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Autore: Gipsiusy    20/01/2015    0 recensioni
Seguito di "To Learn Forgiveness"
Dopo l'ultimo attacco, le acque sembrano essersi calmate abbastanza a Beacon Hills. E' il momento adatto, insomma, per crearsi altri problemi. Quindi perché non cercare di scoprire se Jackson era, come Stiles aveva sempre sostenuto, il figlio del demonio (in uno scollo a V)?
Come se non bastasse, si avvicina il diciottesimo compleanno di Stiles e Lydia ha deciso -molto democraticamente- che faranno una festa.
In tutto questo, il neo-lupo ha bisogno di chiarezza su alcune questioni riguardanti l'essere lupo, perché quando si fanno pensieri inappropriati su un certo souwolf è chiaro che qualcosa non va'..
[..]

“Non è che sia qualcosa che puoi comprare o altro. Ma c’è qualcosa che vorrei, sto cercando di dirlo in una maniera che mi faccia sembrare meno un ragazzino impacciato e più un giovane adulto aitante e seducente ma sono giunto alla conclusione che non credo ci sia.” Saltò giù, atterrando a pochi centimetri da Derek. “Io vorrei baciarti.”

Enjoy!
Werewolf!Stiles; Stydia friendship;
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Mistake You Can't Live Without'
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THE HIGH ROAD
Well I'm not gonna give it away
Not gonna let it go just to wake up someday
Gone, gone
The worst part is looking back and knowing that
I was wrong
(the High Road- ThreeDays Grace)
Se vi siete persi la prima di questa serie, andate qui .
Grazie infinite alla mia Mickey per la betatura e, beh, il resto <3


Una settimana dopo la disfatta dell’ennesima creatura, uno direbbe che il gruppo non ha avuto il tempo di allontanarsi. Eppure, si disse Stiles, anche in questo siamo un primato.
Non che prima i rapporti fossero al meglio, chiariamoci. Tra una cosa e l’altra, se dovesse fare il conto delle persone che fanno parte del suo branco, gli ci vorrebbero un paio di minuti, almeno per ricordare chi sia vivo o meno.
Comunque, Scott sembrava dividersi – stando a quello che diceva Isaac – tra lo studio e il lavoro; Lydia e Jackson erano impegnati a conoscersi una seconda volta; Kira non la si vedeva in giro da un pezzo, stessa cosa per Aidan. Gli unici che frequentavano ancora la vita civile sembravano essere Danny e Ethan, con il loro amore in fioritura e tutto il resto.
Si grattò la testa, volgendo lo sguardo a Scott, e decise: urgeva un incontro. Ora bisognava solo trovare il luogo e, beh, la scusa.
Caso volle che uno dei grandi elefanti nella stanza avesse la stessa urgenza di cui godeva l’incontro: Jackson e il suo genitore ritrovato.
Sapere che Peter – anche solo considerare che Peter potesse essere il padre di Jackson, metteva Stiles parecchio a disagio. E lo stesso accadeva per Lydia, che completava il numero di persone a conoscenza della cosa.
Non era ancora certo al 100%, ma le probabilità erano così alte che Stiles lo considerava un fatto.
Entrambi decisero che era il caso di chiedere a chi ne sapeva più di loro.
“Hai intenzione di dirlo a Jackson prima o poi, giusto?” chiese ad un certo punto il castano, mettendosi la cintura di sicurezza.
“Certo, insomma, non potrò tenerlo segreto per sempre. Ma vorrei evitare di lanciare falsi allarmi. Quindi, da chi andiamo?” rispose la rossa, guardando con disgusto i sedili quasi distrutti del mezzo.
“All’inizio ho pensato a Deaton, ma non mi fido di lui. C’è qualcosa... non lo so, non mi piace.” spiegò Stiles mentre guidavano per Beacon Hills. “L’alternativa sarebbe la Morrel, ma non la vedo in giro da un pezzo, perciò...”
“…perciò non ci rimane che Derek, giusto?” finì per lui la ragazza. “Capisco”, aggiunse con tono nettamente diverso.
“Cosa?” chiese stupito Stiles, ma lei lo ignorò, continuando. “Ma perché siamo a casa tua?” domandò a sua volta.
“Beh, non potevamo vederci al Loft, Peter potrebbe udirci. E la casa nel bosco sta per essere smantellata, quindi a meno che non volessi andare al Fro-Yo..” spiegò Stiles, parcheggiando la Jeep nel vialetto.
“…perché Derek a casa tua è assolutamente non sospetto. Certo.” Ancora, il tono usato in precedenza. Come se stesse valutando qualcosa. Stiles decise di non voler sapere.
Scesero ed entrarono in casa.
“Papà, sono io. C’è anche Lydia!” urlò, entrando in cucina. “Vuoi qualcosa da bere?” chiese alla ragazza.
“Acqua, grazie” rispose lei, sedendosi su una sedia.
“Ma le banshee possono avere mal di gola?” chiese, curioso. Le diede l’acqua e proseguirono a chiacchierare del più e del meno, fino a che non udirono qualcuno bussare.
“Siamo migliorati, sourwolf!” salutò Stiles, aprendo la porta con un sorriso.
Derek alzò gli occhi al cielo, sbuffando piano. “Perché mi hai chiamato?”
“Ho biso– abbiamo bisogno di te. Io e Lydia. Dobbiamo chiederti una cosa” spiegò Stiles, anticipandolo in cucina.
“Ciao Derek...” salutò la rossa, accompagnando le parole con un cenno di mano. Lui rispose con un cenno a sua volta.  Quando tutti presero posto, Lydia cominciò a spiegare di come fosse venuta a conoscenza della paternità di Peter – cosa che neanche Derek sapeva, ma questo non stupì nessuno – e di come fossero arrivati alla conclusione che fosse proprio Jackson.
“Dai, ammettilo, hanno la stessa strafottenza. E poi... è Beacon Hills, se una cosa può portare problemi lo farà!” concluse Stiles, stiracchiandosi leggermente.
Nessuno degli altri due lo degnò di risposta, ma a Lydia non sfuggì lo sguardo interessato di Derek. Inconscio, pensò la ragazza.
“C’è una maniera per esserne certi?” chiese invece.
“Esame del DNA?” propose Derek. “Potremmo fare una ricerca negli archivi riguardo a certificati di nascita e adozioni”
“Chiedere ai genitori di Jackson?” propose Stiles. Ancora, ignorato.
“Per entrare negli archivi dovrei chiedere a Danny, che lo direbbe a Jackson, e sarebbe un disastro.” proseguì Lydia. Stiles si stufò di essere ignorato e si alzò, uscendo dalla cucina.
Entrambi se ne accorsero, ma prima che decidessero chi dovesse andare a riprenderlo, ricomparve con niente poco di meno che lo sceriffo.
“Lydia, Derek” li salutò questi. La rossa sorrise, ma Derek si alzò, offrendo la mano. Se la strinsero velocemente, sotto lo sguardo scettico di Stiles.
“Signore, sarebbe possibile risalire a chi ha dato alla luce Jackson?” chiese diretta Lydia.
John si grattò la testa, pensieroso.
“Legalmente... no. Sono informazioni riservate, certo. Ma...” li guardò un attimo, rivolgendosi particolarmente al figlio. “Potrei per sbaglio lasciare il computer con la password nel mio ufficio ed uscire a prendere un caffè. E qualcuno che non sarebbe così strano vedere lì potrebbe entrare e cercare quello che gli serve.”
Stiles ghignò, scambiandosi uno sguardo di intesa con gli altri due.

 
OoO
 
“Ripetimi perché sono venuta anche io” disse Lydia il giorno dopo.
Era seduta sul sedile del passeggero della Jeep di Derek, mentre questi faceva manovra per parcheggiare non troppo lontano dalla centrale.
“Perché sei il cervello del gruppo, e devi avvertirmi quando torna mio padre.” Rispose Stiles tranquillo, sporgendosi dal sedile posteriore.
“Ma perché? Sa cosa stiamo facendo... ce lo ha praticamente suggerito” ribatté la ragazza.
“Non vogliamo metterlo in una situazione imbarazzante, okay? Per questo Derek verrà dentro con me e fungerà da diversivo, se servirà.” spiegò velocemente il castano.
A quel punto Lydia rivolse l’attenzione all’uomo, che ricambiò lo sguardo alzando le sopracciglia.
“Il tuo piano è entrare, dire che lasci il pranzo a tuo padre, cercare quello che devi cercare e uscire. Okay. Ma lui come lo spieghi?” chiese quindi, con un cenno di capo all’Hale.
“Mi sta accompagnando. Scott lo ha fatto infinite volte ormai... non sarà un problema!”
Lydia annuì, poco convinta.
Rimasero in silenzio, in attesa che lo sceriffo uscisse e si facesse vedere in modo da avere via libera.
“Stiles” disse ad un certo punto Lydia. “Cos’hai intenzione di fare sabato?”
Il ragazzo riemerse nuovamente dai sedili di dietro.
“Cosa ho intenzione di fare sabato? Non lo so... dormire fino alle 12? Fingere di non avere compiti da fare? Studiare il cinese?”
“Divertente. Davvero divertente. Come se ti bastasse un pomeriggio per imparare il cinese” commentò la rossa.
“Io ci ho messo un anno” esordì Derek, tra lo stupore generale. “Ma essere un licantropo aiuta, immagino”
“Oh, non lo so. Hai presente Scott... aspetta, perché conosci il cinese?” Chiese Stiles, sinceramente curioso.
“Perché mi andava. Conosco anche il portoghese, lo spagnolo e le basi dell’Italiano” Derek tornò a rivolgere la sua attenzione all’edificio.
“Io ci misi due anni, ma ero ancora al primo anno di liceo. Adesso mi basterebbero tre mesi. Ma il discorso non è questo. Stiles, sabato è il tuo compleanno. Fai 18 anni. È importante, quindi faremo una festa.”
decretò la bionda, incrociando le braccia.
“Ma io non ne ho voglia! Dai, una cena andrà più che bene... noi del branco. È anche troppo” si lamentò Stiles.
Niente da fare, se Lydia Martin decideva una cosa, quella era legge.
Mentre i due continuarono a battibeccare, Derek notò un movimento alla porta della centrale.
“Hey” li richiamò, “lo sceriffo è uscito.”
Entrambi tacquero immediatamente.
“Bene, entriamo in azione” decretò Stiles.

 
OoO
 
“Non ne avevo idea” disse Derek mentre lui e Stiles camminavano verso la centrale.
“Cosa?”
“Del tuo compleanno. Non sapevo fosse sabato” spiegò, enigmatico come sempre.
“Si, insomma, non è un granché. L’anno scorso l’ho passato a consolare Scott dopo la rottura con Allison, e a giocare alla playstation. Quest’anno non volevo fare qualcosa di molto diverso” spiegò il più piccolo, sorridendo alla guardia all’entrata, che gli fece un cenno.
“Ma... è importante. Non dirmi che davi per scontato di arrivarci vivo ai... diciotto?” Derek terminò la frase con una cadenza interrogativa, quasi non ne fosse sicuro.
“Si, e a questo punto mi sarebbe stato bene. Non fraintendermi, sono felice di essere vivo e tutto il resto ma... non mi sembra giusto nei confronti degli altri”
Superarono l’ultimo corridoio, giungendo infine nella stanza che raggruppava tutti i vice-sceriffo e l’ufficio dello sceriffo.
Tacquero entrambi, e Stiles si mise su un sorriso a trentasei denti.
“Hey Donald... Jeremy... ciao Clara... Hey Parrish!”
Un uomo, più vicino ai venti che ai trenta, salutò entrambi con un sorriso tranquillo.
“Hey Stiles, cosa ci fai qui? Tuo padre è appena uscito.”
“Lo so, per questo sono qui. Devo scambiare i suoi cibi iper-calorici in qualcosa di più sano... Farò subito, lo prometto.”
Lui e Derek si scambiarono uno sguardo di intesa, poi Stiles entrò.
OoO
 
“Quindi... è da tanto che vi frequentate?” chiese Parrish a Derek, che si voltò stupito.
“Prego?”
“Si, insomma, se viene qui con te senza aver paura che qualcuno lo riferisca al padre...” spiegò il giovane, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Oh no noi non... siamo solo...” tentò di dire Derek, ma venne bellamente ignorato dal vice-sceriffo, perché proprio in quel momento squillò il telefono e fu costretto a rispondere.
Derek rivolse lo sguardo all’ufficio, le cui tende erano state fortuitamente chiuse, e decise di lasciar perdere. Voleva davvero sapere perché Stiles ci stesse mettendo tanto.
Ignorando i pensieri che cominciavano a formarsi nella sua testa, pensieri che non voleva fare per qualsiasi cosa al mondo, si andò a sedere su una delle panche fuori dall’ufficio.

 
OoO
 
Stiles stava per gettare il pc fuori dalla finestra. Non importava quante strade e combinazioni provasse, secondo lo Stato Americano Jackson non era mai nato. E per quanto questo avrebbe potuto fargli piacere, non era il momento.
Sembrava che qualcuno avesse abilmente cancellato tutti i dati, compresi quelli dell’adozione. Ma ciò era impossibile, perché tutti sapevano che Jackson era stato adottato, quindi quei documenti dovevano esistere.
Tentò un’altra strada, inserendo il cognome da nubile della madre adottiva di Jackson. Era come arrampicarsi sugli specchi, ma a quel punto ormai...
Finalmente ricevette buoni risultati. Sembrava che la donna avesse adottato il bambino da un orfanotrofio vicino Phoenix.
Ma perché arrivare così lontano? “ si chiese il giovane. Poteva capire il desiderio di maternità anche prima del matrimonio, ma arrivare in un altro stato?
Continuò a digitare quando una voce conosciuta attirò la sua attenzione.
Merda. Era il padre di Scott. Aveva completamente rimosso la sua presenza.
“Derek” sussurrò, certo che il lupo potesse udirlo. “Tienilo impegnato”
“Datti una mossa” rispose semplicemente l’altro oltre la porta. Successivamente lo udì alzarsi e rivolgersi a Mr. McCall, chiedendogli informazioni sulla casa nel bosco. Una parte del cervello di Stiles seguì la conversazione, ma per lo più era concentrato su quello che stava vedendo.
A quanto pareva la Miss Pillsbury – era quello il nome da nubile della donna, aveva fatto tutto con una società chiamata ‘PVS Corporation’. Stiles non ne aveva mai sentito parlare, ma forse Derek ne sapeva qualcosa. Magari la sua famiglia aveva affari con loro.
Provò a cercare un po’ più a fondo, ma l’ultima azione risaliva ormai ad otto anni prima, poi la società aveva dichiarato bancarotta.
Davvero sospetto. Appena dopo l’incendio a casa Hale.
Poi accaddero due cose contemporaneamente.
Lydia gli inviò un messaggio, avvertendolo che il padre stava arrivando, e Derek lo chiamò, mentre dei passi si avvicinarono alla porta.
Mai aveva apprezzato l’essere un lupo come in quel momento. Quando Rafael McCall aprì la porta, lo trovò intento a spostare il cibo nella borsa del padre, soppesando i vari valori nutrizionali.
“Oh, è lei. Ha già rovinato la giornata a qualcuno?”
Sia l’uomo che Derek, alle sue spalle, ruotarono gli occhi al cielo.
“Stiles. E’ sempre dolce vedere come ti prendi cura del tuo vecchio...” rispose invece Rafael, optando per una linea più amichevole.
“Si beh, è quello che si merita per essersi preso cura di me in tutti questi anni.”
Oh, brucia!
“Stiles” lo richiamò Derek, prima che il federale potesse rispondere. “Dobbiamo andare. Lo sceriffo starà tornando”
Come se nulla fosse accaduto, Stiles chiuse tutto e uscì dall’ufficio, salutando Parrish con una mano, mentre Derek quasi lo trascinava fuori di lì.
Non parlarono finché non furono in auto, lontano da orecchie e sguardi indiscreti.
“Allora, hai trovato qualcosa?” chiese Lydia, impaziente.
“A parte che la stessa persona che mi guarda male quando mangio le mie curlie fries mangia delle schifezze e le chiama anche pranzo? Non molto” esalò Stiles, chiaramente scocciato.
“La madre adottiva di Jackson lo ha preso in un’azienda di Phoenix – si, Lydia, un’azienda – che è andata in bancarotta subito dopo l’incendio, quindi presumo sia legata agli Hale, ma potrebbe anche essere una coincidenza. Tutti dati a riguardo sono stati abilmente cancellati o criptati abbastanza da renderli impossibili da trovare.”
“Qual è il nome?” chiese Derek, pensieroso.
“Della società? PVS-qualcosa, Corporation o simili. Perché? Ti viene in mente nulla?”
Il moro scosse la testa. “Posso vedere se tra i documenti che ho a casa c’è qualcosa. Una copia cartacea dovrà pur esistere.”
Questo sembrò mettere fine al discorso, perché dopo Derek riaccompagnò i due adolescenti alle rispettive abitazioni.
“Non dimenticarti di sabato. Derek, anche tu, non credere di scamparla” li salutò la rossa, uscendo.
“L'ultima volta che Lydia ha dato una festa, Peter è tornato in vita” commentò Stiles.
“Lasciaglielo fare” decretò Derek, lasciando non poco stupefatto l’altro.
“Perché mai? È la mia festa, dopotutto!”
“No, non lo è.” Incrociarono i loro sguardi nello specchietto retrovisore. “Le terrà la mente occupata, lasciala fare”
Stiles non replicò, ma annuì e scese dall’auto, dato che erano davanti casa sua. Ma prima di entrare sembrò ripensarci.
“È per questo che sai tante lingue? Volevi tenere la mente occupata?” chiese, diretto come sempre.
“Tra le varie cose” fu la risposta elusiva dell’altro. Stiles non si stupì della poca chiarezza, ma lo guardò andare via, sovrappensiero.
Ancora una volta aveva avvertito quello strano bisogno di avvicinarsi, di chiedere, di sapere. Scott lo aveva avvertito che sarebbe stato tutto più intenso, tutto più vivo. Ma allora perché non gli succedeva con Lydia? Aveva una cotta per lei da quando era in grado di contare.
Voleva chiarezza, aveva bisogno di chiarezza. Quindi senza esitare prese la Jeep e si diresse verso la casa del suo migliore amico.

 
OoO
 
Lydia fu piuttosto brava a dissimulare qualsiasi preoccupazione con Jackson, e considerava la cosa quasi un miracolo dato che, oltre ad essere un licantropo, era anche la persona che la conosceva meglio.
Quel pomeriggio entrò a casa del ragazzo con la sua chiave, sorridendo leggermente. Con i genitori sempre in viaggio sembrava il preludio di come sarebbe stato al College.
Certo, sempre che ci arriviate vivi, pensò. Aveva perso l’ottimismo dopo il terzo cadavere ritrovato.
Andò in cucina, sentendo la voce del ragazzo arrivare da lì, e si preparò a salutarlo, quando realizzò la natura del discorso.
“...no mamma, non tornerò. No, sto bene qui. Si, certo... avete sempre amato Lydia, qual è il problema ora? Sapete cosa, devo andare. Addio.” e mise giù.
“Lyds, esci, so che ci sei” le disse, con tono chiaramente stanco.
La bionda entrò nella stanza e si sedette su uno sgabello di quelli che circondavano l’isola della cucina. “Cosa è successo?”
Il biondo non rispose, si alzò dal piano di cottura dove era appoggiato e la raggiunse, abbracciandola stretta da dietro.
“Nulla di importante. Dove sei stata?”. Lasciò un lieve bacio dietro l’orecchio della ragazza, provocandole un brivido.
“Ad avvertire Stiles della sua imminente festa di compleanno. Credo che se la meriti. E tu dovrai aiutarmi.” Lydia si girò nel suo abbraccio per guardarlo in faccia.
“Una festa per Stilinski? Da quando ti interessi a lui?”
“Sei stato via per quelle che si potrebbero definire le settimane più intense della nostra vita. Sono cose che legano. E io non avrei mai accettato di parlare con te se non fosse stato grazie a lui, quindi sarai anche felice di aiutarmi” decretò la ragazza, ricevendo uno sbuffo da Jackson.
“Quando è il compleanno?” chiese poi.
“Il 5 Luglio, ma lo festeggeremo il 7 perché è sabato. Ora, troviamo un posto in cui farla. Mi domando se Derek sia disponibile a prestarci il suo loft...” e cominciò ad elencare tutte le cose da fare, chi chiamare e tutto il resto.
Jackson non disse nulla, ma per un attimo gli sembrò essere tornata la Lydia di prima, quella la cui unica preoccupazione era fingere di non essere intelligente come sembrava. Ma a quel tempo lui era tanto idiota da non essere stato capace di spiegarle che era perfetta così com’era, e che meritava il meglio.
Certo, più di qualcuno avrebbe concordato che non era giusto che lui fosse di nuovo con lei, ed avrebbero avuto ragione. Ma finché lei stessa non lo avesse allontanato, di certo lui non l’avrebbe lasciata.
Non aveva intenzione di sprecare la sua seconda chance.

 
OoO
 
Stiles andò a casa di Scott con la testa che ronzava. Non si stupì quando Melissa gli disse che era con Isaac a studiare. O meglio, si stupì che stesse studiando, ma non che ci fosse Isaac. Lo aveva messo in conto da tempo.
“Oddio Stiles! Salvaci dalla chimica!” lo salutò l’Alpha, condividendo lo sguardo disperato del biondo.
Stiles guardò il libro, guardò loro, poi prese il libro e se lo gettò alle spalle, centrando il cestino. I vantaggi di essere lupo.
“Fatto. Playstation?”
I tre si sorrisero complici, e cominciarono a giocare, ma dopo un po’ Isaac mise pausa alla missione per rivolgersi a Stiles.
“Okay, senti, non so come spiegartelo, ma puzzi, letteralmente, di preoccupazione, quindi piantala e dicci che succede”
Il castano non sapeva cosa rispondere. Scott scosse un po’ la testa. “Non volevo dirtelo così, ma è vero, amico!”
Beh, visto che era uscito il discorso...
“Vi è mai capitato, da quando siete lupi, di sentirvi attratti da qualcuno che prima non consideravate in quella maniera? Come se non poteste fare a meno di gravitargli attorno, del tutto inconsciamente, e pensare che ha un buon odore, che vi fa venire quasi fame e che, nonostante tu ricordi cosa era prima per te questa persona, ora ti senti un idiota per non essertene accorto prima?”
Fece tutto il discorso tenendo gli occhi fissi sul controller, ma dopo un minuto esatto di silenzio decise di incontrare lo sguardo dei suoi due amici.
Scott era imbarazzato, ma Isaac era strano. Sembrava quasi spaventato.
“Beh? Allora?” chiese il beta.
“Devi definire attrazione, Stiles. La luna può giocare brutti scherzi dal punto di vista fisico, fa fare cose che in altri momenti ci penseresti due volte, se non tre o quattro. Ma quello che stai descrivendo non è solo una cosa fisica, esatto?”
Scott sembrava calmo, mentre parlava. Ricordava quasi Deaton.
“No io... non credo sia solo una cosa fisica. Ricordo di essermi sentito attratto anche prima, da quel punto di vista, ma ora, pur essendo più intenso, non è quello l’elemento predominante. Mi spiego?”
Isaac annuì, lentamente. “Credo di capire”.
“Davvero?” dissero in coro Stiles e Scott, guadagnandosi un’occhiata di sufficienza.
“Si, davvero. Quando diventai lupo... tutto divenne più chiaro. Mio padre, la gente intorno a me, Derek... il mio istinto mi guidava. Sapevo, ad esempio, di potermi fidare di Braeden, quando mi ha salvato dagli Alpha. Sapevo di poter contare su di Scott e su di te, nonostante fingessi di odiarmi. I sensi si rischiarano, tutto diventa più intenso... e anche i sentimenti diventano più forti. Prima magari potevi ignorarlo, fingere che non esistesse, ma ora è troppo forte e dimenticarlo è come dimenticarsi di respirare.”
Il biondo si rese conto di tutto quello che aveva appena detto e arrossì, alzandosi di scatto. “Io...mh, vado a prendere... si... mh... da bere” borbottò, fuggendo in cucina.
I due amici si fissarono. “Beh, ha reso l’idea.” commento Stiles.
Per il resto della serata nessuno accennò più alla cosa, ma entrambi si ripromisero di parlare al biondo, seppur per motivi diversi.
Quella notte stessa Scott si rigirò nel letto, incapace di prendere sonno. Si mise di lato e osservò la figura al buio di Isaac.
Una parte di lui voleva chiedergli chi fosse quella persona che gli aveva fatto provare tutte quelle cose, ma d’altra parte temeva la risposta.
Si erano avvicinati in una maniera che non credeva alla loro portata, sentendo l’altro ragazzo più vicino di quanto sentisse Stiles, talvolta.
Per questo avevano cominciato a dormire assieme. Entrambi avevano problemi da quel punto di vista, ma insieme sembravano calmarsi abbastanza da farsi una buona notte di sonno.
“...cott”. Udì la voce assonnata di Isaac chiamarlo. “ ‘e succ’de?”
“Nulla, tranquillo, torna a dormire.” lo rassicurò il castano, ma Isaac si sfregò gli occhi e li aprì, rivelando l’azzurro inverosimile di cui erano colorati.
“Che succede? Qualche brutto sogno?” domandò di nuovo, più sveglio.
“No, davvero non è nulla. Ero solo sovrappensiero.” spiegò il moro. “Riflettevo su quello che hai detto a Stiles oggi. Su chi... ecco... potesse essere”
Isaac non rispose, decidendo di guardare il soffitto.
“Facciamo che me lo richiedi in mattinata, quando magari non sarà tutto così imbarazzante.” propose Isaac.
“Che Alpha sarei se non ti dessi la possibilità di fuggire di nuovo? Ma certo. Buonanotte, Isaac.”
“Notte, Scott”
Scott non se la prese. Soprattutto quando si girò di spalle e avvertì il petto di Isaac respirare così vicino alla sua schiena. Qualsiasi cosa fosse stata, poteva attendere.

 
OoO
 
Stiles entrò in casa Withmore fingendo una gioia che non sentiva. Non sapeva come Lydia avesse convinto Jackson a fare la festa in casa sua – o meglio, lo immaginava ma davvero non voleva pensarci. Non gli avevano ancora detto di Peter, soprattutto perché Derek non aveva avuto ancora il tempo di cercare in tutte le scartoffie di famiglia.
“Ma se tipo chiamassi l’avvocato di famiglia?” gli disse un giorno, seduto sul pavimento del loft tra un plico di fogli e un altro.
La proposta colse di sorpresa il più grande. “... Non è una pessima idea”
“Ma non mi dire...”
Ma l’avvocato in questione era una delle donne più potenti degli Stati Uniti, quindi ovviamente era impegnata come il re dell’Inferno.
“Quando avrà un momento libero cercherà quello che ci serve” aveva detto Derek a lui, che l’aveva a sua volta detto a Lydia e che, per tutta risposta, gli aveva proibito di venire con qualcosa che lei non avesse pre-approvato.
“Sei il ragazzo che ha osato accostare blu e arancione. È già un miracolo che io mi faccia vedere in giro con te” gli aveva detto, per poi mettere giù.
Con ‘qualcosa di pre-approvato’ intendeva dire il completo che lei gli aveva costretto a comprare un pomeriggio. E a giudicare dallo sguardo di Jackson, non era la prima volta che Lydia giocava con le persone come se fossero manichini. O bambole.
Mentre si provava l’ennesimo completo, gli era balenata in mente l’immagine, agghiacciante, di una Lydia vestita come una bambina dell’800 benestante che, in mezzo a tante case di bambole, pettinava una bambola inquietantemente simile a lui, mentre attorno a loro tutte le altre bambole guardavano lo spettacolo. Tremendo.
Alla fine di quel pomeriggio, tuttavia, tornò a casa stranamente vivo e pieno di buste. Alla fine persino Jackson iniziò a consigliargli cosa mettere con cosa per evitare di fare la figura dell’idiota. Aveva il sospetto che fosse tutta opera di Lydia, perché gli sembrava impossibile che in meno di un anno lo stronzo che conosceva si fosse trasformato in qualcuno di così... meno stronzo.
“Buon non-compleanno, perdente. Com’è che tuo padre non ti ha ancora rinchiuso in cella?”
Ecco, appunto. I miracoli non avvengono. Ma anche lui era cambiato in quel tempo, quindi preferiva concedergli il beneficio del dubbio.
“Jackson. Quando dovrebbero arrivare tutte le persone a cui avete detto che c’è una festa senza specificare di chi fosse?”
Il biondo ghignò. “Non ne ho idea, ma ho la sensazione che non ti interesserà. Lydia sta venendo nella nostra direzione e non sembra felice. E questa volta non è colpa mia”
Infatti la bionda si materializzò accanto a loro nel giro di pochi attimi.
“Heeey Lydia” la salutò Stilinski, attivando tutti i suoi riflessi da licantropo per fuggire in caso di bisogno.
La ragazza non disse nulla, si limitò ad osservarlo. Aveva indossato un bowtie blu scuro, la camicia azzurro chiaro e i pantaloni di lino blu. Non c’era nulla di sbagliato nel suo look. Ne era certo.
Alla fine lei sorrise, sporgendosi per abbracciarlo.
“Buon compleanno, Stiles!” gli augurò, sciogliendo la stretta.
“Grazie... Quindi... vado bene?” domandò, titubante.
Lydia annuì. “E non temere, per farti sentire meno a disagio ho per te una sorpresa”
Gli occhi le luccicavano di pura gioia. Se non fosse stato così preoccupato, ne sarebbe stato incantato. Ma era allarmato, quindi si voltò verso Jackson.
“Oh, sì, questa la amerai.” gli disse semplicemente il biondo.
Lydia batté le mani e, uno ad uno, da una delle camere uscirono Scott, Isaac, Ethan e Danny. Tutti e quattro in tiro, sebbene non abbastanza simili da sembrare i membri di qualche boy band.
Stiles rise, vedendoli. Il gemello e Danny sembravano tranquillamente a loro agio, ma Isaac e Scott sembravano bambini vestiti da adulti.
Non perché stessero male o altro. Lydia aveva scelto per il loro Alpha una camicia rosso scuro, dei pantaloni neri e niente cravatta, ma in compenso aveva un gilè. Davvero poco Scott.
Isaac invece indossava una maglia, la cravatta dello stesso colore degli occhi – umani – lasciata appesa e dei jeans. Era semplice, ma d’effetto.
Lydia era fuori di sé dall’autogratificazione.
“Buon Compleanno, fratello!” lo salutò Scott. “Lydia ci ha vestiti così in modo che non ti sentissi a disagio tutto agghindato. A proposito, stai una favola!”
Per un po’ chiacchierarono solo tra loro, ma quando i primi ospiti cominciarono ad entrare Stiles fu sorpreso da quanta gente sapesse effettivamente che fosse il suo compleanno.
Presto si trovò coinvolto in diverse conversazioni con i suoi compagni di classe che, complice qualche drink, risultavano meno stronzi del solito.
La festa era all’esterno, dove c’era la piscina, ma anche l’interno della casa era piuttosto popolato.
“Stiles! Hai ricevuto un botto di regali! E tu che non volevi neanche fare la festa!” gli urlò Danny ad un certo punto.
Beh, a lui sarebbe andato benissimo quello che avevano fatto la notte del suo effettivo compleanno. Cena a casa McCall con tutto il pack e film in attesa della mezzanotte. Poi Melissa era dovuta scappare a fare il turno di notte, lo sceriffo era tornato a casa sapendo di avere l’intera giornata successiva da passare con il figlio, e a poco a poco tutti si erano dispersi, fino a rimanere Scott, Stiles, Isaac e Derek.
In un classico scenario avrebbero cacciato gli alcolici per rendere quella serata memorabile, ma essendo tutti lupi sembrava piuttosto inutile. Quindi avevano su un altro film e ci si erano addormentati davanti.
Ciò che nessuno di loro sapeva era che Melissa, quel mattino, aveva scattato loro una foto mentre dormivano. Isaac e Scott di lato, sdraiati sul divano. Derek seduto su una poltrona, con una mano nei capelli di Stiles, che dormiva sul pavimento poggiato alle gambe del più grande.
 
Stiles venne riscosso dal filo dei suoi pensieri quando avvertì uno sguardo famigliare scrutarlo. A quel punto della festa il suo bowtie era rimasto abbandonato sul collo e la camicia leggermente sbottonata. Gli bastarono pochi secondi, con i suoi nuovi e sviluppati sensi da lupo, per individuare la fonte, e sorrise. Passò di lato alla casa e gli bastarono pochi salti per raggiungere la veranda da cui aveva origine il tutto.
“Hey sourwolf, non ti unisci alla festa?”
“Non è proprio il mio genere... Conosci davvero tutta questa gente?” rispose questi, continuando a fissare la folla. Stiles era ormai accanto a lui.
Questi diede un’occhiata in basso a sua volta, prima di sedersi sulla balconata.
“Stranamente sì, è una città piccola.”
“Ti stai divertendo?” domandò ancora Derek.
“Oh, sì. Tanti regali, tanta gente che mi saluta anche se al mattino non ci sopportiamo... Una pacchia. Ma Lydia sembra nel suo elemento, e chi sono io per toglierle questo?”
La rossa infatti stava ballando con Jackson, ridendo a qualcosa che non potevano sentire.
“A proposito...” mormorò il castano. Il tono fu abbastanza strano da far voltare Derek nella sua direzione.
“Tu non mi hai regalato nulla” esclamò.
Derek sollevò un sopracciglio. “Non credevo volessi qualcosa”
E forse era la luna, o forse perché quella sera era già fuori dagli schemi, o semplicemente i suoi istinti avevano mandato al diavolo tutti i freni e avevano preso possesso di lui. A distanza di tempo non sarebbe ancora riuscito a dire cosa gli diede coraggio quella notte.
“Non è che sia qualcosa che puoi comprare o altro. Ma c’è qualcosa che vorrei. Sto cercando di dirlo in una maniera che mi faccia sembrare meno un ragazzino impacciato e più un giovane adulto aitante e seducente, ma sono giunto alla conclusione che non credo ci sia.”
Saltò giù, atterrando a pochi centimetri da Derek. “Io vorrei baciarti.”

 
OoO
 
Lydia alzò gli occhi, cercando Stiles tra la folla, ma non lo individuò.
“Riesci a trovare il festeggiato?” chiese a Jackson, in quel momento intento a ballare con lei.
“Guarda sul tetto” sussurrò il biondo di rimando.
Oh. Interessante.
Sorridendo, baciò Jackson e tornò a ballare, sentendosi leggera per la prima volta da tanto tempo.

 
OoO
 
Derek stentava a credere alle sue orecchie, eppure gli erano risultate piuttosto affidabili nel corso degli anni. Almeno quando era Stiles a parlare, molto difficilmente si sarebbe rivelata una menzogna.
E questo certamente non era uno di quei casi.
Stiles temeva di apparire un ragazzino impacciato, ma chiaramente non aveva idea dell’effetto che provocava in lui.
In passato era stato facile ignorare il suo istinto che gli diceva di avvicinarsi al più giovane. Era un umano, tre quarti del tempo irritante e, quelle poche volte che non lo era, accadeva sempre altro a distruggere la piccola sfera di serietà creata. Ora che erano entrambi lupi, era quasi dolorosa la scarica che lo trapassava ogni volta, sentendo sempre più pressante il bisogno di toccare Stiles in qualche maniera. Essere vicino a lui. Sentirlo. Respirarlo. Non riguardava solo l’essere lupi.
E ora diceva di volerlo baciare.
“Anzi no” udì il castano dire. “Voglio che sia tu a baciarmi. Voglio che sia una tua decisione, Derek. Non ho intenzione di essere come tutte le altre persone della tua vita. Non prenderò qualcosa che tu non vorrai darmi”
Fu probabilmente questa la classica goccia che avrebbe fatto traboccare un vaso piuttosto pieno. Era consapevole di tenere a Stiles. La terribile avventura con il Nogistune era stata più che indicativa di questo. Ma se c’era una cosa in cui era bravo, era ignorare le tentazioni. Aveva fatto pratica con Peter tutto quel tempo.
Ma era così stanco di combattere, così esausto, che quasi non si accorse di quando la sua mano sfiorò il collo del ragazzo, registrando il suo battito cardiaco impazzito.
Dopotutto era solo un bacio, no?
Un respiro più attento gli riportò tutte le caratteristiche chimiche dell’attesa, dell’emozione e della frenesia. Tuttavia i movimenti del castano furono lenti quando mise una mano sul suo polso, quasi a volersi tenere, o a volerlo trattenere vicino al suo volto.
Mancavano solo pochi centimetri e poi, chi lo sa, quella sua stupida ossessione sarebbe sparita una volta per tutte.
 
Ma, come ogni cosa bella della vita di Derek, anche quella doveva essere brutalmente interrotta dall’ultima cosa che avrebbe mai immaginato accadesse.
Beh, riflettendoci non era davvero l’ultima. Anzi, era quasi un cliché.
Il cellulare di Derek prese a squillare.
E non era qualcuno che poteva semplicemente ignorare. Era Cora. La suoneria impostata dalla ragazza prima di partire risuonava piuttosto chiaramente (Dogs Days Are Over – Florence and the machine. Poi dicevano che non aveva senso dell’umorismo)
Entrambi respirarono bruscamente.
“Sul serio...” mormorò Stiles a nessuno in particolare.
Con più rabbia di quel che credeva di sentire tirò fuori il cellulare, sperando che fosse davvero urgente.
Quello che sentì bastò a gelare il sangue ad entrambi.

 
OoO
 
Quello che venne dopo era tutto confuso. Interruppero la festa dopo poco – presto per il parere di chiunque –, ricevendo una faccia scocciata da parecchia gente. Non era importante. Non interessava a nessuno.
La situazione era incasinata e preoccupante. La voce sconvolta di Cora che chiedeva aiuto e nulla di più. Un punto su una mappa. 
Derek non capì nulla di quello che accadeva attorno a lui. Fu Stiles a chiamare Chris e cercare una maniera per affrontare tutto.
“Devo andare a prenderla. Immediatamente.” mormorò Derek ad un certo punto.
“È quasi tutto pronto, mi mancano un po’ di cose e possiamo andare!” lo rassicurò Stiles.
Il moro alzò lo sguardo e incrociò il suo. “Tu non verrai con noi.” disse solamente, prima di discutere i particolari con Peter e Chris. Nonostante avessero diversi punti di vista, entrambi sapevano il fatto loro quando si trattava di questioni di famiglia.
Stiles fu bravo. Attese finché non furono tutti andati prima di parlare.
“Io verrò” sentenziò.
“No. Tu no.” rispose calmo Derek, sistemando le ultime cose nel borsone.
“Perché? Sono un lupo. Sono maggiorenne. Tengo a Cora. Non voglio stare qui senza far nulla!” inveì con forza, costringendo Derek a voltarsi nella sua direzione.
“Ho bisogno” disse lentamente “che tu sia qui. Che qualcuno di cui mi fido ciecamente stia proteggendo la mia casa e il mio branco.” E infine aggiunse, quasi a ripensarci. “E ho bisogno che tu sia al sicuro”.
“Derek...” provò a ribattere il più giovane, ma il moro riuscì a zittirlo. Passò le mani attorno al suo collo e avvicinò le loro fronti, tenendo lo sguardo fisso nel suo.
“Ti prego. Ti prego Stiles. Resta. Tieni d’occhio tutti. Proteggili mentre vado a rimediare al mio ennesimo errore.”
“Non è colpa tua. Lo sai bene. Non puoi crederlo… ti renderà debole, ed esposto, e non è vero. Dannazione, Derek.”
Nonostante fossero parole intense, entrambi parlarono in sussurri. Stiles passò le mani sugli avambracci di Derek, stringendolo piano.
“Starò bene, staremo bene. Torneremo. Andrà tutto a posto.”
Sciolsero quello strano abbraccio e Derek provò a sorridere. “Dopotutto, c’è ancora quel discorso da finire”
 
OoO
 
Si diedero addii veloci. Scott fece le sue raccomandazioni da Alpha, Melissa quelle da mamma e a tutti sembrava più che abbastanza.
Chris Argent aveva smesso da tempo di farsi domande sulla sua vita, ma questa lo metteva a dura prova talvolta.
Tipo quando Stiles gli aveva chiesto, piuttosto esplicitamente, di riportare Derek indietro. “Lo conosco. È sconsiderato come pochi che conosco. Non permettergli di morire.”
E l’uomo semplicemente aveva annuito.
“Sappi che se non risponderai alle mie chiamate salteremo sulla Jeep e verremo a cercavi, ipotizzando il peggio. Mobiliteremo le forze dell’intero Stato. E se non sarai in pericolo di morte, ti ucciderò io stesso, chiaro?” disse poi il castano, senza mezzi termini, rivolto a Derek. Questi alzò gli occhi al cielo, ma annuì.
Per Peter non ci furono caldi addii, probabilmente perché si stava lamentando del tempo che stavano perdendo inutilmente.
Derek e Stiles si scambiarono un ultimo sguardo, prima di partire definitivamente sulla Jeep del moro.
Sarebbero tornati. Lo facevano sempre.
Lo faceva sempre.
 


 Hiii
Stranamente non ho molto da dire su questa OS. Cioè, okay, sono successe un botto di cose, ma in generale è stata di passaggio in attesa della prossima che sarà UNA MINI LONG (ormai non mi illudo più).
Cosa abbiamo:
Jackson ancora non sa’ di essere il figlio di Peter. Penso che Lydia non voglia dirglielo per vari motivi e si nasconda dietro il fatto di non esserne certa. Ma è Lydia, è il cervello del gruppo, quindi mi fido.
SCISAAAAAAACCCCCCC che finalmente si muovono, alla velocità di Nowvideo nei giorni brutti, ma si muovono. In realtà ho paura a scrivere di loro perché se sbaglio qualcosa Marika mi uccide u.u
Il discorso di Isaac è stato.. molto ispirato. No, scherzo, ero fuori di testa quando l’ho scritto, tanto che ho salvato e ho chiuso senza neanche controllare.
Idem per la scena di Stiles sulla veranda, ma quella è stata fisicamente stancante scriverla. Per non parlare di Derek. Giuro che l’ho odiato.
Non avevo idea di cosa volesse fare, e praticamente parlavo con il pc sperando che mi illuminasse.
Ma, a più riprese, sono riuscita a scrivere quello che volevo.
E ora, siate sinceri, DAVVERO CREDEVATE CHE LI AVREI FATTI BACIARE?
LOL, nope.
Anche se, nel Loft, Derek ha provato ad insistere, dicendomi “eddai è solo un bacio che ti frega fai felici tutti eddai eddai eddai”
Ma io sono irremovibile, quelle poche volte che ho un piano *sguardo malefico*
BEEEENE. Spero vi siate goduti questo sprazzo di tranquillità. Ditemi che ne pensate J
Vi avverto da ora, non so quando arriverà la prossima, ma so che mi odierete. Ma avrete chi odiare di più.
 
Un enorme grazie alle due persone che mi hanno impedito di uccidere i miei personaggi, o di farmi scoppiare la testa. Grazie a Fede, che mi ha betato, e che praticamente è stata la scatola in cui chiudevo i miei scleri e le mie incertezze.
E grazie a Rita, che mi lascia impazzire senza giudicarmi.
Love you, girls!
 
See you next time!
Gip




 
   
 
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