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Autore: MySkyBlue182    21/01/2015    5 recensioni
Io... ho pensato tantissimo a cosa poterti regalare per Natale e, per quanto mi sia impegnato, l'unica cosa che volevo per te era renderti felice.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Olè! :D
Se fossi in possesso delle emoctions metterei quella con la ballerina spagnola, come ogni volta che scrivo in chat alle mie due persone speciali dicendogli che sì, ho finalmente finito di scrivere qualcosa!
Ahahaha!
Rido perché mi sento leggermente ridicola... è quasi carnevale e io sono qui a proporre la mia storia di Natale!!! Chi mi conosce sa che io sulle cose ci arrivo sempre dopo, anche a capire le barzellette, tipo! Quindi diciamo che pubblicare una storia Natalizia a fine gennaio è molto da me!! Ahahah
Vabbè... sono paxza, e... niente.
Quella che segue è una piccola OS che avrei voluto pubblicare mooolto prima, come avrete potuto capire, ma per questioni di tempo e impegni non ci sono riuscita :/
Non ho voluto lasciarla da parte però, perché mi piaceva l'idea e soprattutto perché è legata a trstme. È un episodio che avrei voluto includere nella storia, ma poi ho scartato dato che già era piena zeppa di avvenimenti senza che ci fosse anche Natale di mezzo!
Spero che la possiate apprezzare nonostante sia fuori tempo! Ahahah
E POI MI MANCAVATEEEEE T_____T
Oggi ho anche trovato il tempo per rispondere a tutte le recensioni che avevo in sospeso, quindi mi sento una ragazza giusta e migliore! XD
Mi sono divertita molto a scriverla e spero sia piacevole leggerla.
Niente spiegazioni, penso sia tutto chiaro. Ringrazio la mia honey-beta che ha fatto il suo grande ritorno e vorrei precisare che non solo corregge ciò che scrivo, mi aiuta proprio a sopravvivere e a destreggiarmi tra quei mostri cattivi che sono per me i social network, internet o qualunque stupidaggine abbia a che fare con la tecnologia! :°°°°°°D
In merito a questo, ho deciso che mi devo modernizzare e devo imparare ad essere minimamente multitasking, quiiiindi: @MySkyBlue182 su twitter (la persona più facile da stalkerare al mondo :°°D) e https://www.facebook.com/pages/SkyBlue/711482168968696?ref=br_tf per boh, non so, l'ho appena creata e conto di farci qualcosa, magari tenermi in contatto con voi e sclerare un po'! Ahahah
Okay, basta. La smetto, ho bisogno di caffè e sono rincoglionita più del solito!
Grazie al mio arcobaleno semplicemente per esistere <3<3<3<3
Fatemi sapere che ne pensate ;) e VI BLU UN SACCO <3<3<3<3<3<3


-LavostraSkyBlue-
                         
 
              
 
 
 
 
                                                                               MERRY BLUE CHRISTMAS
 
 
 
 
 
- Mi sembra di esser diventato una puttana, ultimamente.- sbuffò Frank mentre si rinfilava la felpa, iniziando a rivestirsi.
Sospirò contrariato e tentò di dare nuovamente un ritmo regolare al suo respiro e rimettere in riga quei suoi cuori punk che si erano dati alla pazza gioia dalla mezz'ora precedente.
- È solo che abbiamo poca libertà.- replicò Gerard compiendo più o meno gli stessi gesti di Frank e ravvivandosi i capelli con le mani in modo da apparire in ordine se fosse arrivato qualcuno.
Frank lo guardò con la coda dell'occhio e pensò che questo lo sapeva, che era consapevole di non essere in tour, sperduti in posti che nemmeno sapeva esistessero e pienamente padroni di se stessi.
Il suo amor proprio, però, negli ultimi dieci giorni, era spuntato fuori dal nulla e stava reclamando a gran voce la propria importanza tra le priorità nella coscienza di Frank.
Aveva provato a farlo tornare da dove era venuto, aveva tentato di ignorare quel senso di fastidio che a volte prendeva possesso di lui anche solo ripensando al tempo passato con Gerard, solo non stava riuscendo nel suo intento. Era più forte di lui, si sentiva quasi umiliato.
Aveva attribuito tutta la colpa alla sua insicurezza e, mentre ripensava al sesso che avevano fatto nei giorni precedenti, si era rimproverato e dato dei consigli di una certa entità, anche davanti allo specchio.
- Stai andando via, vero?- la voce di Gerard lo riportò nella realtà.
- NO!- urlò pure nel rispondere. Che cazzo di domande erano quelle?! Era appena arrivato.
- Mh, okay...- mormorò Gerard calzando le sue converse bianche.
- Perché?!- gli chiese indispettito.
- Hai da fare?- domandò ancora, il tono della voce leggermente incazzato.
- Beh, in effetti sì.- confermò il suo cantante senza nemmeno guardarlo, anzi, controllando l'orologio che aveva al polso.
- E poi dici che non dovrei sentirmi una puttana.- insinuò il chitarrista sentendosi seriamente infastidito e pure messo da parte, già che c'era.
- Dai, Frank, che c'entra?!- replicò guardandolo con un'espressione quasi colpevole.
- Cazzo, mi hai detto di venire qui per stare insieme! Abbiamo appena finito di scopare e mi stai praticamente cacciando via! Dimmi cosa dovrei pensare?!- pretese di sapere spalancando gli occhi, incredulo.
Gerard posò sulla scrivania qualunque stupido oggetto con cui stava armeggiando e gli si avvicinò.
Strusciò il naso sulla guancia di Frank e poi avvicinò le loro fronti, incollando i loro occhi, rendendo difficoltoso a Frank guardarli e forse anche a se stesso. Così abbassò lo sguardo e restò immobile mentre le mani di Gerard si andarono a posare sui suoi fianchi in una presa delicata.
- Avevo voglia di te...- sussurrò spostando le labbra accanto all'orecchio di Frank, depositando un piccolo bacio.
Frank chiuse gli occhi mentre si godeva i brividi piacevoli che quel gesto gli aveva provocato e un istintivo sorrisino comparì di riflesso sul suo viso, ma poi morì di colpo perché Gerard si allontanò di nuovo.
Come al solito usava i suoi metodi affettati per mettere a tacere Frank, le sue paranoie e i pensieri sospettosi che gli animavano la mente.
- Tu avevi voglia di scopare, ecco cosa!- alzò la voce e Gerard si voltò di scatto verso di lui.
- Che cazzo urli?!- domandò retoricamente.
- E se qualcuno ci sentisse?!- continuò Frank al suo posto facendogli il verso.
- Volevi dire questo, non è così?- insinuò certo di quel che stava dicendo.
Gerard tossì un po' a disagio.
- No, è che... Dovrebbe tornare mia madre, a momenti.- gli spiegò abbassando lo sguardo sui suoi piedi.
"Almeno se ne rende conto di che merda di situazione è questa." pensò Frank tra sé e sé.
- Già, hai ragione, ora me ne vado. Sia mai che qualcuno ci scopra... apocalisse!- gridò ancora, sorridendo ironicamente.
- Dai, cazzo, lo sai che non volevo dire questo!- Gerard bloccò i suoi gesti, ma Frank si tolse le sue mani di dosso e si allungò sul letto per riprendere telefono e sigarette e andarsene sul serio, ché ora era incazzato davvero.
- Volevi dire questo. Io lo so, tu lo sai e quindi non fingere che non sia così.- mise in chiaro gesticolando più del dovuto.
Non sarebbe mai andata giù a Frank questa segretezza circa la loro relazione, anche ora che sembravano felici e avrebbero potuto gridarlo al mondo intero. Era stufo di essere intrappolato nell'ombra, stufo di dover fingere e stufo di vivere nascosto.
- Sai cosa ti servirebbe Gerard?- gli chiese pronto a formulare una bella frase cattiva da rivolgergli.
- Cosa?- chiese il suo cantante corrugando la fronte e mantenendo un'espressione seria, evidentemente lo immaginava che, il suo ragazzo segreto, era in proncinto di sputare qualche cattiveria nei suoi confronti.
- Una bella e brava ragazza da condividere anche con la tua famiglia. Scommetto che con una ragazza non te li faresti tutti questi problemi.- disse sprezzante guardandolo dritto negli occhi che, cazzo, erano sempre così verdi e disarmanti.
Quel verde lampeggiò preoccupato.
- Smettila, Frank.- sibilò senza distogliere l'attenzione dalla figura di Frank, che se ne stava nel centro della vecchia camera di Gerard, in attesa di ascoltare l'ennesima scusa sul perché non avrebbero dovuto dire, mai e poi mai, alle loro famiglie di loro due in quanto coppia.
- Sì, certo, la smetto.- disse digrignando i denti e sbuffando una risata nervosa.
- E tu smettila di chiamarmi, allora.- gli consigliò a corto di frasi sensate da rivolgergli.
- Che vuol dire?- chiese Gerard preoccupato.
- Significa che...- sospirò senza avere niente di concreto da dire.
- Vaffanculo.- ecco, parola inutile anche quella, ma almeno aveva un certo concetto intrinseco. Magari avrebbe capito anche il suo cantante cos'è che intendeva.
- Frank non fare il ragazzino.- sospirò Gerard tornandogli vicino e tentando di allungare le mani verso il suo viso.
Il chitarrista schivò la carezza e gli parlò con il suo stesso tono di voce da padre frustrato dalle ribellioni della figlia liceale.
- Gerard non fare lo stronzo.- azzardò anche un sorriso finto.
- Ciao.- lo liquidò e si voltò verso la porta.
Il suo cantante non fu d'accordo però, perché lo raggiunse in due falcate e posò le mani e le braccia tese sull'uscio e lo richiuse rapidamente, Frank si voltò a guardare che cazzo stesse facendo e si trovò intrappolato tra la porta e il corpo di Gerard che lo schiacciò in velocità.
- Tu non vai da nessuna parte.- gli disse serio il suo cantante.
- Ma... ma come, volevi che me ne andassi, cinque minuti fa!- gli ricordò arrabbiato e un po' confuso.
- Non voglio.- chiarì per bene e poi avvicinò lentamente le labbra a quelle del chitarrista, che al momento era rimasto sconcertato da quanto stava succedendo.
Non era per niente normale, il loro rapporto, passava da un estremo all'altro con una rapidità ingestibile. Nessuno dei due sembrava fosse in grado di avere a che fare con l'altro anche se, ormai, erano anni che si conoscevano.
Quei giorni di pausa dal tour per le vacanze natalizie stavano seriamente mettendo in difficoltà l'equilibrio un po' precario con cui erano riusciti a stare insieme negli ultimi mesi.
Pensandoci, probabilmente neanche Frank avrebbe avuto le parole in tasca per spiegare ai suoi di lui e Gerard, forse non era dotato nemmeno di tutta la quantità di coraggio che sarebbe servita al caso, però vedere in Gerard le sue stesse debolezze lo faceva infuriare.
In cuor suo Frank sapeva che Gerard si trovava esattamente nella sua stessa condizione, ma l'idealizzazione che aveva di lui, come il ragazzo forte, quello controcorrente, quello a cui non fregava niente dei giudizi altrui, lo faceva entrare in una condizione mentale di tristezza. In sintesi, sentiva ancora di essere troppo poco importante per Gerard e questo faceva vacillare le piccole ondate di sicurezza che lo animavano a volte.
Riflettendoci, Gerard avrebbe potuto pensare esattamente tutto quello di cui aveva timore Frank, avrebbe potuto pensare di non essere un aspetto così fondamentale della sua vita a tal punto da essere sfoggiato come il gioiello più prezioso che avesse, avrebbe potuto sentirsi anche lui "troppo poco" per Frank, eppure non lo faceva - o almeno così sembrava.
Forse Gerard era molto più sicuro di se stesso di quanto non sembrasse o, semplicemente, il suo fragile ed insicuro cantante si fidava di Frank. Sì, lui aveva fiducia a differenza sua.
Non seppe se quell'illuminazione avrebbe dovuto farlo sentire meglio oppure no, perché rendersi conto di non riuscire ancora a riporre pienamente fiducia in Gerard non era una presa di coscienza molto nobile.
Avrebbe dovuto credere in lui, in quello che diceva di provare, in quello che gli dimostrava. Cazzo, lui avrebbe dovuto fidarsi e invece si ritrovava ancora in situazioni del genere, si sentiva puntualmente una ragazzina in procinto di essere abbandonata dallo stronzo di turno che le aveva rubato il cuore solo per raggiungere i suoi loschi obiettivi.
Gerard scostò il busto dal suo e Frank riuscì a guardarlo negli occhi.
Erano sinceri, quel verde era limpido come una verità indiscutibile.
Forse, come al solito, avrebbe dovuto starsene un po' da solo e concedersi un esame di coscienza che gli avrebbe chiarito un po' le idee. O almeno così sperava.
- Cosa devo fare per dimostrarti che voglio solo te?- gli domandò il suo ragazzo con una voce un tantino sofferente.
Frank, seriamente, non avrebbe saputo rispondere, forse "cambiare testa" sarebbe stata la soluzione, ma era fantascienza quella, così sorrise, un po' dispiaciuto e un po' intenerito dalle parole di Gerard e lo abbracciò.
- Niente. Non devi fare niente.- gli sussurrò sulla pelle del collo. Forse esagerava perdendosi in pensieri negativi e magari avrebbe dovuto accontentarsi di stare con Gerard e basta, anche se nessuno ne sapeva nulla. Decisamente, avrebbe potuto accontentarsi.
Gerard posò le labbra sulle sue e fece scivolare la mano destra dietro il collo di Frank, accarezzandolo. Poi sospirò e si staccò impercettibilmente, continuando a vagare con la mano, arrivando fino alla nuca e tra i capelli di Frank.
- Io... vorrei renderti felice e basta.- sussurrò abbassando il viso di nuovo verso quello di Frank, deviando il percorso e puntando il collo dove nascose il viso e restò a respirare, in attesa che Frank dicesse qualcosa o perlomeno si decidesse a ricambiare un gesto.
- Mi rendi felice.- confermò senza aggiungere altro.
Avrebbe voluto spiegargli che nelle ultime due settimane si erano visti troppo poco, per i suoi gusti, avrebbe voluto dirgli che quelle tre o quattro volte che erano capitate era stato come un miraggio e aveva avuto fisicamente fame di lui e del suo corpo. Avrebbe dovuto tentare di spiegargli tutte quelle sensazioni inebrianti e adrenaliniche che aveva provato tenendolo di nuovo tra le braccia e baciandolo e tutte le altre, quelle fastidiose che avrebbe voluto scacciare quando ci aveva ripensato una volta solo e li aveva visti come due animali affamati, non come due persone innamorate.
Erano solo e soltanto sensazioni, eppure certe cose gli complicavano la vita, non riusciva a fare a meno di pensarci e anche quel giorno, mentre si assalivano a vicenda non era riuscito a smettere di pensare che fosse sbagliato.
Non doveva essere solo sesso tra loro e invece, puntualmente, gli sembrava che lo fosse e si dannava. In più non stavano avendo a disposizione tempo per parlare, in quel periodo, ed era ancora peggio che non vedersi per il rapporto così cerebrale che li aveva fatti avvicinare e resi indivisibili.
Magari era anche quello, avrebbero dovuto trovare tempo per parlare, ma Gerard lo aveva quasi cacciato, pochi attimi prima. Frank non capiva cosa gli stava succedendo.
- Non abbastanza se dopo mezz'ora che ci vediamo te ne vai arrabbiato.- gli spiegò continuando a tenere il viso sotto il suo collo e parlando sottovoce.
- Mi manchi. Penso sia questo.- gli spiegò, cercando di riassumere tutto ciò che aveva pensato poco prima, ma non sarebbe bastato.
- Anche tu mi manchi, mi manca la nostra vita, la libertà, stare con te ogni fottuto secondo, ma...- sbuffò contrariato a quella lontananza forzata.
- Ma non possiamo farci niente.- terminò la frase Frank, cercando di non dare alcuna intonazione alla sua voce, dissimulando anche il fastidio che provava verso il doversi nascondere. Non voleva più affrontare quel discorso con Gerard, ne avevano parlato fin troppe volte.
Frank lasciò andare il peso del corpo posando la schiena sulla porta e abbracciando Gerard. Era stato così in tensione che sentiva già i primi accenni di mal di testa.
Si chiese perché non dovesse mai bastargli niente.
Prima aveva desiderato una vita diversa e l'aveva avuta con i My Chem, aveva desiderato avvicinarsi a Gerard ed era stato facilissimo entrarci in sintonia, aveva voluto essere suo amico e il suo cantante aveva iniziato ad aprirsi, insieme avevano dato vita ad un rapporto così intimo che non gli sembrava nemmeno possibile di poter essere così fortunato.
Poi si innamorò di Gerard e, nonostante le mille avversità, lo conquistò quel cuore nero e poetico. Gerard era suo e aveva pensato che gli sarebbe bastato per sempre e in effetti, in parte era così. Non aveva avuto più interesse per nessuno, all'infuori di lui, era felice, era appagato, ma, imprevedibilmente, era nato un nuovo desiderio ed era quello di sentirsi finalmente libero e sbandierare ai quattro venti tutto quello che lui e Gerard costituivano.
Desiderava cose apparentemente piccole, come passeggiare per mano o poter parlare ai suoi di Gerard e di quanto lo rendeva felice. Sembravano cose così stupide e futili e invece le percepiva così di vitale importanza da ritrovarsi a pensarci in continuazione.
Era un essere umano e in fondo era una cosa naturale voler progredire, in qualche modo, anche fossero stati passi piccoli, quindi non se ne stava preoccupando tanto, anche se a momenti ci ripensava e, considerando quanto infastidiva Gerard quel genere di discorsi, si sentiva incompreso e più che altro, immaginava di essere sempre un passo avanti a livello di coinvolgimento emotivo nei suoi confronti.
Riassumendo, provava sempre quel terrore strisciargli tra le ossa al pensiero che tutto ciò che provava per Gerard -ed era tanto, troppo- non era corrisposto totalmente.
Roba da innamorati, probabilmente, ma Frank non riusciva a togliersi quelle paranoie dalla testa. Pensava esageratamente troppo e, di sicuro, sempre in senso negativo.
- Comunque non volevo che tu te ne andassi, avevo solo appuntamento con Mikey per andare a fare i regali di Natale.- chiarì per spiegargli quanto detto poco prima, per fargli capire che aveva solo un impegno e probabilmente anche lui aveva voglia di stare con Frank.
- Okay.- capì Frank e scrutò nei suoi occhi verdi per cercare conferme. Era totalmente sincero.
- Vengo io, dopo, da te.- continuò il suo cantante, riavvicinandosi e tornando a baciarlo brevemente. Frank lo trattenne poco delicatamente posandogli una mano sul collo e approfondì il contatto.
Stava provando un dolore quasi fisico a stargli così lontano. Immaginò che Gerard dovette capirlo perché pose fine al bacio e gli sussurrò tutto quello che Frank stava desiderando da giorni e giorni.
- Dopo vengo da te e dormiamo insieme, stanotte.- bisbigliò facendo infrangere il suo alito caldo sulla pelle già accaldata di Frank.
- E come facciamo?!- domandò dubbioso.
In fin dei conti, criticava Gerard per il non volersi far scoprire dalla sua famiglia e poi anche lui aveva le stesse preoccupazioni. Stupido incoerente che non era altro.
Non riusciva davvero a capirsi, la maggior parte delle volte.
- Mi introduco dalla finestra di camera tua!- gli disse con un'espressione improvvisamente furba. Doveva averci già pensato.
Frank scoppiò a ridere.
- Chi sei, Joey Potter?!- disse ridendo di quell'associazione mentale che gli aveva proposto il suo cervello.
- Sì, Dawson!- lo prese in giro Gerard ridendo insieme lui.
Mentre quasi si piegava in due per le energiche risa che lo stavano scuotendo pensò che, cazzo, ultimamente stava diventando problematico quanto quel ragazzo che sfotteva sempre guardando quel telefilm. Si sentiva sempre più incoerente, ma forse, a quei tempi non sapeva cos'era l'amore e allora era stato legittimo da parte sua criticare tutte le paranoie che si faceva. Ora che lo viveva era completamente diverso, dio se lo era...
- Che cosa romantica...- fece sognante e sorridente rispondendo a scoppio ritardato.
- Io sono romantico.- affermò il suo cantante con convinzione, come se gli facesse ogni sera una serenata sotto la finestra.
- Tu, cosa?!- lo schernì Frank.
- Lo sono.- continuò imperturbabile.
- Lo sono a modo mio.- aggiunse poi.
- È passato troppo tempo dalla storia delle croci e la mascherina...- lasciò in sospeso riferendosi ad un episodio accaduto mesi prima.
Gerard lo guardò negli occhi e sorrise, poi lo prese per le spalle ribaltando completamente le loro posizioni.
Frank lo lasciò fare, sorridendogli di rimando mentre Gerard si avvicinava pericolosamente, facendo prima sfiorare i loro petti e poi spingendolo delicatamente mentre avanzava.
Frank era seriamente inebetito, sempre fin troppo suscettibile al fascino di quel fottuto ragazzo.
- Frank...- pronunciò strascicando le lettere che componevano il suo nome accanto all'orecchio, continuando ad avanzare e Frank, di conseguenza, ad indietreggiare.
Ad un tratto la parte posteriore delle ginocchia di Frank si trovarono a contatto con il bordo del letto sul quale Gerard lo spinse ancora, sempre con delicatezza, e lo sovrastò.
- Frank...- mormorò di nuovo il moro, baciandolo velocemente e accarezzandogli le cosce, percorrendole e arrivando fino al petto.
- Frank, io ti blu.- gli ricordò soffermandosi a respirargli accanto all'orecchio.
Frank boccheggiò e sentì lo stomaco contorcersi e quei dannati cuori battere fortissimo, ovunque.
Lo guardò piegato sopra di lui, fantasticò perso completamente nell'espressione che aveva assunto il suo viso nel ricordargli quella strana e bellissima dichiarazione d'amore che avevano inventato insieme. Era tutto così blu in quel momento, i cuori, che percepiva in procinto di esplosione, probabilmente lo erano, l'intero mondo sarebbe potuto essere blu e Frank l'avrebbe adorato. Tanto quanto adorava Gerard, lui e le sue strane maniere di esprimersi, lui con quegli occhi così dolci che sembravano non essere in grado di ferire.
Lo amò, in quel momento.
- Ti amo.- glielo disse.
- E io ti renderò felice.- disse Gerard.
Frank rimase interdetto, preso ancora a scrutare il suo viso pallido, nell'inutile attesa che si spiegasse meglio. Ma era Gerard e non lo avrebbe fatto e Frank avrebbe passato ore interminabili a riflettere ed immaginare a cosa si era riferito.
Gerard gli fotteva il cervello ed era probabilmente per questo che lo amava così tanto. Era completamente preso da lui, sotto ogni più piccolo aspetto.
- Sono felice.- tentò di rassicurarlo nuovamente, accompagnando la frase con un piccolo sorriso innamorato. Non poteva farci niente, era innamorato.
Gerard sospirò e si allungò ancora di più sul suo corpo, sdraiato disordinatamente sul letto sfatto, gli baciò il collo e Frank non poté cogliere nemmeno la sua espressione, non avrebbe avuto indizi circa i sogni ad occhi aperti che avrebbe vissuto non appena sarebbe rimasto solo e un po' gli dispiacque. Poi pensò che riflettere sul significato delle parole di Gerard dette poco prima sarebbe stato più difficile e a Frank piacevano le sfide, soprattutto amava tentare di entrare anche nella sua testa, tra i suoi pensieri e conquistare anche quella parte così ardua da capire di lui. Anche Frank voleva fottergli il cervello.
- Io... ehm...- farfugliò il suo cantante tentando di trovare le parole giuste.
- Devi andare, okay, ho capito.- gli semplificò la situazione Frank.
- Già, sono già in ritardo di mezz'ora!- sorrise Gerard, controllando l'orologio al suo polso, tenendosi sospeso sopra Frank con una sola mano.
Frank si issò sui propri gomiti e gli sorrise di rimando guardando quegli occhi ridere.
- Dopo cena evado dalla mia camera e scappo nella tua.- Gerard gli spiegò i piani della serata e Frank amò quella scintilla che vide brillare nel suo sguardo pensando alla notte che avrebbero trascorso insieme, dopo due settimane in cui ognuno aveva tristemente dormito nel proprio letto.
- Okay, Potter, ti aspetto!- ci scherzò su Frank ridendo e facendogli l'occhiolino.
Gerard si distese sul corpo di Frank portandolo di nuovo a sdraiarsi. Soffiò una risata nel suo orecchio.
- Non dire Potter che potrei pensare che tu ti riferisca ad Harry Potter! Ho sempre sospettato che avessi un debole per quel ragazzino quattr'occhi!- insinuò apparentemente serio, baciandogli poi una guancia.
Frank scoppiò in una risata mal trattenuta.
- Non ci credo!- rispose spalancando gli occhi.
- Non ho nessuna cotta per Harry Potter e poi lui fa magie, non avrebbe niente a che fare con te!- scherzò ancora baciandogli le labbra.
- Già, infatti...- considerò Gerard pensieroso, mentre faceva vagare lo sguardo in giro per la stanza come se ci stesse davvero pensando.
- Io sono meglio.- decretò tornando a guardare Frank.
- Sicuro.- lo rassicurò stringendolo in un abbraccio e facendo ricrollare il suo cantante completamente sul suo corpo.
- Quindi non lo ami, giusto?- gli domandò Gerard ancora dubbioso.
Sembrava stesse pensando roba seria e invece si parlava di un personaggio immaginario di un libro!
Questo fece sorridere Frank e si mise a scrutare l'espressione assorta di Gerard: era interessante sul serio immaginare cosa pensava.
- Mh, forse un pochino.- gli rispose fingendosi pensieroso.
- Sarà il fascino delle magie e sai... lui rende possibili un sacco di cose, ti fa restare a bocca aperta!- gli spiegò, lo spirito di un undicenne sognante.
Gerard alzò lo sguardo attento sugli occhi di Frank, l'espressione interessata e pensierosa.
Frank avrebbe voluto proprio sapere che cosa stava pensando. Era ossessionato dai suoi pensieri, da quella testa.
-Non è niente di speciale.- concluse Gerard con una smorfia.
Poi baciò Frank sulle labbra e si alzò definitivamente dal letto.
 
 
 
 
 
 
 
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- Frankie ma che fai?- lo chiamò la voce amorevole di sua madre e gli ingegnosi pensieri di Frank si dissolsero in un puff.
- Io... ehm... pensavo.- buttò lì per rispondere qualcosa. Sua madre scoppiò in una fragorosa risata.
- Credevo fosse roba da adolescenti chiudersi in camera, sul letto, a pensare.- gli spiegò sorridendo e sedendosi ai piedi del letto, posando anche i vestiti puliti che teneva tra le braccia.
Frank sorrise e pensò che sì, sua madre aveva parecchio ragione, ma non era lei a dover pensare a cosa regalare a Gerard. Non era una decisione semplice, non era Gerard un tipo qualunque a cui fare regali, ecco.
- Sono un tipo giovanile, io!- scherzò per sviare un risposta troppo complicata da spiegare.
Sua madre si allungò e lo strinse in un abbraccio.
- Dio, non sai quanto mi manchi...- gli rivelò sospirando.
- Anche tu.- le rispose Frank stringendola a sua volta e pensò che un tempo avrebbe desiderato avere un fratello per non sentirsi più solo, ora, invece, avrebbe tanto voluto che ci fosse stato per compensare la mancanza che sua madre doveva sentire di lui. Sarebbe stato bello che sua madre avesse dovuto prendersi cura anche di un altro figlio, oltre Frank, così si sarebbe sentita meno sola e Frank, forse, se ne sarebbe preoccupato meno quando mancava per lunghi periodi da casa.
Linda lo lasciò andare e lo guardò con gli occhi dal colore indefinito come quelli di Frank, erano lucidi però.
- Ehi, io sono fiera di te.- gli disse sporgendosi a baciarlo sulla guancia sinistra.
- Mi manchi, ma non devi preoccuparti per me.- continuò, fin troppo consapevole dei sensi di colpa da cui si faceva cogliere suo figlio.
Frank avrebbe voluto risponderle, eppure dalla sua gola non ne uscì nulla. Tendeva sempre a preoccuparsi per tutti, soprattutto per sua madre, forse perché dopo la separazione da suo padre aveva iniziato a ricoprire il ruolo di capofamiglia nonostante nessuno glielo avesse chiesto. Si sentì un po' in colpa per lasciarla sempre sola mentre lui girava il mondo con la band, ma sua madre non gli permise di andare oltre con quelle inutili paranoie.
- Sei il mio orgoglio più grande, anche tu devi essere fiero di te stesso.- parlò con dolcezza, ma estremamente convinta di quel che stava dicendo.
- Grazie.- le disse prendendosi il viso tra le mani. Neanche un esercito di fan gli avrebbe fatto lo stesso effetto dei complimenti di sua madre.
- Ehi...- lo prese in giro Linda, scompigliandogli i capelli.
- Che fai, ti senti a disagio con tua madre?!- gli domandò retoricamente.
- Te ne faranno a bizzeffe di complimenti del genere, ogni giorno. Chissà quante ragazze te ne fanno...- insinuò divertita.
Ecco, appunto. Si sentiva così in sintonia con lei, in quel momento, che le avrebbe potuto raccontare anche di Gerard.
- Già, ma tu sei tu.- tentò di spiegarsi con pessimi risultati.
Per fortuna sua madre aveva davvero empatia e tatto nei confronti di Frank, così sorrise ancora e lo abbracciò di nuovo.
- Lo so, sono un po' nostalgica a volte, ma tu resti sempre il mio cucciolo, anche se ora te ne vai in giro per il mondo e sei famoso.- raccontò con una luce di orgoglio negli occhi. Era sul serio fiera di lui. E forse Frank poteva non capirne nulla sull'essere genitore, ma capì in quel momento che sua madre avrebbe dato la sua vita per lui, che era la cosa più importante della sua vita, che gli piaceva così, in qualunque modo fosse stato, perché era suo, in un certo qual modo, e non lo avrebbe mai disprezzato. Per nessun motivo.
Forse era una considerazione banale e ci sarebbe potuto arrivare anche millenni prima, ma l'aveva percepita in maniera così eclatante in quel momento.
Lei lo avrebbe amato sempre, anche se avesse saputo che era gay. Che stava con Gerard, più che altro! Non se l'era mai posta un'alternativa, un altro ragazzo. Per quanto ne sapeva Gerard poteva anche essere il solo ed unico ragazzo che gli sarebbe mai interessato.
- Mamma?- la chiamò e sinceramente non se lo sarebbe mai spiegato perché avesse deciso di spiattellare tutto proprio in quel momento.
Lei era già tornata in piedi e stava sistemando le maglie nei cassetti, si voltò per prestargli attenzione, l'espressione sempre docile.
- Sì, dimmi.- lo incitò a parlare.
- Io...- sospirò, ma si accorse subito che niente sarebbe servito. Doveva essere sincero, doveva fidarsi di lei, così come avrebbe dovuto fare con Gerard.
Forse aveva problemi nel dare fiducia alle persone...
- Ecco io... mamma sto con Gerard.- si decise a dire tutto d'un fiato.
Sua madre tornò a sedersi sul letto, lasciando stare ogni cosa che stava sistemando.
Gli scostò il ciuffo di capelli dalla fronte senza un vero motivo, solo per fargli una carezza, forse.
-Sai... iniziavo a domandarmi quando me lo avresti detto!- esclamò con un sorrisetto saccente.
- Cosa?!- quasi urlò Frank, preso così in contropiede.
- Beh, sono più di dieci giorni che sei tornato a casa. Supponevo che me ne avresti parlato quando ci saremmo visti di persona, anziché per telefono, però iniziavo a dubitare che non volessi parlarmene affatto!- gli disse divertita.
Che storie erano quelle?! Cosa significava quell'ironia nella sua voce e quell'atteggiamento di sicurezza, come se già sapesse tutto.
- Beh, io... non pensavo che sapes- chi te l'ha detto?!- aveva troppe domande in testa, zero risposte ed era curioso, preoccupato e non sapeva che altra emozione provare, ma sua madre sembrava così tranquilla, così si concentrò ad ascoltare cosa gli avrebbe risposto, invece di agitarsi.
Sua madre rise dell'agitazione incontrollata di Frank e sospirò.
- Amore, so usare internet anch'io.- gli fece presente.
- Non è vero!- le fece altrettanto presente Frank ridendo spontaneamente. Lo sapeva che sua madre sapeva usare a malapena il cellulare.
Linda proruppe in una risata che tentò di tenere a bada portandosi una mano sulla bocca.
- Sì, okay, hai ragione.- disse alzando le mani in segno di resa.
- Me l'ha detto tuo padre e mi ha mostrato i -come dire- fatti, sì i fatti!- spiegò con fare felice portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Cosa?!- urlò sul serio a quel punto.
Aveva pensato per mesi a come avrebbe potuto dirglielo e loro, non solo sapevano tutto, ma ne parlavano allegramente e suo padre le mostrava addirittura i "fatti"?!
Linda continuò a non scomporsi, se non per qualche risatina rassicurante e i suoi sorrisi pieni di intesa e comprensione.
Frank era sconvolto, cazzo, lei avrebbe dovuto esserlo, non era possibile che dovesse vivere sempre le situazioni al contrario.
- Mamma, ma che significa?!- domandò stranito.
- Significa che se lo sa tutto il mondo e io ne faccio parte.- gli fece notare.
- Anche tuo padre, insomma, Frank, avrebbe potuto dirmelo chiunque. Avrei potuto vedere quell'intervista in tv...- insinuò sempre più divertita, mentre Frank identificava l'intervista in questione come quella in cui si erano baciati davanti all'intervistatrice.
Cazzo, ma a cosa pensava mentre era in tour con i suoi amici e con Gerard, che i suoi vivessero per caso su Marte e non avrebbero mai potuto scoprirlo?! Dio, se era stato ingenuo...
- Ma... io, non lo so... io... credo di non averci mai pensato.- farfugliò sull'orlo del disagio più profondo.
- Magari potevamo star solo scherzando.- buttò lì per tentare di difendersi dal nulla.
- Beh, sì, ma sono tua madre e so riconoscere certi sguardi. Non guardi in quel modo neanche Houdini e con lui è amore!- disse scherzando riferendosi all'amore sproporzionato che provava per il suo cane.
Frank rise e si stropicciò gli occhi, poi se la prese con i suoi capelli, infine crollò sdraiato sul letto, sfinito dalle troppe emozioni.
- Tesoro è tutto okay.- gli disse Linda, sedendosi più vicino a Frank per poterlo guardare in viso.
- Io... io, mamma... io non ho parole...- farfugliò in modo insensato passandosi le mani di nuovo tra i capelli.
Linda sospirò, allungò le mani sul suo viso e gli tenne la testa ferma, voltata in sua direzione, lo guardò intensamente e anche se non sorrideva Frank poteva leggere facilmente la sua espressione di approvazione.
Non disse niente per qualche secondo, percorse gli occhi di Frank con il suo sguardo facendo incontrare quei colori così simili tra loro in un muto discorso d'intesa.
- Sai, avrei potuto andare a supermercato, un giorno di questi, e il salumiere avrebbe potuto congratularsi con me per la famosa relazione di mio figlio e io non ne avrei saputo nulla!- ipotizzò, sdrammatizzando la situazione e spalancando gli occhi con disappunto a quell'idea non così tanto inverosimile.
Frank rise non ancora pronto ad esporre i suoi pensieri.
- Non avrei nemmeno potuto vantarmi!- continuò con ridicola serietà.
- Te ne vanteresti?!- domandò Frank confuso.
- Beh, mi pare ovvio. Mio figlio è felice, ha trovato un fidanzato, ha un ragazzo che lo ama, non vedo motivi per cui non esserne fiera e soddisfatta!- spiegò totalmente appagata.
A Frank non sembrava vero. Quella situazione doveva essere un sogno. Per forza!
Strofinò una mano sul suo braccio, attraverso il tessuto della felpa e si decise a pizzicarsi la pelle, forse anche con un po' troppa violenza. Percepì la piccola fitta di dolore irradiarsi dal proprio cervello e sospirò, pienamente consapevole che stava accadendo tutto realmente.
- Io... mamma, non lo so se stiamo insieme...- parlò a corto di salivazione e di frasi articolate da dire.
- Hai detto il contrario pochi minuti fa...- gli fece presente Linda guardandolo interrogativa.
- No è che... Sì, stiamo insieme, ma quando siamo soli. Non credo che Gerard voglia dirlo ai suoi, non credevo di volerlo dire neanche io a voi... è troppo complicato, forse... mamma è strano, il nostro rapporto è strano.- tentò di riassumere i problemi in poche parole e ciò che provavano, ma non credeva di esserci riuscito.
- A me sembra bello, il vostro rapporto.- replicò sua madre con sicurezza.
- È bellissimo, infatti.- confermò Frank con un sorriso di quelli che provengono dritti dal cuore.
- E allora qual è il problema?! Non è detto che dovete per forza condividere i vostri sentimenti con tutti, prendetevi i vostri tempi, quando sarà il momento verrà tutto naturalmente. Sarete davanti agli occhi di tutti e non ve ne importerà più di niente. I problemi scompariranno, ti sembrerà che siano nemmeno mai realmente esistiti.- sua madre ci sapeva davvero fare con le parole, sapeva dare conforto e Frank si sentiva già meglio.
Magari sarebbe stato bello ringraziarla o dirle che era d'accordo con lei, che le sue parole erano sempre preziose e che gli mancavano certe cose quando non era a casa, ma l'abbracciò di slancio, alzandosi precipitosamente dal letto e buttandogli le braccia al collo.
Un abbraccio esprime molto più di tante parole, in certi casi e quella situazione era uno di quelli.
Linda lo strinse ancora, gli accarezzò i capelli e Frank immaginò il suo viso sorridere, probabilmente lo stava facendo effettivamente.
- Pensa ad essere felice, concentrati su questo e fregate ne del resto. Vai benissimo così come sei e non sbaglierai mai se sarai te stesso. Io ti amo e sono orgogliosa di te.- gli sussurrò accanto al viso e Frank sorrise e sospirò come se avesse superato uno di quei difficili esami all'Università che non aveva mai iniziato a dare.
- Grazie.- le disse quasi sull'orlo della commozione.
- Dai, smetti di essere agitato e dimmi cosa devo farne di questa sottospecie di macabro costume!- lo incitò a tranquillizzarsi dandogli leggere pacche sulle spalle e poi sciogliendo l'abbraccio.
- Quale costume?!- le chiese Frank ancora spaesato.
- Questo costume.- ripeté con una smorfia, mostrandogli il pigiama con lo scheletro che aveva comprato a quella fiera durante un festival e che non aveva nemmeno mai indossato.
- È di Gerard.- rispose senza pensarci e, se tutto gli era venuto così naturalmente, allora significava che quel pigiama doveva appartenere di diritto a Gerard e glielo avrebbe regalato, anzi, sarebbe stato il regalo di Natale perfetto!
- Okay.- annuì sua madre e gli disse che lo avrebbe posato sulla scrivania.
Frank lo avrebbe incartato e il giorno dopo glielo avrebbe dato, certo che gli sarebbe piaciuto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Si svegliò di colpo e anche un po' impaurito, a dirla tutta.
I colpi sul vetro della finestra di camera sua lo avevano svegliato, fondendosi per alcuni attimi al sogno che stava facendo, poi si accorse che non era affatto un sogno, ma Gerard che si era deciso ad arrivare, dopo che Frank aveva perso le speranze e si era pure addormentato.
Si trascinò fino alla finestra e aprì l'anta scorrevole: il viso arrossato e sorridente di Gerard comparì nel suo campo visivo e riuscì soltanto a pensare che era bellissimo. E che lo amava.
Anche se era notte ed era stato appena strappato dal sonno in modo poco delicato, anche se l'aria gelida che gli stava colpendo la faccia era fastidiosa. Lo avrebbe amato sempre, quello era certo.
- Cazzo, sta pure nevicando!- imprecò Gerard, mentre con la leggiadria di un elefante stava scavalcando la finestra.
- E tu non ti decidevi a svegliarti...- spiegò disperatamente dopo essere atterrato con entrambi i piedi sul pavimento della sua stanza.
Richiuse la finestra e si voltò verso Frank.
- Dio, abbracciami, fa freddissimo!- piagnucolò rabbrividendo nei suoi vestiti.
Frank si avvicinò e lo strinse, affondando il viso nel tessuto gelido della sua giacca e Gerard mise la faccia, completamente ghiacciata, sotto al suo collo, facendolo rabbrividire a sua volta.
- Mio padre aveva deciso di condividere un'interessantissima partita di baseball con me e Mikey, facendo totalmente finta di non sapere che non seguiamo lo sport, tanto meno il baseball.- mugugnò senza accennare a lasciare il collo accogliente e caldo del suo chitarrista.
Frank rabbrividì e rise, gli posò le mani dietro la schiena e le fece scorrere su e giù tentando di scaldarlo in qualche modo.
- Ho fatto tardi per questo.- gli raccontò venendo fuori dalla nuova tana che si era scelto e lanciandogli un'occhiata frustrata.
Frank passò le mani anche sulle sue braccia e poi sul petto, poi prese la zip del giaccone che indossava Gerard e la tirò giù, scostandogli poi il tessuto dalle spalle e sfilandoglielo dalle braccia.
Gerard lo lasciò fare.
- Siamo silenziosi, noto!- disse divertito e Frank annuì con un sorriso.
Si dedicò alla felpa, sfilandogliela dal collo, mentre Gerard si liberava delle converse con l'aiuto dei suoi piedi.
- È molto sensato da parte tua spogliare una persona che afferma di star morendo di freddo!- scherzò Gerard, depositando baci veloci sulle labbra di Frank, tra un gesto e l'altro.
- Ti voglio nudo. Nudo e nel mio letto. Subito.- disse Frank strascicando le parole, un po' per il sonno, un po' per la voce rauca che aveva da appena sveglio.
Lo baciò.
- Umh... interessante...- notò il moro socchiudendo gli occhi e si sfilò i jeans che Frank gli aveva appena sbottonato.
Frank lo condusse fino al suo letto ad una piazza e mezza che, considerando la grandezza delle cuccette del tour bus, era lusso puro.
- Tu... con questa felpa enorme e i capelli sparati in direzioni improbabili...- Frank batté le ciglia in attesa che finisse di elencare i difetti visibili di se stesso, in quel momento.
Gerard continuava a baciargli il collo e le guance, la bocca e alternava delle osservazioni tra un bacio e l'altro.
- Sei... sei perfetto. Meraviglioso... sei la cosa più bella che i miei occhi potranno mai vedere.- gli baciò di nuovo il collo dopo aver finito di sussurrare quelle parole e Frank rimase per un attimo senza fiato, troppo coinvolto dai sentimenti che gli scatenavano quei complimenti in un momento del genere, mentre era in pigiama e con un solo occhio aperto.
A Gerard piaceva. A lui piaceva sempre.
- Dawson, dovevi lasciarla aperta la finestra.- scherzò, facendogli presente come funzionava nel telefilm.
- E se tu sei meglio di Harry Potter avresti potuto fare una bella magia ed entrare in modi alternativi.- stette al gioco e alluse a ciò che aveva detto quel pomeriggio.
- Umh... questa voce...- sospirò spingendolo verso il letto che avevano appena raggiunto.
- Cos'ha?- chiese sdraiandosi e portandosi dietro il suo cantante.
- Non ne hai idea.... tu non hai mai idea di nulla.-
- Che significa?- chiese e poi gli infilò la lingua in gola.
Era giusto un po' confuso su quello che avrebbe voluto da Gerard.
Baci, sesso, parole, avrebbe voluto tutto, si rispose. E ne era consapevole che non avrebbe potuto avere tutto contemporaneamente, ma gli stava esplodendo qualcosa nel petto ed era certo che sarebbe morto se non avesse tentato di provarci.
- Che tu non hai idea di quanto mi piaci.- riuscì a dire mentre riprendeva fiato dopo il bacio.
- Tu mi piaci in modo anomalo. Sei perfetto. Sei... non mi stancherei mai di guardarti, probabilmente.- si voltò per tirare le coperte sopra i loro corpi, ché evidentemente sentiva ancora freddo.
- Vorrei farti talmente tante cose che a volte mi soffermo a guardarti e cerco di capire qual è la cosa che più mi piace di te e alla fine...- ansimò riprendendo a mordergli il collo e a lasciare baci durante il percorso che compivano le sue labbra.
- Alla fine?- gracchiò Frank volendo apparire sexy, ma forse riuscendoci ben poco.
- Alla fine smetto, perché vorrei parlare con te di continuo, vorrei baciarti di continuo... vorrei scoparti ogni fottuto secondo. Non ce n'è uno di motivo, sono talmente tanti che non riesco ad analizzarli individualmente.- terminò quella specie di dichiarazione d'amore e Frank, pur sentendosi eccitato, lusingato, emozionato e pronto a veder spuntar fuori uno di quei cuori che pulsavano come stelle lucenti, sparsi per il suo corpo, gli venne in mente che però non voleva condividerlo con il mondo, il loro rapporto.
Tanto per non illudersi di essere una persona positiva, eh!
Tornò a baciarlo e decise di non dirgli che aveva parlato con sua madre, che suo padre, anche, sapeva tutto e pensò che non gli avrebbe fatto piacere saperlo. Non sapeva come avrebbe sbrogliato quella situazione e non voleva pensarci proprio in quel momento.
- Ti amo.- gli sussurrò accanto all'orecchio, fin troppo agitato, ma avrebbe potuto dissimulare l'agitazione con la concitazione dell'attimo.
- Scopami.- fu la diretta conseguenza all'affermazione di Frank. Non una risposta, non una precisazione. Solo una richiesta di un atto fisico.
Frank sapeva per certo che, laddove le parole non erano abbastanza, restavano i gesti e immaginò che lui e Gerard potessero funzionare nello stesso modo, sotto quell'aspetto. Quante volte Frank avrebbe passato intere giornate a fare sesso con lui, quando non riusciva a spiegargli cosa provava... Magari accadeva più o meno la stessa cosa anche al suo cantante.
Così non aggiunse altro e lo amò con i gesti, lo amò con le mani e con la bocca, con i baci, con gli abbracci che lasciavano entrambi senza fiato, con il sesso, con le spinte profonde ed energiche e con quelle più lente e cadenzate, quelle con le quali ci si illude di poter restare per sempre così: uniti a formare un unico corpo, con troppi cuori pulsanti e una quantità indefinita di parole tenute in ostaggio da cervelli troppo incasinati per poter essere in grado di tramutare sentimenti ed emozioni in lettere e frasi abbastanza esaurienti.
 
 
 
 
Forse Gerard stava per addormentarsi, o forse già era nel suo mondo di sogni, di cui Frank sperava costantemente di far parte, quando decise di dirglielo.
Non che andasse bene parlare di cose importanti in momenti del genere, quando probabilmente lui avrebbe anche potuto non ascoltarlo, ma ne aveva bisogno, non sarebbe riuscito ad aspettare.
Gerard era disteso comodamente di schiena, una mano sotto la testa, come era solito posizionarla, con l'altra abbracciava un fianco di Frank, che aveva il viso posato sul suo petto e ascoltava pensieroso i battiti del suo cuore tranquillo.
- Ho detto tutto a mia madre.- sussurrò deciso, ma con un tono di voce bassa.
- Di noi, intendo.- si spiegò meglio passando con delicatezza la mano sul petto nudo di Gerard.
- E lei sapeva già tutto, glielo aveva detto mio padre, non è una cosa buffa?! Io sono rimasto sconvolto.- raccontò domandando e rispondendo, come in un perfetto monologo.
- Sono felici, comunque. Mia madre lo è, soprattutto.- disse continuando a passare la punta delle dita sul corpo scoperto del ragazzo che apparentemente dormiva.
Frank non era minimamente preoccupato di controllare se lo stesse ascoltando, aveva bisogno di dire ciò che era accaduto ad alta voce, perché sì, certi concetti o avvenimenti non diventano mai reali finché sono confinati soltanto dentro la mente.
- È stato bello potergliene parlare.- sospirò soddisfatto. Si sentiva un ragazzo così giusto.
Gerard scattò improvvisamente. Frank alzò la testa dal suo petto istintivamente e i loro sguardi si incatenarono nonostante la semi-oscurità.
- Come cazzo ti è saltato in mente?- domandò Gerard annaspando tra i suoi stessi respiri. Era agitato.
Frank lo guardò, sbalordito dalla sua reazione e non rispose, continuò soltanto a fissarlo, sperando che dopo il primo attimo di panico iniziasse a ragionare e ad essere felice anche lui.
Ma Gerard lo scostò quasi con violenza da se stesso e si mise seduto sul letto, continuava a scavare nello sguardo di Frank alla ricerca di risposte.
- Ne avevamo parlato tante volte, cazzo! Non ce la facevi proprio a tenerti le tue cose per te, eh?!- domandò retoricamente, sospirando frustrato, passandosi le mani pallide sul viso ancora sudato.
- Gee, io...- tentò di dire.
- No, Frank. Non hai scuse.- controbattè socchiudendo gli occhi.
Frank tremò appena e apparentemente senza ragione. Poi iniziò ad agitarsi sul serio e, anche se avesse avuto tempo per pensarci, non avrebbe mai saputo dire se stava provando paura o rabbia. Era deluso e tanto bastava a farlo sentire male.
- Gerard, già sapevano tutto.- provò a spiegargli.
- E tu le hai confermato tutto.- disse in un rimprovero.
- Sì.- ammise, ma non si sentiva in errore, iniziava soltanto a percepire quel senso di umiliazione farsi strada nel suo corpo, partendo dalle spalle che crollarono come sconfitte.
- Mi rispetti molto, complimenti. Onori le nostre promesse e porti avanti le nostre decisioni, grazie!- disse ironicamente, parlava quasi con disprezzo e questo stava per far infuriare Frank.
- Tu ci tieni molto, invece, a me, grazie.- sbottò incazzato, cercando di moderare gli urli che avrebbe tanto voluto emettere.
- Mi rendi molto felice, grazie di nuovo.- riprese, con le lacrime che minacciavano di voler sgorgare da un momento all'altro per quanto misero si stava sentendo.
- Mi hai appena detto, oggi pomeriggio, che eri felice.- gli ricordò il suo cantante cercando i suoi occhi che invece erano più interessati alle lenzuola.
- Riesci a rovinare sempre tutto.- sussurrò il chitarrista chinando pure la testa.
- Sei tu a farlo.- gli ritorse contro il cantante, Frank non poteva vederlo, ma lo immaginava il suo sguardo ostile.
- Già, sono io. Sbaglio sempre, ma almeno non mi vergogno di essere chi sono e di amare chi cazzo voglio io!- sputò arrabbiato tirando su il viso e puntando gli occhi dal colore cangiante in quelli verdi, che brillavano anche al buio.
Gerard restò immobile e non parlò, sembrò studiarlo, soppesare la sua espressione e le parole che aveva appena detto, poi sgusciò veloce fuori dal letto.
Frank lo guardò incredulo, mentre di spalle si rivestiva in silenzio. I gesti affrettati e bruschi, le labbra serrate, i respiri veloci e pesanti.
Frank non comprendeva cosa stava provando il suo cantante, non capiva se era arrabbiato, se era rimasto deluso dal suo comportamento, se, semplicemente, aveva bisogno di tempo per elaborare quanto appena saputo.
Frank era nervoso, invece. Si sentiva come al solito piccolo ed insignificante, si sentiva quasi ingannato: come certe persone tradite che si rendono conto di esser state preferite ad altre.
Gerard preferiva il silenzio a Frank, preferiva tenerlo nascosto, preferiva apparire etero e "giusto". Il mondo faceva davvero schifo in quel momento, altro che romanticismo e rapporto speciale, quelle erano solo cazzate per tenerlo buono e farlo illudere di potersi considerare completo. E Frank proprio non riusciva a spiegarsi il motivo per il quale Gerard si ostinava ad agire così, l'unica risposta che gli veniva in mente era sempre la stessa: non sarò mai abbastanza, per lui.
Così, con quella quasi-consapevolezza in tasca, non cercò di fermarlo, non ostacolò la sua imminente fuga. Se se ne fosse andato, allora avrebbe dato ragione alla solita risposta di Frank. 'Fanculo.
La fuga di Gerard si avvicinava di secondo in secondo, tempo di aver finito di vestirsi e se ne sarebbe andato, i gesti facevano presagire quello. Frank si alzò dal letto senza sapersi spiegare il perché e nel mentre il suo cantante aveva finito di allacciarsi le scarpe, era pronto, sarebbe tornato da dove era arrivato neanche un'ora prima.
La tristezza invase lo stomaco di Frank come se fosse qualcosa di tangibile e l'avesse mangiata, come se ne avesse fatto indigestione. Lo stomaco si contorceva e sembrava che dentro si fossero appena materializzati stormi uccelli mutanti dalle unghie affilate, era uno scenario tragico, ma Frank percepiva qualcosa spezzato dentro se stesso.
Gerard si avvicinò alla finestra per andarsene e Frank, in uno sprazzo di comicità o forse di isterismo, ripensò al discorso di Dawson's creek e pensò che era più sfigato del ragazzo di quel telefilm, e lo prendeva anche per il culo, a quei tempi. Ironia della sorte...
- Hai fatto un cazzata.- ci tenne a precisare il suo cantante prima di andarsene definitivamente. Non lo disse in malomodo o con un tono arrabbiato, ma Frank si incazzò seduta stante.
- Per me amarti non sarà mai una cazzata.- gli rispose in modo sprezzante e alzando pure la voce. Per un attimo pensò che sua madre avrebbe potuto sentirlo, ma poi semplicemente se ne fregò, era troppo arrabbiato.
Gerard tornò sui propri passi e gli si avvicinò velocemente, quasi volesse toccarlo, poi ritirò la mano e sbraitò uno dei suoi discorsi confusi.
- Ehi, no! Io... non intendevo questo, tu non capisci... io... cazzo, io ti....- poi sospirò fortissimo e Frank non era stupido, la percepì la frustrazione del suo non riuscire ad esprimersi.
- Io... Cristo, Frank! Lo sai come stanno le cose.- terminò in bellezza il suo tentativo di spiegazioni e Frank, ad essere sinceri, aveva capito benissimo, ma non gliel'avrebbe mai fatta passare liscia, non dopo quello che era appena accaduto.
- Non mi spieghi un cazzo, cosa dovrei saperne io di come stanno le cose?!- controbatté con rabbia.
Gerard si muoveva in modo agitato sul posto, si passava le mani sul volto e tra i capelli, però si ostinava a non parlare.
- Io... Frank, non ti azzardare a mettere in dubbio quello che provo per te.- buttò lì senza, ovviamente, entrare nei dettagli.
Gli si avvicinò fin troppo nel dirgli quella frase, lo afferrò per la spalla sinistra e se lo portò così tanto vicino che se Frank si fosse sporto di un millimetro con il viso, si sarebbero trovati bocca contro bocca.
Lo percorse Gerard quel millimetro e gliela mangiò la bocca, si ritrovò con la lingua intrecciata alla sua nel tempo di un sospiro. Dio, quanto lo amava, cazzo.
E più lui non glielo diceva e più Frank combatteva, più Gerard voleva tenerli nell'ombra e più Frank lottava per svettare verso l'alto alla ricerca della luce del sole. Sembrava una fottuta gara, il loro legame, ognuno attaccava l'altro per ottenere ciò che voleva, e non una volta era capitato che ambissero entrambi agli stessi risultati.
Era stancante e sfiancante, soprattutto certe volte, ma, per quanto c'avesse provato, non sarebbe mai stato in grado di lasciar perdere Gerard. Era l'unica cosa che voleva, a volte non ci credeva nemmeno di non desiderare altro che quel cantante depresso e bellissimo.
- Io... ci vediamo domani.- tagliò corto Gerard dopo aver posto fine al bacio.
I suoi occhi dicevano chiaramente il contrario, avrebbe voluto restare, eppure quello che gli aveva appena raccontato lo stava inducendo a scappare via.
- Avevi detto che avremmo dormito insieme.- gli ricordò. Nonostante l'arrabbiatura, la delusione, il fastidio. Avrebbe messo da parte tutto pur di passare la notte con lui. Per starci insieme.
- Anche tu avevi detto che eri felice.... e invece non lo sei mai.- sussurrò con fare triste e anche un po' colpevole. A Frank dispiaceva che si sentisse addosso pesi del genere e avrebbe voluto che capisse e comprendesse i propri bisogni, ma era difficile anche per Frank spiegarseli, quindi non ci provò nemmeno a parlare... sarebbe stato un discorso lungo e insensato, una delle tante teorie che stavano in piedi fin tanto che restavano a muoversi nella sua mente. Era come le magia: roba effimera, campata per aria, inventata, inesistente. Erano solo i suoi pensieri, la sua mente che si improvvisava regista e lo faceva illudere di star immaginando cose reali che poi, confrontate alla realtà, tanto reali non erano.
Frank non voleva passare per pazzo, non voleva esporsi, non aveva voglia di far capire a Gerard che era più complicato di quanto pensasse. Lo era, Frank era strano e pieno di sogni ad occhi aperti talmente convincenti da riuscire a creare certezze, ma non voleva che Gerard lo vedesse così, in quel modo... era abbastanza già che lui stesso sapesse quanto pazzo fosse e si odiava già abbastanza da solo senza che qualcuno contribuisse ad accumulare quel disprezzo. Frank aveva paura che Gerard lo scoprisse e smettesse di volerlo e, anche questo, era tutto nella sua testa.
Perso nei pensieri autodistruttivi, non aveva risposto a Gerard e, così facendo, aveva confermato silenziosamente quello che il moro aveva appena detto.
Lo abbracciò istintivamente, affondò il viso sotto al suo collo e lo strinse, cercando di trasmettergli i suoi pensieri. Non ci sarebbe mai riuscito e, da quello che ne sapeva, nessuno riusciva a leggere la mente, tantomeno Gerard, ma Frank era uno di quei tipi che pensavano che i gesti valgono di più delle parole, così tentò.
- Ho bisogno di stare solo.- gli comunicò la voce triste di Gerard e Frank sciolse l'abbraccio per poi guardarlo negli occhi.
- Okay.- sputò con rabbia. I problemi non si risolvevano scappando, secondo Frank.
- Mi dispiace.- continuò il moro.
- Immagino...- insinuò ironicamente abbozzando un sorriso.
Gerard lo fissò intensamente e forse era un'impressione, ma i suoi occhi erano fin troppo lucidi per non far presagire un pianto imminente.
Frank ne aveva abbastanza delle sue fughe, così tornò al letto, combattendo il desiderio di pregarlo, anche in ginocchio, di restare.
Ascoltò i suoi movimenti, che gli arrivavano ovattati a causa delle coperte che si era tirato fin sopra la testa, riuscì a determinare il tempo in cui rimase immobile, come se fosse indeciso, poi dedusse dai passi e dai rumori il momento in cui se ne andò. L'ultimo rumore che percepì fu quello dell'anta scorrevole della finestra che venne richiusa, il resto nemmeno le coperte riuscirono ad attutirlo perché i singhiozzi incontrollati che iniziarono a scuoterlo erano troppo parte di se stesso per riuscire ad ignorarli.
 
 
 
 
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Una carezza gli solleticò il viso, la guancia, poi quella mano risalì fino ad arrivare alla fronte e gli scostò il ciuffo di capelli che probabilmente gli ricopriva gli occhi ancora chiusi.
Il tepore delle coperte in cui era avvolto fu la prima cosa rassicurante che percepì, la mano sulla fronte continuò ad accarezzargli i capelli e il proprietario della mano si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia.
Era tutto così bello... doveva esserci di mezzo lui, in quella perfezione, così sussurrò il suo nome.
- Gee...- mugugnò soddisfatto ed innamorato.
Sua madre scoppiò a ridere.
- Frankie, tesoro...- annaspò tra le risate.
- Sono la mamma!- fu costretta a spiegare l'ovvio.
Frank scattò a sedere bruscamente e aprì entrambi gli occhi, guardandola imbarazzato. Non era certo di riuscirci, ma con l'espressione sconcertata che aveva in viso avrebbe voluto esprimere proprio quello: imbarazzo.
Sua madre andava amorevolmente a svegliarlo e lui immaginava Gerard accarezzarlo e baciarlo, ma quanto era ridicolo?!
Gli venne in mente ciò che era successo la sera prima e sospirò triste, cercando di nascondere quello che stava provando al viso sorridente di sua madre.
- Mi dispiace aver infranto i tuoi desideri!- esclamò ilare, comprensiva, felice. Amava quella donna.
- No, è che... io... noi... Gerard, mi... mi sveglia sempre lui, ecco.- tentò di spiegare, senza affogare nel proprio respiro accelerato. E cercando di apparire il meno patetico possibile.
E poi era vero! Lo svegliava sempre Gerard. Anche se qualche dubbio avrebbe dovuto farselo venire dato il calore delle mani e il bacio sulla guancia. Gerard ce l'aveva sempre gelate, quelle mani, e lo baciava sulle labbra. Sempre e comunque.
Ma il sonno fa brutti scherzi, o forse ne fa di belli a considerare da ciò che aveva immaginato. E ti fa dimenticare tutto. Non porta consiglio come in quel proverbio, non porta un cazzo, a dire il vero, ma almeno non ti fa pensare per quelle ore in cui sei immerso in quella dimensione e il cervello è più o meno spento.
- Capisco.- tagliò corto Linda, togliendolo da quell'imbarazzante situazione.
Si alzò dal letto e si avviò verso la porta.
- Ti ho preparato i muffin e non appena varcherai questa porta un invitante odore di caffè ti accoglierà!- gli fece sorridente.
Il caffè. Gerard.
Era sveglio da una manciata di secondi e aveva già pensato a Gerard cinquanta volte. Non era possibile.
Scese dal letto e fece una sosta al bagno per svuotare la vescica e, nel frattempo, tentare di trovare la forza per iniziare a vivere. La vedeva dura...
Almeno non era più angosciato e depresso come la sera prima, quindi fece tranquillamente colazione con sua madre, rise e chiacchierò con lei, tralasciando completamente la gaffe fatta appena sveglio e anche tutta la situazione in sospeso con Gerard.
Voleva essere solo felice, pensare cose piacevoli e godersi la vigilia di Natale in famiglia.
Voleva amare lo spirito di festa che sua madre gli trasmetteva mentre preparava cibo e dolci per la cena di famiglia, e così non disdegnò neanche la colazione al bar che gli propose Mikey, dopo nemmeno mezz'ora che si era svegliato.
Si lavò e vestì con calma, cercando di essere positivo. Si impegnò talmente tanto a tal proposito che incartò addirittura il pigiama da scheletro. Anche se non sapeva se lo avrebbe mai consegnato a Gerard o se si sarebbero rivisti.
Mikey lo stava già aspettando nel bar dove si erano dati appuntamento e non appena vide Frank alzò il braccio, scuotendo la mano, per aiutarlo a localizzarlo.
Frank corse ad abbracciarlo, estremamente felice di rivederlo dopo settimane.
- Frankie!- lo apostrofò con voce dolce, facendo scoppiare a ridere entrambi.
- Mik, mi sei mancato, tesoro!- gli rispose con il modo di fare di un trans qualunque. Fu lì, in quel momento che iniziò la puntuale ridarella che con Mikey era abituale. Iniziavano in sincronia a dire cazzate e a comportarsi come degli idioti, arrivando a ridere per qualunque stupido motivo e finendo per non avere più ossigeno nei polmoni e pure il mal di pancia.
Dopo essersi mediamente ricomposti ed essere riusciti ad ordinare i caffè, senza prendere in giro la malcapitata cameriera, Mikey gli rivolse un sorrisone rassicurante e sganciò la bomba.
- Vieni a cena da noi, stasera?- domandò innocentemente.
- Stai scherzando?! Sono a casa dopo mesi, viene anche mio padre a trovarmi, non posso proprio.- gli spiegò.
- Ah, già, viene anche tuo padre...- si ricordò il biondo dandosi un colpetto sulla fronte.
- E allora, venite tutti a cena da noi!- ripropose felice del proprio colpo di genio, sistemandosi gli occhiali con un dito.
Frank lo guardò insicuro, corrugando le sopracciglia.
- Ma... Mik, non lo so, non credo, mia madre è in cucina da stamattina presto, poi lo sai che ci tiene alle tradizioni...- tentò di raccontare confusamente.
- Oh...- Mikey rimase un po' sorpreso o forse era solo dispiaciuto per non poter cenare insieme al suo amico, la sera della vigilia di Natale.
- Che palle, Frank!- esclamò infine, rendendo chiaro il concetto a Frank che la seconda opzione che aveva immaginato era quella esatta.
Rise.
- Dai, ci vediamo domani!- lo rassicurò.
Poi, nella mente di Frank si insinuò il dubbio che glielo stesse chiedendo perché Gerard lo aveva chiesto a sua volta a Mikey e ripensò alla discussione della notte prima, forse voleva stare con lui anche se non avrebbe mai trovato il coraggio di dirlo ai suoi.
Era un pensiero dolce, immaginò, ma poi si riscosse perché, appunto, lo aveva solo immaginato e magari, le cose non erano nemmeno andate così. Magari aveva pensato tutto Mikey, senza l'intervento di Gerard e, chi lo sa, poteva darsi che a Gerard non era passato neanche per l'anticamera del cervello, una proposta del genere.
- Vabbè...- fece pensieroso.
- Venite dopo cena!- continuò a snocciolare idee.
- E... non lo so. Devo dirlo ai miei, non so che dirti.- gli disse sinceramente. Avrebbe almeno dovuto chiederglielo a sua madre per poter confermare.
- Allora ti chiamo dopo e me lo confermi, okay?- chiese sempre col suo sorriso.
- Va bene!- assentì Frank.
- Beh, come va a casa? Tutto bene?- gli domandò impacciato.
Che storie erano quelle?! Mikey impacciato era qualcosa di innaturale, lui era sempre se stesso, anche quando metteva a repentaglio la sua credibilità e si rendeva ridicolo.
- Sì, dopo di che cosa mi chiederai, come stanno i bambini?- lo sfidò aggrottando la fronte.
- Non hai bambini, Frankie.- gli fece presente calmo.
- Ma dai?! Lo so, ma che significano 'ste frasi di circostanza con me?- volle sapere. Se fosse stato in piedi si sarebbe posato anche le mani sui fianchi, in attesa della sua risposta. C'era sotto qualcosa e con Mikey non aveva mai avuto segreti.  Gli dava sui nervi quella situazione.
- Ehi, ma cos'hai?- gli chiese il biondo. Sembrava sorpreso.
-Tu cos'hai? Io non ti sto nascondendo niente, tu invece?- sputò indispettito.
- Io nemmeno, chiedevo solo come andavano le cose a casa, non ci sei mai, magari avevi fatto qualche nuova scoperta, oppure eri andato al cinema con tua madre, che ne so! Era per sapere.- spiegò con una punta di esasperazione nella voce.
Forse non stava nascondendo niente sul serio, forse, tanto per cambiare, Frank aveva pensato ed immaginato troppo.
- Io nessuna nuova scoperta. Mia madre ce l'ha avuta.- continuò quasi arrabbiato. Non sapeva perché lo fosse, ma non riusciva a dissimulare quello che provava e si comportava sempre di conseguenza al suo umore. Era fatto così.
- Che ha scoperto?- fece Mikey curioso, sorvolando sull'intero comportamento di Frank. C'era abituato, lo conosceva.
- Sa che suo figlio è gay, che sta con un ragazzo e che quel ragazzo si chiama Gerard Way.- riassunse bruscamente.
- Cos- caz- Davvero?! Cosa... chi gliel'ha detto?!- domandò incespicando tra le parole che avrebbe voluto usare per esprimere il suo stupore, ma che si erano semplicemente accavallate le une sulle altre.
- Io.- confermò alzando il viso.
Si stava comportando da stronzo, detto molto sinceramente, e con Mikey che non c'entrava nemmeno niente, ma non riusciva a trattenersi.
Perlomeno, dallo sgomento che lesse nei suoi occhi, fu sicuro che Mikey non ne sapeva davvero nulla e che era lì e gli aveva proposto di andare a cena soltanto perché faceva piacere a lui. Nient'altro, nessun Gerard.
Peccato.
- E come... che cazzo ti è saltato in mente?!-domandò shockato con un sorriso indecifrabile sul viso.
- Anche tuo fratello mi ha posto la tua stessa identica domanda, cos'è un déjà vu?- sbraitò punto sul vivo.
- Non lo sapevo... ecco cos'aveva stamattina...- disse pensando intensamente, voltando lo sguardo verso destra.
- Cos aveva?!- domandò Frank alla velocità della luce.
Era più forte di lui... altro che convincersi a non pensarlo... ci viveva Gerard dentro la sua testa, ci si era accampato, era lì, aveva tutti i comfort ed era comodamente stabilito, non se ne sarebbe mai liberato. Forse era stato Frank a dotarlo di tutti gli agi per farlo vivere e muovere nella sua mente, era lui stesso il primo a non volersene liberare.
Gli piaceva averlo lì dentro, amava il fatto che facesse parte di lui.
- Era pensieroso.- disse prendendo un sorso dalla sua tazza di caffè.
- Più del solito, intendo. Pensa che non ha messo lo zucchero nel caffè e per poco non vomitava!- lo prese in giro con una risata, probabilmente immaginando quella scena.
- Frank...- sospirò Mikey dopo aver finito di sghignazzare.
- Sono molto fiero di te!- esclamò soddisfatto.
- Davvero?!- Frank ne rimase stupito.
- Sì, cazzo! Ne hai parlato con tua madre, sei...- sospirò ancora mentre gesticolava per trovare l'aggettivo adatto.
- Sei coraggioso!- inneggiò mostrandogli uno di quei bellissimi sorrisi sinceri.
- Sono orgoglioso di te.-
- Grazie...- mormorò Frank un po' sopraffatto dall'imbarazzo.
 
Così gli raccontò come erano andate le cose, poi Mikey volle sapere di come l'aveva presa Gerard e lo aveva insultato anche più di quanto avrebbe mai fatto Frank, all'interno della sua testa. Aveva tentato di spiegargli come probabilmente si era sentito e aveva aiutato Frank a tranquillizzarsi. Avevano parlato di come avevano trascorso i giorni a casa e Mikey gli aveva raccontato che finalmente aveva potuto trascorrere un po' di tempo con la sua ragazza. Frank non ne sapeva talmente niente, di quella ragazza, che ne rimase stupito e Mikey gli rispose, molto ironicamente, che erano sempre occupati a parlare dei drammi di Frank con Gerard per avere tempo di raccontargli della sua "banale storia etero", la definì proprio così, facendo scoppiare a ridere Frank.
Trascorsero una bella mattinata, pranzarono al centro commerciale lì vicino e passarono almeno un'ora a provare i videogiochi in un negozio in cui incapparono - oh, così casualmente, durante la passeggiata.
 
Mikey gli aveva perdonato la sclerata che gli aveva riservato, senza neanche avere motivi validi, aveva capito e accettato quanto sotto stress stesse Frank, come al solito aveva fatto l'amico e aveva lasciato scivolare ogni insinuazione infondata sul suo conto del suo miglior amico innamorato.
Però Frank aveva ottenuto le sue certezze, aveva saputo che Gerard continuava ad ostinarsi al silenzio, anche con suo fratello. Aveva capito che l'invito a cena di Mikey era sincero e Gerard, molto tristemente, non c'entrava nulla.
Aveva smesso di pensarci per un po'. Mentre era stato con Mikey aveva cercato di rilassarsi, di non pensare a tutti i problemi che aveva in sospeso in quel periodo, poteva sembrare banale, ma era seriamente preoccupato. Fra non molto la pausa dal tour sarebbe finita, avrebbe dovuto salire di nuovo sul tour bus, viaggiare per giorni, raggiungere posti sperduti, tornare alla vita in comune con gli altri, con Gerard. Sarebbero dovuti tornare a condividere spazi, luoghi, palco. Ossigeno.
 
Trovò suo padre già a casa al suo rientro e fu così felice di rivederlo e poterci parlare di nuovo che soltanto dopo mezz'ora si accorse che non si era tolto nemmeno il cappotto.
Suo padre ebbe l'accortezza di non domandargli nulla su Gerard, nonostante Frank avesse avuto, per tutto il tempo della chiacchierata, il timore che sarebbe arrivato presto quel momento, così non smise mai di parlare. Era stata una cosa stupida, riusciva ad ammetterlo in quel momento, mentre si lavava le mani in bagno e si sorrise allo specchio. Non era un argomento di cui riusciva a parlare senza imbarazzo, ma non perché si vergognava, semplicemente non riusciva ancora a sentirsi a suo agio e, probabilmente, il fatto che Gerard non sarebbe stato d'accordo se lo avesse saputo, non faceva che aumentare quel senso di agitazione. Come se lui fosse stato lì ad ascoltarlo e pronto a mostrargli il suo disappunto.
Gerard era talmente importante da essere influente su di lui anche quando non c'era fisicamente. Forse c'entrava il fatto che vivesse nella sua mente con i fatidici comfort...
Immaginando un Gerard comodamente seduto su un divano, con i piedi sul tavolino, all'interno del suo cranio entrò nella sua stanza e accese la luce, facendo scorrere la mano sulla superficie liscia della parete fino a trovare l'interruttore, e non appena la stanza fu illuminata e Frank poté guardare al suo interno restò basito. Battè più volte le ciglia, perché Gerard, quello vero, era comodamente seduto sul suo letto, nella sua camera.
Restò a guardarlo stupefatto per una manciata di secondi, poi si riscosse e gettò un'occhiata alla finestra: sicuramente era entrato di nuovo da lì.
Sorrise.
- Ciao Dawson!- lo prese in giro la voce del suo ragazzo.
Almeno sembrava felice, pensò.
- Potter!- rispose tentando di rimanere serio.
Questa proprio non se la sarebbe aspettata, di troverselo lì, tranquillo, sorridente e come se non fosse successo niente.
- Non la smettevi di chiacchierare con tuo padre!- gli fece notare, alludendo al fatto che da lì, nel silenzio, aveva potuto ascoltare i discorsi che aveva fatto con suo padre.
Meno male che non avevano parlato di Gerard e del loro rapporto, pensò. Aveva fatto bene a non smettere di parlare per sviare certe potenziali domande da parte di suo padre.
- E tu come hai fatto ad entrare, di' un po'!- chiese glissando totalmente la frase ironica di Gerard e preoccupandosi di cose serie: la finestra era chiusa, sicuro! Era inverno!
- Te l'ho detto che sono meglio del tuo amato e stupido maghetto!- fece strafottente, prendendo in giro Harry Potter.
- Mh...- rimase a riflettere Frank. Forse sua madre aveva dimenticato di richiudere la finestra, dato che era solita far arieggiare la stanza, quando Frank usciva. Sì, probabilmente era così.
- A cosa devo l'onore di questa visita?- chiese restando sulle sue. Non poteva pensare di rovinare l'unica notte in cui avrebbero potuto dormire insieme, a causa dei suoi comportamenti e tornare il giorno dopo e fingere che non fosse mai successo.
Gerard si alzò dal suo letto e lo raggiunse accanto alla porta, Frank in effetti era rimasto impalato lì. Tenne le braccia lungo i fianchi, anche Frank non si mosse, si avvicinò soltanto con il viso e le sue narici vennero invase da quel familiare odore, quello che sapeva di casa e di sentimenti che gli facevano socchiudere gli occhi per la loro potenza. Sapeva di felicità.
- Mi manchi.- gli sussurrò accanto all'orecchio provocandogli dei brividi.
- Non capisco come sia possibile... mi manchi in continuazione, ho bisogno di stare con te.- continuò a parlare strusciandogli il viso sul suo, scendendo sotto il collo, senza neanche baciarlo.
Frank stava per rispondergli che era lui stesso ad aver sabotato la notte precendente, in cui avrebbero potuto stare insieme, ma Gerard tornò a sussurrare parole sulla pelle scoperta del viso e del collo.
- Devi... vieni da me, dopo.- propose con fare sensuale.
Magari non era neanche sua intenzione, Frank era talmente intontito da non saperlo valutare, ma era eccitante, quella situazione. Gli girava quasi la testa.
- Non... non lo so.- gli disse con la gola secca.
- Sì che lo sai...- e gli baciò languidamente il collo. Finalmente.
Frank sospirò o forse, semplicemente, boccheggiò.
- Non…- si schiarì la voce con un colpo di tosse.
- Non l'ho detto ancora ai miei, mi ha invitato anche tuo fratello, a casa vostra.-  gli raccontò continuando a guardarlo imbambolato.
- Wow, Mikey ha delle belle idee...- disse con un'intonazione che suonò incomprensibile alle orecchie di Frank. Non aveva capito se fosse stata ironica o semplicemente un'osservazione senza malizia di alcun tipo.
- Allora ti aspetto prima della mezzanotte.- gli suggerì baciandolo sulle labbra, stavolta. Poi approfondì il contatto e Frank non riuscì a far altro che assecondare i suoi gesti e, senza nemmeno sfiorarsi con le mani, si baciarono con quell'intensità e quel trasporto che caratterizzavano i loro baci.
Frank dimenticò anche che al piano di sotto ci fossero i suoi genitori, dimenticò che, anche se stava bisbigliando, avrebbero potuto sentirlo e, salendo le scale per andare in bagno, avrebbero potuto addirittura coglieri sul fatto, ma non gliene importò niente. Con la mente era già in un altro posto, su un altro pianeta e cazzo, quello era il luogo più bello del mondo.
Con quel bacio pieno di passione e promesse lo salutò e Frank lo vide avvicinarsi di nuovo alla finestra. Sorrise e sentì la voce di sua madre annunciargli che la cena era pronta.
 
 
 
 
Per tutta la cena non riuscì ad essere concentrato.
Cavolo, era la sua cena di famiglia, nella vigilia di Natale, era con i suoi genitori, avrebbe dovuto essere partecipe e chiacchierare con loro per recuperare tutte quelle volte in cui avrebbe voluto farlo ed era stato impossibilitato.
E invece no. Zero concentrazione, stentava a captare addirittura le parole. L'unico suo pensiero erano i milleuno modi in cui avrebbe voluto scoparsi Gerard Way. Era talmente avvolto in quei pensieri che riusciva a percepire addirittura il suo fiato caldo sul collo. Se avesse continuato così sarebbe stata dura, ma dura davvero.
Cercò di riscuotersi e di pensare ai suoi genitori, agli occhi felici con cui lo guardavano e alle domande che gli stavano ponendo.
- Sì ne abbiamo parlato ieri...- disse sua madre rivolta a suo padre, ma stava guardando Frank con un'espressione furba e sorridente. Frank sperò che non si trattasse di ciò che temeva, ma la regola vuole che quando Frank vuole evitare di parlare di qualcosa gli venga sbattuta simpaticamente in faccia.
- Sono felice se lo sei tu, Frankie, volevo dirti solo questo.- disse suo padre un po' a disagio.
Non tanto per Gerard o altro, quanto perché suo padre era un tipo che non amava intromettersi nella sua vita, nelle sue decisioni e non gli piaceva essere invadente. Il contrario di sua madre, in pratica.
- Grazie papà.- gracchiò imbarazzato abbassando lo sguardo sul proprio piatto. Forse aveva le guance viola, anzi sicuramente ce le aveva!
Per fortuna il discorso nacque e morì velocemente, Linda avrebbe voluto approfondire, Frank glielo leggeva negli occhi, ma suo padre cambiò argomento, domandando a Frank se aveva programmi per il dopo cena.
- Beh, in effetti Mikey mi ha chiesto se vogliamo andare a casa loro. Tutti e tre, intendo.- spiegò passando in rassegna con lo sguardo i volti di entrambi.
Sua madre sorrise tra sé e sé mentre si serviva dell'insalata.
- Mikey, certo...- fece ironica.
- Sì, Mikey. Ci sono uscito stamattina e mi ha invitato, guarda che siamo amici, eh!- le disse come se si stesse difendendo dalle sue insinuazioni. Che cazzo.
- Va bene!- rispose sua madre, discolpandosi.
- Quindi, vi va?- chiese.
- Frank, se dopo cena vuoi uscire vai tranquillo.- lo rassicurò suo padre con fare sereno.
- No! Mi piacerebbe stare insieme, quindi se vi va andiamo, altrimenti non fa niente, vedrò Mikey domani.- spiegò con un sorriso. "E poi raggiungerò Gerard non appena sarà finita la nostra serata di famiglia" si disse sinceramente dentro di sé.
- Per me va bene.- esclamò sua madre gettando un'occhiata al padre di Frank.
- Porterò il tiramisù a casa Way.- propose sorridente lanciando uno sguardo al suo ex marito. Il tiramisù era un dolce tipicamente italiano, italiano come suo padre e, nonostante fossero separati, Linda non si risparmiava mai in gesti carini nei suoi confronti, così come anche suo padre. Frank a volte si domandava per quale fottuto motivo si fossero lasciati se andavano così d'accordo!
- Va bene, allora dopo cena andiamo!- si decise anche suo padre.
 
 
 
 
Quella dannata cena era parsa interminabile, e si sentiva anche abbastanza stronzo per arrivare a pensare roba del genere, dopotutto erano la sua famiglia, ma cazzo, non vedeva l'ora di rimettere gli occhi su Gerard. Magari anche le mani.... ma stava divagando, non sapeva se avrebbero avuto tempo per stare soli.
Comunque ora era in macchina, stava guidando sovrappensiero, immaginando Gerard e il suo viso, tanto per cambiare, mentre i suoi genitori parlavano di qualcosa a cui Frank non stava prestando attenzione.
 
Aveva preso anche il pacchetto per Gerard, il pigiama da scheletro, e aveva già il batticuore al pensiero di doverglielo consegnare. Sostanzialmente si sentiva ridicolo, anche se non sapeva bene perché.
Venne ad aprir loro la porta una Donna sorridente e felice di vederlo e di rivedere anche i suoi genitori.
- Che bello rivedervi!- esclamò abbracciando tutti e conducendoli verso la sala da pranzo, non prima di avergli fatto sfilare le giacche per andarle a riporre sull'appendiabiti.
- Frankie!- esclamò Mikey non appena lo vide e mentre Frank cercava con lo sguardo Gerard, localizzandolo precisamente accanto a suo fratello, seduto al tavolo imbandito di dolci e intento a giocare a carte con gli altri parenti presenti quella sera.
- Mik!- esclamò a mo di saluto quando lo venne ad abbracciare.
- Vedo che sei molto impegnato.- ironizzò sghignazzando parlandogli accanto all'orecchio.
Mikey scoppiò a ridere e gli scompigliò i capelli per vendicarsi, aggiungendo che era in quella situazione da almeno un'ora e mezza e stava soffrendo tantissimo nell'ignorare gli strazianti richiami (immaginari) che arrivavano dalla play al piano di sopra.
Frank rise a sua volta e poi arrivò il padre di Mikey e Gerard a salutarlo, seguito dagli altri parenti con cui dovette fare vere e proprie presentazioni, spiegando insieme a Mikey che ruolo ricoprisse nella band e subendo domande di vario tipo circa i tour e lo stare su di un palcoscenico.
Non si impegnò molto nel dare le risposte, anzi, a pensarci bene non sapeva neanche che cazzo avesse risposto. La sua totale attenzione era richiamata da Gerard.
Lo guardava da lontano ancora seduto, sulle ginocchia piegate, sulla sedia intorno al tavolo. Non lo stava ignorando, niente affatto, lo guardava con un non-so-che di strano nello sguardo. Se Frank fosse stato un ragazzo sicuro di se stesso e consapevole del proprio fascino avrebbe pensato che Gerard stava adorandolo o immaginando cose sconce da fargli. Ma Frank era tutto all'infuori di sicuro e consapevole del proprio fascino, quindi gettò rapide occhiate in sua direzione, tanto per non fissarlo, ed iniziò a supporre cosa gli potesse star passando per la testa. Niente di positivo, ipotizzò, sempre fin troppo gentile nei confronti di se stesso.
Ma Gerard si alzò finalmente dalla dannata sedia e raggiunse il trio appena approdato in casa sua e salutò con entusiasmo i suoi. Frank restò ad osservarlo mentre Mikey gli diceva qualcosa che non stava affatto afferrando.
- Cioè, capito?! Una sorpresa!- fece felice Mikey ad un tratto, parlando a bassa voce e attirando finalmente la su attenzione.
- Cos- che, quale sorpresa?!- domandò spaesato guardando Mikey con una smorfia strana sul viso.
E mentre Mikey stava per controbattere e forse spiegarsi si ammutolì, guadando oltre le spalle di Frank.
- Ciao...- sussurrò la voce di Gerard dietro al suo collo facendolo irrigidire.
Mikey sorrise e si allontanò, tornando tra i suoi familiari e aiutando sua madre a mettere a proprio agio i genitori di Frank.
- Oh... ehm... ciao.- cercò di riscuotersi e nel rispondergli si voltò a guardarlo.
Gerard lo mangiò con quel preciso sguardo, Frank non avrebbe potuto fraintendere.
E lì, in quel momento, gli risalì dalla gola un sospiro di quelli che si sarebbero tramutati in centomila parole, se ne fosse stato in grado, oppure in un numero indeterminato di gesti, con cui avrebbe voluto farlo sentire e sentire suo. Suo in moltissimi sensi. Ne aveva un disperato bisogno.
- Ti accompagno di sopra a toglierti la giacca.- propose Gerard continuando a guardarlo in quel modo.
- Beh... veramente l'ho già data a tua madre, la mia giacca. Non vedi che questa è una felpa?!- gli domandò ovvio. Ma che cazzo stava guardando per non essersene accorto?!
Gerard non gli staccò gli occhi dal viso, dalle labbra più che altro che continuava ad osservare ossessivamente, per controllare quanto appena detto da Frank.
Si spostò lentamente, finendo al suo fianco.
- Ma fa caldo...- sussurrò.
- Non ti piacerebbe spogliarti?- gli domandò con fare allusivo.
E come avrebbe potuto spiegarglielo che cazzo, avrebbe spogliato entrambi con la forza del pensiero, ma che la situazione non l'avrebbe mai potuto permettere?!
- Sì.- affermò al volo, sospirando subito dopo per non apparire il solito maniaco sessuale.
- In effetti fa caldo. Mh.- commentò provocando una risatina da parte del moro.
- Ti va di venire, Frank?- continuò con quei cazzo di doppi sensi. Frank ingoiò aria.
- Con me, intendo.- e rise di nuovo.
Maledetto istigatore. Gliel'avrebbe fatta pagare. Sentiva già i primi accenni di cambiamento nelle parti basse del suo corpo.
Sospirò ancora e si voltò a guardarlo intensamente, voleva trasmettergli la propria sofferenza. Gerard non mosse neanche le palpebre e socchiuse gli occhi, riaprendoli e puntandogli dritti nei suoi.
- I silenzi dicono più di molte parole.- affermò e poi si voltò a guardare verso la sala da pranzo.
Frank seguì il suo sguardo e cazzo, magari stavano tutti guardandoli e lui non ci aveva nemmeno pensato. Gettò un'occhiata allarmata all'interno della stanza e con grande sollievo vide tutti parlare amabilmente, nessuno stava prestando loro attenzione.... a parte sua madre che gli rivolse un sorriso pregno d'intesa e poi tornò a rivolgere l'attenzione alle persone accanto a lei e a chiacchierare e ridere di qualche battuta che Frank non avrebbe saputo cogliere nemmeno se si fosse impegnato.
- Torniamo subito.- decretò Gerard rivolgendosi a sua madre.
- Va bene, ma sbrigatevi che Linda ha portato un dolce italiano, così lo assaggiamo insieme e poi.... tra poco è mezzanotte!- strepitò Donna.
Le mamme prendevano davvero sul serio le feste, pensò Frank, paragonando il comportamento di Donna a quello di sua madre.
- Okay.- concesse Gerard. Poi lo prese per mano e con passo deciso lo condusse su per le scale, verso la sua camera.
Frank era un po' scosso, ma l'eccitazione a causa della situazione, l'adrenalina data dal fatto dell'essere potenzialmente scoperti, Gerard che gli aveva parlato in quel modo.... beh, aveva annebbiato ogni briciolo di razionalità che fino a poco prima gestiva i suoi pensieri e determinava i suoi comportamenti.
Quindi non ci mise molto a tenere il passo di Gerard, anzi, quasi lo trascinò ad un certo punto e arrivati alla porta aperta della sua stanza gli lasciò velocemente la mano e richiuse la porta alle sue spalle facendo scattare anche una mandata di chiave.
Gerard restò a guardarlo, forse preso in contropiede, e quando Frank si voltò di nuovo verso di lui vide lampeggiare il suo sguardo di pura eccitazione.
Lo assalì.
Per quanto avesse pensato, molte volte, che non fosse giusto comportarsi da animali con il proprio ragazzo non riuscì a trattenersi.
Gli infilò la lingua in gola, lo spinse col proprio corpo mentre a piccoli passi procedeva verso il letto e poi, quando Gerard ci finì sdraiato di schiena, gli circondò i fianchi con le ginocchia, salendo a cavalcioni sul suo bacino.
Anche lo stupore di Gerard svanì in fretta ed iniziò a far vagare le mani ovunque.
Sulla schiena, poi sul collo, massaggiò le gambe piegate di Frank con tocchi bramosi e poi risalì, accarezzandogli i capelli per poi prenderne alcune ciocche in una presa salda e tirarli all'indietro, fino a mettere fine al bacio affamato che si stavano scambiando.
- Cazzo, sogno notte e giorno scene del genere.- sospirò con fiato corto per poi riprendere a baciarlo.
Frank si fece coinvolgere da quella frase, unita al desiderio che percepiva da parte del suo ragazzo, così non rispose immediatamente.
- Sono qui.- lo rassicurò poi, quando si fermarono di nuovo per prendere fiato.
- Non faremo mai più pause dal tour.- decise Gerard tornando a mangiargli le labbra.
Frank era sempre troppo investito da sensazioni inspiegabili e potenti quando Gerard esprimeva, a modo suo, la voglia di averlo sempre con sé, ma stavolta ce le aveva già in bocca le parole che voleva dirgli.
- Ci sarebbero modi più semplici anziché trascorrere la vita intera in tour.- suggerì alludendo a ciò in cui non avrebbe mai smesso di sperare. Gerard capì al volo.
- Ci vorrebbe una magia.- disse sussurrando mentre gli slacciava i jeans precipitosamente, neanche Frank fosse stato un sogno pronto a svanirgli da davanti agli occhi.
- Ci vorrebbe coraggio.- suggerì senza tanti giri di parole. Che cazzo c'entrava la magia?
Gli sfilò la t-shirt e non pensò neanche per un istante che stavano per far sesso ad un piano di distanza dalle loro famiglie al completo. Neanche Gerard ci pensò, considerò Frank astutamente.
- Cos'è, il mio regalo, questo?- domandò sorridendo agguantandogli il pacco.
Frank scoppiò a ridere e lo baciò sul petto e poi ovunque capitò, nel percorso che fecero le sue labbra per tornare fino alla bocca di Gerard.
- Il tuo regalo è giù.- gli svelò alludendo al pigiama da scheletro che aveva amorevolmente incartato.
- Oh... lo so che è giù...- continuò deliberatamente a travisare le sue parole.
- Ed è anche un bel pacco.- disse scoppiando a ridere e toccandolo con foga.
Frank boccheggiò eccitato, ma rise lo stesso.
- Vero!- confermò.
Erano dei ragazzi davvero volgari. "Figo!" pensò Frank tra sé e sé.
Si ritrovò dentro di lui senza nemmeno aver capito le dinamiche o aver fatto caso al tempo che ci avevano impiegato. In effetti di tempo non ne avevano, ma non avrebbero mai saputo togliersi le mani di dosso e mettere fine alla dimostrazione del loro desiderio senza essersi soddisfatti.
- E il mio?- gli chiese Frank mentre si spingeva in lui, tentando di non ansimare troppo forte.
- Il tuoh... oh...- farfugliò Gerard socchidendo gli occhi dal piacere.
- È una magia.- ribadì di nuovo, come aveva detto anche poco prima, riferendosi alla soluzione per stare sempre insieme.
I gemiti erano bassi e sussurrati, i loro corpi accaldati e smaniosi di contatto.
- Che significa?- chiese Frank.
Era così difficoltoso parlare e fare discorsi lo era ancor di più, ma il tempo per poterlo fare era poco e Frank non aveva intenzione di rinunciare a nulla di Gerard, dalle parole al sesso, dai suoi baci ai suoi pensieri.
- Significa che...- venne interrotto dal sussulto provocato dall'ennesimo colpo di reni del chitarrista. Frank si stava anche divertendo, volendo essere sinceri.
- Niente. Regali... sorprese...- buttò lì il moro. Parole senza nesso logico, Frank avrebbe potuto arrivarci da solo.
Nell'eccitante e paradisiaco momento che seguì i loro orgasmi qualcuno bussò alla porta.
- Gee, tesoro, c'è quel tuo amico dell'altro giorno che ti aspetta fuori, ha detto. Scendi!- lo sollecitò Donna.
La situazione era tra le più strane, imbarazzanti e oscene che avesse mai vissuto: Gerard si spingeva debolmente col bacino verso il suo, incapace di contrastare i movimenti inconsulti che stava subendo il suo corpo a causa dell'orgasmo e Frank, completamente seppellito dentro il figlio della donna che parlava attraverso la porta, non riusciva a smettere di godere del piacere che avevano appena condiviso. Aveva un che di perverso quella situazione, molto, molto perverso.
Gerard gli sorrise e Frank pensò che probabilmente stava pensando esattamente le stesse cose.
- Digli che sto arrivando.- le rispose usando un tono che non gli si addiceva affatto, doveva essersi sforzato molto.
Poi Frank iniziò a riflettere su roba seria tipo: chi cazzo era quel tizio? E che cazzo voleva dal suo fidanzato? E poi perché Gerard non gliene aveva parlato?
Avrebbe voluto vomitargli tutte quelle domande addosso e tutte insieme, avrebbe anche voluto riprendere fiato o perlomeno alzarsi ed uscire dal suo corpo. Quindi fece una cosa alla volta, sdraiandoglisi accanto, poi iniziò col suo legittimo interrogatorio.
- Chi sarebbe 'sto tuo "amico dell'altro giorno"?!- chiese citando le stesse parole appena usate da sua madre.
Gerard si avvicinò col volto al suo petto e si strofinò come fosse un gatto.
- Uhm... un amico, ci andavo a scuola insieme.- disse con fare disinteressato. Tutto il contrario di come si sentiva Frank.
- E cosa vuole?- continuò a voler sapere.
Gerard lo guardò assorto, poi allungò le braccia verso il suo collo e se lo portò vicino, baciandolo dolcemente.
L'irruenza scatenata dai loro desideri insoddisfatti si era dissolta dopo che entrambi avevano ottenuto ciò a cui aspiravano, quindi ora c'era spazio solo per la dolcezza, per le parole e per la parte più tenera del loro rapporto. Anche per la gelosia, pensò Frank.
- Allora?- insistette Frank, non appena le loro labbra si furono separate.
Gerard si alzò rapidamente dal letto, iniziando subito la ricerca dei suoi vestiti.
- Dai, dobbiamo andare.- Gerard tentò di sollecitarlo e anche di evitare la risposta alle sue domande, secondo Frank.
- Chi è questo amico?- continuò imperturbabile. Se non gli avrebbe risposto in fretta si sarebbe incazzato rapidamente. La tempistica delle emozioni e reazioni di Frank era celere.
- Oh dai, non abbiamo tempo, poi ti spiego.- perpetuò ad ostinarsi al silenzio e gli diede un lieve bacio mentre indossava, ad uno ad uno, i suoi vestiti.
Frank cominciò a ricomporsi, imitando i gesti del suo cantante e nel frattempo già era riuscito a covare una buona dose di rabbia da potersi definire quasi furioso.
- Dai, che Jack starà morendo di freddo!- disse per incitarlo a sbrigarsi, ma riuscì soltanto ad infastidirlo e a far in modo di togliere il "quasi" al suo stato di perfettamente furioso.
- Dovrebbe interessarmi?- chiese guardandolo male. Smise anche di vestirsi per assicurarsi di essere più convincente possibile.
Gerard alzò lo sguardo, mentre infilava sbrigativamente la maglia nei pantaloni, sorrise e poi passò a chiudere la zip dei jeans.
- È solo un amico, non mi piace, non mi interessa e non sono attratto da lui.- elencò con un sorrisetto divertito, adorava la gelosia immotivata di Frank.
- Oh, beh, me ne rendo conto!- mise in chiaro.
- Ci mancherebbe!- aggiunse convinto.
- E chi te lo dice che a lui non piaci, non interessi, non è attratto da te e non vorrebbe essere più di un amico?- gli ritorse contro tutte le sue affermazioni.
Il moro rise ancora e si avvicinò allo specchio vicino al letto per sistemarsi alla ben'e meglio i capelli.
- Dai, mi devo sbrigare.- osò dire e sul viso di Frank comparve una di quelle smorfie infastidite che non avrebbe mai saputo nascondere.
- Cosa?!- tuonò dandogli il tempo di cambiare risposta.
- Io. Giù. Sbrigarmi.- gli spiegò ancora Gerard, gesticolando in modo ridicolo come se stesse parlando con un ritardato. Era molto simpatico, pensò Frank, ma non gli veniva gran che da ridere, in quel momento.
Però aveva anche poco ardito oltre che poco sarcasmo, quindi si rivestì sommariamente e seguì Gerard che già stava aprendo la porta. Aveva fretta, valutò, molta fretta per trattarsi di una premura da riservare ad un semplice amico.
- Gerard, scusa, stai scherzando?- gli chiese camminandogli dietro.
Il moro si voltò, gli diede un bacio veloce e si scapicollò per le scale farfugliando un "torno subito" molto fastidioso.
Ora si sentiva seriamente incazzato, così, tanto per fare qualcosa di nuovo, pensò di andare a stuprare le orecchie a Mikey, che magari poteva darsi che ne sapeva pure qualcosa su questo amico misterioso che faceva catapultare Gerard Way fuori dalla sua stanza di corsa, lasciando il suo presunto fidanzato lì, come un coglione.
 
 
Arrivò in sala da pranzo e Mikey gli venne incontro, portandolo velocemente in cucina, con una scusa.
- Mikey, ma che cazzo-- sbuffò infastidito togliendosi quelle mani rachitiche di dosso.
- Frank!- lo rimproverò usando il suo stesso nome. Frank ammirava le persone che erano capaci di questi insulti alternativi: ci voleva interpretazione!
- Che c'è?!- domandò dandosi una rapida occhiata addosso per poi tornare ad interrogarlo con lo sguardo.
- Che cazzo, sistemati 'sti capelli, pare che ti hanno violentato!- lo riprese allungando le mani in direzione della sua testa.
Frank gli schiaffeggiò la mano e poi rise mentre cercava di districare i suoi capelli e rimetterli in ordine. Mikey aveva parecchio ragione.
- Sì, beh... diciamo che...-
- Non voglio sapere niente al contrario dei tuoi e i miei genitori che avrebbero avuto qualche domanda da farti se ti avessero visto in queste condizioni.- gli spiegò gesticolando agitato, che cazzo, neanche fosse stato lui il potenziale ragazzo-gay-scoperto.
- Chi è il tizio che è venuto a cercare Gerard?- chiese ignorando completamente i suoi rimproveri.
- Boh!- fece noncurante e sinceramente ignaro circa l'identità del tizio.
- Come "boh"? Tua madre ha detto che è già venuto qui, giorni fa.- gli spiegò.
- Non lo so...- rispose pensieroso. Frank si allarmò.
- Allora è venuto quando in casa non c'era nessuno!- considerò sorpreso.
- Ma no! Se mia madre ha detto che era già venu- Frank, quando te l'ha detto mia madre?! È entrata in camera ora, mentre voi...- si affrettò a parlare senza nemmeno prendere fiato.
- No, la porta era chiusa. Ma chi è questo?!- continuò ad interessarsi alle parti serie della conversazione.
- Oh meno male, pensa se vi avesse scoperti mentre sai... beh... ecco- il biondo invece, continuò ad interessarsi alle parti della conversazione che lui riteneva importanti.
In pratica stavano parlando, ma ognuno per i cazzi propri. Erano strani forte, eh!
- Scopare, Mikey. Si dice così. Comunque, vado a vedere chi è questo.- e gli camminò a fianco, con l'intenzione di sorpassarlo e lasciare la cucina, i suoi rimproveri da mammina perfettina e le sue paranoie.
-No!- lo bloccò con un braccio.
- Non puoi.- disse come se fosse l'impedimento più cazzuto esistente.
Frank gli rise in faccia. E per "ridere" si intende una bella risata falsa ed eloquente.
- Non sto scherzando.- mise in chiaro Mikey.
- Oh, neanch'io!- controbatté al volo.
- Davvero, Frank, non puoi.- disse convinto mettendoglisi davanti.
Frank lo guardò sbalordito, stranito, interrogativo e pure incazzato. Tutto insieme.
- Mikey, sai che che ho dei piccoli problemi con le regole quindi, ora che mi hai detto che non posso andare, sarà la prima cosa che farò. Seconda cosa: che cazzo nascondi, eh?!- parlò discretamente tranquillo, ostentando la sicurezza che non possedeva e cercando di metterlo alle strette.
Mikey tossì, abbassò lo sguardo sui suoi piedi, poi tornò a guardarlo un po' a disagio e con insicurezza. Era così semplice far cedere il suo amico che non ci provava nemmeno gusto nel farlo. Infatti non infieriva mai contro il suo piccolo, dolce Mikey, ma ora era importante.
- A parte che prima ho tentato di dirtelo, ma non mi stavi ascoltando, e poi... dai, non farmi parlare, non posso dirti niente.- sputò fuori quella valanga di frasi frammentarie e sconclusionate. Inutili, in pratica.
Frank ripercorse velocemente cosa gli aveva detto Mikey durante la serata e sentì la sua mente sussurrare la parola "sorpresa" senza saperla collocare ad un discorso preciso o ad un tono in particolare. Non ricordava un cazzo, solo quella parola. Ed era una bella parola, giusto?! Le sorprese solitamente sono legate a ricordi felici, non è vero?! E allora perché si sentiva così preoccupato?
E se Gerard gli avesse voluto fare una di quelle belle sorprese di merda, la prima della sua vita? Come quelle che si ritrovano certe persone che, per fare una sorpresa, beccano i propri partner al letto con qualcun altro? 
Forse era estremamente negativo, o estremamente paranoico, forse soltanto troppo arrabbiato e quindi non riusciva ad essere lucido e smettere di pensare cazzate.
- Andiamo di là, ti devo far vedere che gioco per la play mi ha regalato Bob.- se lo portò dietro goffamente ed era evidente che lo aveva fatto per non crollare sotto le accuse di Frank.
Anche perché... non gliene poteva fregare di meno, in quel momento, di che gioco gli avesse regalato Bob, Ray e nemmeno Dio in persona.
Però lo seguì, escogitando la scusa con cui si sarebbe defilato di nuovo per andare a fare il James Bond della situazione, scoprendo l'identità dell'amico di Gerard, senza Mikey che potesse mettergli i bastoni fra le ruote, evitando di farsi scoprire da tutti.
Mentre immaginava scenari apocalittici in cui Gerard entrava dalla porta, mano nella mano con il ragazzo sconosciuto, dichiarando a tutti i presenti il loro amore, si accorse che non si stava concentrando sulla scusa da usare per uscire di scena, né ad ascoltare Mikey, il cui intento era quello di coinvolgerlo nei dettagli che costituivano la bellezza dello stupido videogioco ricevuto per regalo.
Nel frattempo rientrò Gerard. Frank lo studiò interessato e pronto a notare ogni traccia evidente che potesse spiegargli cos'era andato a fare fuori, con quello. Fece una smorfia.
Era sorridente come prima, tranquillo come prima, bello come prima, sembrava soltanto un tantino elettrizzato, o forse era infreddolito e Frank non era capace a cogliere le emozioni altrui.
Si rifugiò rapidamente accanto al caminetto acceso per riscaldarsi le mani, ma non si tolse neanche il cappotto. Forse voleva accumulare un po' di calore per poi riuscire di nuovo dal suo amicoquasi fidanzato e andarsene per sempre con lui.
Che idee ridicole, scosse la testa cercando di scacciarle e così, per sicurezza, si mosse accanto alla finestra per guardare fuori e controllare che non ci fosse nessun amico rovina famiglie e feste.
Non c'era nessuno, lasciò ricadere il tessuto della tenda e riportò l'attenzione ai presenti nella stanza che parlavano e ridevano e non prestavano attenzione all'inquietudine che i gesti di Frank trasudavano.
Lo sguardo si posò su Gerard casualmente, senza intenzione o doppi scopi, passò in rassegna la sua figura come aveva appena fatto con quelle degli altri presenti.
Mikey intanto aveva smesso di parlare, sembrava più tranquillo e forse aveva capito che non c'era più bisogno di vomitare parole per far smettere Frank di fare domande a cui non voleva o poteva rispondere.
Gerard lo stava già osservando.
- È la notte della vigilia di Natale e sta nevicando, che cliché, eh?!- fece ironico Gerard rivolgendoglisi completamente.
Frank non aveva intenzione di rispondere, tantomeno sentiva il ridicolo bisogno, che invece sembrava avere Gerard, di ridursi a parlare delle condizioni meteorologiche per conversare col suo fottuto ragazzo. Quella situazione gli stava dando sui nervi, maledizione a lui che non se n'era rimasto a casa, senza sapere e vedere nulla di tutto quello che era appena accaduto.
Rimase in silenzio e soppesò la sua espressione attentamente. Era euforico, sorrideva troppo, muoveva le mani tra loro in modo agitato, sembrava che attendesse qualcosa o che aspettasse il momento giusto per vederne accadere un'altra. Però era qualcosa che lo rendeva felice. Agitato, ma felice.
Frank avrebbe voluto sapere di cosa si trattava, così si rivolse ancora a Mikey, senza parlargli e Mikey gli sorrise di cuore.
O avevano fumato entrambi ed erano nella pace dei sensi, oppure sapevano qualcosa che Frank ignorava.
- Andiamo a vederla, Frank, ti va?- gli propose Gerard, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
Gli stava parlando in un modo così amorevole, era stato così dolce il tono con cui gli aveva posto quella domanda che nessuno avrebbe mai potuto travisarlo.
Frank batté più volte le ciglia, indeciso su cosa dire, indeciso perfino se staccare un attimo il contatto visivo da Gerard e informarsi circa il silenzio che stava percependo, ma poi annuì e sorrise spontaneamente. Era stato bellissimo sentirlo parlare in quel modo di fronte ad altre persone che non fossero loro due o chi viveva in tour con i My Chemical Romance.
Così Gerard gli andò incontro e Frank, preso da uno stupido senso di imbarazzo, si avviò verso la porta, dandogli le spalle.
- No, andiamo sul giardino sul retro!- gli suggerì emozionato.
Era soltanto della neve, cosa si esaltava a fare?!
Comunque Frank lo seguì, mormorando un "va bene" impacciato che forse aveva sentito soltanto lui.
Seguì a testa bassa i passi del ragazzo che procedeva davanti a lui e finì contro la sua schiena quando si fermò improvvisamente, per affiancarglisi e prendergli la mano. Rise per il piccolo scontro e, dopo aver stretto le dita tra le sue, gli baciò le labbra, lasciando Frank felicemente interdetto.
- Ehi, ascolta. Io... ho pensato tantissimo a cosa poterti regalare per Natale e, per quanto mi sia impegnato, l'unica cosa che volevo per te era renderti felice. Non un disco, un maglione o uno dei tuoi libri fantasiosi.- gli raccontò incerto.
Era finito di nuovo in cucina, per uscire fuori dalla porta sul retro e nessuno avrebbe potuto ascoltarli, il resto del mondo era fuori da quella stanza.
- Poi mi sono detto "ehi, Gee, tu sei meglio di Harry Potter, regalagli una bella magia!"- fece muovendo le mani teatralmente e Frank scoppiò a ridere rendendosi conto della convinzione del suo ragazzo e del suo imperterrito paragonarsi al mago preferito di Frank.
Lo baciò perché fu l'unica cosa che gli venne spontaneamente da fare. Lo amava.
- Non so cosa tu ti sia inventato, ma ti amo già soltanto per i pensieri che hai avuto. Ti amo.- gli confessò guardandolo dritto negli occhi e... se proprio Gerard avesse voluto renderlo felice... beh, aveva una bella opportunità tra le mani.
Invece Gerard si allontanò delicatamente dal suo corpo, sciolse lo strano abbraccio con cui si erano tenuti vicini e lo prese di nuovo per mano, deciso a portarlo fuori, senza una fottuta ragione, dal punto di vista di Frank.
Aprì la porta e lo precedette, scendendo lo scalino. Il viso di Frank fu investito dall'aria gelida invernale e rabbrividì nella felpa leggera che indossava.
Gerard lo scortò ancora fuori, guidandolo attraverso le mani, strette l'una nell'altra. Poi si spostò da davanti e passò dietro di lui, accostando il corpo al suo e avvolgendo le braccia intorno al busto di Frank.
A quel punto fu tutto chiaro.
Il giardino sul retro era colmo di neve, uno strato di vari centimetri di manto soffice, liscio, incontaminato.
Ed era tutta blu.
Un Blu accecante, compatto, uniforme. Era tutto meravigliosamente blu e Frank ne fu investito, fu ingoiato da quel colore e quando sussultò per lo stupore Gerard lo strinse, gli strinse più forte le braccia intorno al busto, scaldandolo e ricordandogli che era lì, al suo fianco.
Si voltò a guardarlo, in modo difficoltoso data la posizione, e non seppe proferire parola, così si voltò di nuovo e mise a fuoco le luci che erano al centro della specie di rettangolo del giardino innevato e senza pensarci camminò in avanti, attraverso l'unico piccolo vialetto sgombro di neve, che percorreva centralmente la striscia di giardino.
Gerard lo lasciò, ma Frank udì i suoi passi seguirlo.
Non dovette muovere molti passi prima di scorgere le candele, dei piccoli e tozzi cilindri di cera accesi che ad un primo sguardo potevano sembrare esser messi lì a caso e invece formavano una parola, anzi due: TI AMO.
Frank sentì il proprio petto esplodere, un calore innaturale irradiarsi dallo stomaco al resto del corpo, il cuore battere all'impazzata scomporsi come guizzi di fuochi d'artificio e palpitare ovunque e non come sempre, no, ne sentiva migliaia, quel martellare incessante lo stava stordendo.
Guardò di nuovo la scena nel suo insieme: la neve blu come mai nessuno avrebbe mai potuto ammirare e le candele che urlavano i sentimenti che le labbra del suo ragazzo non riuscivano a liberare con facilità.
Sorrise così intensamente che pensò di poterla trattenere per sempre quell'espressione compiaciuta ed innamorata sul suo viso, ma forse, anche se avesse smesso, prima o poi, sarebbe rimasta impressa su tutti quei cuori che gridavano l'amore che provava per Gerard.
- Voltati.- gli chiese Gerard avvicinando la bocca al suo orecchio e Frank lo fece immediatamente, lo fece con tutta la voglia che aveva di fondere i suoi occhi con quelli dell'uomo della sua vita.
- E questo è il mio regalo di Natale.- gli disse il moro guardandolo sorridere, poi lo baciò.
Frank si buttò tra le sue braccia e forse pianse mentre non la smetteva di ridere e sorridere. Era questa la felicità? Della neve colorata di blu e un ti amo scritto con una scia di candele?! Probabilmente no, ma quello era il riassunto della loro storia, del loro amore, della loro felicità. E allora sì, quella era la felicità. Era fredda e colorata di blu, aveva l'odore dell'inverno misto a quello della pelle del collo di Gerard, dove aveva seppellito la faccia, aveva il suono dei loro respiri fusi e così vicini da confondersi, il fruscìo dei rami degli alberi cullati dal vento e mancava un sapore quindi si affrettò a baciarlo, perché voleva provare tutte le sensazioni possibili che comprendevano quel momento, così da essere in grado di riprodurlo all'infinito nella propria mente, quando c'avrebbe ripensato.
Quando smise di baciarlo gli girava la testa e le emozioni ormai erano incontenibili da gestire così parlò.
- Io... ti amo, Gerard, io... ti blu, ti amo, ti amo.- riassunse confusamente col fiato corto e intanto lo baciava tra una pausa e l'altra.
- Ti amo, Frank.- glielo disse, cazzo, lo disse anche a voce. E lì probabilmente iniziò nuovamente a lacrimare, chissà forse il freddo...
Lo baciò di nuovo e poi continuò a stare tra le sue braccia e a ripetergli che quella era stata la sorpresa più bella che avrebbe mai ricevuto in vita sua.
- E questo è il sorriso più bello che vedrò io, nella mia vita.- gli sussurrò sulle labbra.
Restarono nel gelo invernale per un tempo che Frank non avrebbe mai saputo valutare, non trovando aspetti negativi alle mani gelate e al freddo che sentiva penetrarlo fin dentro le ossa. Era tutto così perfetto e blu, era tutto così pieno d'amore che non lasciò la presa su Gerard nemmeno quando udì la voce di sua madre chiamarlo.
Si voltò e vide tutti lì: i suoi genitori, quelli di Gerard, Mikey e anche gli altri parenti che aveva a malapena conosciuto. Erano appena fuori dalla porta e ammiravano il giardino colorato di blu e le candele rese loquaci dalla loro disposizione. Nessuno era stupito o stranito, nessuno era imbarazzato, notò Frank, e si voltò verso Gerard, un po' preoccupato, per rendersi conto della sua reazione... insomma, tutti avevano scoperto tutto!
Invece lo trovò pronto ad accogliere il suo sguardo allarmato, a tranquillizzarlo con un'espressione sicura e calma ed un sorriso dolce che urlava il suo orgoglio per la coppia che costituivano insieme.
Frank lo tenne forte, gli strinse le mani intorno alle braccia, dove le aveva lasciate appoggiate.
- Pizzicami, pizzicami forte, non ci credo. Forse è un sogno.- pronunciò con voce strozzata.
Gerard gli sorrise ancora, gli scostò il ciuffo di capelli ribelle che gli ricadeva continuamente sugli occhi e lo baciò sulle labbra.
- Veramente questa è un'altra parte del tuo regalo. So come renderti felice...- alluse con un sorriso furbo ai discorsi che avevano fatto mille volte, circa la segretezza della loro relazione.
Frank sospirò fortissimo, sentì, dopo un bel po' di tempo in cui sembrava essere stato composto solo di fumo, lo stomaco contorcersi e strani vuoti d'aria rimbalzare sulle pareti da cui era composto.
Quello era un sogno ed era il suo sogno. E se non era reale, beh, sperava che nessuno avrebbe mai osato svegliarlo perché per la prima volta in vita sua si sentiva completo. Completo insieme alla parte mancante di se stesso che risiedeva in Gerard, l'unico e il solo ragazzo che avrebbe mai amato.
Sentì le voci delle persone che erano a pochi metri da loro fare commenti d'approvazione e complimenti a Gerard per l'idea romantica che aveva avuto.
Udiva Donna domandarsi e domandare alla madre di Frank se ne sapesse qualcosa circa quel colore di cui Gerard aveva cosparso il suo giardino.
Frank e Gerard si scambiarono un intenso e consapevole sguardo d'intesa ed un sorriso.
- Jack è un mio amico di sempre, nonché vicino di casa, che lavora in un negozio di ferramenta e a cui ho chiesto le bombolette spray blu che, non ci crederai, ma non le ho trovate da nessuna parte!- gli raccontò con gli occhi spalancati dallo stupore e gli spiego così anche il ruolo del ragazzo che aveva mandato in tilt il sistema nervoso di Frank, per nulla poi... sorrise sollevato tra sé e sé.
- E ho raccontato tutto ai miei oggi, durante il pranzo e, non crederai nemmeno a questo, lo sapevano già!- scoppiò in una risata e gli diede un rapido bacio.
- Come i miei?- chiese Frank sorridendo a sua volta e ripensando a quando, poco più di due giorni prima, ne aveva parlato con sua madre.
- Sì, hanno detto che era ora che prendessi coraggio e glielo dicessi. Pensa che hanno detto che era ora anche che iniziassi a fare sul serio con te!- gli raccontò elettrizzato.
- Poi, non avrei potuto dire nient'altro che la verità per spiegare il motivo per il quale ho dipinto tutto il giardino di blu!- rise poggiando la testa al petto di Frank e, seriamente, Frank era talmente felice, si sentiva talmente realizzato che neanche tutte le parole del mondo sarebbero riuscite a spiegare come si sentiva.
Suggellarono quel magnifico ed irripetibile momento con un ultimo bacio e, per mano, si riavviarono verso la porta, okay che la prospettiva di stare nello stesso letto era allettante, ma magari starci senza febbre sarebbe stato molto più gradevole.
- Allora, che dici, sono meglio o no di Harry Potter?- gli domandò a bruciapelo con un ghigno di sfida. Era irrecuperabile.
Frank sorrise e gli strinse la mano.
- Dio... certo che sì!- esclamò convinto.
- Sei il mio super eroe, non dimenticarlo...- aggiunse strizzandogli l'occhio.


                                                               Fine.
  
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