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Autore: report    24/11/2008    6 recensioni
Amare lui era il mio peccato e per ogni peccato c'è una punizione. Adesso dovevo spere quale era la mia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il mio più grande errore è stato anche il mio più grande desiderio.
Aver fatto quello che ho fatto, mi ha riempito il cuore e dilaniato l’anima.
Non avrei dovuto, ma non ho potuto tirarmi indietro.
La mia mente gridava vattene, corri via, fuggi da questo posto, da questa stanza color salmone, da questo letto a baldacchino, da queste lenzuola di seta nera e salvati.
Il mio cuore invece pregava di cedere, di lasciarmi andare. Di sentire sulla pelle il freddo del muro, di percepire sul mio corpo lo sfruscire delle lenzuola e alla fine come sempre, ho ceduto a lui.
Lì, ho amato e sono stata amata, ma da codarda quale sono alla fine sono fuggita.
Dopo i baci e le carezze, dopo i sussirri e i fremii, alle prime luci del sole, come il più meschino dei mostri, come un ladro di sensi, sono fuggita.
Mi sono librata in mezzo alla luce, sparendo come nebbia, abbandonando lui, abbandonando tutto.
Non avrei dovuto farlo.
Lui che sta con la mia migliore amica.
Lui che dice di amarla, ma che con me è altro. Con me sente sensazioni mai provate. Lei forse è amore, ma io sono il grande amore.
Tempi sbagliati, persone sbagliate. Il destino è così befferdo.
È mio il viso che sogna chiudendo gli occhi e il primo a cui pensa la mattina. Sono io e non lei che vorrebbe accanto, ma come me è un codardo.
Teme di ferirla, che il nostro amore produca in lei solchi così profondi da ucciderla e allora tra i due codardi io pongo la parola fine.

Quella mattina uscita da quel palazzo fatto di vetro e cemento, riflessa in una vetrina prendo la mia più grande decisine. Perché soffrire in tre? Perché negarci una vita felice. Io sparirò.
Lontani, lui riscoprirà l’amore per lei e lei, la mia amica vivrà serena il suo amore e io…. Io…. Lontano forse dimenticherò i suoi occhi color del grano maturo e i suoi lunghi capelli simili alla luna e forse un giorno non mi sveglierò con le lacrime agli occhi e un peso nel cuore che mi opprime l’anima.
Schiocca ragazzina.
Ecco cosa sono, cosa credevo di fare non lo so. Ma adesso il destino beffardo mi riporta ancora in questa città e mentre lo penso sorrido.
Riporta! Infondo questa è casa mia. Qui sono cresciuta con mia madre e mio fratello. Qui nella scuola ho incontrato i miei amici e poi con l’avanzare della vita, le nostre esistenze si sono sempre più unite. Prima o poi dovevo tornare, ma adesso, mentre osservo dal finestrino della macchina aziendale, mi rendo conto che l’anno di lontananza non è servito molto.
Il mio cuore ancora freme per ogni ricordo.
Chiudo gli occhi, sperando di riuscire a risolvere il tutto in una settimana, di riuscire a partire senza vedere nessuno perché non sopporterei di saperli felici.
Non sopporterei di vederli sorridenti, mano nella mano. Il solo pensiero che forse si sono sposati mi colpisce come un treno… e se ci fosse anche un figlio…. Non voglio sapere, non voglio vedere nessuno.
Scendo dall’auto e ritiro le valige osservando in alto. L’albergo è molto bello e lussuoso, almeno qui starò in pace.
Mia madre per giorni, dopo aver saputo del mio arrivo mi ha pregato di stare da lei, ma io ho detto di No. Perfino la mia camera è piena di ricordi di una vita fa.
Lancio le valige sul letto ed esco fuori, sul terrazzo, lo spettacolo toglie il fiato. Respiro a fondo e inizio subito il lavoro. Enormi quantità di fogli mi attendono.
Alle sei decido di scendere nella hall, prenderò un aperitivo nell’ attesa della cena. Nella grande sala i tavoli sono ancora vuoti, ma il bar è pieno, mi siedo e ordino qualcosa di non alcolico, meglio non stramazzare a terra il primo giorno di permanenza lì. Osservo un po’ i clienti e vedo un sacco di coppiette felici e mi rammarico infondo, in questo anno lontana di non aver trovato nessuno.
Non che non ci siano state le occasioni, anzi ho rifiutato un sacco d’inviti né che io sia una cozza, ma…… scuoto la testa e notando l’ambiente riempirsi, mi siedo al mio tavolo e mi gusto una deliziosa cena che rallegra molto almeno il mio stomaco.
Alle 21:30 decido di rientrare in stanza, mi avvio verso l’ascensore e quando le porte s’aprono entro, mentre queste si richiudono per il mio comando di piano, sento una voce.
“Aspetti… fermi l’ascensore!” mi volto, quando le porte si stanno per chiudere e blocco la mia mano che istintivamente aveva cercato di riaprirle.
Immobile la osservo.
I lunghi capelli castani, legati in una coda, gli occhi scuri, fieri e sicuri come sempre e quell’aria sbarazzina che la fanno sembrare un po’ un maschiaccio.
Sango è lì davanti a me.
Non dico una parola, ma sento il mio nome sussurrato da lei e lo scatto per fermare le porte che fortunatamente però si chiudono immediatamente.
Quando si riaprono, all’ultimo piano io sono ancora immobile.
Un tizio che vorrebbe volentieri scendere, mi strattona per un braccio “signorina si sente bene?” chiede fissandomi come se fossi pazza e io mi sveglio “Io… sì… scusi!” esco ed entrando in camera mi dirigo al telefono. Chiamo la direzione con un ordine ben preciso, se qualcuno fosse venuto a chiedere di me non avrebbero mai dovuto dare il nome della mia camera né cercarmi per telefono.
Com’è possibile una coincidenza del genere?
Perché il destino si accanisce così?
Se lei era lì… c’era anche lui?




Per tutta la notte, non riesco a dormire. Penso a lei, penso a lui, penso a me.
Rivederla mi ha terrorizzato. Lei è la mia migliore amica. Colei ha cui ho sempre confidato le mie pene tranne una.
Colei cui chiamavo, quando il peso sul cuore era troppo forte, tranne uno.
Lei che di notte mi chiamava tenendomi al telefono per ore, raccontandomi quanto era felice e serena mentre e io morivo. Lei che aveva le carezze che volevo. I baci che bramavo. L’uomo che amavo.
Ma non l’ho mai odiata così come non ho mai odiato lui, perché odiavo me stessa. Mi odiavo per quel sentimento che non riuscivo a reprimere e per quel tradimento alla fine consumato.
Ho tradito la fiducia della mia migliore amica e questo non potrò mai perdonarmelo.
Alle sei, getto la spugna.
Mi alzo, inforco tuta e scarpe da ginnastica e con il primo sole di giugno, corro nel prato.
Di corsa, ripercorro le strade della mia infanzia e quando ormai i miei polmoni gridano vendetta, mi fermo nel parco vicino casa mia, forse in carenza d’ossigeno, potrei andare da mia madre per una bella bomboletta, accidenti ho un po’ esagerato….. Aria!!!
Mi siedo sotto un albero, all’ombra e sento il sudore colarmi sulla schiena mentre il mio respiro forse si sta regolarizzando.
Osservo il prato e il lago davanti a me e noto da lontano, due figure immobili, adagiate alla sponda opposta.
Per un po’ lascio perdere, ma poi vedo i capelli volare nel vento e non posso non riconoscerlo.
“Inuyasha!” sussurro al vento e lo vedo immobile, appoggiato alla staccionata con accanto Sango.
Allora è una maledizione!
Li vedo parlottare e vedo lei adagiare una mano sulla sua mano mentre un groppo mi sale in gola.
Questo ritorno si sta trasformando nell’incubo che temevo.
Forse è questa la mia punizione, vederli insieme, vederli felici così che io mi possa rassegnare. Così che capisca che non ho mai avuto speranze.
Mi alzo e avanzo verso la riva, fino al limite della staccionata e lì, immobile, con le mani lungo i fianchi li osservo finché Sango non alza la testa e mi vede.
Per un po’ mi fissa, poi richiama l’attenzione d’Inuyasha che schizza in avanti il volto e anche da quella distanza, le gemme dei suoi occhi mi colpiscono.
“Kagome!” urla mentre io arretro e scappo via.

Corro velocemente. Attraverso una strada e sento la frenata della macchina, solo allora mi rendo conto di essere in mezzo alla tangenziale. Mi guardo intorno, mentre l‘automobilista mi urla contro e salgo sul marciapiede. Mi adagio al muro e sento le lacrime solcarmi il volto. Come un automa, continuo a camminare, per poi ritrovarmi in un piccolo piazzale ornato da una struttura orribile a cui non so dare un nome e mi siedo lì, da sola e statica

Affondando la testa tra le mani, mi rendo conto che sono rimasta per un anno in attesa di questo. Dovevo sapere se essermene andata aveva risolto tutto ed è stato così. Dovevo vederlo con i miei occhi. Dovevo toccare con mano la solitudine e la sconfitta e rendermi conto che la mia vita effettivamente è finita un anno fa. In questo tempo trascorso lontano non ho vissuto, ma sono sopravvissuta. Stancamente mi sono trascinata avanti, ma adesso, il peso è troppo forte.
Tutto è finito, ma prima di allora devo fare una cosa.

Torno in albergo e mi faccio una doccia bollente. Sento la pelle scaldarsi sotto il getto e diventare rossa, mi vesto e con indosso un paio di jeans e una maglietta grigia con un buffo animaletto sul davanti, mi dirigo in un posto ben preciso.

Osservo da fuori il locale, non è cambiato molto, solo i colori dei muri che prima erano bianchi, adesso sono rossi. Entro e spero di avere ragione e, infatti, in uno dei tavoli all’aperto, li vedo.
Tutti sono lì. I miei mici, la mia vera famiglia, coloro che ho amato di più al mondo sono lì davanti a me.
Loro… forse adesso mi odiano tutti o semplicemente sono diventata un ricordo nella loro mente, un puntini nei loro ricordi.
Scopriamolo.
Avanzo, ma prima che possa dire una parola una voce mi fa sussultare “NON CI POSSO CREDERE!” urla e io mi volto, specchiandomi in due occhi blu di mia conoscenza “Koga!” esclamo felice e lui mi abbraccia “la fuggitiva è riapparsa!” declama in modo strafottente, ma la sua stretta è sincera, così rispondo all’abbraccio.
“Ragazzi avete visto che sorpresa?” e afferrandomi per le spalle, mi volta verso gli altri che si alzano dalle sedie e mi fissano.
Gli sento tutti addosso.
Uno sguardo scuro, uno color del sole e una come il mare.
Sorrido e quando risento la sua voce, le mie gambe tremano “Kagome!” sussurra per poi abbracciarmi e io in quell’abbraccio perdo la mia vita stessa.
Risento di nuovo il suo profumo e quel calore che tanto mi era mancato.
Poi è il turno di Miroku, che mi abbraccia stritolandomi a se e alla fine Sango “Kagome sono così felice di vederti!” e quando si stacca noto i suoi occhi lucidi.
Mi faccio forza e continuo il mio piano “già, sono contenta anche io di vedervi. Anzi Sango scusa per ieri ma… ti ho vista ma non ti ho vista, credo colpa del fuso orario!” lei mi scruta poco convinta “Oh… e stamani al lago?” ingoio “Al lago? Non ti ho visto!”
“Sei sicura? Inuyasha ti ha anche chiamato! Ti ho visto correre via” e mentre lo dice, gli sfiora un braccio “No… davvero non ti ho visto… scusa! Ero uscita per una corsetta” e guardo anche lui che però è impassibile.
Lui mi odia, so che averlo lasciato da solo, in quella stanza con quello stupido biglietto in cui avevo solo scritto perdonami è stata una cattiveria.
“Ti trovo bene Kagome sai?” e io annuisco “Trovo bene anche te Inuyasha”
Sango mi si avvicina “Kagome, mi vuoi spiegare perché un anno fa sei sparita nel nulla?” e tremo a quella domanda, guardo di nascosto Inuyasha che apre la bocca ma poi la richiude “io… scusa Sango so che sono stata una pessima amica, ma avevo bisogno di tagliare con la mia vecchia vita. Qui… mi sentivo in gabbia e quando ho avuto quell’offerta su due piedi l’ho presa al volo!” e credo di aver spiegato tutto, ma lei mi urla contro “e non potevi farmi neanche e una telefonata? Dio Kagome è passato un anno! Eri la mia migliore amica, avevo bisogno di te, potevo aiutarti io!” e abbasso la testa “No non avresti potuto. Mi dispiace Sango, ma la vita va così, forse era destino che le nostre si dividessero!” e appena lo dico, lei arretra “Ma…” sussurra e Inuyasha avanza “Quello che hai fatto non ha scuse Kagome. Siamo felici di vederti, ma questo non cancella il tuo abbandono. Sparire così senza una parola, una spiegazione. Sei scappata!” e enfatizza l’ultima parola, perché adesso non parla continuando il discorso di Sango, ma parla per se stesso “lo so! Sono scappata, ma adesso non fuggirò più, credo che di essere giunta al capolinea!” avanzo e bacio Miroku su una guancia “Grazie per non aver detto nulla! Mi sei mancato anche tu sai? Le tue battute terribili erano una toccasana per l‘allegria” e lui annuisce “Potremo recuperare no? Sono sicuro che torneremo amici come prima Kagome, basterà sederci ad un tavolo e parlare un pò” scuoto la testa “non resterò. Questo è un addio, volevo solo darvelo di persona, questa volta non volevo scappare. La mia vita non è più qui. Non ho più niente qui!”
Abbraccio una sconvolta Sango e poi mi volto verso Inuyasha. Lo bacio su una guancia, assaporando per l’ultima volta la sua pelle e mi avvicino al suo orecchio “Sono contenta comunque di non averti rovinato la vita. Siete così belli insieme!” e prima che lui possa rispondere, scappo via sotto lo sguardo sbigottito di Koga.





La vedo correre via senza che io riesca a muovere un muscolo.
Lei è tornata, dopo un anno in cui ho perso le sue tracce, era di nuovo lì davanti a me e poi è scappata un’altra volta.
L’ho stretta di nuovo a me, solo per un secondo, ma è bastato per riaccendere in me tutti i ricordi, tutto l’amore che provo per le.
L’amore che sento per Kagome, credo sia stata l’unica costante di quest’anno.
Ho cambiato molte cose, anzi quasi tutte, ma non l’amore che lei mi ha lasciato.
Quel giorno, quando svegliatomi non l’ho più trovata, sapevo che era andata via ancora prima di trovare quello stupido biglietto, solo che speravo che non avrebbe lasciato addirittura la città.
Rimasi in attesa di un suo ritorno per tre giorni, poi sua madre mi confermò la sua partenza. Avrei potuto tornare alla mia vita, alla mia menzogna, ma non sarebbe stato giusto.
Il fidanzamento tra me e Sango era sbagliato dall’inizio. Credevo di amarla, ma dopo Kagome le cose sono cambiate, dopo essermi accorto che i sentimenti che provavo per lei erano più forti, dovevo decidermi a crescere.
Avevo lasciato Sango, senza però dirgli di me e Kagome, evitando così di farle più male, ma lei non se ne dispiaccio troppo. Come me, con il tempo aveva capito che il nostro non era vero amore e da come poi sono andate le cose per lei è stato un bene. Adesso è felice, veramente felice con accanto un uomo che ama solo lei.
Io… da allora sono solo, sperando nel suo ritorno, ma adesso che ciò è successo, mi trovo come spoglio. Lei era fredda, strana, quasi distaccata.
Che mi abbia dimenticato?
Che si sia rifatta una vita lontano da me?
Lascio Sango e Miroku e torno verso casa con mille pensieri nella testa e poche certezze, solo che io amo lei, ma che lei… forse non mi ama più anche se… quelle frasi all’orecchio… che creda che io stia ancora con Sango?
Le darò un paio di giorni e poi andrò all’albergo indicatomi da Sango a parlargli, forse da soli potremo chiarirci un po’ di più
Il giorno dopo il telefono mi sveglia alle otto, quando rispondo riconosco la voce di Sango e il tono non mi piace.
“Inuyasha svegliati!” mi urla e io schizzo seduto sul letto “Sango stai bene?” chiedo preoccupato “Io sì, ma mi ha chiamato la madre di Kagome, dice che non riesce a rintracciarla. Ha provato anche in albergo, ma gli hanno detto che non rientra da ieri! Inuyasha dove sarà? Non può essere partita, la sua roba è tutta lì! E inuyasha hai guardato fuori?” mi alzo “No ero ancora a letto perché? No lascia perdere, voi andate all’albergo, vi raggiungo lì!”
Mi alzo tiro su la serranda, notando all’esterno dei rumori decisamente strani. Quando il vetro si libera, sobbalzo all’indietro. Fuori sembra la fine del mondo. Siamo a giungo, ma la tempesta che si sta abbattendo adesso è pienamente invernale. Osservo la pioggia cadere incessante e le sferzate di vento sbattere sulla finestra. Guardo meglio e per strada vedo pochissime persone e poco dopo, sotto il mio sguardo sconvolto, un cartellone pubblicitario, si stacca dalla sua base e colpisce in pieno una macchina che passava di lì.
Mi vesto e in mezz’ora sono all’albergo anche se arrivarci è stato arduo. Molte strade sono allagate e ho smesso di contare gli alberi abbattuti quando sono arrivato a trenta. Nella hall vedo la madre di Kagome, avvolta in una sciarpa di seta, Sango e Miroku. Li vado incontro e la donna subito mi afferra le mani “Inuyasha grazie di essere venuto. So che è da un po’ che non avete contatto con Kagome, ma sono preoccupata. Non è da lei non avvertirmi. Anche un anno fa, quando partì fui l’unica a cui lo disse, ma adesso…. Sembra sparita nel nulla e con quello che c‘è fuori sono preoccupata” chiamo il portiere e spiegandoli la situazione ci facciamo aprire la stanza. Dentro lei non c’è, ma come ha detto Sango , la sua roba è tutta lì. Mi guardo un po’ in giro e su un tavolo trovo il suo passaporto, il cellulare e un piccolo foglietto piegato in due, con sopra la scritta mamma.
L’afferro e lo porgo alla madre “è per lei, forse la spiegazione è lì!” lei afferra il foglietto e mi aspetto il suo sospiro rassicurato, ma lei si lascia andare sul letto scoppiando a piangere.
Sango mi fissa preoccupata e Miroku afferra il biglietto leggendolo ad alta voce.
“Scusa mamma se sono una figlia così terribile. So che ti ho dato un sacco di problemi. So che andandomene senza un perché, un anno fa ti ho fatto soffrire, ma se fossi rimasta, sarei morta. Il mio cuore aveva scelto la persona sbagliata e fuggire era l’unica soluzione. Solo… mi sbagliavo mamma, non posso fuggire da me stessa e io lo amo ancora. C’ ho provato, te lo giuro, a ridere di nuovo, ad amare di nuovo, cercare un senso nella mia vuota e triste vita, ma vederli di nuovo insieme per me è troppo. Loro sono andati avanti con la loro vita ed è giusto così. Amare Inuyasha è stato il mio peccato e per ogni peccato c‘è una punizione. Loro vivranno bene anche senza di me e tu… perdonami se puoi. So che avresti voluto aiutarmi, ma nessuno può aiutarmi. Forse andarmene per sempre, cancellare questa città mi aiuterà. Ti voglio bene, la tua Kagome”.
Osservo Miroku sconvolto, questa è una lettera d’addio. Vedo Sango guardare prima la madre di Kagome e poi me e adesso colpevole.
“Cosa…” sussurra “Sango…. Scusa!” dico abbassando la testa e lei avanza “Lei ti amava?” annuisco “è per questo che se né andata? È per… per me!”
“Sango no!”
“Lei credeva di farmi del male vero? Amandoti credeva di tradirmi… lei… era la mia migliore amica e io non ho capito nulla! Come ho fatto?” urla e mi colpisce con i piccoli pugni sul petto “Perché non me lo hai detto? Perché non hai detto la verità? Io… non avrei odiato nessuno dei due! Avrei potuto cercarla, gli avrei spiegato tutto e adesso sarebbe qui” e poi scoppia a piangere tra le mie braccia “Scusa Sango, credevamo di far bene, io… sono stato un codardo… ma pensavo che lei… non so cosa pensavo!” poi una consapevolezza s’impadronisce di me “Ma adesso lei dov’è?” e vedo la madre afferrare il telefono e chiamare la polizia.
La madre si avvicina subito al telefono, ma quando la sento parlare, afferro la cornetta urlando come un pazzo. “Come non potete cercarla? Lei non capisce deve essere fuori da sola! Si rende conto dell’inferno che c’è? Sì capisco che ci sono innumerevoli chiamate, ma…. Lasci perdere!” attacco e fisso Miroku che annuisce “Voi restate qui, dovesse tornare almeno sareste al sicuro, io e Miroku usciremo a cercarla!” e osservo Sango abbracciare suo marito “Stai attento, e Miroku… trovala!” lui annuisce e poco dopo siamo di nuovo in mezzo alla tempesta.
Entro in macchina, ma questa viene quasi dondolata dalle raffiche di vento.
Non so dove andare, dove cercarla.
Miroku mi osserva, capendo la mia ansia “ok Inuyasha meditiamo. Non è in albergo e di sicuro non sarà a casa. Se è fuori, sfortunatamente deve esserci da prima dell’arrivo della tempesta, quindi… da questa notte o…” e lo fisso ad occhi sgranati “da ieri dopo l’incontro al bar!” e la mia preoccupazione sale.
“Può essere, ma se così fosse dove sarebbe potuta andare? Un posto forse per lei caro? Non so un posto a cui doveva dire addio?” e appena lo dice il mio cuore accelera. Non può essere andata là. Non lì… è già pericolante di suo, ma con questo tempo…
Accendo la macchina e inizio a guidare “Inuyasha dove stai andiamo?
“Miroku… quando… quando volevamo vederci io e Kagome usavamo una veccia casa abbandonata vicino alla foce del fiume… era fatiscente, ma… forse è lì!” lui annuisce “non abbiamo altre idee, vai, ma fa attenzione, sembra un lago!” ed effettivamente appena volto l’angolo, la strada faccio fatica a chiamarla così. I rami mi costringano ad una gincana perenne e l’acqua ormai fuoriesce dai tombini.
Dopo circa venti minuti siamo davanti alla casa. Adesso nella burrasca fa ancora più paura.



Quando ho detto che volevo andarmene, intendevo dalla città, non dalla terra. Ero venuta qua per dire addio al posto che più mi ha aiutato nell’amare Inuyasha. Quella casa abbandonata in cui ridevamo, scherzavamo e ci abbracciavamo davanti al camino, ma avevo dimenticato il suo stato e appena ho messo piede nella scala che porta al piano superiore questa e crollata trascinandomi fino alla cantina. Adesso non riesco a muovermi, credo di avere una gamba rotta e poi…. È privato l’inferno.
Il tempo è mutato in un secondo, i venti si sono rinforzati e la pioggia ha iniziato a cadere senza fine.
Mi sono raggomitolata in un angolo per il freddo, ma adesso sta entrando. Forse le piogge hanno fatto tracimare il fiume e l’acqua sta avanzando sempre di più.
La cantina si sta riempiendo d’acqua, io non posso salire e non posso nuotare. Sono in trappola.



Scendiamo dalla macchina e affondiamo in almeno dieci centimetri di fango. Il fiume è al limite e in alcuni punti sta tracimando. Avanzo fino alla porta e la trovo aperta. La spalanco e davanti a me non c’è più il pavimento, ma un piccolo fiume d’acqua e fango che ricade in un buco nel pavimento. Miroku avanza lentamente e sento il legno scricchiolare sotto i suoi piedi. Lo seguo e vicino al bordo tremo.
“Kagome? Kagome sei qui?” e il vento ricopre tutti i rumori, tutti ma non uno.
“Sono qui!” urla una voce lontana e mi affaccio nello squarcio “Kagome?” e la vedo rannicchiata in un angolo con l’acqua ormai che le arriva alla vita.
“Inuyasha aiutami!” urla e io annuisco “Ti tireremo fuori a breve, stai calma. Anzi cerca di avvicinarti!” ma lei fa no con la testa “non posso…. Non posso muovermi, credo di avere una gamba rotta!” e fisso preoccupato Miroku che incomincia a cercare qualcosa che possa aiutarci.
“Ok… Kagome cerca comunque di andare più in alto. L’acqua sale!” lei cerca di muoversi ma la vedo piegarsi i due dal dolore.
Poi un funesto scricchiolio mi costringe a voltarmi appena in tempo per vedere Miroku afferrarmi per un braccio e buttarmi a terra.
Una parte del tetto è appena crollata.
“Inuyasha!” sento urlare “stiamo bene!” e faccio per riavvicinarmi, ma la sua voce mi blocca “Andate via!” urla “Non potete fare nulla, rischiate di finire qua sotto anche voi!” corro verso il bordo e m’inginocchio “cosa dici? Non ti lascio qui chiaro!” ma lei sorride “non voglio che vi facciate male per colpa mia. Inuyasha dovete andarvene!”
“NO!” urlo deciso e faccio per dire altro, ma la pedana in cui lei è adagiata cede e lei finisce in acqua “Kagome!” urliamo insieme io e Miroku e allora lo faccio. Mi getto nel vuoto e finisco in acqua.
Riemergo immediatamente e cerco lei. Appena l’afferro per la vita, la trascino verso la parte più alta della stanza e l’adagio sopra un vecchio tavolo.
“Kagome stai bene?”
Annuisce e poi mi si getta addosso “stupido! Non dovevi buttarti adesso sei in trappola anche tu!” e la stacco con forza “e cosa avrei dovuto fare? Lasciarti annegare? Non potrei mai lasciarti Kagome… mai… un anno senza di te mi è stato sufficiente!” e lei mi guada sconvolta “Ma… tu e Sango… voi!” e poi si stringe la gamba “ne riparleremo, adesso fammi vedere” allungo la mano, sollevando il pantalone, ma poi mi blocco. Un pezzo d’osso è fuoriuscito dalla carne, trapassando la stoffa e sta anche perdendo molto sangue.
Osservo Kagome e la vedo tremante e pallida. La perdita di sangue e lo stare a mollo la stanno prosciugando.
“Miroku!” urlo e lui si affaccia “fa qualcosa!” e lui spalanca gli occhi “Ok… ma cosa!”
“Trova una scala, una corda. Kagome non sta bene. Io… non crede resisterà molto, la frattura è esposta e qui fa un freddo cane!”
“Sì… io…!”
“Miroku se non trovi una soluzione dovrai spiegare tu a tua moglie perché siamo morti così e fidati Sango non la prenderà bene!” appena lo dico, sento Kagome afferrarmi per un braccio “moglie?” sussurra e io annuisco “Sai… scappare non è mai la soluzione giusta Kagome. Fossi rimasta avremo trovato una soluzione insieme” e lei abbassa la testa “Io… credevo di fare la cosa giusta. Volevo che tu fossi felice, che Sango fosse felice!”
“Bhè lei lo è, dopo sei mesi dalla tua partenza si sono sposati, io… aspettavo solo te!” e la vedo scoppiare a piangere, adagiandosi contro il mio corpo così che adesso posso sentire che trema come una foglia.
“Miroku!” urlo e lui mi risponde da lontano “Ho un’idea, voi restate fermi. Questa è una vecchia casa, forse ha una rimessa per la legna collegata alla cantina!” e poi non sento più nulla.
Inizio ad innervosirmi anche perché Kagome trema sempre di più e l’acqua continua a salire, tra poco ci arriverà alla vita anche in questo punto. Poi sento dei rumori accanto a me.
“Inuyasha!”
“Miroku!” e stacco Kagome da me e la distendo poco lontano “Dove sei Miroku?”
“Ho trovato la porta, aiutami da dentro!” mi alzo e affondo fino alla gola. Faccio forza e poco dopo il lego marcio cede. Osservo Miroku e l’abbraccio “Sapevo che eri un genio!” lui scrolla le spalle “Muoviti qui tra poco crolla tutto e il fiume si allarga sempre di più!” annuisco e rientrando afferro Kagome. Lei si lamenta “stringi le mani introno al collo, ti porto fuori ok?”
“Va bene e Inuyasha…”
“Cosa?” chiedo immergendola insieme a me “ti ho sempre amato sai?” sorrido e la trascino fuori. Miroku afferra Kagome e la prende in collo, correndo lontano e adagiandola dentro la macchina.
Mi sento un cubetto di ghiaccio, ma avanzo dietro di loro, poi lui si volta verso di me “dobbiamo portarla al pronto soccorso. Subito!” e mi piego verso di lei.
Kagome è immobile, distesa sul sedile posteriore. Trema ad occhio nudo e non riprende conoscenza.
“Oddio!” sussurro e lancio le chiavi Miroku “Vola!”



Apro gli occhi e sento un immerso calore invadermi il corpo. Sono al caldo.
Cerco di muovermi, ma la gamba destra è pesante e quando cerco di mettermi seduta una mano mi rimette giù.
“Signorina ben tornata!” e fisso il volto di una signora sulla mezza età, vestita di bianco.
“Dove sono?”
“In ospedale. Adesso stai bene, non preoccuparti!” annuisco “e i miei amici? Stanno bene?”
“Oh stanno benissimo. Il tuo ragazzo ha fatto il diavolo a quattro appena varcata la soglia del pronto soccorso. Ti teneva in collo come se fossi di cristallo e per mandarlo via ci ho messo un ora, ma era bagnato fradicio!” divento rossa e lei scoppia a ridere mentre esce.
Mi tiro finalmente su e poco dopo la porta si apre e mia madre entra in piena apprensione. Per venti minuti mi stinge se, poi appena esce, Sango varca la soglia.
Con lei lì, mi sento in imbarazzo, ma appena mi stringe e la sento piangere non riesco a trattenere le lacrime.
“Perdonami Kagome!” e appena lo sento, mi stacco fissandola sorpresa “Di cosa Sango? È tutta colpa mia… sei tu che devi perdonarmi… ho fatto una cosa orribile alla mia migliore amica!”
“No! Io ti conosco da una vita e non avevo capito la tua ansia, i tuoi sentimenti. Troppo presa da me, dal mio amore e da… Miroku!” spalanco gli occhi “avevo capito da molto che con Inuyasha non sarebbe durata, che non era lui il mio Lui, ma… se solo avessimo parlato di più, non avremo perso un anno!”
Mi asciugo le lacrime e annuisco “Non potremo recuperare il tempo perso, ma ci proveremo Sango. Mi racconterai il tuo matrimonio e io cercherò di farmi perdonare da voi tutti. Sono stata una vigliacca, ma spero che mi perdonerete!”
La vedo muovere la bocca, ma un’altra voce la sovrasta. “basta con scuse e perdono. Adesso se non ti dispiace vorrei solo un po’ di sereno!” e osservo Inuyasha immobile davanti alla porta. Indossa un orribile casacca verde acqua, datogli credo dall’infermiera, ma anche così è bello da togliere il fiato e lo vedo avanzare mentre Sango esce silenziosamente dalla stanza.
“Stai bene?”
“Mi hai salvato la vita Inuyasha! Grazie!”
“Non ho salvato sola la tua vita, ma anche la mia” e si siede sul letto “Ho una cosa per te!” e mi porge un piccolo foglietto piegato in due. Lo apro e resto sbigottita “L’hai tenuto?” chiedo sorpresa e lui annuisce “Sapevo che saresti tornata da me. Non aspettavo altro e volevo ridartelo per un motivo”
“Quale?”
“La scritta perdonami, ero io che dovevo dirtela. Avrei dovuto essere più forte Kagome. Lottare per noi. Se penso che ieri sera… potevo perderti per sempre!” e mi abbraccia.
Allungo le mani e lo stringo forte a me “mi ami ancora Inuyasha?” e lui risponde senza staccarsi da me “più della mia vita. Tu sei il mio unico grande amore Kagome!” e quando si allontana, i nostri sguardi si perdono. Percepisco i nostri nasi sfiorarsi e quando le labbra si uniscono sento mille brividi invadermi il corpo. Il suo profumo mi inebria la mente, le sue mani che accarezzano la mia schiena mi mandano in estasi. Vorrei stare così per sempre, ma la porta si apre e l’infermiera entra di corsa.
“Scusate piccioncini, ma guardate qui!” apre le tenda e la luce del sole invade la stanza, mostrandoci un cielo azzurro fantastico.
Esce e mentre noi due ancora fissiamo fuori dalla finestra, Inuyasha mi trascina a se “direi che è tornato il sereno Kagome!” annuisco e mi lascio cullare dalle sue braccia “Mi piace il sole, nella nostra vita adesso ci sarà sempre il sole vero?”
Mi sento stendere sul letto e con la gamba ingessata posso muovermi poco “per l’eternità!” sussurra per poi unire di nuovo le nostre labbra in un bacio che adesso, sa di estate.
Forse dopo tutto, il destino non mi odia, adesso posso essere felice anche io.




Ok, mi è venuta così… in un domenica con un sole splendente e tre gradi all’esterno, forse un po’ me mi sono gufata addosso… qui oggi tra poco potremo andare in barca e fa un freddo cane…. -3!!!!1

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