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Autore: hoodsgirl    26/01/2015    1 recensioni
Essere la fidanzata di una persona famosa non è affatto semplice, e questo Claire lo sa bene. Specialmente se sei la fidanzata di Calum Hood, bassista dei 5 Seconds of Summer, e lui è in tour con la band. Un anno senza la tua metà è difficile da passare, ma quando finalmente arriva il momento per stare nuovamente insieme...improvvisamente il mondo torna ad essere un posto migliore, più luminoso. Ma è anche vero che l'attesa è estenuante e i ricordi tornano a galla. Il primo incontro, la cotta, il primo bacio...ma anche l'addio.
E, alla fine, il ritrovo.
[DAL TESTO]
Feci un paio di metri, quando, in fondo al corridoio lontano, lo vidi.
E lui vide me.
E fu come se tutti i pezzi di questo mondo si rimisero insieme.
Come se fosse stato tutto parte di un piano più grande di noi.
Come se la nostra separazione fosse stata un passaggio obbligatorio per arrivare a questo.
Come se avessi perso me stessa, ma finalmente l'avessi ritrovata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“I told myself don't get attached
but in my mind I play it back
spinning faster than the plane that took you
and this is when the feeling sinks in
I don't wanna miss you like this
come back, be here
come back, be here
I guess you're in New York today
I don't wanna need you this way
come back, be here
come back, be here”
Tra meno di un'ora lo avrei rivisto.
Calum. Calum Hood.
Il mio ragazzo, ricordai a me stessa mentre montavo in macchina. 
Dopo tutto il tempo passato insieme, ancora non potevo crederci. Possibile che tra tutte le ragazze del pianeta avesse scelto proprio me? Una semplicissima fan come tante?
Suonava ancora incredibile, ma era la verità.
E finalmente, dopo un lunghissimo tour durato quasi un anno, avrei potuto ammirare nuovamente il suo sorriso. Certo, a volte tra una pausa e l'altra ci eravamo incontrati, ma sapere che adesso sarebbe restato con me per un paio di mesi interi...era semplicemente magnifico.
Infilai le chiavi dell'auto, misi in moto il veicolo e, subito prima di partire, guardai l'ora.
Erano le 14.02.
Tra cinquantotto minuti l'areo sarebbe arrivato, dritto da Los Angeles fino al mio cuore.
Accesi la radio e lasciai che i ricordi mi trasportassero via...


 
01 Gennaio 2015, Sydney

Eccolo, il nuovo anno era arrivato. Tutti stavano festeggiando, ma io in qualche modo mi sentivo incompleta. Liz, la mia migliore amica, mi sorrise passandomi un bicchiere di spumante. Feci del mio meglio per ricambiare quello sguardo amichevole e felice, ma il risultato fu soltanto una smorfia tirata. Nonostante tutto, però, presi il bicchiere e mandai subito giù la bevanda. 
Le persone avevano finito di fare il conto alla rovescia ormai, ma stavano ancora urlando. Quelle grida, unite al rumore dei fuochi d'artificio, facevano sì che nessuno potesse sentire nulla. Feci un cenno di ringraziamento a Liz, ma lei si era già girata verso Sam, il suo fidanzato, e aveva iniziato a baciarlo con le lacrime agli occhi. Mi ricordai che si erano conosciuti il primo Gennaio 2013 ad una festa e, adesso, stavano ufficialmente insieme da due anni. Probabilmente si meritavano un po' di privacy. Annuii a me stessa come per confermare quel pensiero, poi mi voltai e me ne andai. Liz e Sam mi avevano pregato di andare a quella festa alla Bondi beach, la spiaggia forse più famosa di Sydney, e nonostante non ne avessi voglia, alla fine avevo ceduto. Magari chissà, anche io avrei conosciuto qualcuno....non che sarebbe successo, chiaro. Però i sogni da tipica adolescente era tutto quello che avevo, almeno in quel momento. 
Vagai un po' per la spiaggia, facendomi strada tra quell'esercito di ragazzi che mi sembravano solo fantasmi senza volto, lasciandomi guidare dalla musica a volume altissimo. Proprio non riuscivo a non farle prendere il controllo di me. Mi entrava nella testa rilassandomi, arrivava nelle vene e finiva dritta dentro al cuore, facendolo battere. Mi faceva sentire viva. 
Mi avvicinai al punto di ristoro, feci un cenno al barista e ordinai un drink. Lui mi sorrise leggermente e me lo passò subito, dicendomi che offriva la casa. Per darmi una bevuta gratis, dovevo essere messa proprio male. Già essere completamente sola e depressa il primo giorno dell'anno era una cosa non esattamente appagante...pensare allo stato in cui ero ridotta mi faceva proprio male. A causa del vento forte, i capelli erano completamente all'aria e il semplice vestito nero che indossavo si era spiegazzato in più punti. 
A che stai pensando, eh? chiesi tra me e me quasi ridendo.
Non ero il tipo di ragazza che si faceva certi pensieri così superficiali. Sì, evidentemente ero messa proprio male se ero arrivata fino a quel punto...
-Tutto bene?- chiese improvvisamente una voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, trovandola familiare, ma la persona che mi spuntò davanti fu decisamente una sorpresa. Calum Hood dei 5 Seconds of Summer, con la sua solita aria così angelica da sembrare un diavolo, era davanti a me.
-Dio...- fu tutto ciò che riuscii a sussurrare, gli occhi spalancati e le mani tremanti.
-Tutto bene?- chiese di nuovo lui sorridendo leggermente, ma con un'aria preoccupata. Annuii, cercando di calmarmi, ma solo allora mi resi pienamente conto della situazione.
Il drink che avevo ordinato era completamente andato. Il bicchiere era finito in mille pezzi a terra e, a giudicare dalla mia mano rossa, la causa del suo attuale stato ero io.
-Sì, sì...tutto...tutto bene..- balbettai a fatica, strusciandomi la mano contro il vestito nero. Spostai lo sguardo verso Calum. -Tutto questo è così imbarazzante, scusa.
-Sicura che tu non abbia bisogno di un cerotto o una fasciatura?- chiese sempre con quell'aria preoccupata, ignorando il mio commento per sdrammatizzare la situazione.
-Sì, no...non ti preoccupare...sto bene- annuii, cercando di convincere più me che lui. La mano era ancora un po' rossa. -Beh, se escludi il fatto che una delle mie persone preferite sulla terra si è appena materializzata davanti a me facendomi quasi venire un infarto.
Calum arrossì e scoppiò a ridere. -Cielo, scusami. Il fatto è che ti ho vista un po' in trance e dopo aver notato il bicchiere a terra e il sangue mi sono preoccupato. Come ti chiami?
-Figurati. Sono Claire- risposi sorridendo a mia volta. -Sei solo?
Che domanda stupida! mi rimproverai.
-Voglio dire....ci sono anche gli altri ragazzi?- aggiunsi immediatamente, prima di creare una situazione imbarazzante. Sapevo che con il termine “ragazzi” lui avrebbe capito a chi mi riferivo. Il resto della band.
-Sì, sono qua in giro...- rispose Calum con una scrollata di spalle. Guardò per un attimo il mare all'orizzonte, ma poi tornò a concentrasi su di me. -Tu sei sola?
-Ero con due miei amici, ma....- sospirai e forzai un sorriso. Non riuscii nell'intento. -Diciamo che adesso sono solo io.
-Puoi unirti a me, se vuoi- azzardò Calum pensieroso. Ridacchiai sapendo che stesse scherzando, ma poi lui tornò a guardarmi serio. -Che c'è da ridire?
Improvvisamente sentii qualcosa di caldo nel petto. Qualcosa che, dopo quell'orribile serata, finalmente mi fece sorridere di mia spontanea volontà. -C..certo. Per me va bene.

Sorrisi tra me e me ripensando alla prima volta che lo avevo incontrato. Ero così impacciata, così stupida, così...pazza abbastanza da innamorarmi di lui. A quel tempo non sapevo che le cose sarebbero andate bene, così ero stata molto “riservata”. Alla fine, però, il sentimento aveva vinto.
La canzone che aveva appena passato la radio, una di una nuova giovane cantante pop, finì lasciando posto ad una melodia lenta ma piena di sentimento. Non sapevo dove l'avessi già sentita, ne sapevo come ero a conoscenza delle parole, ma iniziai a cantare quel dolce inno all'amore mentre l'aeroporto si faceva sempre più vicino...


 
05 Marzo 2015, Sydney

L'autunno era arrivato e, con esso, le giornate miti. Le mie preferite. Le foglie degli alberi erano diventate più fragili e tutte avevano preso bellissimi colori: dal rosso mattone, all'arancione dei mandarini, fino al giallo del sole. 
Io e Calum ci divertivamo a passeggiare per i parchi di Sydney e trovare quelle con i colori più luminosi, le forme più strane e gli odori più particolari. Era un piccolo passatempo che ci eravamo inventati quando ci annoiavamo: uscivamo di casa, prendevamo l'auto, ci trovavamo da qualche parte e...la caccia alle foglie iniziava. Suonava un po' da bambini, ma quando avevamo bisogno di scappare per un po' dalla realtà era una fuga eccellente. L'unico problema era che finivamo sempre tardi e, il più delle volte, stanchissimi. 
Quella giornata in particolare poi, ci comportammo come veri bambini: corremmo tutto il giorno per i Roayl Botanic Gardens e, alla fine, ci tuffammo sull'erba morbida, sfatti entrambi da quel movimento fisico. Ci concedemmo un po' di tempo sdraiati a guardare il cielo ed a rilassarci. Nessuno dei due si sarebbe immaginato che, un giorno, quell'incontro del primo Gennaio avrebbe portato ad un'amicizia così profonda. E forse, per me, qualcosa di più grande, profondo ed intenso...
-Penso di non essere mai stata così stanca- dissi con il fiato corto, ancora sdraiata a terra, socchiudendo leggermente gli occhi.
-A chi lo dici! Le prove per il Tour in confronto a tutto questo sono molto meno stancanti!- rise Calum ironico.
Tre mesi e parte, pensai tra me e me, non posso crederci.
Non volevo che se ne andasse. Sapevo che era un pensiero estremamente egoista, ma avevo bisogno di lui come dell'aria che respiravo.
-Claire, tutto bene?- mi chiese lui, tirandosi su e mettendosi a sedere sull'erba fresca.
Annuii, completamene consapevole che quella fosse una bugia. Calum mi prese una mano e io, ancora sdraiata, distolsi lo sguardo da lui. Iniziò a giocare con le mie dita fino a farmi il solletico, così ridacchiai.
-Ecco, allegra mi piaci di più- disse sincero. Mi voltai verso di lui e mi tirai su, mettendomi a sedere accanto a lui e allungando le gambe coperte dai vecchi jeans che indossavo.
-Dai, che succede?- continuò Calum, più insistente.
-E' solo che...-iniziai, già con le lacrime agli occhi. Avrei voluto evitare quel discorso, ma a lui era impossibile nascondere qualunque cosa. -...tu te ne andrai e io rimarrò qui, da sola. E so che è brutto dirlo, ma una parte di me vorrebbe che tu rimanessi in Australia.
Calum mi lasciò la mano e distolse lo sguardo. -Claire...
-Non dire nulla, Calum- annuii e spostai il mio sguardo verso il suo viso. -Non devi giustificarti. Sono una delle vostre più grandi fan e capisco, sul serio. Solo che....beh, probabilmente mi odierai adesso, ma questa è la verità.
Il ragazzo si voltò di scatto verso di me. -Stai scherzando, vero?
Lo guardai perplessa, e lui scosse la testa. Questa volta prese uno dei miei boccoli scuri e iniziò ad arricciarlo. -Claire, Claire...come potrei mai odiarti? Non dirlo più, neanche per scherzo. Ti prego. Me lo prometti?
Mi bloccai un attimo e lo guardai con gli occhi spalancati. -Sì, sì...te lo prometto.
Calum annuì e mi lasciò la ciocca di capelli, tirandosi poi in piedi. Mi porse una mano e,a quel punto, anche io mi tirai su. In qualche maniera finii tra le sue braccia e la prima cosa che pensai fu “ho trovato il Paradiso”.
-Non partirò prima di tre mesi, Claire- continuò il ragazzo con gentilezza, sussurrando e cullandomi come una bambina. -C'è ancora un bel po' di tempo.
Annuii tra me e me, avendo troppa paura che parlando avrei rovinato tutto, ma non ero affatto del tutto convinta.
In compenso, però, era andato tutto bene. Era la prima volta che gli confessavo qualcosa del genere. Avevo sempre avuto paura di sembrare sciocca, stupida, persino senza speranza, ma non avevo mai pensato che mi avrebbe capito così facilmente. Avevo preso la decisione giusta.
Il problema era che, adesso, il cuore mi batteva più forte che mai.
Chi lo avrebbe fermato?


Eccolo: l'aeroporto di Sydney. Il mio sprazzo di luce in quell'oscurità accecante.
Parcheggiai l'auto a pochi passi dall'entrata, la spensi, presi la borsa e scesi. Nel tutto non potei fare a meno di controllare l'ora dal mio orologio da polso. Erano le 14.30 e l'areo sarebbe atterrato non prima di mezz'ora.
Meglio in anticipo che in ritardo, no?
Mi avvolsi nel cappotto dal freddo, nonostante sapessi benissimo che l'inverno Australiano fosse uno dei più caldi, e mi diressi verso l'interno dell'edificio.
Proseguii a passo spedito dritta verso gli arrivi.

 
3 Aprile 2015, Sydney
 
Ebbene sì, nonostante tutti pensano che a Sydney ci sia sempre e solamente il sole, a volte piove. E quando piove, diciamo che è più come un diluvio universale. Come quel giorno d'inizio Aprile...
Ci eravamo trovati a casa di Calum insieme al resto della band e, a causa dell'acqua che veniva giù, avevamo passato tutto il pomeriggio a giocare a videogiochi di ogni genere e a mangiare schifezze. Verso le 18.00 i ragazzi erano andati via, ma io mi ero trattenuta un altro po', decidendo di aspettare che il tempo migliorasse un minimo. 
In fondo, siccome inizialmente il tempo non era così male, io ero venuta a piedi.
-Sta peggiorando- iniziò Calum, sbirciando dietro alla tenda di una delle finestre della sala.
-Davvero?- chiesi già con il panico nella voce. Mi alzai dal divano e andai vicino a lui -Dimmi che stai scherzando. Ho bisogno di tornare a casa in condizioni umane.
Calum ridacchio leggermente, ma poi scosse la testa. -Vorrei, ma è la verità.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo, e lui si voltò verso di me. I suoi occhi scuri incontrarono i miei grigi. -Mi sa che sei bloccata qua.
Inarcai un sopracciglio sorridendo. -Pizza e film?
-Ci sto. E magari...puoi rimanere qua stanotte.
Mi bloccai e guardai Calum. Era diventato un po' rosso o era un'impressione mia?
-Voglio dire, se hai tuoi genitori va bene. Se...se a te va bene- continuò lui, sempre un po' insicuro.
-C...certo- dissi come se non fosse nulla. Nello stomacò, però, non avevo delle farfalle svolazzanti ma una mandria infuriata di elefanti. -Nessun problema, anzi.
-Fantastico.
Non ero la prima volta che rimanevo a cena da Calum e non era neanche la prima volta che mi trattenevo a guardare un film. Era la prima volta che rimanevo anche per la notte. In genere sono cose da fare tra ragazze, non tra amici di sesso diverso. Giusto?
Ero decisamente confusa.
Nonostante tutto, però, la serata passò tranquillamente e tutte le mie paure si rivelarono infondate. Ordinammo due pizze, guardammo un film di Harry Potter e ci ubriacammo di patatine e popcorn. Fu una serata perfetta in tutto e per tutto, ma anche stancante.
-Non so te, ma sto morendo di sonno- disse Calum, più addormentato che sveglio, da sotto i cuscini del divano che gli avevo tirato scherzando. Improvvisamente crollai accanto a lui.
-A chi lo dici, è proprio faticoso tirare questi cosi- risposi indicando le “armi letali” che gli avevo lanciato.
-Ti vado a cercare qualcosa per la notte, okay?- propose ridacchiando e alzandosi in piedi. Io annuii e gli sorrisi. -Arrivo.
Alla fine optammo per una sua maglia a maniche lunghe messa a camicia da notte. Lui si scusò non avendo nulla di meglio, ma per me era perfetta. Era abbastanza calda per quelle giornate autunnali e in più era impregnata del suo odore.
-Dormi in camera mia, okay?- mi chiese con nonchalance, come se fosse ovvio. Io, però, mi bloccai. -C...come? Con...te?
Calum scoppiò a ridere. -Io vado sul divano, tranquilla.
Sospirai di sollievo, ma non ero sicura di essere così felice. -Okay.
Andai in camera del ragazzo e lui mi lasciò sola, in modo da darmi del tempo per cambiarmi. Mi tolsi i vestiti e mi infilai il "pigiama", che come previsto mi stava enorme. O meglio, troppo lungo di maniche, troppo corto di gambe. Le prime dovetti accorciarle un po', ma per il resto potei fare poco o nulla. Avevo coperto solo metà coscia, e questa cosa mi lasciava un po' a disagio. Avrei semplicemente dovuto conviverci. 
Tornai in salotto e notai che anche Calum si era cambiato: adesso indossava dei pantaloni morbidi grigi e una semplice maglia nera. Quando mi vide, feci una piccola piroetta su me stessa. -Allora?
Lui mi squadrò e poi posò lo sguardo sul mio viso. Sembrava preso da qualcosa, ma cosa?
-Sei bellissima.
Il modo in cui lo aveva detto, così sincero, senza timidezza o dubbi mi lasciò senza parole. E mi fece anche quasi credere che fosse la verità. Il ragazzo iniziò ad avvicinarsi a me, ma poi si fermò e scosse la testa.
La distanza tra noi si era ridotta così tanto che potei notare perfettamente la differenza di altezza e fui costretta ad alzare lo sguardo per poterlo osservare in faccia. -Che c'è?- sussurrai.
Lui portò le mani verso la coda che avevo improvvisato e sfilò il gommino, lasciando che i miei capelli scuri mi ricadessero sulle spalle.
-Molto meglio- aggiunse sorridendo leggermente.
Poi fece la cosa che meno mi aspettavo. Mi baciò.
Mi tirò a se fino a finire nel cerchio delle sue braccia e appoggiò le sue labbra sulle mie. In quel momento fu come se tutte le barriere intorno a noi caddero. La timidezza, i dubbi, le indecisioni, tutto svanì in un attimo. Misi le braccia intorno al suo collo e passai le dita tra i suoi capelli morbidi, come avevo sempre sognato di fare, mentre Calum mi stringeva ancora di più.
Improvvisamente, tutto finì.
Allontanò il suo viso dal mio, fino a guardarmi negli occhi, facendoci riprendere un attimo fiato. Ne avevo bisogno, ma volevo di più.
-Cielo, pensavo non lo avresti mai fatto- ammisi ridacchiando tra me e me. Le sue braccia ancora sulla mia vita, le mie dita ancora nei suoi capelli.
-Io pensavo non ne avrei mai avuto il coraggio- confessò lui, appoggiando la sua fronte sulla mia. -Ma sappi che siamo solo all'inizio.

Sorrisi mentre annullai nuovamente la distanza tra le nostre labbra, solo che questa volta fu diverso. Il nostro piccolo bacio casto si trasformò in qualcosa di più passionale.
Un misto di emozioni si stavano mescolando nel mio cuore, ma avevano tutte la stessa origine: l'amore. Feci scendere le mie mani dai capelli di Calum fino allo sue spalle, tracciando il suo profilo come una bambina che disegna con un gessetto. Improvvisamente, come se ci fossimo messi d'accordo silenziosamente, mi strinsi a lui e Calum mi prese in collo, portandomi lentamente verso il divano. Mi stese sulla schiena, i miei capelli scuri a forma di aureola intorno al viso, e mi accarezzò delicatamente le gambe nude, quasi avesse paura di farmi male. I suoi occhi non lasciavano i miei neanche per un secondo, per nulla imbarazzati o insicuri, e le sue labbra che mi facevano impazzire così tanto erano piegate in un piccolo sorriso. Mi sfiorò la fronte, ma poi non osò andare oltre. Captando la domanda muta, annuii, presi il bordo della sua maglia e lo tirai nuovamente verso di me.


14.45.
Distolsi lo sguardo dallo schermo del telefono, per poi riguardarlo dopo quella che mi era parsa un'eternità.
14.45.
Sbuffai, iniziando a giocare con le cuffie dell'iPod spento. Riguardai lo schermo.
14.45.
Le persone dicono che se aspetti con ansia una cosa e non fai che fare il conto alla rovescia assiduamente, la distanza di tempo che ti separa dal raggiungerla sembrerà infinita. Se invece provi a distrarti e concentrarti su altre cose, improvvisamente quel lasso di tempo si dimezza. Ero sempre stata d'accordo, persino in quel momento, ma non riuscivo proprio a non pensare al ritorno di Calum. Era come se una forza superiore facesse in modo che, tutte le volte che smettevo di concentrarmi su di lui, i miei pensieri facessero marcia indietro tornando a punto e a capo.
Iniziai a rigirarmi il telefono tra le mani, cercando di fare qualsiasi cosa tranne che sbloccarlo, così mi alzai dalla panchina sulla quale mi ero seduta e iniziai a camminare per l'aeroporto. Arrivai fino all'area delle partenze, intenzionalmente, e procedetti verso una colonna apparentemente bianca ed immacolata. Mi avvicinai ad essa, cercando di non farmi notare dalle persone che mi osservavano curiose, e la vidi. Su uno dei quattro lati bianchi vi era una crepa. Feci scorrere l'indice destro su quella piccola linea, verso il basso, fino ad arrivare a due "C" così piccole da non essere quasi viste. Quei piccoli segni mi solleticarono la memoria, facendomi ripensare a quando avevo lasciato Calum circa un anno prima.
Scossi la testa, scacciando via quei ricordi agrodolci, e mi concedetti finalmente di guardare l'orario
Erano le 14.55. Mancavano cinque minuti.

 
05 Giugno 2015, Sydney
Ovviamente non eravamo soli, ma tutte le persone intorno a noi sembravano solo ricordi sbiaditi nel tempo: troppo lontani, ormai, per essere visti o sentiti chiaramente. Delle semplice ombre silenziose rese oscure in quell'infinito nero: il centro di quel piccolo universo, io e Calum. Un sole che splendeva e batteva come un cuore vivo.
E che, purtroppo, stava per fermarsi.
Entrambi sapevamo che quel fatidico giorno sarebbe arrivato: Calum sarebbe partito con Ashton, Michael e Luke e subito avrebbero intrapreso il loro Tour in Europa e, successivamente, negli USA. Un Tour che sarebbe stato magnifico, epico, eccezionale. Un Tour che, complessivamente, sarebbe durato quasi un anno.
Un anno lontano da casa.
Un anno lontano dalla famiglia.
Un anno lontano dagli amici.
Un anno lontano da me.
Sospirai, decidendomi finalmente ad incrociare gli occhi di Calum. Vi era un mix di emozioni, dentro essi: tristezza perché quella partenza significava lasciarmi, ma felicità per l'energia del Tour e delle fans. I miei occhi, invece, erano un buco nero di malinconia.
Ci eravamo messi in un angolo dell'area delle partenze dell'aeroporto, io appoggiata ad una colonna a base quadrata bianca e Calum davanti a me, le mie mani nelle sue. I ragazzi erano già sull'aereo, pronti per partire, ma ci avevano gentilmente lasciando cinque minuti per contro nostro. Per salutarci definitivamente.
-Allora....ci vediamo- iniziò Calum, la voce più chiara di quello che mi sarei aspettata.
-Ci...ci vediamo?- sbottai improvvisamente, la voce incrinata. -Come fai ad essere così...tranquillo? Come?
Calum ridacchio leggermente, abbassando lo sguardo. -Claire, non sono affatto tranquillo. Sto cercando di....di non ferirmi troppo.
Tirai via le mani da quelle del ragazzo. -Forse avresti dovuto pensarci prima di baciarmi. Ricordi?
-Claire, calma, ti prego- gli occhi di Calum si puntarono nuovamente nei miei, fondendo il suo castano scuro con il mio grigio chiaro. -Non rendere tutto più difficile di quanto lo sia già.
Sapevo che aveva ragione. Ero improvvisamente acida per nascondere il dolore e la paura, ma non potevo fare altrimenti. Lui provava ad essere distaccato per non farsi del male, io facevo la scontrosa. Ognuno aveva il suo metodo personale, per quanto poco pratico o funzionante fosse.
Improvvisamente Calum rovistò nella tasca sinistra, poi insoddisfatto in quella destra e, alla fine, tirò fuori un pennarello indelebile nero.
-Cosa...?- chiesi senza capire, ma lui mi zittì con un bacio veloce. Mi mise una mano su un fianco e quella con il pennarello estremamente vicina....ma non sull'altro fianco. Finì, al contrario, dritta verso la colonna alla quale ero appoggiata. Quando mi voltai per vedere cosa stesse facendo, vidi due piccole "C" unite da un trattino ancora fresche sulla tinta bianca. Calum mi sorrise e rimise il pennarello in tasca.
-Calum...- iniziai sussurrando, senza sapere precisamente cosa dire. -Sai che non si può scrivere sulle colonne degli edifici pubblici, vero?
-Certo- rispose lui ridacchiando. Mi prese una mano e la fece passare sulle "C" ormai asciutte. -Ma volevo lasciare una piccola parte indelebile di noi, seppur minima, in modo tale da ricordare a tutti, anche negli anni futuri, che questo non è e non è stato un addio. Per nulla. E poi, ovviamente, durante le pause ci vedremo.
-Durante le poche pause- specificai con poco tatto, ma appena rividi lo sguardo di Calum mi addolcii. Quel gesto era la cosa più bella e toccante che qualcuno avesse mai fatto per me. Era incredibile come, seppur essendo così piccolo, potesse racchiudere così tanto sentimento.
-Calum, io....ti amo. Lo sai già, lo so, ma volevo ricordartelo prima che quell'areo ti porti lontano da me. Sarò qua ad aspettarti ed a far il conto alla rovescia fino a quando tornerai.
Per non scoppiare a piangere, lo abbracciai e affondai la testa nell'incavo del suo collo. Lui ricambiò la presa, aggrappandosi a me come ad un salvagente in alto mare, stringendomi così forte da farmi solamente bene.
-Devo andare, Claire. Ti amo.
Alzai lo sguardo annuendo, sussurrando un ultimo "ciao" mentre le sue braccia si allontanavano dalle mie...

E' incredibile come il mio l'amore per Calum potesse darmi la forza di vivere, ma allo stesso tempo me la togliesse, lasciandomi senza respiro. Quando lui non era con me c'era sempre qualcosa di sbagliato, come se mancasse un pezzo del cielo per completare una realtà che potesse essere considerata tale. Quando invece era al mio fianco, improvvisamente ogni singola cosa in questo universo si allineava. E, so che suona pretenzioso, ma certe volte non mi sentivo “non abbastanza”. Semplicemente dentro di me capivo che era proprio così che le cose sarebbero dovute andare: io e lui uniti in un mondo sereno, pronti a sfidare chiunque avesse voluto ammaccare anche solo una piccola parte del nostro regno. Se solo lui fosse stato là...
Ma ci sarà tra poco, no? Sarà nuovamente qua accanto a me?
Guardai l'orologio: erano le 14.58.
Un sorriso sincero di pura gioia mi si aprì sul volto, illuminando quel luogo che solo pochi istanti prima mi era parso tanto grigio e intriso di brutti ricordi. Mi allontanai dalle “nostra” colonna e iniziai a camminare velocemente verso gli arrivi, quasi trotterellando, suscitando sguardi curiosi sui volti di tutte le persone presenti.
quando finalmente ebbi raggiunto la mia destinazione, non ci trovai nessun ragazzo famoso appena sbarcato...ma qualcosa era cambiato. Guardai fuori da una delle vetrate dell'aeroporto e vidi un enorme areo bianco che, ero certa, pochi minuti prima non era là. Quasi come una reazione a catena, sentii dei passi nel corridoio e dopo vidi spuntare delle teste molto familiari. Mi ci volle appena un attimo per riconoscerle: Ashton, Michael, Luke.
Mi buttai verso di loro correndo e mi precipitai tra le loro braccia, quasi con le lacrime agli occhi. Mi erano mancati, mi erano mancati terribilmente. In fondo, certo, non erano Calum, ma rimanevano comunque alcune delle persone più importanti della mia vita.
...Calum.
Dov'era?
Mi allontanai di un paio di passi dai ragazzi e li guardai interrogativa, ansiosa di tornare da lui. Ansiosa di riabbracciarlo, di ribaciarlo, di riaverlo accanto a me.
-Sta tranquilla- sorrise Michael, capendo subito. -Si era dimenticato una cosa sull'areo. Sta arrivando.
Annuii, forzando un sorriso come ringraziamento, e mi incamminai verso la direzione dalla quale erano venuti i ragazzi, quella che mi avrebbe portata da Calum. Feci un paio di metri, quando, in fondo al corridoio lontano, lo vidi.
E lui vide me.
E fu come se tutti i pezzi di questo mondo si rimisero insieme.
Come se fosse stato tutto parte di un piano più grande di noi.
Come se la nostra separazione fosse stata un passaggio obbligatorio per arrivare a questo.
Come se avessi perso me stessa, ma finalmente l'avessi ritrovata.
Ed iniziai a correre verso di lui, come se fossi inseguita da chissà quale mostro e ne valesse della mia vita. Ed un po', effettivamente, era così. Corsi fino a perdere il fiato, fino a non sentire più la terra sotto i miei piedi, fino a sentire l'aria fredda ferirmi le guance bagnate.
E poi, finalmente, le sue braccia mi presero al volo, stringendomi forte e facendomi fare una piroetta in aria per l'impatto. Cielo, nonostante fosse cambiato così tanto, per me era sempre lo stesso ragazzo che mi aveva salvata da un capodanno altrimenti triste e solitario. Affondai il viso nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla e lo strinsi ancora più forte, lasciandomi andare completamente, abbattendo ogni mia barriera di protezione, rimanendo completamente nuda e fragile davanti a lui. Ma ovviamente non mi fece del male. Mi alzò il viso e mi guardo negli occhi, anche i suoi umidi e lucenti, accarezzandomi il cuore.
-So che non rende affatto, ma fidati quando dico che mi sei mancata tantissimo- sussurrò cullandomi dolcemente, nello stesso modo che tanto mi era mancato.
-Anche tu, Cal- risposi. -Anche tu...-
E alla fine mi sporsi verso di lui, concedendo ad entrambi il tanto atteso bacio. La felicità e l'euforia si mischiarono con le lacrime salate e il ricordo agrodolce del tempo passato insieme prima di separarci, e fu tutto perfetto. Fu tutto assolutamente perfetto. I suoi capelli morbidi come mi ricordavo, le sue braccia forti a sostenermi sempre, il suo sorriso capace di illuminare un'intera città e le sue labbra così morbide da sembrare petali.
Forse, nonostante tutto, l'attesa era valsa la pena.



 
*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! 
Okay, non so bene cosa dire....questa è la mia prima FF e, beh, spero che vi piaccia. So che in realtà non c'è una vera e propria trama, però non volevo partire subito con una long, quindi questo è quello che è venuto fuori lol
Sì, come avrete capito sono una Calum's girl e nulla...mi sono accorta che ci sono poche storie su di lui (D:) così spero di rimediare! 
Sareste carinissimi se mi lasciaste un commento, anche piccolissimo, solo per sapere se ho scritto qualcosa di completamente orribile o meno :') Ovviamente si accettono anche critiche, se dette con le "giuste" parole. 
Sto progettando anche una long che spero di pubblicare tra non troppo...stay tuned :3

Giada aka hoodsgirl.

 
   
 
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