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Autore: pearlmoon    20/01/2015    0 recensioni
Beverly non lasciò terminare la frase all'amica fin troppo insistente per i suoi gusti. Cora era la classica ragazza ribelle che, arrivata all'età di ventuno anni, si rende conto di voler vivere la vita al massimo, tanto per non rimpiangere nulla. E la sua vita includeva anche il sorriso pallido di quel viso sciupato di Beverly.
I capelli ricci scivolavano dal berretto, e coprivano quasi a dispetto gli occhi grandi grandi che a fatica riuscivano a restare aperti. Il sonno si faceva sentire sempre più spesso da quando aveva ricevuto la notizia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Ti saluto adesso, qui c'è tanto da fare e i piatti non si lavano da soli."
"Ma dai, Beverly! Manda a fanculo quello stronzo del tuo capo e andiamocene alle Seychelles!"
"Cora... questa è la vita reale." Ultimò la ragazza indaffarata tra gli avanzi del bar ormai in chiusura; un sorriso si increspò sulle sue labbra rosee fin troppo stanche di parlare, dopo intere giornate di lavoro intenso in un contesto che non la rappresentava. Cora la conosceva bene, e sapeva altrettanto bene che non avrebbe dovuto lasciare che la sua migliore amica si vestisse di quella sporca uniforme mentre ricopriva il ruolo di cameriera obbediente, sotto ad un datore di lavoro tutt'altro che simpatico.
"È esigente, Cora. Il mio capo è solamente esigente. Vuole che qui sia tutto in ordine, e fa bene, è la sua attività!, è logico che ci tenga. Ora devo proprio lasciarti, ti scrivo più tardi."
"Oh, andiamo.."
"Un bacione!"
Beverly non lasciò terminare la frase all'amica fin troppo insistente per i suoi gusti. Cora era la classica ragazza ribelle che, arrivata all'età di ventuno anni, si rende conto di voler vivere la vita al massimo, tanto per non rimpiangere nulla. E la sua vita includeva anche il sorriso pallido del viso sciupato di Beverly.
I capelli ricci scivolavano giù dal berretto, nonché parte integrante della divisa da lavoro sporca e trasandata, e coprivano quasi a dispetto gli occhi grandi grandi che a fatica riuscivano a restare aperti. Il sonno si faceva sentire sempre più spesso da quando aveva ricevuto la notizia.
Poche settimane prima, la vita di quella ragazza occhi-grigi era totalmente diversa. I piani erano predisposti verso una vita di viaggi e apprendimento, cultura e svago, solo lei e la sua amica di sempre. Le valigie erano già pronte sulla porta della camera, lì ferme ad aspettare l'orario del volo.
La notte però, quella notte, comunicò a Beverly che avrebbe dovuto rivedere, di gran lunga, le sue priorità. Non ci furono sogni nè una lieta dormita per la ragazza che trascorse ore sul water di casa sua a vomitare fino a stare male. Non capiva, non trovava un perché. Il suo ragazzo Ben se n'era andato tre settimane prima per lavoro, o almeno così le disse; un tipo scostante, svampito, per nulla presente, ma che Beverly aveva amato con tutta se stessa. Ben fu il suo primo grande amore, durato due anni e mezzo, fra alti, bassi e bassissimi. Aveva fatto di tutto per lui, ricordava con amore quando lo aveva raggiunto in comunità per stare al suo fianco nel suo periodo più buio, oppure quando aveva dovuto pagare la cauzione per farlo uscire di prigione dopo aver rubato in un negozio di cd, ricordava i soldi fregati ai genitori per saldargli i debiti... e con ciò, ricordava tutto il sentimento che ancora non se n'era andato del tutto. Le persone abbandonano, ma l'affetto nei loro confronti non sempre lo fa.
Beverly aveva deciso di ricominciare daccapo partendo assieme a quella pazza di Cora, ma un'ipotesi che non le aveva minimamente sfiorato la testa, arrivò invece alla madre. Dopo le sei ore passate in bagno, il più vicino possibile alla tazza per raggiungerla con facilità laddove fosse necessario, Beverly si sollevò a fatica e raggiunse la cucina per prepararsi un the caldo. Ciò che trovò sul tavolo fu altro, però. Una confezione rettangolare, bianca con strisce azzurre, che aprì con perplessità.
"Positivo"
Sussurrò affannosamente mentre sedeva sul bidet, con in mano il test che le diede il responso.
Non poteva partire, non poteva lasciare tutto e andarsene come se nulla fosse.
Una lacrima, rapidissima, rigò il volto sciupato leggermente chinato, incredulo, sconvolto e la suoneria squillante del suo telefono ben presto interruppe i suoi pensieri cupi. Si sollevò raggiungendo la sua stanza e tirando su col naso in tutta fretta, preparandosi a fingere che andasse tutto bene.
"Cora!" Disse simulando un sorriso e dimenticandosi per un attimo della partenza che avrebbe dovuto cambiare le loro vite.
"Cora un cazzo, Lily! Dove diavolo sei?! Ti aspetto da ore!"
Silenzio in risposta.
"Pronto?! Pronto, Beverly! Sono in aeroporto, tu dove sei? Mi senti?! Lily, mi senti?! Accidenti a questi cosi che quando servono non funzionano mai. Dannazione. Lily!"
E mentre Cora imprecava piuttosto infervorata al telefono, Beverly soffocava le lacrime di un amore sparito, e di un nuovo inizio, tutt'altro che aspettato.
"Scusami.. Ci sono, ti sento."
Iniziò a farfugliare tra i singhiozzi.
"Non posso. Non mi sento bene. Scusami. Ti chiedo scusa davvero."
Riattaccò senza ulteriori spiegazioni, correndo verso il letto e affongando tra le lacrime di cui solamente la madre venne a conoscenza, in un secondo momento.
Beverly provava vergogna e timore, e per queste ragioni non aveva alcuna intenzione di rivelare la sua gravidanza, ma decise al contrario di rimboccarsi le maniche e trovare un lavoro, anche il più umile, anche a costo di dover lavorare per il capo più stronzo e crudele del mondo. E tutto questo per dare un'occasione a quel figlio che avrebbe, a poco a poco, imparato ad amare.

"Sono a casa, Cora. Domani ti devo assolutamente parlare."
   
 
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