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Autore: Arya Tata Montrose    23/01/2015    5 recensioni
È una notte di luna nuova ed i sentimenti del lato umano di Inuyasha sono più forti, tanto da sconfiggere quel piccolo paletto che lui stesso si è imposto. E le rivela i suoi pensieri, le colpe che si è addossato, la sua paura.
Ma Kagome sorride e gli prende le mani. E anche Inuyasha sorride assieme a lei.
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Dopo questa penosissima presentazione, spero di avervi incuriosito, almeno un po'.
Prima storia su questo fandom e credo avrete capito che con le introduzioni faccio pena. Vi lascio alla lettura, va'.
[Inuyasha/Kagome] [Fluff] [963 words]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La carezza di una mano insanguinata.

 
Il vento le scompigliò piano i capelli e lei rivolse nuovamente il viso all’orizzonte, nel cuore del cielo notturno, dove le stelle erano l’unica fonte di luce di quella notte senza luna. Si sedette composta ai piedi di Goshinboku, il dio albero, sui curi rami se ne stava appollaiato un Inuyasha triste e pensieroso. Kagome spostò nuovamente lo sguardo verso le fronde dell’imponente albero, dove tra gli spiragli che i folti rami ricolmi di foglie novelle la tenue luce delle stelle illuminava la mano che il ragazzo lasciava penzolare dal suo sostegno.
Kagome avrebbe tanto voluto stringerla, quella mano in quel momento, quando era forte ma delicata, e dopo, quando le unghie sarebbero diventate i lunghi e affilatissimi artigli di un mezzo-demone.
 
«… Kagome, perché sei qui?» la voce di Inuyasha le giunse stanca e stremata dai pensieri orribili che in quel momento gli stavano passando per la mente; lei sapeva a cosa il ragazzo stava pensando, ora che non c’era il suo sangue demoniaco ad impedirgli di pensare a tutti gli orrori di cui la sua lunga vita era stata costellata. Anzi, avrebbe potuto dire che quel cielo gremito di stelle fosse la metafora perfetta per Inuyasha e la sua vita, dove ogni stella rappresentava un dolore, un lutto, un rifiuto che il mezzo-demone aveva dovuto sopportare.
 
«Voglio farti compagnia. Scendi insieme a me?» domandò lei, candidamente ed Inuyasha, un po’ restio, l’accontentò, scendendo e sedendosi al suo fianco.  La brezza scompigliò nuovamente i capelli neri di entrambi e Kagome sospirò, decidendosi a chiedergli di parlarle di ciò che in quelle notti tanto l’assillava da non fargli nemmeno abbassare le palpebre per un misero momento di quiete.
 
Anche lui emise un lungo sospiro, mentre nella sua mente si combatteva la battaglia che vedeva come sfidanti la sua immensa voglia di liberarsi, di raccontare a lei i grandi dolori che la sua sola presenza aveva causato ai suoi cari e la sua voglia di proteggerla da sé stesso.
Fu il sorriso che Kagome gli rivolse a far vincere il suo lato umano, quello che voleva liberarsi almeno un po’ dal dolore che le sue spalle e la sua mente sopportavano anche grazie al sangue demoniaco che ora scorreva sopito nelle sue vene.
«Tutti quelli che mi sono cari finiscono per soffrire per colpa mia. Ogni volta che qualcuno mi si affeziona alla fine muore, per colpa mia, capisci? Mio padre, mia madre, Kikyo e poi… Kagome, io ho paura.» si lasciò sfuggire mentre le emozioni uscivano come fiumi assieme alle sue parole. «Io ho paura di ferire te. Di perderti; ho paura di poterti uccidere, Kagome.»
Si portò le mani tra i lunghi capelli neri, disperato e sofferente alla sola prospettiva di quello che sarebbe potuto accaderle; spaventato da quello che lui stesso avrebbe potuto farle.
 
La sua mente percorse mille e mille scenari desolati, dove le sue mani artigliate erano irrimediabilmente sporche del sangue di Kagome e il suo corpo giaceva esanime davanti a lui. Ma la cosa che davvero lo mandava fuori di testa, così tanto da portarlo ad urlare ed ansimare, come appena riemerso da un incubo orrendo, erano gli occhi color cioccolato della ragazza, che lo guardavano con biasimo ed odio profondo per tutto il dolore che le aveva inflitto – anche se, lo sapeva, mai e poi mai lei avrebbe potuto odiarlo davvero.
 
Aprì gli occhi di scatto quando sentì il tocco freddo della mano di Kagome sulla sua, che ancora si teneva la testa tra le dita. Voltò lo sguardo verso di lei, che gli sorrideva rassicurante, calda e il suo guardo strabordava d’un sentimento forte ed inestinguibile, che lei stessa definiva amore.
«No», gli disse, «Tu non mi potresti mai fare del male.»
 
Ed era così maledettamente sicura, rassicurante, mentre pronunciava quelle parole, che perfino lui si tranquillizzò e si convinse a lasciare che lei gli allontanasse le mani dalla testa e le stringesse tra le sue.
«No,» ripeté ancora una volta. «Tu non mi faresti mai del male ed io non potrei mai smettere di amarti. Non è stata colpa tua, se loro sono morti. Non sei tu il responsabile.» continuò con tono dolce e sommesso, mentre il sole piano piano si faceva spazio tra il cielo scuro e le mille stelle.
 Quando Inuyasha se ne accorse, immediatamente fece per allontanare le sue mani da quelle di Kagome, prima che le sue corte unghie umane tornassero i lunghi ed affilatissimi artigli di mezzo-demone; ma lei gliele strinse con più convinzione, mentre lo osservava con occhi per nulla spaventati dalla sua forma demoniaca, anzi intenerita dalle dolci orecchie canine. Nuovamente gli sorrise, dolce e ripeté che lui non avrebbe mai potuto ferirla e quando il ragazzo provò a protestare, Kagome si sporse in avanti, congiungendo le sue labbra con quelle del mezzo-demone, ignorando le zanne che le premevano sulle labbra carnose. Lei aveva gli occhi chiusi e sorrideva sulle labbra di lui che, dopo un primo momento d’esitazione, le strinse a sua volta le delicate e piccole mani e ricambiava quel bacio tanto desiderato quanto temuto.
 
Kagome, dopo un paio di minuti, si staccò e tornò a sedersi sui talloni, mentre le guance le si coloravano di un rosso caldo ed imbarazzato. Gli prese una mano e la posò sulla guancia, mentre ancora sorrideva, e lasciò che quelle mani, che mille nemici avevano ucciso, l’accarezzassero dolcemente.
Anche Inuyasha si ritrovò ad increspare le labbra in un’espressione di pura gioia e serenità. No, per nessun motivo al mondo le avrebbe mai fatto del male perché…
 
«Kagome?» sussurrò mentre ancora con la mano indugiava sulla guancia liscia e calda di lei.
«Mh?»
«Anche io ti amo.» e fece di nuovo congiungere le labbra, mentre, delicatamente, infilava le mani nei suoi morbidi capelli neri e le carezzava, gentile, la guancia.
 
 
[963 words]

Note di quella demente dell’autrice:
Salve, anime pie che sono giunte fino a questo punto e hanno letto tutta la schifezza la storia.
Allora, questa… cosa, va, mi è saltata in mente grazie ad una foto e mi sembrava perfetta per questi due.
E poi sono due settimane che sto silenziosa in questo fandom, volevo metterci qualcosa di mio e poi recensire.
E… niente. Spero che possa esservi piaciuta e che magari lascerete un commento per farmi sapere che non devo mai più farmi vedere cosa ne pensate!
A presto (si spera),
Tata.
   
 
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