Capitolo 15
Aiuto forzato
≪Un altro prigioniero morto dopo
una sola iniezione. Dopo due giorni d’agonia, abbiamo scoperto che l’eco aveva
quasi sostituito il sangue della ragazza. È una sostanza pericolosa. I nostri
tecnici non sono ancora riusciti a capire quanto devono usarne. Temiamo che...≫. Riunione straordinaria. La
morte di Kai aveva creato molti dubbi nelle menti di coloro che collaboravano
al “Programma guerriero Oscuro”. L’unico assente era Erol, che si trovava nella
stanza punitiva. ≪Abbiamo
cercato di studiarlo, ma senza un saggio dell’eco, o un tecnico particolarmente
specializzato, possiamo fare davvero ben poco. Deve permetterci di cercare
qualcuno che possa aiutarci. Non possiamo tollerare altre morti inutili.≫. Era Acheron, che parlava. Un
tempo, un suo progenitore era stato saggio, lo sapeva da degli scritti trovati
in soffitta. ≪I
saggi ci sono ancora, basti pensare al saggio Samos, dell’Eco verde...≫. ≪Quello non è altro che un vecchio
pazzo che parla con le piante. Un qualsiasi saggio dell’Eco oscuro non
collaborerà mai, se scopre che utilizziamo cavie umane... ≫. Il barone si fermò. ≪Quanti saggi ci sono, in città?≫. ≪Per ora... due. Il vecchio Samos
e... Signore?≫.
≪Ho deciso. Portateli qui. Voglio
che vedano, e che collaborino. Non risparmiatevi.≫. stette per ritirarsi, che Veger
lo fermò. ≪Signore,
ho una richiesta importante da porle. Si ricorda... del suo rivale, Damas?≫. Il viso del barone prese una
smorfia irritata. ≪Signore,
ecco... Damas ha un figlio. Ho... sentito dalle mie fonti, che questo bambino
ha poteri legati all’eco. Io vorrei chiederle se...≫. ≪Damas è uscito dalla nostra vita
quando l’ho esiliato. Devi considerarli come morti. Non posso aiutarti.≫. Veger imprecò tra sé. Doveva
avere quel bambino.
Al bazar viveva la vecchia Onin,
la veggente. Così veniva chiamata, perché, anche se muta e cieca, riusciva a
dare buoni consigli, a pagamento e non, a chi li richiedeva. Suo inseparabile
compagno era il pappagallo scimmia Pecker, che traduceva i suoi segni magici
per comunicare con la gente e decideva i prezzi in base alla simpatia della
persona. Era mattino presto, quando una pattuglia di KG, guidate da Acheron, fece
irruzione nel piccolo locale. ≪Onin,
abbiamo bisogno del suo aiuto per una cosa davvero importante. Se non vuole
collaborare, saremo costretti a scortarla al... palazzo con la forza.≫. Pecker tradusse ≪Che cosa desidera il barone da
una vecchia veggente? Vuole sapere se il suo regno durerà ancora a lungo?≫. Acheron sbuffò, facendo portare
le cose della vecchia su un incrociatore:≪Lo
scoprirà quando saremo giunti a destinazione. Per intanto, faccia poche domande
e rifletta sulle risposte.≫.
Quando arrivarono alla prigione,
Onin percepì qualcosa di strano e lo comunicò al suo servitore. Pecker non si
era mai fidato delle KG, e aveva notato che non li stavano portando al palazzo,
ma dall’altra parte della città. ≪Signori,
non è che vi state sbagliando?≫.
cominciò, ma fu fatto tacere bruscamente dalla guardia che guidava
l’incrociatore. ≪Siamo
arrivati. Il barone vi aspetta qui dentro.≫. mentre venivano scortati
dentro, Pecker notò una loro vecchia conoscenza. Il saggio dell’eco Verde. ≪Cosa ci fa lei qui, signore?≫. chiese Pecker. ≪Mi hanno detto che avevano
bisogno del mio supporto, anche se sento puzza di bruciato.≫. I due vennero accolti dal
barone nel suo ufficio. ≪Salve,
Onin e Samos, vi ho convocati perché... ho scoperto di avere bisogno di voi. Di
sicuro non sapete cosa... stiamo combinando qui, ma ve lo mostreremo molto
presto. Voi avete conoscenze sull’eco che nessuno dei miei tecnici può
immaginare. E io... per... avrei bisogno di queste conoscenze.≫. ≪Non potremo aiutarti, se non
sappiamo come vorresti utilizzare le nostre conoscenze. ≫ rispose Samos, guardandosi
intorno. Poteva approfittare dell’occasione per cercare qualche punto debole
nel regno del Barone. ≪D’accordo.
Avete ragione. Stiamo facendo degli esperimenti per creare delle nuove armi ad
eco, ma non sappiamo, né riusciamo a capire, le quantità di eco che possiamo
utilizzare senza che... si distruggano.≫.
≪Eco? Eco di che tipo?≫. ≪Oscuro.≫. Onin alzò la testa, mentre
Pecker cercava gli occhi del saggio. Samos non si sarebbe mai immaginato che il
barone fosse pazzo fin al punto di utilizzare l’eco oscuro per creare armi. ≪L’eco oscuro è... troppo
pericoloso. Non potete utilizzare un altro tipo di eco? L’eco rosso, ad
esempio...≫.
≪Non ho detto che voglio
utilizzare un altro tipo di eco.≫.
il barone alzò la voce, tanto che Onin trasalì. ≪Le nostre... nuove armi sono
imperfette. Continuano a distruggersi, poiché non sappiamo che dosi di eco
utilizzare. Abbiamo provato a mitigare il contatto con l’eco blu, ma con scarsi
risultati.≫.
≪Mi sembra ovvio, unire due tipi
di eco che uccidono, farà esplodere più in fretta le vostre armi.≫. mormorò Samos, in modo che solo
Onin potesse sentirlo. ≪Ora,
due delle mi guardie vi porteranno a vedere le prove. Dopo, potrete esporre le
vostre teorie su come migliorare le nostre tecniche.≫.
Lungo i corridoio bui della
prigione, Samos percepiva sempre più intensamente un senso di oppressione, come
se non avrebbe mai più potuto uscire da quel luogo di sofferenza. Le celle, che
sfilavano accanto a loro, passo dopo passo, sentiva erano piene di gente che
aveva smesso di lottare, di vivere, perfino. ≪Cos’hanno fatto tutte queste
persone?≫.
chiese alla guardia che lo precedeva. ≪Sono
criminali, più o meno comuni. Hanno minacciato alla vita di altre persone, o
hanno violato alcune delle leggi imposte dal barone, come attraversare la nuova
barriera.≫.
Passando davanti all’ultima cella del corridoio, Samos dovette fermarsi.
L’oppressione era diventata insopportabile. ≪Signore, si sente bene?≫. gli chiese la guardia. ≪Si... abbastanza...≫. mormorò il saggio. Che cos’era?
Cos’era quella sensazione di vuoto, di paura mischiato a dolore? Si avvicinò
alla cella, per vedere da chi proveniva quell’aura così... diversa, ma la
guardia lo fermò:≪Signore,
ci stanno aspettando. Non abbiamo tempo per questo.≫. Samos sospirò, avviandosi
dietro la guardia.
Quando arrivarono, Samos mormorò
qualcosa nell’orecchio a Onin, che annuì. Anche lei aveva percepito quell’aura.
Il barone stava parlando con uno dei suoi ufficiali, mentre un’altro guidava la
costruzione di una macchina. ≪Secondo
Lei è quella una delle armi?≫.
chiese Pecker, che capiva la tensione della situazione ed evitava di far
battute stupide. ≪No...
temo che sia qualcosa di molto peggio.≫.
Il molto peggio apparve sotto
forma di un giovane. Un ragazzino biondo, con lo sguardo perso. Samos
rabbrividì, cercando di non pensare a cosa sarebbe servito. Il barone si
avvicinò:≪Adesso,
vedrete il collaudo della nostra nuova macchina. È molto importante, per la...
creazione dell’arma.≫.
il ragazzo venne legato su una sedia che si trovava sotto la macchina. Il
barone fece allontanare tutti, e abbassò una leva.
Raggi viola fuoriuscirono dalla
macchina, avvolgendo ed entrando nel corpo del giovane, che gridava. Quella
“tortura”, anche se ormai si era superato il limite della tortura, era qualcosa
di molto peggio, durò una decina di minuti. Una decina di minuti, che ai
malaugurati spettatori sembrò un’eternità. La macchina si spense da sola,
quando, evidentemente, tutto l’eco era entrato nel corpo di quel povero
giovane, che perse i sensi. ≪
Barone, è... orribile! Non possiamo partecipare ad un evento di questo calibro!
Quel ragazzino...≫.
Il barone portò Samos dal giovane. Respirava lentamente, con ancora qualche
scintilla del raggio ad eco che gli baluginava intorno. ≪Io e Onin non possiamo
permettergli di far del male a... gente così, anche se sono dei criminali.≫. Il barone ridacchiò. ≪Voi non avete capito. Io non vi
sto chiedendo, di aiutarci, ve lo sto
ordinando. Io ho bisogno del vostro
aiuto, e voi... scommetto che avete bisogno di molte altre cose, come... la
vostra vita.≫.
≪Barone. È una minaccia?≫. ≪Possiamo definirlo... uno scambio
di favori. Spero che vogliate cominciare subito. Numero 3206 vi porterà nella
sala dei tecnici. Buon lavoro.≫.
Quello che li salvò, fu che,
senza dire nulla per ferire persone, dissero ai tecnici del Barone quello che
volevano sentire. Le dosi che non uccidevano, le miscele meno pericolose, la
durata del trattamento, e l’utilizzo dell’eco verde in caso l’eco oscuro fosse
troppo per la sopportazione del corpo. I tecnici, anche con un po’ di umanità,
riferirono al barone, che li lasciò andare.
Quella sera non c’erano riunioni,
Erol era ancora in punizione, e Kayla si annoiava a morte. Andò al bar, come
faceva di solito per scaricare la tensione. A volte finiva in rissa. Si sedette
al banco, evitando di guardarsi in giro. ≪E
io ero là, contro... sette, delle più temibili teste di metallo, pronte a farmi
fuori. Ma con un calcio, un pugno, ho fatto veder loro chi comandava. E poi...≫. Kayla si voltò di scatto, a
vedere il qualcosa, o il qualcuno che raccontava la storia, rovinare addosso a
dei bicchieri. Un topo arancione che parlava, cosa non ci si inventava per far
pubblicità, pensò. ≪Ehi!
Non ho finito!≫.
gridò la creatura, rialzandosi e spazzandosi dai pezzi di vetro. Si guardò
intorno, e notò Kayla. ≪Ehi,
bambola, non ti ho mai vista da queste parti, ci facciamo un giro?≫. Kayla represse il disgusto,
allontanandolo da sé:≪Se
ci provi, finisci davvero male, topaccio!≫.
≪Mi sciusi... scignowina...≫. il topo barcollò avanti ed
indietro, per poi accasciarsi addormentato sul piano. ≪Dovrebbe evitare l’entrata di
questi... cosi!≫.
annunciò Kayla alla barista. ≪Mi
scusi, signorina, ma Daxter è un cliente affezionato. Adesso lo mando via.≫.
“Ma tu guarda se mi dovevo far
rovinare la serata” pensò Kayla, andando verso casa. Alzando un poco la testa,
notò che il fumo aveva avvolto ancora il cielo, nascondendo le stelle che per
poco tempo si erano viste sopra la città. “Anche questa contribuisce al mio
malumore” pensò, mentre camminava. Aveva lasciato la moto a casa, siccome
abitava vicino alla prigione, e aveva fatto l’errore di uscire da un’altra
porta. E adesso doveva scarpinare fino a casa. Uno zoomer ondeggiò accanto a
lei. ≪Ehi,
signorina, dove se ne va a quest’ora di notte?≫. ≪Non sono affari...≫. cominciò a pronunciare Kayla,
fino a quando non vide chi l’aveva chiamata. ≪Aloh! Che... come stai?≫. ≪Io bene, e tu sei a piedi. Monta,
ti porto a casa!≫.
Kayla rise, salendo dietro al cugino. ≪È
da un po’ che non ci si vede, non è vero?≫.
≪Già... troppo. Come te la passi?≫. ≪Eh... il lavoro è sempre più
duro. Ci stiamo vendendo le anime... nella tua zona, invece, come va?≫. ≪Acheron è sempre più stanco di
lavorare. Mi sembra che stia male. Anche se si occupa della prigione, è pur
sempre il nostro comandante. Sai che sono stato nominato sostituto capitano?
Non è essere luogotenente, ma...≫.
≪Io sono la luogotenente del
nostro comandante.≫.
Aloh fece un fischio lungo di approvazione:≪Erol, giusto? Mi sembra un tipo
abbastanza a posto. Anche se si dice, tra i miei colleghi, che stia impazzendo.
È vero?≫.
≪No... adesso è in stanza punitiva
con Ruperttikjakmos...≫.
≪Sta’ attenta a quel tipo. È...
una creatura strana, devota all’ombra. Penso che sia un fanatico del sado...≫. Kayla rabbrividì. ≪Tu dici?≫. ≪Io sento. E basta. Quello che
dicono i miei compagni, soprattutto. Siamo arrivati.≫. Kayla scese dalla moto:≪Grazie... Ci rivedremo?≫. ≪In questo periodo sto a casa dei
nostri genitori. Se vuoi...≫.
Kayla sorrise:≪Grazie
ancora, Aloh.≫.
≪Di niente, cuginetta. Ci vediamo!≫. Kayla lo guardò andare verso la
loro vecchia casa, ed entrò.