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Autore: Shiver414    22/01/2015    0 recensioni
Yuri è una strega, una strega potente che cerca di evitare che la sua vita da semplice proprietaria di un negozio di fiori e quella da cacciatrice di demoni non collidano tra loro. Ci stava riuscendo fino al momento in cui non conosce Kian, un demone dall'aspetto sublime, il carattere forte e un'indole apparentemente egoista. Da quel preciso istante tutta la sua vita precipita in un baratro fatto di morte, sangue e terrore, governato da un demone spietato, il Burattinaio. CHi si nasconderà dietro questo misterioso nome? Yuri e Kian sopravviveranno alla sua furia?
Genere: Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Capitolo 21.
 
Lucy sembrava implacabile. La sua ira era più forte di qualsiasi altra cosa. Ma io. Anzi noi avevamo un motivo più forte della vendetta che ci spingeva a lottare. Volevamo vivere.
Sollevò la mano. La tendeva dritta davanti a se. Un’ombra scura iniziò a serpeggiare tra gli alberi e i sottili fili d’erba fino a densificarsi in una disgustosa melma nera che ricopriva ogni cosa. Le labbra di Lucy si muovevano veloci, stava recitando un incantesimo? La melma iniziò a ribollire e gonfiarsi. Stavano prendendo velocemente una forma. Tutto sembrò improvvisamente fermarsi. Anche i nostri respiri sembravano immobilizzati. Un agghiacciante urlo si levò da quelle forme e la melma iniziò a muoversi verso di noi. Erano dei mostri.
Evocai delle sfere di energia per colpirli, ma la nauseante puzza che emanavano mi distraeva e non riuscivo a pensare con calma.
Kian brandiva una grossa arma d’argento incastonata di rubini e tagliava a metà i mostri che continuavano a riemergere dalla melma. L’unico modo che avevamo per distruggerli era uccidere la fonte del loro potere. Il mio sguardo puntò dritto contro Lucy. Dovevamo farci strada fino a lei e ucciderla.
Scagliai un paio di sfere e la melma si sparpagliò ovunque. Se avessi provato a congelarle?!
Si aveva funzionato. Kian mi afferrò la vita con un braccio e mi portò in alto. Se avessi creato una sfera abbastanza grande li avrei congelati tutti. Justin, sotto di noi, attaccava quelli che si rovesciavano rapidamente verso di lui. Lanciai il mio incantesimo e vedi la distesa nera diventare grigio chiaro. Erano fermi immobili ma Lucy, Sofia e l’altro demone erano rimasti illesi. Sofia stava ergendo uno scudo su di loro mentre Lucy sorrideva vittoriosa. Si aspettava una cosa del genere? Maledizione. Dovevo pensare in grande, essere più imprevedibile. Kian mi riportò a terra e impavida camminai sulla distesa di ghiaccio attenta a non scivolare. Kian mi seguiva pochi passi dietro e così anche Justin. Ricorrere alla magia non bastava, dovevo puntare sull’astuzia e sugli attacchi fisici. Lucy era una persona fisicamente debole, si vedeva, non aveva abbastanza forza, le braccia erano graciline. Non che io fossi una campionessa di pugilato ma sicuramente a livello fisico l’avrei sopraffatta.
Mi fermai a pochi palmi di distanza. Stava cercando di capire cosa avessi in mente.
«Tregua.» Le tesi la mano. «Sventolo bandiera bianca. Sei più forte di me, non riuscirei a batterti in alcun caso con la mia magia.» Ammisi furente. Lucy sembrava soddisfatta e allo stesso tempo titubante. Sapeva che c’era qualcosa sotto, ma non capiva cosa di preciso. Il demone al suo fianco fece un passo avanti e lei lo fermò con un cenno della mano.
«Aspetta.» Disse con un mezzo sorriso. «Hai delle condizioni?» Scossi la testa.
«Solo una. Devi lasciarci in pace.» Alzò un sopracciglio e rise sguaiatamente.
«Piccola sciocca. Se fosse bastato arrendersi sareste stati liberi molto tempo fa.» Indicò Kian con il lungo indice ossuto. «Da lui a me e vi lascerò in pace.» Sapevo che lo avrebbe detto.
«Accetto.» Kian sobbalzò affianco a me e prima che potesse protestare afferrai la mano della donna ed emanai una forte scarica elettrica che dalla mia pelle si irradiò in tutto il suo corpo. Si accasciò a terra con il respiro accelerato e la faccia contorta in una smorfia di dolore. Le mie supposizioni erano giuste. Il demone provò ad allontanarmi ma Justin e Kian lo colpirono così forte da sbalzarlo tra gli alberi. Sofia furiosa si scagliò su Kian che la mise fuori gioco sfiorandole la fronte con la mano e pronunciando un semplice incantesimo del sonno. Continuavo a tenere la mano di Lucy stretta nella mia mentre la schiacciavo a terra. L’elettricità che scorreva tra i tessuti del suo corpo era appena percettibile come un bagliore sotto la pelle diafana.
Kian e Justin lottavano alle mie spalle tra le statue congelate dei mostri. Colpii Lucy al viso con un pugno. Non era forte, ma era abbastanza per stordirla. Una sfera di energia la colpì dritta allo stomaco. La mia mano non accennava a lasciare la sua. Le nocche erano bianche e mi dolevano ma non potevo permettermi di allentare la presa tanto meno di diminuire il flusso elettrico. Non dovevo darle alcuna possibilità di fuga e soprattutto non potevo lasciarle usare la magia. Un verso di dolore. Un corpo che si accasciava. Mi voltai e vidi Justin e Kian che fissavano il corpo del demone privo di vita. L’intensità elettrica aumento un po’ e Lucy gridò di dolore. Mi implorò di smetterla ma la ignorai. Da quando ero così spietata?
«Vi lascerò in pace te lo giuro.» Scossi la testa. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi.
«Non è vero. Non ci lascerai in pace. Scossi la testa mentre afferravo la sua gola con le mie esili dita. «Vuoi ucciderci e diventare sempre più forte, non ti importa più la vendetta.» Le lacrime scendevano lungo le guance. Non ero pronta per uccidere una persona. «Diventare il Burattinaio ha solo corrotto il tuo cuore. La strega che era in te è morta tanti anni fa ed ora c’è solo un mostro senz’anima.» L’espressione di Lucy cambiò. Si contorse in una smorfia spaventosa. Il sorriso largo, i denti aguzzi, le pupille ellittiche. Si liberò delle mie mani e in men che non si dica era su di me. Mi graffiava il viso e mi picchiava. Con tutta la forza che avevo mi spinsi con le gambe e la sbalzai via da me aiutandomi con una sfera di energia. Si preparò per attaccarmi ancora ma Kian mi fece da scudo. Per un istante tutto fu confuso. Kian barcollò all’indietro e cadde tra le mie braccia mentre il corpo di Lucy cadeva sull’erba. Le statue di ghiaccio intorno a noi iniziarono ad esplodere una dopo l’altra. Le lacrime continuavano a sgorgarmi dagli occhi incontrollate, senza un motivo preciso. I pezzi di ghiaccio schizzavano tutt’intorno come proiettili. Il petto di Kian era totalmente bruciato. La pelle viva pulsava e sanguinava. Un grosso ramo era infilzato nella carne all’altezza del cuore. Lo stavo perdendo.
«No.» Gemetti accasciandomi a terra con Kian incosciente ancora tra le braccia. Justin sembrava nel panico. Cercava di respirare profondamente per calmarsi. «Non lasciarmi.» Piagnucolai. Sollevai lo sguardo al cielo che pian piano tornava ad essere sereno. La luce inondò la radura. Tutto tornò a muoversi, tutto tornò a vivere. Lo scroscio dell’acqua del ruscello, il cinguettio degli uccelli. Tutto si muoveva tranne la cosa più importante. Kian. Quando tornai a guardare verso il basso mi resi conto che anche Lucy ormai non si muoveva più. Trafitta dalla lancia di Kian stava lentamente rinsecchendo. Le braccia sembravano dei nodosi rami di betulla, i vestiti si afflosciavano lentamente penzolando su un corpo che non riusciva più a riempirli. Persino i capelli si tingevano di bianco lasciando scoperti pezzi di cute.
Strinsi la testa di Kian sul petto. Respirava ancora, ma era talmente lento e impercettibile che… Il mio pianto si fece sempre più disperato.
«Non lasciarmi. Non lasciarmi.» Ripetevo incessantemente tra i gemiti. Justin tese all’improvviso le mani sul petto di Kian. Infilò le dita nella carne viva e tra le urla del demone estrasse il ramo. Il cuore non sembrava essere stato lesionato eppure c’era qualcosa che lo stava uccidendo. Notai allora le venature nerastre. Veleno. Mi portai una mano alla bocca. Justin tornò con dei rami secchi e accese un fuoco.
«Pulisci la ferita.» Strappò un lembo della maglietta e me lo porse. «Smettila.» Indicò il ruscello. Dovevo reagire e rendermi utile per salvarlo.
«Non ti lascerò morire.» Stampai un lieve e fugace bacio sulle sue labbra immobili andai a bagnare il pezzo di stoffa. Justin si era inoltrato nella foresta in cerca delle giuste erbe medicinali mentre io ero incaricata di pulire bene e a fondo la ferita e disinfettarla.
Estrassi alcune schegge di legno intorno alla ferita, nella parte più superficiale.
«Resisti per favore.»
Justin tornò poco dopo con un bel po’ di erbe e le mise subito in infusione dentro una specie di scodella di pietra. Preparò un unguento e lo spalmò su tutta la ferita. Non parlammo per tutto il tempo ma il silenzio non ci pesava. Volevo solo che Kian stesse bene, non volevo dare spiegazioni sul perché eravamo in quel posto o altro e Justin non sembrava voler sapere.
Restammo tutta la notte a vegliare su di lui. Il mattino successivo, mi risvegliai colpita da un raggio di sole. I miei pensieri corsero subito a Kian che però non c’era. Nemmeno Justin era lì. Dove erano finiti.
Qualcuno stava ridendo. Mi voltai nella direzione delle voci e vidi i due ragazzi spuntare all’improvviso dagli alberi. Justin sembrava così solare e perfettamente a suo agio.
«Buongiorno streghetta.» Kian sembrava così allegro e in forze. All’improvviso ricordai il sogno di quella notte, o forse non era stato un sogno.
«Che ore sono?» Chiesi con un mezzo sorriso indagatore.
«Le due del pomeriggio.» Fissa Kian negli occhi. «Che c’è?! Avevo bisogno di forze.» Ridacchiai.
«Quando mi offro volontaria non va bene, quando sono indifesa e volubile si.» Prese un morso dal frutto che teneva in mano. Justin ci rivolse un’occhiata interrogativa.
«Credevo che l’invito fosse ancora valido.» Sorrise. Era bello da mozzare il fiato. Non riuscivo ad essere arrabbiata perché aveva approfittato del fatto che fossi mezza addormentata per rubarmi un po’ di energia. Ero troppo contenta che fosse vivo. Non indossava la maglietta e la cicatrice della pugnalata era ben visibile, oltre però quello non c’era traccia di ferite.
«Beh comunque sono felice.» Ammisi mentre si sedeva accanto a me offrendomi il suo frutto. Mi accoccolai accanto a lui e presi avidamente un gran morso. Non mi ero accorta di avere tutta quella fame. Nella tasca dei suoi pantaloni c’era un rigonfiamento. Aveva recuperato il sacchetto dal cadavere di Lucy allora.
«Che c’è nel sacchetto?» Chiesi sommessamente. Lo sfilò dalla tasca e senza smettere di sorridere mi strappò di mano il frutto e lo addentò. Mi posò una mano sulla testa, accarezzandomi, mentre afferravo la cordicella dorata. Dentro c’era un fermaglio per capelli con delle piccole macchie color ruggine, sembrava sangue.
«Era di mia madre.» Disse con le guance lievemente arrossate. «Un regalo che le fece papà quando scoprirono che era incinta. Lo tenevo sempre con me, prima di essere incatenato nel Baratro ricordo il suo viso vittorioso mentre lo agitava a mo’ di saluto.» Mi voltai e diedi un fugace bacio sulle sue labbra. «Vogliamo tornare a casa?»
   
 
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