvolgeva per nulla, ma quando il mio agente mi
ha portato lo script e ho iniziato a leggerlo sono rimasta affascinata.
D’istinto mi ero messa a cercare tra gli scrittori se per caso un tale Kevin Williamson avesse prestato il nome per certe battute o modi
di descrivere i personaggi, o magari sono semplicemente TVD condizionata. La
trama è delle più scontate possibili, ma come mi è stato insegnato
non è la trama, ma i personaggi che fanno la storia, insomma TVD non aveva
nulla di eccezionale, eravamo noi con i nostri personaggi a renderlo tale.
Rileggo un attimo la mia parte, non ho per
nulla idea di chi sia la mia co-star. In realtà non è assolutamente detto che
mi prendano, mi hanno scritturata sì ma poi quando si
arriva al dunque, a scoprire se quella parte è per te, è li che si gioca tutto.
Il mio agente mi ha spiegato che hanno voluto mantenere estrema riservatezza
sui nomi degli attori selezionati per non far trapelare informazioni ancora non
certe e soprattutto perché, per selezionarci, vogliono un vero effetto
sorpresa. La mia prova sarà appunto l’incontro con il protagonista, il
personaggio maschile verso il quale proverò prima una curiosità mista ad
attrazione, con un velo di pericolo -suona familiare- e poco dopo inizierò a
trovarlo insopportabile.
Ero scettica, ma leggendo lo script in
realtà il mio personaggio è complesso la cui storia si intreccia
ed emergerà nel rapporto con il protagonista, un uomo della politica americana
invischiato in qualche complotto internazionale, al quale vengo affiancata per
la campagna elettorale dal suo segretario. Ci sono tanti aspetti misteriosi del
mio personaggio; è una donna forte, risoluta, fragile al tempo stesso e che
mostrerà spesso una doppia faccia non perché ingannatrice, ma come scudo dai
sentimenti che inizierà a nutrire per il protagonista. Ci vorrebbe una bella “doppelganger modalità” allora, ci
butterò dentro un po’ di Kathrine, che sembra essere calzante, mentre di Elena
non c’è molto.
Accidenti quanto mi ha condizionato la
vita indossare per sette lunghi anni i panni di qualcuno che ti sembra strano
non sia vivo da quanto lo conosci bene; alla fine è
questo, sei talmente sotto la pelle di un personaggio che inevitabilmente ne
prendi i tratti, le caratteristiche, da Kathrine ho imparato molto sull’arte
della seduzione, sulla cattiveria e sulla paura di amare.
Da Elena ho imparato l’opposto, il
coraggio di amare e buttarsi sempre, senza riserve. E certe cose te le porti
dietro tutta la vita, diventano parte di te e ti rendono chi sei.
Io di me, ad
entrambe, non ho dato solo il volto e la voce, ma anche il cuore e la passione
per la vita, in tutti i suoi sensi.
Secondo Kevin era per via dei miei occhi
che sono grandi e di un colore quasi innaturale che perforano in qualche modo
la telecamera.
Mi torna in mente una frase di un certo
qualcuno sui miei occhi che tento di rimuovere, ma come la voce della donnina
del supermercato me la ripete violenta nella testa
ӏ
impossibile non sciogliersi quando ti guarda con i suoi occhi da cerbiatta”
Ok, respiro e ricaccio all’inferno i miei
ricordi insieme al mio stomaco che hanno il brutto vizio di perseguitarmi nei
momenti sbagliati.
D’un tratto la porta davanti a me, seduta su una sedia di finta pelle nel
corridoio degli studios di Los Angeles con l’aria
condizionata a mille a trafiggermi la testa, si apre e uno dei produttori mi fa
cenno di entrare. Passiamo per un corridoio piuttosto corto che divide due
stanze, lui va a collocarsi sulla sedia accanto all’altro produttore e al
regista che mi fissano curiosi, puntando poi gli occhi sul vetro davanti a
loro. Vogliono restare fuori per farci provare in tutta tranquillità nella
stanza che sarebbe stata un set provvisorio dell’ipotetico studiolo del protagonista,
dove il mio personaggio lo avrebbe conosciuto la prima volta. Li guardo un
istante, poi metto lo script in borsa e la poggio a terra preparandomi a
rivestire i panni della super p.r. pronta per gestire
la campagna elettorale di un noto politico del momento.
Apro la porta ed entro con fare sicuro, ma
allo stesso tempo con delicatezza, non so cosa mi aspetti; come supponevo c’è
uno studio rimediato alla meno peggio giusto per fare
i provini, mi guardo un attimo attorno per cogliere dei particolari della
stanza fin quando non direziono lo sguardo sulla figura di spalle.
Lui probabilmente sta provando la sua
parte da prima di me, è poggiato in piedi alla scrivania mentre con una mano fa
ruotare la poltrona e nell’altra stringe un cellulare fingendo di parlare con
qualcuno. Sono immagini che registro in mezzo secondo perché poi mi pianto non
appena, dalle spalle forti, i miei occhi si posano sui capelli neri e qualcosa
dentro di me inizia pericolosamente ad attorcigliarsi; faccio piccoli passi
schiarendomi la voce. Ancora non riesco a sentire la sua, fin quando non arrivo
a un metro e qualcosa dalla scrivania e riconosco il timbro.
Mi sento gelare il sangue nelle vene e
schiudo la bocca per urlare, ma esce solo un suono strozzato non udibile.
Vorrei andarmene, correre più veloce del
vento prima che succeda l’inevitabile, prima che mi condanni ad
un azzurro che non volevo più vedere.
Ian.
Quanto tempo è che nella mia testa non
penso a quel nome.
Lui percepisce la mia presenza e si volta
di tre quarti continuando a fingere una conversazione telefonica, ma io non
connetto più e non riesco a ricordarmi cosa devo dire o fare.
Bene al massimo mi brucio la parte, tanto
meglio.
Ed ecco che pure lui rimane di sale nel
vedermi li, lo capisco perché le sopracciglia sono crucciate e gli occhi
celesti si sgranano, perplessi e stupiti. Tiene il telefono a mezz’aria e la
bocca semi aperta sulla quale mi permetto di indugiare per scappare dalle iridi
chiare che mi fissano inchiodandomi.
Non so che fare, sono ferma a mani
conserte davanti al busto, con la bocca schiusa frugando nella mia testa alla
ricerca del testo, ma vorrei solo dire che è tutto un grande errore e che non
posso, non posso proprio stare li a farmi mangiare dal
parassita che mi ha infettata e non mi molla. Iniziano a farmi male gli occhi,
non riesco a sbatterli accecata da quel suo stramaledetto modo di illuminare la
stanza solo respirando.
E non posso proprio evitare di guardarlo,
era veramente troppo tempo che i miei occhi non correvano sul suo corpo,
avvolto nell’abito blu notte -grandioso ci siamo
vestiti dei soliti colori- ma perché lui lo sa che quel colore gli risalta gli
occhi cerulei.
Quegli occhi che per me sono stati
paradiso e inferno al tempo stesso.
Indugio sul suo volto, più invecchia più
diventa bellissimo, ha la barba fatta e qualche ruga in più, ma c’è qualcosa di
diverso che non riconosco, non è più l’uomo di cui mi sono innamorata
follemente, c’è un velo di qualcosa che non so sui suoi occhi e mi stringe il
cuore. E’ doloroso realizzare quando non sei più parte di qualcuno, quando
quello che rimane è un vuoto e un senso di estraneità.
Lui si muove lentamente, abbassa il telefono
e lo posa sulla scrivania senza mollare i miei occhi, è totalmente voltato
verso di me e non mi parla, si limita a fissarmi tra lo stupito e
l’imbarazzato, ma vedo che sta per sfuggirgli un mezzo
sorriso non sarcastico semmai dispiaciuto, e so che la fossetta che gli si
formerà all’angolo destro della bocca mi potrebbe uccidere.
Fa un passo di lato per spostarsi e venire
verso di me e questo mi fa istintivamente
indietreggiare in modo impercettibile, quanto basta per guadagnare due
centimetri dell’aria che adesso mi manca.
Che devo dire? Salve qualcosa...non ricordo, e lui lo sa che il mio cervello è in panne.
-Cosa posso fare
per lei?-
La sua voce mi investe
e mi graffia, spogliandomi di tutto, riuscendo al tempo stesso a farmi
recuperare lucidità. Ha esitato, il tono incrinato lo ha
strozzato, io lo conosco troppo bene il suo tono di voce.
D’istinto mi ravvio i capelli dietro
l’orecchio.
-Io….sono la sua nuova assistente, per la
campagna-
Non ho nemmeno sentito la mia voce uscire,
so solo che non riusciamo a distogliere lo sguardo. E mi pento di aver deciso
di lisciarmi i capelli come la vecchia Elena, ma la protagonista quando inizia
a lavorare con lui è una donna integra, solida, determinata, non una femme
fatale. I capelli lisci si addicono, così come il tailleur che non sono solita
portare nel quale mi sono strinta, e ora d’istinto mi
viene voglia di chiudere il blazer blu e nascondere il top di pizzo bianco che
appare in trasparenza da sotto la camicetta dal tessuto particolarmente
sottile.
E lo vedo che lui fa quella cosa, quella
cosa che mi ha sempre messa in estrema difficoltà.
Si perde sul mio corpo, lascia
un istante i miei occhi e scende giù, lungo la linea del mio esile collo fino a
sfiorare le clavicole e accarezza l’incavo tra i miei seni lasciato intravedere
appena dalla camicia, in modo involontariamente sensuale. I suoi occhi mi
percorrono come una goccia fredda che mi scivola sulla pelle facendomi
rabbrividire ad ogni tocco. Deglutisco annaspando per
quell’aria che mi sta rubando.
Lui sta recitando, ricordatelo dannazione.
-Hai un nome, assistente?-
Si poggia contro la scrivania e incrocia
le braccia sfoderando un’espressione degna di Damon. Mi sta sbeffeggiando e
questo è il momento in cui la protagonista si irrita e
non mi risulta difficile stizzirmi e rappresentarmelo in volto. Socchiudo
appena gli occhi e inarco le sopracciglia, ringraziando per un momento di non
sentirmi violata da lui.
Sono certa che le mie gote siano di cinque
tonalità di rosso, sento il viso in fiamme e il cuore che batte all’impazzata.
-Per lei, solo Miss Cooper-
Lui alza un sopracciglio divertito e gli
scappa un piccolo sorriso, di quelli che dicevo prima che mi ammazzano e piega
appena il capo verso il basso. Poi ritorna su di me, cercando di mantenere un
atteggiamento serio davanti alla mia espressione tronfia e fortemente
indispettita.
-Allora, solo Miss Cooper, la prima
riunione col team si terrà domattina alle nove...puntuale
mi raccomando-
Annuisco silenziosamente e faccio per
congedarmi, ho la netta sensazione di aver sbagliato tutte le battute nella
confusione di Mr Somerhalder.
La sua voce mi ferma.
-Ah e il caffè….doppio, senza zucchero e
un pezzo di crostata alle more-
Non sono certa che quella battuta fosse
nel copione, onestamente ho problemi anche a respirare figuriamoci pensare.
Mi volto lentamente.
-Lo farò sapere alla sua cameriera-
Lo gelo senza troppi complimenti. Riparto
e sparisco oltre la porta chiudendomela alle spalle.
Finalmente respiro, il mio cuore inizia
lentamente a decelerare e sto pure smettendo di sudare freddo.
Oddio voglio urlare, il primo pensiero è
chiamare Kat, Jules o Candice,
qualcuno con cui sfogare la frustrazione che mi stringe il petto, ma non posso
fare niente di tutto questo perché la porta alle mie spalle scatta e vedo
arrivare nella mia direzione i produttori.
Mi scanso permettendo a Ian di uscire, i suoi occhi sono di nuovo su di me e lascio
che mi affianchi. É così vicino che il mio corpo si scalda sentendo il suo
inconfondibile profumo pizzicarmi il naso.
Un altro colpo basso.
-Bene, ottimo-
-Direi che la parte è vostra-
Entrambi alziamo
la testa di scatto verso di loro con gli occhi sgranati e nessuna espressione
felice a illuminarci il volto. Poi ci guardiamo di sbieco e forziamo entrambi
un grande sorriso di gratitudine e ringraziamo i produttori che ci danno la
scaletta delle riprese, avvertendoci che devono finire di selezionare parte del
cast e che le riprese sarebbero cominciate da lì a un
mese, molto probabilmente qualcosa meno.
Una volta soli, mi chino a recuperare la
borsa, voglio fuggire da lui in tutti i modi possibili e mi affretto a mettere via
il programma quando un brivido mi percorre la schiena.
-Nina-
E’ un soffio che mi arriva dritto al cuore
come una stilettata; il mio nome sulle sue labbra mi è sempre sembrato la cosa
più perfetta del mondo, non ho mai amato così tanto il
mio nome. Soprattutto quando si divertiva a pronunciarlo per intero rompendomi
le scatole per insegnargli l’accentazione bulgara.
Mi faccio violenza e ravviando i capelli
mi volto verso di lui.
E’ pericolosamente vicino, dopo tutti
questi anni in cui mi ero disintossicata dalla sua presenza, in cui ormai avevo
imparato a farne a meno ora tutto insieme è come un’indigestione e fa male.
-Em, come....-
-Bene-
Lo precedo, voglio chiudere in fretta
qualunque argomento voglia tirare fuori. Lo vedo
deglutire e decido di ignorare la fitta che attraversa i suoi occhi, procurata
dal mio atteggiamento. Evidentemente siamo condannati a rapportarci attraverso
i nostri personaggi, è sempre stato così tra noi.
-Immagino che ci vedremo al matrimonio di
Paul-
Ecco che un’altra amara constatazione mi
colpisce dritta in faccia.
Certo che ci avevo pensato al fatto che ci
sarebbe stato anche lui, ma inconsciamente avevo scelto, per istinto di
autoconservazione, di procrastinare quel momento fin quando non me lo fossi
trovato davanti alla cerimonia. Devo pur tutelare il mio cuore in qualche modo.
-Già, ora devo andare-
Scappo da lui, ho bisogno di respirare e i
suoi occhi non me lo permettono. Lo sento, mentre accelero il passo verso
l’uscita, che mi sta guardando, che gli si sta
incrinando qualcosa dentro, lo so fin troppo bene, ma lui non ha alcun diritto
di sentirsi così.
Lui ha scelto altro, non me.
***
Sono sdraiata sul mio letto da quasi due
ore, ho ignorato le diecimila chiamate di mezzo mondo a cominciare da mia madre
che probabilmente è già in volo dal Canada per capire come mai non le rispondo.
Ora non ho la testa, sto cercando di sopprimere quel macello di sensazioni che
si sono scatenate tipo tsunami dentro di me quando l’onda azzurra di Ian mi ha travolta.
Ancora.
Finirà mai questa storia? Smetterò mai di
subire lui in un modo così violento? Ho avuto la possibilità di rapporti più
sereni, più tranquilli, ragazzi perfetti.
"Smettila
di paragonarli a lui" è la classica
occhiata silente che mi schiocca Riawna ogni volta
che mi presenta uno dei suoi mille amici.
Ma nessuno, nessuno mi scombussolava a tal punto, nessuno era capace di farmi
impazzire come lui. E questo era più che sufficiente, se un rapporto non mi
rende viva non mi interessa.
Non è la tranquillità che cerco.
Respiro a fondo e poi decido di allungarmi
verso la borsa gettata sul letto e frugo alla ricerca del telefono, non ho
voglia di affrontare il mondo; lo sblocco e appena apro whatsapp
sono investita da ottomila notifiche. Rispondo un po’ a caso senza dare troppo
peso fino a che Kat non mi propone una serata da lei
per parlare del matrimonio di Paul - altro cazzotto- e vorrei tanto dire che io
non ho assolutamente intenzione di andare, ma non posso. Le rispondo un
distratto “ok” che le fa presagire
qualcosa, perché mi chiede del provino e io strizzo
gli occhi come per fermare il ricordo di quel pomeriggio che sta per investirmi
come un treno. La liquido con la promessa di raccontarle tutto quella sera da
lei, e finalmente mi appresto a rispondere a mia madre, la sua voce squillante
è un misto tra emozione e preoccupazione.
-Non so se accetto-
-Cosa? Perché?-
Lei sa tutto, puoi dirglielo.
-Perché il protagonista maschile è…-
La solita fatica nel pronunciare quel
nome.
-Ian, mamma, Ian sarà la mia co-star-
Un silenzio di tomba si protrae per
qualche secondo e non mi dispiace che non dica niente, ma mi insospettisce
perché non è da lei.
-Fai quello che ti senti-
-In realtà il mio silenzio coi produttori è stato inteso come assenso-
-Ni-
-Mamma, non ti preoccupare, sono grande è passato tanto tempo-
-D’accordo, come procedono i
preparativi del matrimonio di Paul?-
Ci perdiamo in chiacchiere di altro
genere, so che vuole distrarmi da questa situazione. Non vuole vedermi come
anni fa quando mi sono chiusa in casa in Canada per
tipo un mese dopo aver saputo che si sposava.
Questa parola mi fa ancora cosi male, che
cosa stupida Nina, smettila la tua vita, la sua vita sono
andate avanti.
Get over.
Chiudo con mia madre e mi fiondo in
doccia, ho bisogno di lavare via questa giornata dalla pelle.
Ciao a tutti,
eccomi qui con la mia prima storia dedicata a Ian e
Nina. Spero di non offendere o urtare la sensibilità di nessuno, come ogni fan
fiction che si rispetti racconto ciò che immagino io nella mia folle testa da
disturbata fan Nian.
Tralasciando ogni commento sulle vicende che gli
interessano, la mia storia come avrete letto si svolge tre anni dopo la fine di
TVD e vi dico già che durerà solo due capitoli.
E’ totalmente Nina Pov
quindi non saprete mai cosa pensa Ian o cosa senta,
cercherò di mostrarlo attraverso quello che vive lei sulla sua pelle.
Nella storia c’è molto di mia invenzione a livelli di
fatti futuri, tranne piccole cose come alcune frasi che Nina ricorda e che Ian ha detto davvero su di lei.
Spero possiate apprezzare, commentare e leggere e che
in qualche modo io riesca ad emozionarvi.
Grazie!!
Eli