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Autore: ItsJulyPenniman    23/01/2015    0 recensioni
Come tutto ebbe inizio.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Paloma Penniman, Yasmine Penniman, Zuleika Penniman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ORIGINE SEI TU

AMBIENTAZIONE: nel lontano 2010

Era la fine di Agosto, una mattina molto presto. La luce filtrava debole attraverso le tende. Mika non era riuscito a dormire e quando si rese conto che erano le 5.22 si alzò dal letto, si vestì e uscì di casa solo, nella frescura di una Londra che si stava lentamente svegliando.
Camminò a caso lasciandosi guidare dai suoi piedi. Attraversava vie conosciute e non, passando davanti a negozi ancora chiusi. Quando arrivò ai limiti di un parco erano quasi le sei e le persone per le strade iniziavano ad aumentare. Non voleva ritrovarsi nel traffico quindi si incamminò per i viottoli sterrati, mentre i primi clacson si facevano lontani.
Arrivato in una zona abbastanza tranquilla si guardò intorno: non c'era nessuno. Raggiunse la panchina più vicina e si sedette. Non amava particolarmente la sensazione del legno umido sui jeans, ma non avrebbe trovato di meglio quindi si accontentò. Era immerso nel silenzio e i rumori della città sembravano davvero lontani.
Rimase seduto facendosi cullare dal suono della natura per un'infinità di tempo. Mancavano pochi minuti alle sette quando un ragazzo passò correndo, probabilmente doveva raggiungere la stazione per poi andare al lavoro. Il giovane gli rivolse una rapida occhiata accompagnata da un sorriso e filò via. Mika lo seguì con lo sguardo fino a che non fu scomparso.
"Melachi!" Già, la sua cagnolina probabilmente si era svegliata e si stava chiedendo dove fosse finito il suo padrone. Decise di alzarsi e notò che sui suoi jeans era rimasto un bellissimo alone di umido. Sbuffò e si incammino verso casa dove effettivamente Melachi lo stava aspettando scodinzolando. La accarezzò e si buttò sul divano dove si addormentò poco dopo.
 
Un telefono che squilla. Uno sbuffo.
-Pronto?- Mika rispose con la voce impastata dal sonno.
-Mica, ma che fine hai fatto? Ti stiamo tutti aspettando.
Riconobbe la voce di Yasmine
-Che? Cosa?
-Ma stavi dormendo? È tutto a posto?
-Emm..sì.
-Hei dai, vieni qui così parliamo. Dico agli altri che arrivi?
Sì sì, il tempo di prepararmi e arrivo.
-Perfetto, a dopo.
-A dopo, ciao.
Mezz'ora dopo Mika era a casa dei sui genitori per una cena ormai finita. Yasmine gli andò in contro sulla porta e insieme di diressero in cucina. La ragazza prese un piatto con arrosto e un po' di verdure e lo posò sul tavolo. Mika seguì i suoi movimenti per poi dire: -Non ho fame.
-No, tu ora ti siedi e mangi.- gli ordinò decisa la sorella. Il ragazzo si sedette e mandò giù qualche boccone mentre Yasmine sistemava nel lavandino alcune padella sporche. Mentre Mika posava la forchetta entrò in cucina la madre.
-Mica, non sapevo fossi già arrivato. Perché non sei venuto a salutare gli ospiti?
-Volevo prima cenare e poi devo parlare con Yasmine. Appena abbiamo finito arrivo.- rispose con un sorriso debole.
-Va bene caro, a dopo.
La donna uscì dalla stanza e lasciò i due ragazzi soli.
-Allora Mica, che c'è che non va?
Lui sbuffò, si prese la testa tra le mani e iniziò a parlare per sfogarsi.
-Sono mesi che non riesco più a scrivere canzoni, questo pensiero mi assilla. La notte non faccio che pensarci e non riesco a dormire. Sono sotto pressione. E se non riuscissi più a fare nulla? Se diventassi un fallito? Cosa penserebbero di me i miei fan? Non so cosa fare...- gli si spezzò la voce.
La sorella si avvicinò, gli prese le spalle girandolo verso di lei.
-Hei guardami. Tu non sei un fallito e non lo sarai mai. I tuoi fan saranno pazienti e ti aspetteranno, se davvero ci tengono.
Lui la guardò, gli occhi lucidi, e la abbracciò.
-Grazie, ti voglio bene.
-Anche io. Ora però andiamo di là, la famiglia del mio ragazzo ti vuole conoscere.
Infatti Yasmine di lì a poche settimane si sarebbe sposata e finalmente le due famiglie si erano incontrate.
La ragazza raggiunse il salotto seguita da Mika. Al loro ingresso tutti li fissarono.
-Questo è mio fratello Michael, o Mika se preferite.- lo presentò lei con un sorriso.
Il ragazzo sorrise a sua volta agli ospiti. La madre di Paul, il fidanzato di Yasmine, si alzò e andò a stringere la mano al nuovo arrivato.
-Quindi tu sei il cantante? Io sono Mary, è un grande piacere conoscerei anche perché, devo ammetterlo, mi piacciono molto le tue canzoni.- disse sorridendo. -Beh grazie, è un piacere.
-Comunque lui è Rob, mio marito - l'uomo si alzò e strinse la mano a Mika - mentre l'altro mio figlio è un attimo in bagno. In realtà dovrebbe già essere tornato.- Mary si sporse e sorrise -Infatti, eccolo.
Mika si voltò ed ebbe un flash: lui quella mattina, seduto su una panchina umida e un ragazzo che corre facendogli un debole cenno. Ed ecco che quel ragazzo ora era a casa dei suoi genitori ed era il fratello del suo futuro cognato.
Il cantante lo squadrò un attimo: era alto, magro, capelli corti quasi biondi e leggermente mossi. Quando si avvicinò per stringergli la mano noto anche i suoi occhi: verdi, con una punta di marrone.
-Ciao, sono Joe.
-Piacere, Mika. Questa mattina...
-Si, ero io. Ti ho riconosciuto; sapevo che ti avrei rivisto questa sera e mi sarebbe piaciuto fermarmi a parlare ma ero in ritardo.
-Si, avevo intuito...- sorrise.
La serata continuò tranquilla tra chiacchiere e risate e quando gli ospiti lasciarono la casa Mika si avviò a prendere la giacca ma Paloma, l'altra sorella, lo bloccò e chiese a tutti di raggiungerla in salotto.
Quando l'intera famiglia Penniman fu riunita con un sorriso annunciò: -Ho deciso di andare a vivere da sola! Ho già guardato qualche appartamento e ne ho trovato uno molto carino.
Tutta la famiglia fu felicissima di ricevere questa notizia anche se un po' di preoccupazione c'era.
Quando Mika finalmente raggiunse il suo appartamento si stese sul divano a guardare la tv ma ben presto si ritrovò a pensare agli occhi di Joe, a quel misto di colori, allo sguardo che gli aveva lanciato quella mattina. Non ci voleva pensare, così raggiunse il letto e, stranamente, si addormentò quasi subito, trasportato da sfumature verdi e marroni.
 

Arrivò sabato, un'altra settimana assolutamente poco produttiva era passata, così quel pomeriggio il cantate decise di uscire e andò a rifugiarsi in un bar poco affollato. Si sedette, ordinò un caffè e iniziò a guardarsi intorno in cerca di ispirazione. Ad un tratto il suo guardo fu catturato da una figura conosciuta che passeggiava per quella via. Lo fissò intensamente sperando che in qualche modo si accorgesse della sua presenza e quasi assurdamente funzionò. Joe entrò nel locale e Mika lo accolse con un sorriso solare. Il ragazzi più giovane ordinò e passarono il pomeriggio a chiacchierare scoprendo di avere alcuni interessi in comune e di essere un sintonia su molte idee. Si scambiarono i numeri di cellulare e poco dopo si separarono.
Era stato un pomeriggio molto bello e Mika si ritrovò a pensarci spesso quella sera e come la settimana precedente si addormentò senza problemi sempre cullato dai lineamenti di quel ragazzo che, si rese conto, lo stava prendendo sempre più.
Scende su di me la certezza e ora io so che sei l'origine dell'amore
 
Ormai era passato un mese. Contando la cena a casa Penniman i loro incontri erano saliti a 9 e Mika si era reso conto che quel ragazzo gli piaceva, e anche tanto.
Il cantante non sapeva come comportarsi, non sapeva come agire o come far capire a Joe quello che provava senza essere rifiutato in malomodo. Fu piacevolmente sorpreso quando il più giovane gli propose una cena a casa sua. Ovviamente il riccioluto accettò con entusiasmo e per tutto il resto della giornata portò un sorriso a 32 denti.
Arrivato il fatidico giorno Mika era molto agitato; dopo lunghi ragionamenti scelse dei vestiti adatti e uscì fu casa. In pochi minuti raggiunse l'appartamento a cui era diretto, suonò e fu accolto con un sorriso e un profumo di pietanze appena cucinate. L'appartamento era spazioso, infondo a sinistra l'angolo cucina con un tavolo, dall'altra parte una porta che probabilmente faceva accedere alla zona notte con bagno e camera. Joe fece accomodare il suo ospite che si sedette al tavolo.
-Ancora qualche minuto ad è pronto.- annunciò il padrone di casa.
-Sono disposto ad aspettare.- sorrise Mika.
-Ecco a te.- disse poco dopo il più giovane passando un piatto fumante al cantante, che si ritrovò davanti un assortimento di carni e verdure.
-Buon appetito!
Durante la cena parlarono e risero accompagnati dal buon cibo e dal buon vino. Quando i piatti furono vuoti i due ragazzi si spostarono sui divani e continuarono a parlare di tutto e di più fino a quando Joe chiese:
-Stai già lavorando al tuo nuovo album?
Mika si bloccò e fu preso dal panico: in tutto quel mese non aveva minimamente pensato al nuovo album, alla sua mancanza di ispirazione e si rese conto che aveva lasciato il suo lavoro completamente da parte.
-Tutto a posto?
-Si, solo che...sto passando un periodo di poca ispirazione.
Capisco. E c'è qualcosa che potrebbe aiutarti ad uscire da questo periodo?
-In realtà qualcosa ci sarebbe che mi ha completamente fatto dimenticare di tutta la pressione che mi sentivo addosso, ma non so quanto durerà.
-Perché?
Joe sembrava sinceramente incuriosito e Mika rispose: -Io...non so quale potrebbe essere la reazione...
-Buttati e fregatene! Magari tutto ciò porterà a qualcosa di buono.- sorriso dolcemente.
Il tuo cuore tormentato, non lasciare che ti spezzi
Mika, senza neanche pensarci due volte, si avvicinò pericolosamente a Joe e lo baciò.
Voglio il tuo amore, non cercare di fermarmi
Quest'ultimo, con sorpresa del cantate, rispose al bacio con foga, come se stesse aspettando quel momento da settimane.
[…]
Si diressero verso le camera da letto; dopo essersi stesi si baciarono ancora a lungo e poi si addormentarono stretti in un abbraccio, entrambi felici come non lo erano da tempo.
 

Un raggio di luce penetrò dalla finestra colpendo il viso di Mika che lentamente aprì gli occhi. Dopo aver realizzato di trovarsi ancora da Joe si sollevò leggermente, si voltò e guardò con dolcezza il volto del ragazzo: era estremamente bello.
Grazie a Dio mi hai trovato
Lo baciò, il biondo aprì gli occhi e sorrise. Rimasero a letto ancora a lungo, fissandosi in silenzio. Dopo un altro lungo bacio Mika si alzò.
-Vado un attimo in bagno.
-Ti aspetto qui.
Il cantate chiuse la porta dietro di se e respirò profondamente. Provò a pensare all'ultima volta in cui era stato così felice e in effetti non gli venne in mente. Le emozioni che riusciva a trasmettergli quel ragazzo, la sua simpatia, la sua risata; e poi ripensando alla sera prima sentiva mille farfalle nello stomaco. Conosceva quel ragazzo da un mese eppure quello che provava per lui era indescrivibile, e amava sentirsi così bene.
Sorrise guardandosi allo specchio, ma poi si sistemò e quando uscì dal bagno Joe era sparito.
-Joe?
-Sono di qua.
Mika uscì dalla stanza e trovò Joe vestito che stava preparando del caffè.
-Spero vada bene.-
-Certo, grazie mille.- sorrise il cantate.
Dopo una breve colazione i due si vestirono e uscirono di casa; passeggiarono a lungo intervallando momenti di silenzio a qualche scambio di battuta che finiva spesso in una risata.
Quando si sedettero su una panchina i loro sguardi si incrociarono: verde contro nocciola. Era come vedersi per la prima volta e se non fosse stato per le persone che li circondavano si sarebbero scambiati un lungo, lunghissimo bacio.
Presto tornarono all'appartamento di Joe e non fecero in tempo a chiudere la porta alle loro spalle che già le loro lingue erano intrecciate, si sfioravano e correvano via, per poi tornare a scontrarsi. Senza troppe cerimonie si sfilarono le maglie a vicenda e questa volta andarono direttamente verso le camera da letto. Sentivano l'uno il bisogno dell'altro e non ne potevano fare a meno.
Non riesco ad averne abbastanza, mi resta la voglia
[…]
Quando Joe si stese di fianco a Mika disse:
-Se ti dicessi che ti amo mi rideresti contro?
-No, ti direi che lo stesso vale per me.
-Allora ti amo.
-Anche io.
Dubbi non ho più, l'origine sei tu

 ----

-Sei pronto?
-No, cavolo! Non so che giacca mettere!
-Mika, mettitene una a caso!
-No ti prego, aiutami!
-Pffff. Metti quella...grigia, si quella grigia.
-Sei sicuro?
-Si ,ora muoviti che è la festa di TUA sorella, non della mia.
Era il 10 ottobre, Paloma era finalmente andata a vivere da sola e quella sera aveva organizzato una festa nel suo nuovo appartamento per inaugurare la sua nuova vita. Mika e Joe ormai stavano ufficialmente insieme da due settimane ma era come se lo fossero da sempre e le cose andavano a gonfie vele.
Mika era finalmente tornato il ragazzo di prima, allegro, pimpante, e gli era anche venuta qualche mezza idea per una canzone.
Arrivati all'appartamento di una delle ragazze Penniman suonarono il campanello e una Paloma raggiante aprì loro la porta. -Entrate ragazzi, sono davvero felice di vedervi!
-Ciao!- La salutò Mika stampandole un bacio sulla guancia.
-Ciao.- aggiunse Joe con un semplice sorriso.
I due ragazzi entrarono nell'appartamento; c'erano almeno 25 persone tutte raggruppate nel soggiorno non enorme ma comunque spazioso. Era tutto arredato molto semplicemente ed erano presenti molti soprammobili, che Mika riconobbe spesso come suoi regali.
Il moro si avvicinò alla finestra e guardò dall'alto quella zona di Londra debolmente illuminata dai vari lampioni. Poi si voltò e iniziò a parlare con una vecchia amica che non vedeva da tempo.
La serata passò tranquilla tra chiacchiere, stuzzichini e qualche sorso di vino, ma poi giunse l'ora di tornare a casa.
-Paloma, grazie mille per la serata e mi raccomando: stai attenta, e se ti serve qualcosa non indugiare a chiamare me o gli altri.
-Ma si, stai tranquillo Mica, che vuoi che succeda?
-Non si sa mai. Beh, buonanotte!
Si scambiarono una bacio sulla guancia e Mika, insieme al suo ragazzo, scese le scale e uscì dall'edificio per poi salire in macchina.
-Ti porto a casa?
-Si, domani mattina devo andare via con i miei genitori, hanno deciso di fare un'uscita di famiglia. Ogni tanto se ne escono così.
Mika sorrise -Capisco. Allora andiamo.
Arrivati sotto casa di Joe i due si scambiarono un lungo bacio, ma poi il biondo scese dalla macchina e si chiuse la porta di casa alle sue spalle. Il cantate fissò il punto in cui era sparito il suo ragazzo per qualche secondo, prima di riaccendere la macchina e partire alla volta di casa propria.
Appena entrato Melachi lo accolse con il suo solito scodinzolare, ma lui andò direttamente in camera da letto, si cambiò velocemente e si infilò a letto, per poi addormentarsi poco dopo.
Fu una notte piena di immagini confuse e strani rumori. Poi il suono di un campanello che era troppo reale per fare parte del sogno lo svegliò. Sentì qualcuno sbattere forte alla porta così si alzò di corsa e in pigiama aprì la porta. Era Joe.
-Mika, è successa una cosa orribile.
-Joe ma...che ore sono?
-Le tre, ma non importa.
-Cosa è successo?
-Tua sorella, Paloma...
-Joe, cosa cazzo è successo?
-Stava sistemando dopo la festa, non so come sia successo...
-Joe...
-...è caduta dalla finestra.
Mika si sentì sprofondare. Il suo cuore perse un battito. Gli mancò il respiro per quella che gli parve un'infinità di tempo. Il suo cervello si era svuotato di ogni pensiero. All'improvviso si voltò, prese una giacca e uscì di casa.
Joe lo seguì allarmato. Entrambi in silenzio salirono in macchina. Poi Mika parlò.
-Come lo hai saputo?
-Mio fratello. Lo ha chiamato Yasmine e mi ha detto di avvisarti ma non rispondevi al telefono, così...
Silenzio.
-Non è ...?- la parola 'morta' rimase nella sua gola -Insomma, può riprendersi?- Mika era visibilmente teso.
-È viva, se è questo che vuoi sapere. È grave, non lo si può negare, ma non so molto.
-Okey.-fu l'unica cosa che riuscì a formulare.
Dopo qualche minuto un lampeggiare rosso e blu li avvisò che erano arrivati. Mika scese di corsa dall'auto. Fregandosene dell'essere in pigiama andò velocemente verso l'ambulanza.
-Sono il fratello. Dov'è lei?
-Mica!
Yasmine le corse in contro in lacrime e lo abbracciò.
-Yas, dov'è?
Lei lo guardò come per dire "davvero vuoi saperlo?". Lui sostenne deciso il suo sguardo e la sorella si girò, facendolo passare tra i vari mezzi di carabinieri e pompieri.
Ad un tratto lo spazio si allargò e la scena che si presentò agli di Mika gli fece perdere dieci anni di vita: Paloma era letteralmente infilzata sulla ringhiera, vedeva uno degli spuntoni uscirgli da una gamba. Strinse forte la mano dell'altra sorella e con un nodo in gola si voltò, tornando verso l'ambulanza.
Joe era lì ad aspettarli ma Mika prese il telefono e compose un numero. Dopo qualche squillo una voce allegra rispose.
-Mike, ma allora te lo sei ricordato del mio compleanno.
-Papà, non ti ho chiamato per questo, comunque auguri.
-Che è successo?
-Paloma ha avuto un incidente. È molto grave, so dirti solo questo.- la voce gli si bloccò in gola.
Il padre capì subito -Prendo il primo volo e arrivo a da voi.
-Va bene, a presto.- disse il ragazzo con voce flebile.
-Cosa facciamo?- chiese Yasmine appena il fratello mise via il cellulare.
Ci pensò un attimo, poi si passò una mano sul viso e rispose: -Appena la portano in ospedale la seguiamo là e ci restiamo finché non ci accertano che la sua situazione è stabile.
Non fece in tempo a finire la frase che un vigile del fuoco li raggiunse
-Dovremo tagliare la ringhiera e portarla in ospedale così. La opereranno per poi rimuovere la sbarre di ferro.
-Ma starà bene?
-Questo non lo so davvero. So che dovreste ringraziare quella ringhiera, perché se non ci fosse stata la ragazza avrebbe picchiato la testa e allora non ci sarebbe stato nulla da fare.
Le parole di quell'uomo li trafisse come coltelli e rimasero in silenzio anche quando lui si congedò per tornare dai suoi colleghi.
Un'ora dopo erano in ospedale e venivano avvisati che l'intervento sarebbe durato parecchio. Joe era rimasto con i fratelli anche quando i due Penniman più giovani li avevano raggiunti insieme alla madre.
Le ore passavano. Durante quell'infinità di tempo arrivò anche il padre direttamente da New York.
Dopo forse 15 ore di attesa un medico si presentò da loro dicendo che l'intervento era riuscito, che avrebbero dovuto aspettare ventiquattro ore per vedere come si evolveva la situazione. L'intera famiglia più Joe si lasciò andare in un sospiro di sollievo. -Grazie mille- disse il signor Penniman, e il medico si allontanò.
 

-Spiegami di nuovo il motivo.
-Joe, te l'ho detto mille volte: ho bisogno di fuggire da tutto, da te, dalla mia famiglia, da tutti. Ho bisogno del tempo con me stesso e spero di riuscire a tornare a scrivere.
-Quando tornerai?
-Non lo so, ma ti amo e quando tornerò spero di trovarti ancora disposto a stare con me.
-Su questo non devi preoccuparti.- rispose sincero il biondo.
-Ho capito una cosa negli ultimi tempi.- continuò Mika.
-Ovvero?
-Che l'amore è come una droga e TU sei la mia sigaretta.
 

UN ANNO E NOVE MESI DOPO
Era il 26 luglio. Quella sera Mika si sarebbe esibito all'Heaven, a Londra. Era particolarmente agitato, e nemmeno lui sapeva perché.
Quando salì sul palco fu accolto da un boato di urla e applausi, si guardò un attimo in giro e notò una balconata nella zona centrale del locale. Anche quella era piena di gente.
Lo show iniziò tranquillamente ma subito dopo la prima canzone, appena rialzò lo sguardo sulla balconata, notò qualcosa che fece fare al suo cuore mille capriole: Joe era lì, in prima fila sulla balconata, che lo guardava con un immenso sorriso.
Mika lo guardò un attimo sorridendo appena, poi tornò ad osservare la folla e la salutò con il suo solito entusiasmo.
Il concerto continuò; il moro ogni tanto alzava lo sguardo e Joe era lì, era davvero lì per lui, lo aveva aspettato. Questa certezza gli riempiva il cuore di gioia.
Quando arrivò il momento di cantare Origin Of Love, con la melodia di sottofondo, Mika prese tutta la forza di volontà che aveva in corpo e iniziò a parlare.
-Ho scritto questa canzone dopo un lungo periodo in cui non ho scritto nulla. Questa canzone parla della mia vita, parla della chiesa, parla dell'innamorarsi, e parla dell'essere felici e fieri della persona con cui si sta e di cui si è innamorati. Anche se si tratta di un uomo.- Respirò profondamente, guardò di nuovo verso l'alto e continuò. -Questo è il mio messaggio e il mio ringraziamento: all'uomo che amo.- E mentre diceva quelle parole tornò a guardare Joe: anche se erano lontani riusciva a vedere i suoi occhi verdi, che erano lucidi.
Iniziò a cantare la canzone e la dedicò con tutto il suo cuore a quel ragazzo biondo, che una mattina di fine agosto aveva visto correre in un parco per non arrivare tardi al lavoro. Ripensò ai pomeriggi insieme, alle risate, i baci, l'attesa in ospedale. Ripensò a tutto e sempre fissando quegli occhi verdi cantò; perché era stato Joe che l'aveva aiutato anche inconsapevolmente per tutto il nuovo album; così cantò per lui, per trasmettergli tutto l'amore che teneva dentro.





Salve, non pubblico nulla da parecchio, parecchio tempo. E diciamo che neppure questa è una vera e propria pubblicazione.
Vi spiego. Questa storia esiste già ma con un rating rosso. Ho deciso di ripubblicarla eliminando le scene più calde, per renderla accessibile a tutti.
Sono molto legata a questa storia, e mi dispiace che solo un numero ristretto di persone la possa leggere.
Quindi ecco qui la storia di come è nata The Origin Of Love.
Spero vi sia piaciuta e se avete voglia di lasciare una recensione fate pure, che a me fa solo tantissimo piacere! :)
Giulss
  
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