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Autore: Spirito Giovane    26/11/2008    1 recensioni
Breve racconto fantascentifico di stampo sperimentalista. Il tutto è incentrato sulla scoperta di un cadavere da parte del cyborg Violet e della sua rezione.
Genere: Dark, Thriller, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Bordell

Bordell

 

Il cliente che urto mi da della troia e mi avvio verso il bancone. Evito qualche altro ubriaco e mi siedo. Chiedo da bere e so bene che il locandiere non negherà un bicchiere: la brodaglia che versa è verde: le luci della ribalta mi riflettono ombre psichedeliche. Invece dalla ribalta vedo luci rosse quelle che dal palchetto gettano colori gradevoli e poco lucinosi verso i comodissimi letti/sofà: utili per sonno male sesso dolore sbornie overdose.

«VORRE…U…HOL…CALD…» credo di sentire Violet dietro e attorno a me. Forse uno di quei bestiosissimi maschioni mi sta colla bava sul collo e sento lo sgradevole puzzo di tabacco: quello della peggior specie: m’immagino un bel cartello con la scritta qui vendesi solo sigarette appesa dietro al banco. Ci vedo doppio o triplo o nulla affatto. Certo è che le serate sono sempre le stesse cose: entra gente esce gente sta male la gente urla la gente s’eccita la gente s’alza s’abbassa si rialza si scalcia si picchia si urta ci si fa male e si vuol star bene ma forse l’unico focus è: la gente.

Dietro al banco il machosissimo barista si riflette verde e blu nello specchio dietro di lui: sembra più bello il suo di dietro peloso e senza occhi che il suo davanti che scruta sempre nella scollatura. Mi sento toccare sulla spalla: mi volto ed un energumeno punta dritto in faccia a me un paio di banconote urlando qualcosa tipo «COSA NE DICI…TU IO…LA CAMERA?» e non me lo faccio ripetere per quella cifra. Prima mi guardo attorno: non ci sono Teresa Carmela Hille e Sence attorno: forse occupano una saletta con qualcuno. Non me lo faccio ripetere e seguo il maschione.

Mentre cammino i miei piedi pestano pezzi di bicchieri e di cibarie, liquidi strani e di dubbia provenienza. Mi sorreggo ad un tavolino per poi notare che è occupato da una coppia di femminili donzelle che mi squadrano malissimo: il loro volto si specchia rossastro nel bicchiere pieno di qualcosa che di sicuro non raffredda i bollenti spiriti: saranno cavoli loro pensa Violet mentre si rialza e segue con gli occhi il maschione. Di certo gira la stanza: ferma non è e i camerieri diventano or grandi ed ora piccoli segno che l’aria è stantia e viziata.

L’orologio segna forse le ventisette ed il piccolo schermo sotto a quello trasmetteva notizie allarmanti: cerchi nei campi coltivati e mostruosità che lasciano devastazioni dietro di loro in non si sa quale stato, spaccio di non si sa quale droga su quale pianeta per quale prezzo, ma fa notizia, come lo sbarco di quel presidente o meno. Poco male: sto al sicuro protetta da protettori che sanno cosa darmi e cosa invece evitarmi di darmi.

Metto un piede avanti all’altro e rido perché il buffissimo cliente del locale alla sua destra ha un cappello giallo a pois rosa che sembra molto fuori moda. Urlo e schiamazzo; dalla cucina un’inserviente col culo bello rotondo esce con dei piatti contenenti roba rossa molle e viscida: un incrocio tra liquami e erbe amarissime con un odore stupendo che irrompe nei polmoni: olio di quale pesce di quale oceano di quale? Il maschione non è contento che mi si fermi ogni minuto a guardarmi intorno e si spazientisce tanto che se ne va senza prendersi i soldi e vorrei fermarlo ma sono troppo stanca ed è lui che tornato mi guarda bene dentro l’orecchio e nell’occhio e poi chiama un tizio e poi tornano e se ne vanno. Poi entro nel salottino pensando che non se ne sia andato ma che sia soltanto andato avanti a me per non si sa quale motivo forse è innocente oppure pretende qualcosa: ma quando entro vedo rosso e la testa gira.

Sangue carne ossa fuori posto ricordi intensi sprazzi verdi luci allucinanti urla profondissime: persone mostri gente donne robot cuochi baristi ballerine donzelle carine medici poliziotti. Sopra sangue cantano vedono tutto niente. Io conosce mostri intensi tanti possono godere solo egli immune perplesso plesso poteri plesso inutili comandi  plesso insufficienti plesso viola rosso viola.

 

* * *

 

Bijnghs e Stando si guardarono in faccia: evitarono di pestare il budino di Cor versato sul pavimento del locale ed andarono dritti dal tizio dietro al bancone, un Eviliano massiccio e bluastro con uno sguardo a tre occhi molto esplicativo «di là c’è un bordello! Sangue ovunque e una delle mie ragazze seviziata ed uccisa! Non si può star più tranquilli qui! Sapete chi l’ha trovata, eh? Una delle mie robotiche! Cioè, è perfino entrata in tilt per questo. Già non era a posto granchè, l’ho presa per favore del suo protettore! Però che squallore!». A Stando sembrava che gli Eviliani parlassero troppo. Bijnghs entrò nella stanza e guardò la robotica «Tutto bene…» cercò il nome sugli appunti «…Violet?».

«Si quello…mio nome…ma no…cioè…forse…ecco…tizio..io e lei…morta amica…non…non riesco» era ovviamente in tilt.

«Non ti preoccupare Violet: abbiamo esaminato la tua memoria prima: sappiamo cosa hai visto. Ora riposati e riprenditi» Bijnghs cercava di rassicurarla ma sapeva che il Demiurgo non avrebbe eliminato la sua memoria: era proibitivo ed i costi assurdi per poi giungere a quale risultato?

Stando nell’altra stanza urlava con il Troichano che gli rispondeva in modo poco garbato «I…NO…AVER…VIST…NULL…ER…INTENT…BERM…U…HOL…CALD…»: e Stando odiava anche quel modo di fare, Bijnghs lo sapeva. Però non riusciva a scostare gli occhi da quella robotica che stava lì in mezzo a liquidi e quant’altro, tra cuscini-giocattolo e contraccettivi strausati.

«Tu sai chi è stato» chiese l’agente gentilmente.

«Io sospetto. Cioè raccontato a me. Da gente. Che come me esiste. Forse, è lui. Un essere forse perfetto. Inutile a dirlo. Immune piacere. Uccide noi. Non lo aggradiamo. Perché pensa errore nostro. Ma dicono essere lui. Senza genitali. Dico, leggenda. Forse esiste. Forse» la robotica era sconclusionata, non c’era altro da dire o scrivere nel verbale. Un altro caso irrisolto.

Bijnghs conosceva la storia di Frigido: sei stupromicidi, sei vittime, sei luoghi caotici, sei luoghi perfettamente puliti, non un pelo, una ciglia, una qualsiasi prova. Ma forse non era stato lui. Certo era che alle robotiche poche persone riuscivano a resistere quando lavoravano: gli ormoni giravano nel locale e sia lui che Stando, lo sapeva, sentivano ancora nell’aria l’ebbrezza del piacere. Forse tutto sarebbe andato via con una birra ed una doccia. Forse avrebbero noleggiato un paio di robotiche di lusso. Forse sarebbero tornati dalle mogli.

La scena era sicuramente disgustosa: un braccio era stato messo sopra ad una lampada, cosparso di una strana e misteriosa poltiglia appiccicaticcia; le gambe erano sul letto aperte, mostranti ogni possibile innesto biologico della robotica, senza alcun ritegno seviziati, lacerati, forse perforati, forse consumati, forse bruciati. Il corpo era intanto dal pube fino al collo, dove finivano gli impianti biologici: il seno aveva ancora la pelle eccitata e le mammelle erano dure, si vedeva fin da lontano. Di certo uno spettacolo disgustoso proprio per il modo con cui era stata lasciata la vittima: aveva ancora il preservativo in bocca e Bijnghs avrebbe scommesso due Dracme Getoniane che dentro c’era qualche ricordino. Almeno sperava: poteva archiviare il caso e passarlo agli Hockolf che avrebbero cercato in lungo ed in largo l’assassino. Forse l’avrebbero trovato con un poco di fortuna. Lo colpirono ancora gli occhi, aperti in un ultimo atto di compiacimento e dolore allo stesso tempo. Quella robotica non sarebbe più stata la stessa dopo il ripristino probabilmente: l’agente sperava che il Demiurgo decidesse di ricostruire almeno la memoria neurale della poveretta a sue spese, almeno per eliminare quella sera disgustosa. Di sicuro non era stato piacevole per nessuno.

«Senti vuoi venire alla centrale? Hai un posto dove dormire, dove andare?» sapeva, Bijnghs, di mettersi nei guai ma si ripeteva che le robotiche quello avevano: ormoni, corpi mozzafiato, comportamento semplice, a livello due o tre.

Stando stava ancora discutendo con l’Eviliano, che uscito dal bancone lo stava spingendo verso il budino di Cor «E chi mi ripulisce tutto? Perché non viene qualcuno qui a prendere reperti, a prendere qualcosa, a pulire, a rimettere in ordine tutto?».

«Non saprei. Io vorrei. Posti: nessuno dopo ora. Perché scotto come merce. Sono alla mercé della probabilità. Forse è utile la sua proposta. Ha un fazzoletto?» l’agente non se lo fece ripetere due volte e gli asciugò una lacrima, artificiale ma reale.

L’Eviliano non voleva saperne e Stando stava per perdere la pazienza «Perché non viene qualcuno qui a prendere reperti, a prendere qualcosa, a pulire, a rimettere in ordine tutto? Insomma, non è possibile: lei è un Oxiliano, faccia qualcosa!».

«Stando, non farti prendere per il culo perché sei un Oxiliano: digli che qui se non se n’è accorto il caro amico blu è tutto un bordello!» rispose Bijnghs.

  
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