Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Ysis Donahue    24/11/2008    1 recensioni
Chi ha mai detto che tutto debba sempre essere uguale? Le Epoche iniziato, si compiono e terminano. la domanda è se ci posssa essere concessa una seconda possibilità per redimere i nostri errori, se potremmo ricevere la grazia di un nuovo giorno.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pesante spadone tremò fra le mani del giovane. Il vento gli portava dalla radura poco distante la voce della ragazza che amava, rotta dall’emozione, mentre bisbigliava: “Ti amo, Akira.” Si udirono alcuni fruscii poi presumibilmente, a giudicare dal silenzio, Akira Sakuya si avvicinò a Kagome Higurashi e la baciò con passione e sentimento. E, altrettanto probabilmente , la giovane ricambiò. Il mezzo demone intanto era rimasto paralizzato dietro all’albero, la fida Tessaiga ancora sospesa a mezz’aria e la dolorosa certezza che tutto il suo mondo, tutto quello per cui lottava, si erano infranti con quelle parole.

Avevano trovato Akira circa tre mesi prima, in un villaggio raso al suolo dai demoni, quasi esanime. Aveva parecchie contusioni, tagli, graffi e segni di morsi su tutto il corpo. Il terreno attorno a lui era nero di sangue di demoni e, nonostante fosse più che prossimo alla morte, ebbe ancora la forza di aprire gli occhi al loro arrivo e mettersi sulla difensiva, stringendo le dita attorno all'elsa della katana che serrava in mano, ormai viscida di sangue. Ma appena Kagome si avvicinò con la cassetta del Pronto Soccorso, stremato da quell'ultimo sforzo, svenne. La ragazza s'impegnò anima e corpo per salvarlo e, sperando che il giovane non avesse lesioni interne, lo fece trasportare nella baracca meno distrutta e lì cominciò a disinfettare le ferite, i morsi e i profondi graffi che aveva dappertutto. Nonostante la concentrazione, si rese conto che il ragazzo era parecchio alto, ben fatto, con braccia e gambe lunghe e muscolose e un fisico piuttosto allenato. "Chissà quante pretendenti..." Pensò con un sorrisino. Dopo circa dieci giorni di costante opera di medicazione, che richiese l'aiuto di tutti, da Shippo che rinfrescava il capo del giovane a Inuyasha che lo sollevava interamente, in modo che Kagome potesse avvolgere più facilmente attorno al ventre e alla schiena le bende che gli cambiava giornalmente, il giovane aprì gli occhi. Cercò di muoversi, ma si dovette ristendere, gemendo di dolore. La fissò negli occhi e Kagome sussultò, non solo perché uno era di un blu profondo e l'altro di un verde incredibilmente brillante, ma anche perché sentì una scarica lungo la schiena e il suo cuore perse un colpo. Fece finta di nulla e, sorridendo, cominciò ad accudirlo. Il giovane fu molto riconoscente, ma si rifiutò di dichiarare qualcosa più del suo nome. Kagome non insistette troppo e continuò con i suoi compiti di infermiera. Gli diede una bevanda energetica da bere, per aiutarlo a reintegrare i sali persi, poi lo aiutò a stendersi, scostandogli i capelli dal collo per evitare che gli dessero fastidio. Lui sorrise e ringraziò, richiudendo gli occhi ed addormentandosi poco dopo. Solo quando fu sicura che il suo sonno fosse profondo , la giovane osò alzare lo sguardo e osservarlo, sentendosi un po' in colpa. Akira era di una bellezza non indifferente!!! Alto, ben costruito, proporzionato, con dei lineamenti del viso europei, labbra piene, naso dritto ed aggraziato, due occhi incredibili e una lunga, serica, massa di capelli che, dopo un accurato lavaggio da parte della giovane, si erano rivelati di uno spettacolare colore dorato. "Gli assomiglia..." pensò Kagome, arrossendo, e sostituendo i tratti di Akira a quelli di Inuyasha "Gli assomiglia moltissimo" Si avvicinò, si chinò su di lui. Stava per baciarlo, quando sentì i suoi compagni che tornavano. Si allontanò in tutta fretta, come se avesse preso una scossa, ed uscì ad accoglierli, il volto in fiamme. "Cosa mi è preso? Mi stavo per comportare come un'idiota!!!" Si reguardì mentalmente. Fece finta di nulla e si sforzò di comportarsi normalmente. I giorni passarono, Akira si ristabilì e fu chiaro che sarebbe rimasto con loro. Era un guerriero esperto, astuto e fortissimo e al contempo una persona straordinariamente colta e gradevole. Si era perfettamente integrato nel gruppo, tanto da aver già dei rituali con ognuno di loro: raccoglieva erbe per i filtri con Sango, giocava con Shippo, si allenava con Inuyasha, accompagnava Miroku con incredibile faccia tosta durante i suoi "esorcismi" e studiava con Kagome, o meglio leggeva i suoi libri scolastici e poi le faceva delle domande, cosa che aiutava la giovane a ripassare. Era desideroso di apprendere e non si lasciava condizionare dai pregiudizi di quell'epoca, riconoscendo a Kagome un' ampiezza di vedute e una conoscenza che superavano di molto, per basi di ragionamento e precisione di strumenti, quelle dell'epoca. Fu proprio durante una di queste sedute di studio che la ragazza crollò. Kikyo era riapparsa, portando con sé uno dei suoi criptici messaggi, e Inuyasha, come un perfetto cagnolino, si era lanciato al suo inseguimento. Erano passati tre giorni ormai, e lei era sempre più depressa. Piangeva ogni notte per tutta la notte, e solo il profondo affetto che la legava ai compagni le impediva di lasciarsi andare. Quel pomeriggio semplicemente non ce le fece più e cadde nel pianto più doloroso e disperato della sua vita. Sentì un tonfo, poi le braccia di Akira la strinsero forte e le sue mani le carezzarono i capelli e il viso, asciugandole le lacrime con incredibile dolcezza. Lei si abbandonò del tutto e raccontò ogni cosa dal principio, senza vergogna e senza pudore. Descrisse ogni istante di dolore, di paura e di gioia vissuto in quei tre anni. Gli raccontò di come all'inizio avesse creduto di odiare il demone, di come avesse capito quanto spesso l'amore fosse confondibile con l'avversione, dell'apparizione della sacerdotessa non morta. Di come, in maniera del tutto irrazionale ed irrispettosa di sé, aveva deciso di continuare a stare al fianco di Inuyasha e a sperare che prima o poi l'immagine di Kikyo sbiadisse dal suo cuore. O anche che solo, preso in un momento di sconforto, il mezzo demone la stringesse a sé e la baciasse, pur scambiandola per la Miko defunta. Akira la strinse tra le braccia, la consolò con tristezza e dolcezza, le sussurrò parole dolci fino a farla addormentare. Poi la sollevò e la portò all'accampamento. Sotto gli occhi attoniti di Miroku e Sango la pose dolcemente nel sacco a pelo e le baciò la fronte con evidente sentimento. Poi si sedette al suo fianco e la rimirò tutta la sera, lo sguardo totalmente devoto a lei ed intriso di puro amore. Quando, il mattino dopo, Kagome si svegliò, la mano di Akira era stretta alla sua e lui riposava a pochi centimetri dal suo volto. Sorrise al ricordo della sera precedente, per nulla imbarazzata, e cominciò ad accarezzare il volto del giovane, facendo piano per non svegliarlo. Attorcigliò un dito ai suoi capelli biondi, e lo fissò in volto. "Mi sono sbagliata, non gli somigli. Neppure un po'...Tu sei dolce forte, proprio come lui, ma sei anche profondamente diverso. Non hai paura delle debolezze, né di esporre i tuoi sentimenti. Tu sei più uomo." Gli sfiorò il capo con un bacio leggero, poi si alzò per lavarsi e preparare la colazione, non notando Sango che la osservava con espressione indecifrabile. Due giorni dopo Inuyasha tornò, e Kagome capì che qualcosa di importante era cambiato: era felice di vederlo, era ansiosa di sapere delle indicazioni carpite, ma non provava nessun tipo di rabbia nei confronti di Inuyasha o gelosia in quelli di Kikyo, e non riusciva assolutamente a smettere di pensare ad Akira. La cosa la scioccò fortemente, tanto da costringerla a tornare nel suo mondo. Il mezzo demone non la seguì, e il fatto di non soffrirci le fece definitivamente capire che il suo cuore aveva deciso di non struggersi e calpestarsi più per il giovane, e di provare invece ad aprirsi a quello dell'umano, del quale sentiva la mancanza in modo quasi fisico. A tratti la nostalgia della sua presenza era tale che le sembrava di trovarsi senz'aria. Fu sollevata quando arrivò al punto di non ritorno e decise di ritornare nel Sengoku. Avrebbe dato alla storia con Akira tutta se stessa, sperando che Inuyasha non soffrisse troppo per questo. Non aveva altra scelta. "Perdonami, ti prego. Ma non sono forte come te, non riesco più a stare lontano da lui come lo sai stare tu da Kikyo. Cercherò di non farti soffrire." Così tornò indietro, decisa più cha mai a tenere fede a sè e alla promessa che si era fatta.

Il mezzo demone correva da ore e ore, spingendosi al massimo della velocità consentitagli dal suo corpo ibrido. Ma la mente non era così facile da stancare e ora, febbrile, lo rimandava a quegli istanti in cui si era sentito morire. Più riudiva quelle parole e più aumentava la nausea che sentiva dentro. Ad un certo punto il suo corpo esausto cedette per lo sforzo ed il giovane inciampò, accasciandosi esausto contro un albero. Il suo respiro sibilava, il sangue gli martellava nei polsi, nella gola e contro le tempie e il suo stomaco si rivoltò più volte a causa dello sforzo eccessivo. Ma nonostante ciò la sua mente, quasi fosse decisa a torturarlo, tornava a quegli istanti grotteschi e umilianti. Non si sarebbe mai pentito abbastanza. Usando come scusa il timore di abbandonare il passato, si era comportato come uno sciocco, un egoista ed un presuntuoso. Aveva costretto Kagome a tre anni di dolore per codardia, pensando egoisticamente che sarebbe stata lì quando lui avrebbe finalmente trovato il coraggio di dichiararsi. Non aveva tenuto conto del fatto che la giovane si potesse innamorare di qualcun altro. In fin dei conti, in nome suo, l'aveva sempre vista respingere numerosi pretendenti che avevano anche, come nel caso di Koga o di quel suo compagno di scuola, discrete chance di successo. Si era impigrito, si era inorgoglito ed ora lei, come era perfettamente libera di fare, gli era sfuggita. E non sarebbe tornata. Aveva perso la donna della sua vita in un modo così stupido che per un istante fu per scoppiare in un riso irrefrenabile. Non addossava ad Akira la minima colpa. Lo considerava solo molto fortunato, e sperava con tutto se stesso che quella fortuna fosse momentanea. Non avrebbe mai osato mettersi esplicitamente tra di loro, ma se Kagome avesse avuto anche solo un istante di esitazione non avrebbe esitato a tentare l'impossibile pur di riconquistarla. Avrebbe ingannato, avrebbe giocato sporco, ma non esplicitamente. Se lei si fosse accorta della verità probabilmente l'avrebbe odiato. E piuttosto di quell'eventualità, era meglio persino la morte. "Vivrò di questa speranza. Non lascerò nulla di intentato. Kagome, tu sei venuta qui per stare con me. Ti ho aspettata per cinquant'anni, non POSSO lasciarti andare così." Oramai stava piangendo senza ritegno, la schiena e il capo appogiati contro il tronco dell'albero, e continuò fino ad esaurirsi ed addormentarsi. Ma neppure nei sogni il suo senso di colpa lo abbandonava, e fu torturato per tutta la notte da quell'attimo epocale, dalla fine dell'era più serena della sua vita.

Sia il mezzo demone che la giovane riuscirono a tenere fede ai patti stretti con se stessi. Lui si comportò esattamente come aveva fatto per quei tre anni, lei, una volta tornata, aveva affrontato il samurai. Si era dichiarata ed era stata corrisposta, si erano scambiati baci e carezze, avevano combattuto contro Naraku, studiato e trascorso del tempo assieme, per conoscersi completamente. Avevano fatto l'amore. Erano una coppia perfetta, e cercavano di ridurre al minimo le effusioni in pubblico per rispetto dei loro amici. Kagome era colma di riconoscenza nei confronti di Inuyasha, Miroku, Sango e Shippo per il rispetto che le mostravano, e s'impegnò ancora più nella ricerca del nemico. Ora che il suo futuro sembrava essere stato delineato non poteva sopportare l'idea di Naraku in giro pe il mondo. Avrebbe impegnato se stessa corpo ed anima per ucciderlo e poter così costruire la felicità per lei, il suo ragazzo, i suoi amici e i suoi cari.

Le battagli divennero sempre più dure, i trabocchetti sempre più pericolosi e crudeli. Naraku sentiva il loro fiato sul collo e tentava in ogni modo di dividerli, di farli ferire a vicenda. Più volte sembrarono sul punto di cedere. Ma non demorsero, non si arresero. Quel giorno si prepararono alla battaglia come al solito. Sentivano i passi cadenzati dell'esercito nemico raggiungerli. Prima di iniziare Akira strinse a sè Kagome e la baciò con trasporto, davanti a tutti. "Tu sei mia. Sei tutto quello che ho. Stai attenta, ti supplico." Lei sorrise "Ti amo. Voglio stare con te finchè vivrò. Non posso certo morire!!!" Lo baciò. Naraku si parò davanti a loro, con tutto il suo esercito. La battaglia iniziò. L'avanguardia fu eliminata in breve, con pochissimi danni. Il nemico, impassibile di fronte a tutte quelle perdite, non si perdeva una mossa, e aveva l'espressione di uno scacchista che stesse meditando una strategia vincente. Inuyasha lo vide sorridere guardando Akira, annullare la sua barriera protettiva ed avvicinarsi velocemente al campo di battaglia. Capì cosa stava per accadere. Akira si era distratto, stava combattendo contro un Oni gigantesco. Sarebbe stato ucciso senza che se ne rendesse conto. Inuyasha aprì la bocca per avvertirlo, ma esitò. Tutt'ad un tratto la scena della notte in cui aveva perso Kagome gli si parò davanti agli occhi. Esitò un istante e l'istante dopo tutto il mondo, eccetto Naraku, sembrò muoversi al rallentatore. La sua mente e la sua bocca, che esitarono di nuovo prima di avvertire il compagno, il viso di Akira, che si distorceva per la sorpresa e il dolore, la macchia di sangue che si allargava sul petto dove Naraku lo aveva trafitto con i suoi tentacoli avvelenati, l'arco che il corpo del giovane fece nel precipitare. Fu l'urlo di Kagome a ristabilire il normale flusso temporale. Ed Inuyasha ricordò dove si trovava, e realizzò che si sentiva come se avesse ucciso Akira con le sue mani. Preso dalla furia, dalla rabbia e dal dolore si immerse nel conflitto e trucidò un numero incredibile di demoni. Kagome era corsa dal suo amante e ora, sotto shock, gli reggeva il capo e , piangendo, lo supplicava di non lasciarla. Lui sorrise e la accarezzò. La baciò e asciugò le sue lacrime. Guardò Inuyasha in volto, sorridente sebbene avesse le lacrime agli occhi, e poi lei. Fece per parlare, ma il veleno di Naraku invase il cuore in quel momento, tanto potente e malefico da sbriciolare il cadavere del giovane come se fosse stata una bellissima statua di gesso. Di lui rimase solo il ricordo nei cuori di coloro che lo avevano conosciuto. Kagome si accasciò a terra e cominciò a rabbrividire e sussultare, urlando tra i denti il nome del ragazzo. Inuyasha, Miroku e Sango ingaggiarono una battaglia dai ritmi serrati contro il mezzo demone, riuscendo a ferirlo tanto da impedirgli di fuggire. Continuarono a combattere, annientando il corpo del nemico, fino a che di lui non rimase che la forma originale di mezzo demone ragno. Improvvisamente la Sfera dei Quattro Spiriti nella sua schiena scintillò, e si tinse di una luce nera terrificante, che diventava sempre più intensa. Naraku si rinvigorì, il trio sembrò sconfitto. Sul petto del nemico apparve una sorta di bitorzolo tondo, che riluceva di nero e sembrava attratto nella loro direzione. Naraku urlò di rabbia e terrore, poi la Sfera uscì dal suo corpo, strappando assieme alla carne e ai muscoli, anche la vita dal corpo del demone. Viaggiò come un proiettile, attirata in modo magnetico dall'incredibile aura maligna emessa da Kagome e dall'unico frammento, ora nero, che possedeva. La Sfera si riunì e rotolò in mano alla giovane, perfettamente tonda, come se avesse vita propria. Lo sguardo di Kagome si inumidì per un attimo e corse a posarsi sul luogo dove era sparito il suo futuro. Poi scosse la testa e un sorriso di puro dolore s'incise sul suo volto "Abbiamo sbagliato per tutto questo tempo. Anzi, è dal principio del mondo che si sta sbagliando. È un problema di prospettiva. L'ho capito solo ora, chissà come mai." Cominciò a spiegare, incurante se i suoi amici la ascoltassero o meno. "Non è il male ad essere nel bene, ma il contrario. Il bene esiste perchè esiste il male, il sole perchè sennò il buio regnerebbe. Il bene è una conseguenza del male, deriva da esso e quindi non può niente per sconfiggerlo. L'unica cosa che può distruggere il male è il male stesso." Strinse la Sfera nella mano. "Tu procuri mali e dolori ovunque ti trovi e ti cibi di loro. Ma quella rabbia e quel dolore sono stati procurati da te per mezzo della cupidigia, dei soprusi e della cattiveria, che sono le tue alleate e creature fedeli. Tu non ti sei mai cibata di un dolore che non sia stato causato da te. Sarebbe un male di natura diversa e, per sua stessa natura, dovresti sconfiggerlo. L'enorme disperazone che desideri conquistare è quella di chi ha visto assassinare la propria Anima Gemella sotto i suoi occhi senza poter far nulla. Provate a nutrirvi del mio dolore, sciocchi Spiriti. È troppo, troppo intenso e troppo crudele per voi. Provate a mangiarlo, a sfruttarlo come se fosse vostro e sapeste controllarlo!!!!" La Sfera si liberò dalla presa fluttuò in aria, scurendosi sempre più. Kagome la fissò e il suo volto si aprì in un sorriso orribile, di dolore e trionfo. La Sfera cominciò a scricchiolare e si polverizzò, perdendo ogni consistenza e causando un'onda d'urto che andò ad investire ogni ostacolo presente lì attorno per metri e metri, disintegrandolo. Quando il gran polverone si diradò Miroku, Inuyasha, Shippo e Kirara si diedero alla ricerca dell'amica, temendo per la sua vita, data la sua vicinanza al momnto dell'esplosione. La trovarono, svenuta, la presero in braccio e s'incamminarono verso il Musashi. Il mezzo demone, mentre procedevano, si sentiva a metà tra il Paradiso e l' Inferno. Non si estingueva il senso di colpa tremendo per non essere riuscito ad avvertire il compagno, ma malgrado tutto non poteva fare a meno di esultare sentendo il calore della ragazza sulla sua schiena. Sospirò: un'era era finita, ed un'altra sarebbe ben presto iniziata. Se Kagome non lo avesse più accettato come compagno poteva sempre essere per lei un caro amico, beninteso, se fosse stato desiderio della giovane. Le sarebbe stato accanto finchè avesse voluto. E qualora non lo avesse più voluto, qualcosa si sarebbe inventato. A un duro prezzo, ma aveva finalmente capito la lezione: Il futuro non lo si può programmare o dare per scontato, il futuro bisogna semplicemente viverlo come si fa col presente o si è fatto col passato. Non serve a nulla dannarsi, perdersi, soffrire e far soffrire per inseguire un desiderio o una possibilità; se lo si fa si conduce la propria esistenza come un'eterna prigionia, e ci si rende conto dei propri errori solo quando tutto è oramai perduto e non è più possibile alcuna redenzione. Ma ci sono delle eccezioni. Ogni tanto qualcuno davvero molto fortunato si rende conto dei suoi sbagli. Paga il fio per essi, e, se resiste al dolore, si sente aprire per lui una nuova possibilità, un nuovo giorno. Così si sentiva il giovane in quel momento.

Halo, Jungs!!!!!!!!(Salve ragazzi!!!!![E ragazze, beninteso]) Ecco qui conclusa questa FF sul mio amato Inuyasha, un po' più seria dell'altra. (Festival Scolastico!!!! pubblicata su questo sito) L'idea è nata da una conversazione avuta in treno con una mia amica ed è stata sviluppata poi dall'ascolto quasi ossessivo di "Ein Neuer Tag", bellissima canzone dei Panik (ex Nevada Tan) che mi ha accompagnato nella stesura e ristesura di questa One Shot. Pertanto consiglierei a tutti coloro che vorranno leggere (RI leggere temo, visto che questa è una nota a piè pagina e che nessuno, almeno credo, in Italia legge dal basso verso l'alto) questa FF lo facciano sentendo questa bellisima canzone e , se ispirati, mi scrivesero le sensazioni che ha loro provocato in relazione alla mia storia. Un bacione, Ysis.

PS: Ovvio, non sentitevi obbligati a scaricare e sentire la canzone o a parlarne nel commento. Se lo farete mi farà piacere. Se non lo farete sarò comunque grata del tempo dedicato alla mia storia!!!!!!

   
 
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