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Autore: AdharaSlyth    22/01/2015    1 recensioni
Ispirata alla 02x09 ma ambientata in seguito ad un ipotetica battaglia contro Mount Weather.
Bellarke (presente anche Lexa)
"Avevi ragione, Clarke, della gente del cielo. Io continuo ad amare. E anche tu, anche se non te ne rendi conto. E’ per amore che siamo qui."
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Fanfiction!!! Finalmente ho avuto l’ispirazione per la mia prima ff su The 100! Sono felice come un re! ^.^

La puntata di oggi (02x09) mi ha davvero ispirata e non ho potuto fare a meno di immaginarmi le conseguenze della battaglia con gli abitanti di Mount Weather, momento in cui spero che Clarke ritrovi fiducia in se stessa, nei suoi sentimenti e soprattutto in Bellamy.

In fondo troverete anche le traduzioni delle frasi in Trigedasleng (la lingua dei terresti.) per tutti coloro che ne avessero bisogno.
Spero che vi piaccia ;)

Baci

AdharaSlyth

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Make me strong

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una volta Lexa mi ha detto che amare significa essere deboli, essere uccisi.

Le avevo creduto allora, convinta che quello che avevo fatto a Finn avesse avuto ripercussioni così violente su di me a causa del mio amore per lui.

Mi sono resa conto che mi sbagliavo. Ce ne siamo rese conto entrambe.

Ora, mentre Bellamy dorme, con il viso a contatto con la pelle del suo petto, riesco a ripensare a quello che mi ha confidato prima che la sua battaglia finisse.

 

 

 

 

“Avevi ragione, Clarke, della gente del cielo.” mi sussurra Lexa mentre cerco di bloccare l’emorragia causata da una pallottola degli uomini della montagna.

“Non parlare.” le dico “Posso ancora salvarti!”. 

Ma so che il polmone è stato perforato, che sangue e liquido pleurico stanno per soffocarla.

“Ai gonplei ste odon*.” Mi ha sorriso, recitando la frase rituale dei Grounders “Ti ho mentito, Clarke Skaikru*. Io continuo ad amare. E anche tu, anche se non te ne rendi conto. E’ per amore che siamo qui. Amiamo il nostro popolo. E’ ciò che ci rende quello che siamo.” 

Chiude gli occhi, posso quasi vedere la vita scivolarle via dal corpo, ma il sorriso rimane intatto.

Indra mi viene vicino, mi fa un cenno con il capo che non so come interpretare, e assieme a due dei suoi uomini porta via il corpo della heda*.

Non posso fare a meno di chiedermi se bruceranno anche lei, assieme con i guerrieri che hanno perso nella battaglia contro gli abitanti di Mount Weather.

Non faccio a tempo a pensare nient’altro perché per un istante il mio mondo assume una nuova sfumatura.

E’ qui! Con la tracolla del fucile sulla spalla sinistra, gli stivali consumati che si abbattono sul terreno polveroso mentre corre nella mia direzione. I capelli scuri sporchi di terra e sangue, gli occhi castani in fiamme.

E mentre lo guardo avvicinarsi, Bellamy Blake è tutto ciò che la mia mente riesce a mettere a fuoco in mezzo alle immagini confuse, marginali nella mia attenzione.

In una frazione di secondo siamo in ginocchio l’uno di fronte all’altra. 

Il mio viso affondato nella sua spalla, il suo respiro nei miei capelli, il suo calore tutto attorno a me.

Lo stringo più forte, più vicino. 

“Avevi ragione!” vorrei dirgli “Anche se non me lo avevi detto, avevi ragione! Ti amo! Ti amavo anche prima! Ti amavo quando ti ho detto che non potevo perderti, e quando ti ho mandato con Lincoln dentro la montagna.”

“Perdonami.” è invece l’unico sussurro che esce dalla mia bocca premuta contro la sua maglia.

“Non preoccuparti principessa. Va tutto bene.” mi risponde, alzandomi il viso per guardarmi negli occhi. 

Così lo bacio.

Piena di disperazione, sollievo, paura, speranza. Amore.

Ha ragione. Ora andrà tutto bene.

 

 

 

 

Lexa aveva ragione.

Amo Bellamy.

Amo la mia gente.

E tutto questo mi rende forte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Ai gonplei ste odon: “La mia battaglia è finita.”

*Skaikru: E’ l’epiteto dei cento in Trigedansleng, significa “della gente del cielo.”

*Heda: è il modo in cui viene chiamato il comandante dei terrestri

 

 

 

   
 
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