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Autore: Sonomi    22/01/2015    4 recensioni
E Magnus si sentì quasi congelare da quegli occhi blu, seminascosti dai ciuffi di capelli neri che ricadevano disordinati sulla fronte, che lo guardavano con un cipiglio stranito. Probabilmente per l’abito che indossava. Nonostante tutto, vide le gote del giovane imporporarsi leggermente.
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L’affermazione di Alec aleggiò per qualche secondo per il salotto, come se Magnus la stesse analizzando per bene prima di rispondere. Ma, tutto ad un tratto, le labbra di quest’ultimo si tesero in un sorriso pieno di malizia e divertimento, tanto che Alec quasi si pentì delle sue parole.
-E tu vorresti scoprirli adesso, questi misteri, Alexander?-
[Malec]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home:
Buonasera a tutti! ^^ Eccomi con la seconda parte della minilong. Proprio come avevo immaginato verrà di 3 capitoli, non sono riuscita a tagliare ahahaha ci tenevo a ringraziarvi dell'ottima accoglienza che ha avuto la prima parte, grazie di cuore :3 spero che anche questo capitolo vi piaccia <3

 





AL DI LA' DELLA MAGIA

Parte seconda


 

07:13
Signor Lightwood, perdoni l’ora ma ho bisogno del suo aiuto questo pomeriggio. 


Quando il cellulare di Alexander vibrò sul piano della cucina, il ragazzo non si sarebbe mai aspettato di leggere un messaggio di Magnus Bane. Non alle sette del mattino, per lo meno, quando ancora faticava a tenere gli occhi aperti e la sua espressione sembrava quella di una scimmia appena alzata. Nonostante tutto fece scorrere il dito sul display e lesse il messaggio dello scrittore. 

07:25
Signor Lightwood. 
Mi risponda.
La prego. 


Alec fissò lo schermo con un sopracciglio alzato e si chiese cosa diamine mandasse così in panico Magnus Bane. Dal giorno in cui si erano ufficialmente conosciuti era passata una settimana, e in quei sette giorni si erano incontrati una sola volta in un bar per discutere del numero di posti del meet. La loro conversazione era durata giusto il tempo di un cappuccino: mezz’ora dopo si erano salutati. Alla fine i dettagli da scegliere con lo scrittore erano davvero pochi, Alec si doveva occupare principalmente di cose in cui Magnus non avrebbe avuto niente da ridire (come quali testate giornalistiche chiamare, il fotografo, il servizio catering per il piccolo ricevimento dopo il meet..), quindi proprio non riusciva a immaginare cosa quel bizzarro ragazzo volesse da lui. Alle sette del mattino. 

7:30
Signor Bane, di grazia, cosa la preoccupa tanto da cercarmi a quest’ora del mattino?

7:32
Ho bisogno del suo aiuto. Ci vediamo alle 16 davanti a Carta Profumata.

7:35
Potrebbe essere così gentile da dirmi a cosa le servo?


7:40
Si metta un paio di scarpe comode. Alle 16, non si dimentichi. 

7:43
… va bene, signor Bane. 


Alexander guardò sconfortato la colazione, posando il cucchiaio accanto alla tazza colma di caffè nero. Aveva già pensato come passare quel pomeriggio, era il suo giorno libero dopotutto, e sicuramente il suo programma non aveva previsto di andare non si sa dove con un ragazzo eccentrico vestito come un cavallerizzo dei My Little Pony. Però, per quanto Magnus Bane sembrasse mago Merlino in veste rosa shocking, non poteva certo negare che la sua compagnia gli piacesse. Era il suo scrittore preferito, alla fin fine. Per quel motivo sorrideva mentre posava la tazza ancora piena per metà nel lavandino e si dirigeva nella propria camera per mettersi una tuta comoda. Ai vestiti del pomeriggio avrebbe pensato più tardi. 


Magnus camminava avanti e indietro nel salotto di casa, le ciabatte a forma di zebra che zampettavano per tutto il pavimento di parquet spaventando il gatto, i capelli sciolti lungo il volto e il corpo avvolto in un pigiama color giallo canarino. In mano teneva una penna blu, e la faceva roteare fra le dita con maestria, mentre continuava la sua corsa per tutta la sala. Non ci riusciva. Non ci riusciva, ed era dannatamente frustrante. Quella mattina si era svegliato alle cinque, troppo preso dal delirio dello scrittore per starsene fermo in letto, ed era corso al computer continuando il secondo capitolo del suo nuovo romanzo. E poi..la catastrofe: l’introduzione di un nuovo personaggio, che nelle sue idee doveva essere fra i principali, e non riusciva a farlo venir fuori dalla sua mente. Zero, il nulla. Aveva provato in tutti i modi a farsi venire l’ispirazione: aveva bevuto un bicchiere di vino (alle sei del mattino, si), aveva fatto un bagno caldo, si era dato lo smalto nuovo. Ma niente. E poi, proprio mentre si stava dando il colore sul mignolo della mano destra, ecco sorgere un altro problema alla lista infinita. E aveva finito per scrivere ad Alexander Lightwood senza nemmeno pensare che fossero appena le sette. 
Fu proprio il pensiero di Alexander Lightwood a fargli rendere conto che, camminando per il salotto, si erano fatte le due del pomeriggio e lui era ancora in pigiama. Con un sospiro lasciò la penna accanto al blocchetto degli appunti e al computer e si diresse verso l’armadio alla ricerca dei vestiti da indossare. Aveva notato con quanto disagio Alexander era stato seduto accanto a lui, quel giorno nel bar, per via del completo rosso acceso che aveva messo, perciò decise che avrebbe optato per qualcosa di più sobrio: afferrò un paio di pantaloni bianchi e una camicia nera, assieme a un paio di scarpe eleganti dello stesso colore. Non si vestiva in maniera così.. neutra dalla fine delle scuole superiori ma doveva ammettere che il suo volto era messo parecchio in risalto da quell’accostamento così normale. In compenso passò parecchio tempo a sistemarsi i capelli, creando con il gel un effetto spettinato sul ciuffo. Look classico di un qualsiasi ragazzo poco più ventenne. 
Giunse davanti a Carta Profumata alle 15:55 e incredibilmente vi trovò già Alexander Lightwood. Aveva un’aria fresca nel suo maglione nero e nei jeans beige, anche se i capelli color della notte continuavano a finirgli negli occhi per via del vento. Quando si accorse dell’arrivo di Magnus, lo scrittore lo guardò sgranare gli occhi, immaginando la sorpresa nel vederlo così sobrio. Ed era altrettanto sicuro che non avrebbe comunque detto niente al riguardo. 
-Buon pomeriggio signor Lightwood. Grazie per essere venuto- affermò Magnus con un sorriso, mentre Alexander assumeva una leggera tonalità rosata sulle guance. 
-E’ il mio lavoro signor Bane. In cosa posso esserle utile?-
Magnus aspettò qualche secondo, prima di rivelare l’incredibile emergenza in cui si era ritrovato. Perché era altrettanto sicuro che quella che lui stava definendo emergenza per Alexander Lightwood sarebbe stata una sciocchezza. E aveva vagamente paura di essere insultato.
-.. Non so cosa indossare al meet. Mi deve accompagnare a scegliere il completo-
Bane guardò il sopracciglio di Alexander sollevarsi lentamente, così come la scintilla negli occhi blu di quest’ultimo. La sua perplessità era palpabile.
-Mi sta prendendo in giro?-
-Affatto. Sarà la mia prima apparizione. Non posso presentarmi vestito in maniera indecente-
-Signor Bane, anche quello che sta indossando in questo momento andrebbe bene, lo sa?-
Magnus sorrise. 
-Io dico di no. Vogliamo andare, signor Lightwood?-

Ore 19:16. Alexander Lightwood era in procinto di compiere un omicidio. 
Sedeva alla tavola di un locale che mai aveva notato prima (gli sembrava si chiamasse..Taki?), circondato da sacchetti. Sia chiaro, nessuno di quelli era suo. Tutti di Magnus Bane, che proprio in quel momento stava osservando con occhio critico il menù del ristorante. E Alec lo bruciava con lo sguardo, senza darlo troppo a vedere: doveva rimanere professionale, nonostante tutto. Nonostante non sentisse quasi più i piedi da quanto avevano girato per negozi. Nonostante avesse un lancinante mal di testa. 
-Cosa prende signor Lightwood?- 
-Quello che prende lei, non sono mai stato qui- sbottò Alec, appoggiando i gomiti sul tavolo. Magnus gli sorrise (o forse meglio dire ‘ghignò’) proprio mentre una cameriera molto carina si avvicinava alla loro postazione. Magnus ordinò qualcosa dal nome impronunciabile, e Alexander non fece domande. Dopo quella giornata, immaginava che nulla potesse essere peggio.
Beh, si sbagliava. 
Il piatto che arrivò una quindicina di minuti dopo era qualcosa di assolutamente.. Inguardabile, e probabilmente anche di immangiabile. Sembrava un insieme di verdure dall’aspetto malconcio (-Sono grigliate!- aveva ribattuto Magnus), mischiate assieme a un tipo di pasta che non aveva mai visto in vita sua. Ma, a dispetto di quello che si era aspettato, il gusto era ottimo. 
-Posso farle una domanda, Alexander?- disse ad un tratto Magnus arrotolando una melanzana con la forchetta. Alec annuì. -Quanti anni ha?-
-Venti-
A quella risposta secca lo scrittore annuì a se stesso.
-Possiamo darci del tu, allora? Ci passiamo solo tre anni. E poi non penso che sia il caso di mantenere questa freddezza- esclamò alla fine posando la forchetta. -Darti del lei è davvero strano, lasciatelo dire- 
Alec assentì, posando a sua volta la forchetta, e piantò gli occhi blu sul volto di Magnus. Effettivamente era davvero giovane, e si chiese per un attimo come mai non avesse trovato strano a sua volta dare del lei a quel ragazzo dalla pelle leggermente scura e gli occhi allungati. Poi ripensò al fatto che lui, stravagante o meno, fosse il suo scrittore preferito e tutto l’imbarazzo tornò a salire. 
-Lavori molto da Carta Profumata? La signora Penhallow sembra ammirarti parecchio- chiese Magnus, desideroso di fare conversazione. In tutta quella settimana si era posto qualche domanda sull’affascinante giovane che avrebbe dovuto lavorare con lui, ma non aveva mai avuto tempo per parlagli direttamente e a lungo. Questa era la sua occasione. 
-Circa un anno e mezzo. Mi piace quella libreria, i miei colleghi sono persone alla mano- spiegò Alec passando il dito sul bordo del bicchiere. Magnus catturò quel gesto con lo sguardo, affascinato dalle dita affusolate dell’altro. 
-Posso farti un’altra domanda, che in un certo senso riguarda anche un po’ me?- 
Alexander annuì, interdetto dalla curiosità di quello scrittore. Era una situazione davvero assurda.
-Dei miei libri..qual è il personaggio che ti è piaciuto di più?-
E a quel punto Magnus guardò un po’ sorpreso il sorriso nascere sulle labbra rosee dell’altro, un sorriso vagamente divertito e timido. 
-Devi sapere che il tuo ultimo libro mi ha conquistato letteralmente- spiegò Alec sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -E sono completamente rimasto affascinato dal Sommo Stregone di Brooklyn- 
Magnus quasi sputacchiò il vino che stava bevendo, ottenendo come risultato quello di farselo andare di traverso. Tossì per qualche secondo, sotto lo sguardo apprensivo del collega, per poi fare un respiro profondo e passarsi il tovagliolo delicatamente sulle labbra. Alec sollevò un sopracciglio. 
-Quindi.. Il Sommo Stregone di Brooklyn eh? E come mai?- 
Un altro sorriso da parte di Alexander.
-Quando ho iniziato a leggere Al di là della magia non mi sarei mai aspettato un personaggio del genere, né una simile storia. Hai sempre scritto thriller, mischiati al sovrannaturale, è vero, ma.. Trovarmi questa storia così fantasy e con un personaggio così profondo ha sorpreso persino me- iniziò a spiegare Alec. -Pagina dopo pagina mi sono calato nella mente dello Stregone, ho percepito i suoi pensieri più nascosti, i suoi sentimenti e sono addirittura arrivato a chiedermi: cosa c’è dietro al Sommo Stregone di Brooklyn? Non avevi mai fatto un personaggio così caratterizzato. E mi piace quello che ho letto- 
Magnus guardò il volto di Alexander, acceso di entusiasmo per la spiegazione, e si sentì completamente spogliato di tutto, totalmente messo a nudo di fronte a quegli occhi blu. Si passò una mano fra i capelli, spettinandoli ancora di più, fissando lo sguardo sul bicchiere mezzo vuoto che aveva di fronte. Non avrebbe mai immaginato che quel personaggio, che all’interno di Al di là della magia non era neppure il protagonista, avrebbe potuto colpire così tanto. Non avrebbe mai immaginato che la proiezione di se stesso avrebbe colpito proprio Alexander Lightwood. E di colpo, come un fulmine a ciel sereno, di fronte ai suoi occhi cominciò a comparire la risposta a tutti suoi problemi. Sorrise.
-Vuoi sapere cosa c’è dietro al Sommo Stregone di Brooklyn? Te lo dirò, ma a una condizione- disse lo scrittore chinandosi sul tavolo. Alexander corrugò le sopracciglia.
-E quale? Non altro shopping per favore- si lasciò scappare, senza però pentirsene. Magnus rise. 
-Io ti parlo dello Stregone se tu mi parli di te- affermò. -Susciti la mia curiosità, Alexander. Concedimi una passeggiata, o un drink. E parlami di te- 
Quelle parole fecero sentire Alec vagamente a disagio, tanto che prese a torturarsi le dita delle mani sotto il tavolo. Non gli piaceva molto parlare di sé. C’erano troppe cose che nessuno sapeva, cose che non voleva dire o che non aveva mai avuto occasione di rendere note, pensieri, parole, azioni. Eppure aveva la sensazione che dietro la domanda di Magnus ci fosse di più: chiedergli di parlare di lui per sapere di più sul personaggio del libro sembrava una contrattazione equa sulle labbra dello scrittore. Forse perché, proprio come aveva immaginato, dietro allo Stregone di Brooklyn c’era più di quanto Magnus Bane avesse avuto intenzione di mostrare?
-Va bene-
Si ritrovò ad accettare prima ancora di rendersene conto. 

Magnus camminava affianco ad Alec, avvolto in una giacca leggera. Aveva iniziato a tirare un leggero venticello, e Brooklyn si era fatta vagamente più fredda. Alexander invece sembrava completamente a suo agio nell’aria di fine settembre, e nel suo maglione stava più che bene. Erano usciti dal ristorante da poco, giusto da una decina di minuti, e da quel momento non avevano ancora aperto bocca. Alec attese la raffica di domande.
-Allora.. Vuoi iniziare a raccontarmi qualcosa di te?-
-Da dove inizio?-
-Da dove preferisci-. E Magnus fece un sorriso di incoraggiamento. Alec sospirò. 
-Per qualche strana ragione appena le persone mi conoscono pensano che io sia figlio unico- iniziò il ragazzo, senza sapere che pesci prendere. -In realtà ho una sorella minore, Isabelle, e un fratellino, Max. Izzy è completamente diversa da me, è molto estroversa, ma le voglio un gran bene e andiamo molto d’accordo. Max invece è fissato con i manga giapponesi. I miei genitori.. Beh, non vanno molto d’accordo, ecco- balbettò, tossendo per cambiare subito discorso. 
-Essendo il fratello maggiore spesso ho la sensazione di dovermi occupare di tutti, forse è anche per questo che sono sempre così serio e rigido. In realtà mia sorella e mio fratello sono molto più bravi a difendersi da soli di quanto lo sia io-. Alec sorrise. 
-E’ normale sentire il bisogno di proteggerli, sei il fratellone no?- Magnus rise. -Continua, ti prego-
-Ho sempre avuto una passione per i libri, fin da bambino. In casa abbiamo una stanza che ha funzione di biblioteca: ci ho passato la mia infanzia dentro. Preferivo leggere che giocare, o la compagnia di un romanzo piuttosto che quella di qualche bambino. Io.. Non mi sono mai sentito totalmente a mio agio con i ragazzini della mia età. Già allora ero troppo serio-
-Non è una cosa brutta- affermò Magnus, sentendo nel tono dell’altro una nota di amarezza. -Ho iniziato a scrivere quando avevo sette anni. Neanche io sono uscito spesso con degli amici-
-Però questo non mi pare che abbia influito sul tuo carattere, no? Sembri piuttosto esuberante- borbottò Alec, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Gli veniva troppo spontaneo essere così diretto. Magnus, comunque, rise di nuovo. 
-Sono piuttosto allenato a mostrarmi esuberante, ma sono la persona più riservata del pianeta, credimi. E qualche ragazza che ti abbia fatto girare la testa? Sei fidanzato?-
Magnus capì nel giro di tre secondi di aver posto la domanda sbagliata. Alec abbassò lo sguardo, grattandosi la nuca palesemente a disagio, perché, detto proprio chiaramente, aveva raccontato della sua famiglia per poi passare direttamente ai libri proprio nella speranza di saltare quell’argomento. Peccato che lo scrittore fosse curioso come una scimmia. 
-Io non.. Ho mai avuto una relazione, ecco-
Magnus si fermò nel bel mezzo del marciapiede, fissando Alec con gli occhi spalancati. 
-Non mi dire. E’ impossibile, sei troppo attraente per non aver mai avuto una ragazza- 
Lo scrittore aveva detto quella frase senza pensarci e Alexander era arrossito di conseguenza come un pomodoro maturo in un orto in piena estate. Molto rosso, insomma. 
Doveva proprio dirglielo?
-Ok, ehm.. Le avance non mi sono mancate. Sono io che non.. Mi sono mai interessato- 
-Mai mai?-. Magnus sembrava esterrefatto. 
-…non mi sono mai arrivate le avance giuste, mettiamola così- 
Cadde il silenzio. Alec imbarazzato a tal punto da fissarsi le scarpe con troppo interesse, Magnus che, ancora più sconvolto dall’ultima affermazione, guardava l’altro con gli occhi fuori dalle orbite. Questa proprio non se l’aspettava. Mai avrebbe detto che Alexander Lightwood..
-Sei gay?-
Domanda idiota, ma non poté fare a meno di porla. 
-Non te lo aspettavi, eh?- ridacchiò Alec, continuando a fissare il pavimento. Magnus fece una smorfia.
-Guarda che puoi evitare di essere così in imbarazzo. Per me non è un problema. Stai parlando con Magnus Bane, un eccentrico scrittore bisessuale- ammise poi, un mezzo sorriso non appena Alexander alzò gli occhi su di lui palesemente sconvolto.
-Sei bisessuale?-
-Già. Sono stato con una sola donna nella mia vita, sai? Si chiamava Camille. Siamo stati insieme un annetto.. Poi ci siamo lasciati. Sai perché? Mi ero innamorato di un ragazzo. E’ stato allora che ho capito di essere bisessuale- raccontò Magnus, riprendendo a camminare lentamente. Alec lo seguì a ruota. 
-Sembri..così a tuo agio..- sussurrò quest’ultimo, infilando di nuovo le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Non c’è  motivo per non esserlo- 
Magnus si fermò di nuovo, e questa volta Alec capì subito perché: erano davanti a Carta Profumata, i lampioni illuminavano l’insegna sopra la saracinesca tirata giù.
-Si sta facendo tardi, e io ho romanzo da continuare- affermò lo scrittore mettendosi in spalla tutti i sacchetti. Alexander alzò un sopracciglio.
-Sbaglio o dovresti raccontarmi del Sommo Stregone di Brooklyn? Ho parlato io per tutta la sera!-
E a quel punto Magnus fece un sorrisetto sbilenco, vagamente malizioso, gli occhi verdi che brillavano di una luce divertita. 
-Ti aspetto per un caffè domani pomeriggio. Hai il mio indirizzo- 
Nessun’altra parola, nessun saluto, niente di niente. Con quelle parole Magnus Bane voltò le spalle ad Alexander Lightwood, il sorriso ancora sul volto e una strana allegria nel cuore. Non vide l’espressione sbalordita dell’altro né il rossore sulle guance. Doveva solo arrivare a casa e scrivere. 
Aveva trovato ciò che cercava. 
  
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