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Autore: General_Winter    18/01/2015    2 recensioni
[ Germania x Fem!NordItalia ]
Germania risponde ad un accorato appello di Italia e giunge a Venezia per incontrare l'italiana. In un anonimo bar, lontano dal caos del centro, la ragazza chiederà un importante favore a Ludwig. Ma ci sarà una persona molto particolare che, senza alcuna malizia, sentirà per caso la loro conversazione.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nyotalia, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nota iniziale: Margherita è il nome che ho scelto per Fem! Nord Italia, o almeno le mie amiche mi hanno detto che si chiama così..


BUONANOTTE, ITALIA!


Lo sciabordio delle acque del canale gli riempiva le orecchie come una dolce melodia, interrotta però dal rumore dei motori dei traghetti e dei battelli che fendevano delicatamente le onde nella calma aria serale veneziana.

Ludwig voltò lo sguardo verso il sole che ormai calava oltre l’orizzonte marino, colorando di arancione e rossastro ogni struttura e barca sulle quali si posavano i suoi raggi

Il tedesco era appena giunto a Venezia, rispondendo ad un’accorata chiamata di Italia, che gli chiedeva di incontrarsi molto presto nel meraviglioso capoluogo italiano, nonché casa di Margherita.

Si portò la sigaretta alla bocca, in un elegante gesto, senza staccare gli occhi dall’incantevole baia bagnata di mare e tramonto. Il sapore del tabacco entrò nei polmoni, scendendo, posandosi sui bronchi prima di levarsi in volo, risalire per la gola e uscire dalle stesse labbra da cui era entrato.

Germania stava di fronte ad un grazioso bar, dove l’italiana lo aveva invitato, finendo di fumare. Se avesse dovuto seguire alla lettera le indicazioni dategli da Margherita sarebbe finito in un canale: quel locale si era rivelato quasi impossibile da trovare.

Era nascosto in un angolo, dopo un intricatissimo percorso di calli e ponti, così difficile da ricordare che gli sembrava un miracolo essere riuscito a trovarlo così in fretta.

Non aveva ancora capito perché, tra tutti i posti, la ragazza avesse scelto proprio quello. Aveva semplicemente detto che la vista da quell’angolo, dove si intersecava un piccolo canale direttamente con la laguna, fosse una delle migliori di tutta Venezia. Su quello non poteva darle torto: da più di dieci minuti stava impalato a fissare quel meraviglioso spettacolo della città adagiata sull’acqua, tinteggiata dei colori del tramonto che andava a trasformarsi in sera.
E anche perché, sempre secondo l’opinione della ragazza, lì facevano il caffè migliore di tutto il Nord Italia.
 
Squadrò perplesso l’interno del bar dalla vetrina: era completamente vuoto. Sedie e tavolini in legno erano ammassati all’interno, quasi volessero essere stati fatti entrare tutti per forza, ma non risultavano comunque disordinati.

L’unico occupante dell’intero locale era il barista, un giovane ragazzo dai capelli castano chiaro, che in quel momento stava asciugando bicchieri e tazzine.

Giusto in quel momento, un uomo, abbastanza abile da conoscere i meandri delle calli, uscì da una viottola entrando nel bar, salutando con un cenno della mano il ragazzo, che spalancò gli occhi, come se fosse sorpreso e strinse calorosamente la mano al nuovo venuto.

Certamente insoddisfatto che quello che era giunto nella sua direzione non fosse Margherita, Ludwig si decise ad entrare, invece di restare fermo davanti alla porta come uno scemo, convenendo che aspettare l’italiana dentro fosse la soluzione migliore, mentre l’aria di novembre si fece sentire lungo il suo collo e la sua schiena. Fece un ultimo tiro dal suo restante mozzicone, schiacciandolo poi nel posacenere vicino alla porta ed entrando.

Lanciò un’ultima al sole morente e alla splendida luna perlacea che aveva cominciato a dare bella mostra di sé.

La porta di vetro risuono con un lieve scampanellio. Il barista, voltatosi verso di lui dopo aver smanettato un po’con il lettore CD, gli sorrise « Finalmente si è deciso ad entrare! Pensavo volesse invecchiare là fuori! » gli disse, senza alcuna malizia o scherno.

Capendo la battuta, bofonchiò in un italiano stentato qualcosa simile a “Stavo aspettando una persona”, prima di sedersi e, come da bravo tedesco, ordinare una birra media, rilassando la schiena contro la sedia.

Le parole di una canzone italiana gli risuonarono nelle orecchie, non riconoscendone nemmeno una, troppo impegnato a scrutare dalla finestra se vi era qualche segno dell’arrivo di Margherita, assaggiando la birra appena arrivata ( compiaciuto nel riconoscere che era un’Augustiner  ) e pagando immediatamente il giovane.

Capendo che nessuno era in vista, si voltò di nuovo all’interno del locale, vedendo l’uomo entrato prima rilassarsi su una panca imbottita in un angolo isolato, mentre fissava un plico di fogli e la grossa tazza di caffè sul tavolo, tenendo in mano una penna. Ludwig sorrise: uno scrittore, probabilmente, alla ricerca di un’ispirazione in un posto tranquillo e poetico come quello.

All’improvviso, un singolare rumore giunse alle sue orecchie, molto ovattato. Guardò ancora alla finestra, scorgendo in lontananza una figura che si avvicinava correndo, avvolta in una lunga giacca e in equilibrio precario sui tacchi degli stivaletti. Se la vedeva già, inciampare in un sampietrino che lastricava la calle e cadere a viso in avanti sul suolo. Germania si augurò con tutto il cuore che non accadesse e che non si rovinasse il bel nasino all’insù che le donava tantissimo.

Ciò non avvenne e Margherita riuscì persino a frenare in tempo affinché non si schiantasse contro la porta di vetro a spinta del bar. Entrò, trafelata e col fiatone, sotto lo sguardo incuriosito di tutti i presenti « Scusa il ritardo, Doitsu! » sussurrò appena entrata, rivolta a Ludwig, nel silenzio basito più totale.

Un verso di sorpresa giunse da dietro il bancone: il barista guardava Italia con un’espressione stupita e raggiante, che gli illuminava gli occhi castani « Margherita! Quanto tempo! Come mai da queste parti? » chiese il ragazzo, in un tono talmente confidenziale e leggero che fece stringere i denti al tedesco.

Sentendosi chiamata con tanto trasporto, Nord Italia girò lo sguardo verso il piano bar, completamente dimentica del suo invitato.

Quando, dopo neanche un secondo, lo riconobbe, un luminoso e rilassato sorriso si stirò sul volto della ragazza, prima di avvicinarsi al barista, tendendo le braccia al di sopra del bancone, cercando un abbraccio che non tardò ad arrivare « Matteo! È vero, è tantissimo che non ci si vede. Sono venuta  a bere il caffè più buono di tutta Venezia! » disse ridendo lievemente, stampando due baci calorosi e, a detta di Germania, troppo vicini alle labbra del giovane.

Distolse lo sguardo, ricolmo di quella che non avrebbe mai ammesso fosse gelosia e cercando di concentrarsi il più possibile sulle note della canzone, ma capendo a stento le frasi.
 

Cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente?
Sei tu che vuoi o in fin dei conti non ti frega niente.
 

Tornò a guardare di fronte a sé solo quando sentì l’altra sedia del suo tavolo spostarsi. Lo sguardo del tedesco andò subito a cercare gli occhi ambrati del Settentrione. Erano meravigliosi come sempre. O quasi. In quel momento, nonostante il fondotinta cercasse di coprirli, erano visibili delle occhiaie e dei segni di stanchezza.

« Ciao Doitsu » disse lieve e provato, un tono completamente diverso da quello di prima, e Ludwig fu quasi sicuro che la voce usata precedentemente per salutare quel “Matteo” fosse completamente falsa.

« Ciao, Italien, sembri stanca, cosa succede? E perché mi hai chiamato qui? » chiese serio, non riuscendo, però, a nascondere una vena di preoccupazione.

Italia scosse piano la testa, con un sorriso tirato « Scusa, ma ho passato la notte a rileggere di molto tempo fa … quando ancora era ammirata con rispetto a tutti … quando tu non eri ancora nato, Ludi! » disse, con una calma risatina.

Tutto quel comportamento di circostanza cominciava ad infastidire Ludwig, nonostante avesse sollevato un angolo della bocca al pensiero che, era vero, Margherita fosse una Nazione più antica di lui, eppure, in quel momento, appariva incredibilmente fragile.

« Perché mi hai chiamato qui? » ripeté, domandandosi seriamente perché lo avesse chiamato in quel locale e non in una sala riunioni di Venezia, loro che ne avevano tutto il diritto.

Italia lo fissò con uno sguardo penetrante, senza dire una parola una parola « Perché volevo vederti » rispose, semplice e seria.

Il tedesco aprì un attimo la bocca per la sorpresa, prima di richiuderla subito e irritarsi. Chiuse gli occhi, cercando in ogni modo di contenere la rabbia e l’imbarazzo che quella risposta gli aveva causato « Per questo? Solo per questo? Non potevi aspettare il prossimo meeting? » domandò, riaprendo gli occhi e vedendo che l’italiana aveva la testa bassa, con la frangia che le copriva gli occhi.

Il teutonico si sentì subito in colpa per essere stato così insensibile. Non era insoliti capricci del genere da parte dell’italiana, ma era chiaro che, in quel frangente, non fosse solo una mera voglia infantile.

« Non è solo questo, vero, Margherita? Perché mi hai voluto qui? » domandò ancora.
Chiamata in causa, la ragazza sollevò il volta, mostrando le iridi ambrate coperte da un sottile velo di lacrime « D-Doitsu! » mormorò talmente piano che sembrava che il sussurro dovesse essere coperto dalla melodia della canzone che ancora continuava.
 

Ti brucerai, piccola stella senza cielo.
Ti mostrerai, ci incanteremo mentre scoppi in volo.
Ti scioglierai, dietro una scia, un soffio, un velo.
Ti staccherai, perché ti tiene su soltanto un filo, sai.
 

Allarmato, Germania chiese « Cosa succede, Margherita? ». Per quanto fosse facile che l’italiana, così come trovava sempre un motivo per sorridere, trovasse un motivo per piangere, non era mai accaduto che versasse lacrime senza un’apparente ragione. Cercò di mascherarle non appena il giovane barista le portò una tazzina di caffè, dicendo che offriva lui. Il Settentrione gli sorrise, per poi smettere non appena il ragazzo si allontanò, tornando a fissare il tedesco.

« Non credo affatto che tu non l’abbia intuito: sai cosa sta succedendo ad America in questo periodo? » e Germania capì immediatamente.

Lo sentiva già da tempo, dentro di sé, una strana sensazione, come di lieve spossatezza e stanchezza. L’aveva già sentita, in passato, e in modo ancora più chiaro e potente. E poi non era possibile non sapere cosa stava succedendo oltre oceano ad Alfred. E sapeva anche, che quel problema sarebbe arrivato anche da loro in Europa. Ludwig stava prendendo già tutte le precauzioni per combatterlo, si sentiva pronto, ma non era detto che fosse la stessa cosa anche per Italia.

Forse, lei, quel peso nel petto, lo sentiva molto più acuto e, sempre forse, lei non era preparata ad affrontarlo. Probabilmente, erano notti che la giovane rimuginava su quell’argomento, cercando in tutti i modi una soluzione e non trovandola.

Sospirò « Dimmi cosa vuoi, Italien. Sono disposto a darti tutto ciò che ti serve … »

Come risvegliatasi da una trance al suono di quelle parole, con un spasmo, Margherita guardò Ludwig come se fosse pazzo. Allungò il braccio, come per fermarlo,  guardandolo dritto negli occhi con inconcepibile dolcezza « Per questa ragione ti ho chiamato qui: non voglio il tuo aiuto, né quello di nessun altro » fece, decisa.

Questa rivelazione tolse il fiato al teutonico. Cosa significava? Glielo chiese.

« Significa quello che ho detto. Non ho bisogno di aiuto. Non so cosa mi si prospetta davanti, ma voglio provare ad uscirne da sola. Sarà difficile, ma credo di aver affrontato situazioni ben peggiori »

« Non dire stupidaggini, Margherita! So perfettamente in che situazione versi e non starò fermo a guardare! Sappiamo entrambi che non ne uscirai bene, oppure non ne uscirai affatto. Andiamo! Farcela da sola? Sono solo favole, Italien … » le sputò praticamente la realtà in faccia, non per cattiveria, ma come precauzione, preoccupato che la sua cara italiana prendesse la faccenda sottogamba, quando quello era il peggior momento per scherzare.

La guardò, intuendo che fosse ormai sul limite di un pianto a dirotto. Invece, le lacrime uscirono silenziose, quasi vergognose di essere viste.

« Non credi che io sappia meglio di te in che guaio mi troverò? Ma io ti sto chiedendo lo stesso di non farlo! Io, come te, sono una Nazione, rappresento il mio popolo, non i miei politici. Loro mi danno ordini a cui non mi posso sottrarre nonostante io non voglia ubbidire. Loro comandano e pretendono che io non mi tiri indietro, mentre pensano solamente ai loro interessi. So perfettamente che mi ritroverò sull’orlo di un baratro, ma non voglio trascinare giù anche te nel tentativo di salvare me stessa. Il popolo italiano è forte e testardo, sono certa che riuscirà a sollevarsi anche dopo questa caduta. Sono sicura che è tutto possibile … » esclamò, con gli occhi pieni di sicurezza e speranza, nonostante fossero sommersi di calde lacrime.

Un silenzio pesante e stupefatto accolse quella dichiarazione, tanto che ha riempirlo furono solo le strofe di un’ennesima canzone italiana, che, a giudicare dalla voce, doveva essere del medesimo cantante della precedente.
 

Le donne lo sanno che niente è perduto,
che il cielo è leggero, però non è vuoto.
Le donne lo sanno, le donne lo han sempre saputo.
 

Sorrise mentalmente, Ludwig, nel riconoscere approssimativamente quelle parole in italiano e trovandole abbastanza adatte a quella situazione. Lo stupore e l’imbarazzo presero possesso del suo volto non appena vide Nord Italia alzarsi dalla propria sedia per sedersi sulle sue ginocchia e posare la testa nel suo incavo tra il collo e la spalla. Sentiva la propria pelle bagnarsi delle lacrime della ragazza.

Rimasero in silenzio così per un po’, incuranti entrambi delle occhiate infastidite del barista e degli sguardi di sorpresa dell’altro cliente. Il tedesco strinse in un abbraccio Italia, guardando fuori dalla finestra la candida luna, che si stagliava quasi maestosa nel cielo cobalto, e sussurrandole una promessa all’orecchio « Va bene, ma, se ti dovessi trovare in difficoltà, chiedi aiuto. Faremo il possibile per aiutarti … » prima di darle un lieve bacio sulla tempia, cercando di nascondere il suo imbarazzo.

« Sarebbero coloro che mi comandano che chiederanno il vostro aiuto … ma, comunque, grazie … » mormorò di rimando.

Poi sbadigliò « Sono così stanca » Ludwig sorrise « Allora dormi » la invitò « Guten Nacht, Doitsu » sibilò con tono scherzoso in tedesco, chiudendo gli occhi ambrati « Buonanotte, Italia » gli rispose tranquillo di rimando, stringendola di più a sé.

« Ehm, Doitsu? » chiese poi, ormai abbandonata contro il petto del germanico « Sì, Margherita? » disse, per far segno che stava ascoltando, anche se fissava l’uomo qualche tavolo più in là che scriveva alacremente sui fogli « Ti va di venire a casa mia? Non ho voglia di dormire da sola » quella richiesta fece avvampare di rosso acceso le gote dell’imbarazzatissima Nazione teutonica.

Quell’invito era stato fatto con tutta la dolce e la posatezza possibili: nemmeno un essere con un cuore di ghiaccio e pietra avrebbe potuto rifiutare « S-sì, v-va bene, Italien » balbettò in preda all’imbarazzo. Sentì la Nazione mediterranea sorridere contro il suo collo.

Cercò di evitare di pensare, prima del dovuto, a cosa sarebbe successo tra le mura della casa di Nord Italia. Focalizzò la sua mente sulle note di un’altra canzone dello stesso cantante di quelle prima.
 

Certe notti, se sei fortunato, bussi alla porta di chi è come te.
C’è la notte che ti tiene tra le sue tette, un po’mamma, un po’porca com’è.
Quelle notti da farci l’amore, fin quando fa male, fin quando ce n’è.
 

Non che aiutassero molto.
Prima però che entrambi potessero alzarsi, un trambusto di sedie spostate, di passi sul pavimento e di scampanellio di porte aperte attirò vivamente l’attenzione dei due Paesi: l’altro cliente se ne era andato.

Germania sospirò, quasi sollevato « Finalmente se ne è andato! Ho avuto l’impressione che continuasse a fissarci tutto il tempo! »
« O no! Che peccato! Non mi ero minimamente accora che fosse lui, altrimenti gli avrei chiesto l’autografo! » mormorò Margherita dispiaciuta, sotto lo sguardo stupito e incuriosito di Ludwig, che non capiva il perché di quella affermazione.
 


… Qualche mese dopo …
 
Germania si sveglio con il sole di febbraio italiano che entrava da una finestra e con una voce confusa e gracchiante che gli parlava nelle orecchie: Margherita si era palesemente dimenticata un’altra volta di chiudere le imposte e spegnere bene la radio.

Sospirò, non particolarmente infastidito. Non poteva esserlo quando Margherita, ancora addormentata, era appoggiata, completamente nuda, a lui, altrettanto svestito.

I ricordi dell’ennesima notte passata insieme gli fecero spuntare un genuino sorriso sulle labbra ed un naturale imbarazzo sugli zigomi.

Però le parole distorti dei dj della stazione radiofonica non riusciva proprio a sentirli. Si alzò lentamente, cercando di non svegliare la sua amante, lanciandole uno sguardo colmo di tenerezza e sostenimento.

Interamente nudo, come la natura lo aveva creato, si diresse verso lo stereo, cercando di sintonizzarlo meglio. Le voci dei conduttori si fecero più nitide « … tratta dal suo ultimo album! »

Cominciò una canzone: le lievi note riempivano calme l’aria della stanza. Poi, una voce a lui conosciuta, per quanto quasi dimenticata, si levò dalle casse, librandosi in aria.
 

[…]
Buonanotte all’Italia, deve un po’ riposare,
tanto, a fare la guardia, c’è un bel pezzo di mare.
[…]
Buonanotte all’Italia, che c’ha il suo bel da fare:
tutti i libri di storia, non la fanno dormire.
[…]
Come se gli angeli fossero lì,
a dire che, sì, è tutto possibile
come se i diavoli stessero un po’
a dire che, no, che son tutte favole.
 

Guardò la radio come se si trattasse di un fantasma.
Quello poteva spiegare molte cose.

 

La tana del Lupo:
io non ho la minima idea di come sia venuta questa fiction. Ho ascoltato le canzoni e mi è venuta questa ispirazione. Ho controllato il regolamento del sito e c’è scritto che non si possono fare fan fiction su personaggi italiano o operanti in ambito italiano se non per brevi citazioni. Si può considerare questa una breve citazione oppure ho sforato con il permesso? Non ne ho idea, se voi lo sapete, non trattenetevi dal dirlo apertamente e cancellerò immediatamente la storia. Questa è anche la mia prima Song-fic. Non mi sembra di aver trovato regole che vietassero di usare più canzoni, ma se non è lecito farlo, vale lo stesso discorso di prima. Ovviamente le canzoni “Piccola stella senza cielo” “Le donne lo sanno” “Certe notti” e “Buonanotte all’Italia” non mi appartengono! Tutti i testi appartengono al cantautore italiano Luciano Ligabue che ne detiene tutti i diritti! Questa storia non è stata scritta a scopo do lucro.
Lo so che è un po' improbabile la storia di Italia che non chiede aiuto, ma che siano i suoi politici a farlo, ma la storia mi è venuta in mente così. Inoltre, da come si è potuto intuire, questa one-shot tratta, anche se non nominata, della crisi che sta attraversando in questo momento l’Italia. Ho messo la nota “tematiche delicate”, spero vivamente che ciò non urti la sensibilità di alcun lettore.
Se, dopo questa sequenza infinita di chiarimenti, questa storia resta in vita, ricordo che lasciare anche un piccolo commento, anche semplicemente per dirmi che mi devo dare all’ippica, non causa morte prematura.
Baci. Lupus_in_fabula.
  
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