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Autore: Be Mine    26/11/2008    1 recensioni
"Il poeta che, piano, con grazia, si spegne.
Il fuoco riarde e si accende, scatena il suo vuoto e lascia che inghiotta anche te. Il sorriso del poeta non è dolcezza o bontà. Il suo è un ghigno di beffa, alla vita che gli passa su come il vento che soffia tra i rami spogli di una foresta umida e buia..."
Prima nonsense originale, perché la mancanza di significati non inghiotta anche me.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non significa niente, com’è giusto che sia.

E in un qualcosa che non ha senso non c’è nulla da esplicare.

Tranne la mia follia degenere  e, forse, una preghiera: che ad ogni donna sia concesso quel piccolo lembo di un grande canovaccio di felicità che tutti osano chiamare poeta.

Alla persona che amo oggi e che non amandomi mi rende il giusto prezzo: la mia coscienza infelice.

 

Di notte sussurrasti "ti ho sognato"

Di notte sussurrasti ti ho sognato.

Un sospiro nel buio, un sussurro, un segreto, un pensiero furtivo sfuggito all’oscurità dei pensieri.

Acqua che la diga della mente quasi sempre argina, acqua che scorre e ritorna fatta musica, che melodica  aleggia e svanisce. Un ricordo, immagine sfocata di una foto ingiallita, un’abitudine tarda a morire e…tu. Nella tua sfrontata perfezione.

                  E poi…

                                                                Poi c’è lui

                                                                                                                         Il poeta…

Il poeta che, piano, con grazia, si spegne.

Il fuoco riarde e si accende, scatena il suo vuoto e lascia che inghiotta anche te. Il sorriso del poeta non è dolcezza o bontà. Il suo è un ghigno di beffa, alla vita che gli passa su come il vento che soffia tra i rami spogli di una foresta umida e buia. Il poeta non conosce pensieri puri, né pensieri impuri: conosce il pensare, ma non ha pensieri propri.

Il poeta è un uomo quanto l’acqua è vento, quanto la speranza è reale e la realtà vanagloria: non ha percezione di sé, ma sente che dentro di lui qualcosa che non è vita scorre e si dilegua, scorre e cola via…e non è sangue ma veleno, le vene blu di assenzio, la condanna di una vita invana che perde valore e che gli scivola tra le dita come fango, come torba  ed ha la stessa consistenza.

Umida,

                        sporca

                                           e viscida.

Il poeta, lui che non sa di nulla, tu dici sappia del mondo ciò che basta o forse più, il poeta che si autoinfligge pene capitali e dolori atroci.

Un poeta, un uomo che non è tale, un bravo bugiardo che non sa piangere.

Il suo sguardo pungente t’indaga, nuda davanti a lui, miserabile figura di linea spezzata, fragile specchio di emozioni palesi ,

                                                                               donna…

                                                                                                              donna…

 donna.

Mi senti bussare alla tua porta, occhi di cristallo nel ghiaccio pungente, donna martoriata,  donna incomprensibilmente felice, donna vestita del colore dell’ossessione.

E il poeta la vede nella pioggia come nel fuoco della candela sullo scrittoio, in ogni parola che fuoriesce dalla penna bianca e in quelle gocce d’inchiostro scuro. Lui la vede e lei si nasconde e cambia forma, lui la scorge in lontananza e lei rifugge come timida rugiada al sole.

E il poeta, pensa, la paura potrebbe domarla coi suoi occhi fissi nell’anima di quell’essere fragile che ostenta il nome di Philia, di lei che come un giunco si piega al volere del vento e sottomette la propria volontà al timore di uno sguardo irrequieto.

                                                E nulla più sospira,

                                                                                  niente più attesa.

Tempo da tempo trascorso, avendo terminato la ricerca di una vita.

Non ha più bisogno di piangere lacrime nude e amare il poeta, soltanto di soddisfare un sogno che giace da troppo tempo inerte e senza paura di rivelarsi.

Il riverbero di due occhi che riportano alla vita, specchio di un’anima assurda, nati per fissarlo in un modo che neanche l’assoluto riesce minimamente ad imitare: ed è solo lei, donna, a poter contemplare la totalità delle mille sfaccettature di un’anima vuota…

 

Fine

 

   
 
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