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Autore: Mikiri_Tohoshima    20/01/2015    0 recensioni
La Rivolta delle Formiche è una storia su Jak II, Renegade. La protagonista, Kayla, è una guardia krimzi che vivrà sulla sua pelle la guerra contro le teste di metallo e gli esperimenti all'Eco Oscuro ordinati dal Barone Praxis. Amica di Erol e di Torn, cercherà di combattere contro la politica corotta della sua città, anche se lei e tutti i suoi seguaci per ora non sono altro che formiche, rispetto alla grandezza del Barone.
Genere: Generale, Dark, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo 16

Capitolo 15

 

Aiuto forzato

 

≪Un altro prigioniero morto dopo una sola iniezione. Dopo due giorni d’agonia, abbiamo scoperto che l’eco aveva quasi sostituito il sangue della ragazza. È una sostanza pericolosa. I nostri tecnici non sono ancora riusciti a capire quanto devono usarne. Temiamo che...≫. Riunione straordinaria. La morte di Kai aveva creato molti dubbi nelle menti di coloro che collaboravano al “Programma guerriero Oscuro”. L’unico assente era Erol, che si trovava nella stanza punitiva. ≪Abbiamo cercato di studiarlo, ma senza un saggio dell’eco, o un tecnico particolarmente specializzato, possiamo fare davvero ben poco. Deve permetterci di cercare qualcuno che possa aiutarci. Non possiamo tollerare altre morti inutili.≫. Era Acheron, che parlava. Un tempo, un suo progenitore era stato saggio, lo sapeva da degli scritti trovati in soffitta. ≪I saggi ci sono ancora, basti pensare al saggio Samos, dell’Eco verde...≫. ≪Quello non è altro che un vecchio pazzo che parla con le piante. Un qualsiasi saggio dell’Eco oscuro non collaborerà mai, se scopre che utilizziamo cavie umane... ≫. Il barone si fermò. ≪Quanti saggi ci sono, in città?≫. ≪Per ora... due. Il vecchio Samos e... Signore?≫. ≪Ho deciso. Portateli qui. Voglio che vedano, e che collaborino. Non risparmiatevi.≫. stette per ritirarsi, che Veger lo fermò. ≪Signore, ho una richiesta importante da porle. Si ricorda... del suo rivale, Damas?≫. Il viso del barone prese una smorfia irritata. ≪Signore, ecco... Damas ha un figlio. Ho... sentito dalle mie fonti, che questo bambino ha poteri legati all’eco. Io vorrei chiederle se...≫. ≪Damas è uscito dalla nostra vita quando l’ho esiliato. Devi considerarli come morti. Non posso aiutarti.≫. Veger imprecò tra sé. Doveva avere quel bambino.

 

Al bazar viveva la vecchia Onin, la veggente. Così veniva chiamata, perché, anche se muta e cieca, riusciva a dare buoni consigli, a pagamento e non, a chi li richiedeva. Suo inseparabile compagno era il pappagallo scimmia Pecker, che traduceva i suoi segni magici per comunicare con la gente e decideva i prezzi in base alla simpatia della persona. Era mattino presto, quando una pattuglia di KG, guidate da Acheron, fece irruzione nel piccolo locale. ≪Onin, abbiamo bisogno del suo aiuto per una cosa davvero importante. Se non vuole collaborare, saremo costretti a scortarla al... palazzo con la forza.≫. Pecker tradusse ≪Che cosa desidera il barone da una vecchia veggente? Vuole sapere se il suo regno durerà ancora a lungo?≫. Acheron sbuffò, facendo portare le cose della vecchia su un incrociatore:≪Lo scoprirà quando saremo giunti a destinazione. Per intanto, faccia poche domande e rifletta sulle risposte.≫. 

 

Quando arrivarono alla prigione, Onin percepì qualcosa di strano e lo comunicò al suo servitore. Pecker non si era mai fidato delle KG, e aveva notato che non li stavano portando al palazzo, ma dall’altra parte della città. ≪Signori, non è che vi state sbagliando?≫. cominciò, ma fu fatto tacere bruscamente dalla guardia che guidava l’incrociatore. ≪Siamo arrivati. Il barone vi aspetta qui dentro.≫. mentre venivano scortati dentro, Pecker notò una loro vecchia conoscenza. Il saggio dell’eco Verde. ≪Cosa ci fa lei qui, signore?≫. chiese Pecker. ≪Mi hanno detto che avevano bisogno del mio supporto, anche se sento puzza di bruciato.≫. I due vennero accolti dal barone nel suo ufficio. ≪Salve, Onin e Samos, vi ho convocati perché... ho scoperto di avere bisogno di voi. Di sicuro non sapete cosa... stiamo combinando qui, ma ve lo mostreremo molto presto. Voi avete conoscenze sull’eco che nessuno dei miei tecnici può immaginare. E io... per... avrei bisogno di queste conoscenze.≫. ≪Non potremo aiutarti, se non sappiamo come vorresti utilizzare le nostre conoscenze. ≫ rispose Samos, guardandosi intorno. Poteva approfittare dell’occasione per cercare qualche punto debole nel regno del Barone. ≪D’accordo. Avete ragione. Stiamo facendo degli esperimenti per creare delle nuove armi ad eco, ma non sappiamo, né riusciamo a capire, le quantità di eco che possiamo utilizzare senza che... si distruggano.≫. ≪Eco? Eco di che tipo?≫. ≪Oscuro.≫. Onin alzò la testa, mentre Pecker cercava gli occhi del saggio. Samos non si sarebbe mai immaginato che il barone fosse pazzo fin al punto di utilizzare l’eco oscuro per creare armi. ≪L’eco oscuro è... troppo pericoloso. Non potete utilizzare un altro tipo di eco? L’eco rosso, ad esempio...≫. ≪Non ho detto che voglio utilizzare un altro tipo di eco.≫. il barone alzò la voce, tanto che Onin trasalì. ≪Le nostre... nuove armi sono imperfette. Continuano a distruggersi, poiché non sappiamo che dosi di eco utilizzare. Abbiamo provato a mitigare il contatto con l’eco blu, ma con scarsi risultati.≫. ≪Mi sembra ovvio, unire due tipi di eco che uccidono, farà esplodere più in fretta le vostre armi.≫. mormorò Samos, in modo che solo Onin potesse sentirlo. ≪Ora, due delle mi guardie vi porteranno a vedere le prove. Dopo, potrete esporre le vostre teorie su come migliorare le nostre tecniche.≫.

 

Lungo i corridoio bui della prigione, Samos percepiva sempre più intensamente un senso di oppressione, come se non avrebbe mai più potuto uscire da quel luogo di sofferenza. Le celle, che sfilavano accanto a loro, passo dopo passo, sentiva erano piene di gente che aveva smesso di lottare, di vivere, perfino. ≪Cos’hanno fatto tutte queste persone?≫. chiese alla guardia che lo precedeva. ≪Sono criminali, più o meno comuni. Hanno minacciato alla vita di altre persone, o hanno violato alcune delle leggi imposte dal barone, come attraversare la nuova barriera.≫. Passando davanti all’ultima cella del corridoio, Samos dovette fermarsi. L’oppressione era diventata insopportabile. ≪Signore, si sente bene?≫. gli chiese la guardia. ≪Si... abbastanza...≫. mormorò il saggio. Che cos’era? Cos’era quella sensazione di vuoto, di paura mischiato a dolore? Si avvicinò alla cella, per vedere da chi proveniva quell’aura così... diversa, ma la guardia lo fermò:≪Signore, ci stanno aspettando. Non abbiamo tempo per questo.≫. Samos sospirò, avviandosi dietro la guardia.

 

Quando arrivarono, Samos mormorò qualcosa nell’orecchio a Onin, che annuì. Anche lei aveva percepito quell’aura. Il barone stava parlando con uno dei suoi ufficiali, mentre un’altro guidava la costruzione di una macchina. ≪Secondo Lei è quella una delle armi?≫. chiese Pecker, che capiva la tensione della situazione ed evitava di far battute stupide. ≪No... temo che sia qualcosa di molto peggio.≫.

 

Il molto peggio apparve sotto forma di un giovane. Un ragazzino biondo, con lo sguardo perso. Samos rabbrividì, cercando di non pensare a cosa sarebbe servito. Il barone si avvicinò:≪Adesso, vedrete il collaudo della nostra nuova macchina. È molto importante, per la... creazione dell’arma.≫. il ragazzo venne legato su una sedia che si trovava sotto la macchina. Il barone fece allontanare tutti, e abbassò una leva.

 

Raggi viola fuoriuscirono dalla macchina, avvolgendo ed entrando nel corpo del giovane, che gridava. Quella “tortura”, anche se ormai si era superato il limite della tortura, era qualcosa di molto peggio, durò una decina di minuti. Una decina di minuti, che ai malaugurati spettatori sembrò un’eternità. La macchina si spense da sola, quando, evidentemente, tutto l’eco era entrato nel corpo di quel povero giovane, che perse i sensi. ≪ Barone, è... orribile! Non possiamo partecipare ad un evento di questo calibro! Quel ragazzino...≫. Il barone portò Samos dal giovane. Respirava lentamente, con ancora qualche scintilla del raggio ad eco che gli baluginava intorno. ≪Io e Onin non possiamo permettergli di far del male a... gente così, anche se sono dei criminali.≫. Il barone ridacchiò. ≪Voi non avete capito. Io non vi sto chiedendo, di aiutarci, ve lo sto ordinando. Io ho bisogno del vostro aiuto, e voi... scommetto che avete bisogno di molte altre cose, come... la vostra vita.≫. ≪Barone. È una minaccia?≫. ≪Possiamo definirlo... uno scambio di favori. Spero che vogliate cominciare subito. Numero 3206 vi porterà nella sala dei tecnici. Buon lavoro.≫.

 

Quello che li salvò, fu che, senza dire nulla per ferire persone, dissero ai tecnici del Barone quello che volevano sentire. Le dosi che non uccidevano, le miscele meno pericolose, la durata del trattamento, e l’utilizzo dell’eco verde in caso l’eco oscuro fosse troppo per la sopportazione del corpo. I tecnici, anche con un po’ di umanità, riferirono al barone, che li lasciò andare.

 

Quella sera non c’erano riunioni, Erol era ancora in punizione, e Kayla si annoiava a morte. Andò al bar, come faceva di solito per scaricare la tensione. A volte finiva in rissa. Si sedette al banco, evitando di guardarsi in giro. ≪E io ero là, contro... sette, delle più temibili teste di metallo, pronte a farmi fuori. Ma con un calcio, un pugno, ho fatto veder loro chi comandava. E poi...≫. Kayla si voltò di scatto, a vedere il qualcosa, o il qualcuno che raccontava la storia, rovinare addosso a dei bicchieri. Un topo arancione che parlava, cosa non ci si inventava per far pubblicità, pensò. ≪Ehi! Non ho finito!≫. gridò la creatura, rialzandosi e spazzandosi dai pezzi di vetro. Si guardò intorno, e notò Kayla. ≪Ehi, bambola, non ti ho mai vista da queste parti, ci facciamo un giro?≫. Kayla represse il disgusto, allontanandolo da sé:≪Se ci provi, finisci davvero male, topaccio!≫. ≪Mi sciusi... scignowina...≫. il topo barcollò avanti ed indietro, per poi accasciarsi addormentato sul piano. ≪Dovrebbe evitare l’entrata di questi... cosi!≫. annunciò Kayla alla barista. ≪Mi scusi, signorina, ma Daxter è un cliente affezionato. Adesso lo mando via.≫.

 

“Ma tu guarda se mi dovevo far rovinare la serata” pensò Kayla, andando verso casa. Alzando un poco la testa, notò che il fumo aveva avvolto ancora il cielo, nascondendo le stelle che per poco tempo si erano viste sopra la città. “Anche questa contribuisce al mio malumore” pensò, mentre camminava. Aveva lasciato la moto a casa, siccome abitava vicino alla prigione, e aveva fatto l’errore di uscire da un’altra porta. E adesso doveva scarpinare fino a casa. Uno zoomer ondeggiò accanto a lei. ≪Ehi, signorina, dove se ne va a quest’ora di notte?≫. ≪Non sono affari...≫. cominciò a pronunciare Kayla, fino a quando non vide chi l’aveva chiamata. ≪Aloh! Che... come stai?≫. ≪Io bene, e tu sei a piedi. Monta, ti porto a casa!≫. Kayla rise, salendo dietro al cugino. ≪È da un po’ che non ci si vede, non è vero?≫. ≪Già... troppo. Come te la passi?≫. ≪Eh... il lavoro è sempre più duro. Ci stiamo vendendo le anime... nella tua zona, invece, come va?≫. ≪Acheron è sempre più stanco di lavorare. Mi sembra che stia male. Anche se si occupa della prigione, è pur sempre il nostro comandante. Sai che sono stato nominato sostituto capitano? Non è essere luogotenente, ma...≫. ≪Io sono la luogotenente del nostro comandante.≫. Aloh fece un fischio lungo di approvazione:≪Erol, giusto? Mi sembra un tipo abbastanza a posto. Anche se si dice, tra i miei colleghi, che stia impazzendo. È vero?≫. ≪No... adesso è in stanza punitiva con Ruperttikjakmos...≫. ≪Sta’ attenta a quel tipo. È... una creatura strana, devota all’ombra. Penso che sia un fanatico del sado...≫. Kayla rabbrividì. ≪Tu dici?≫. ≪Io sento. E basta. Quello che dicono i miei compagni, soprattutto. Siamo arrivati.≫. Kayla scese dalla moto:≪Grazie... Ci rivedremo?≫. ≪In questo periodo sto a casa dei nostri genitori. Se vuoi...≫. Kayla sorrise:≪Grazie ancora, Aloh.≫. ≪Di niente, cuginetta. Ci vediamo!≫. Kayla lo guardò andare verso la loro vecchia casa, ed entrò.

  
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