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Autore: Hope_Estheim    26/01/2015    3 recensioni
Zexion ama leggere e ama riempirsi la testa di nuove storie e nuove nozioni ed è certo che nient'altro oltre i suoi libri potrà mai prenderlo o farlo appassionare allo stesso modo... Finché non arriva Demyx, un ragazzo estroverso e dolce, un abile giocatore di baseball.
Il passato è incerto nella mente di Zexion e il possessore del suo passato è Demyx, che lo custodisce con attenzione e cura.
"Lo amo ancora come la prima volta.
E non posso dirglielo"
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Demyx, Un po' tutti, Zexyon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Here's the book you asked!

Chapter One


Il sollievo che i libri possono donare, non lo si può ricevere da nessuno…questa è la mentalità di Zexion Schemer.
Ogni volta che legge una nuova pagina di uno dei suoi libri, questa sua teoria si conferma sempre di più.
Non è difficile trovare il ragazzo dai capelli stranamente blu immerso nel silenzio con il naso in uno di quei tomi. In molti cercano di avvicinarlo, un po’ perché è un bel ragazzo e un po’ perché “Non è giusto che un ragazzino come te legga! Dovresti uscire, goderti la vita!”, ma ogni volta queste persone ricevono rispettivamente una totale indifferenza o un’occhiata di fuoco.
Sin da quand’era bambino i libri lo avevano affascinato. Prima quelli semplici a caratteri grandi e con storie divertenti e sempre a lieto fine, poi aveva cominciato ad appassionarsi alla narrativa, ai gialli, alle poesie.
Beh...si può dire che Zexion ha letto almeno un libro di ogni genere.
Inizialmente aveva cercato di avvicinare anche i suoi compagni di classe a leggere, ma presto aveva capito che la sua idea non era stata così grandiosa come immaginava e aveva rinunciato, così come loro avevano rinunciato a cercare di farlo uscire. Semplicemente ha capito che appartenevano a due mondi diversi ed era impossibile farli entrare in contatto senza farli scontrare.
Così aveva deciso di starsene per i fatti suoi e gli altri di non disturbarlo, per il quieto vivere.
Ovviamente c’erano e ci sono tutt’ora degli sciocchi che pensano di poterlo dissuadere dall’isolarsi dalla vita reale in quel modo, anche se lui non si isola veramente. Riesce a capire tutto quel che sta succedendo intorno a sé e a reagire di conseguenza, ma spesso e volentieri preferisce trovare un angolo tranquillo dove poter leggere e dedicarsi totalmente ai personaggi che vede nascere e muoversi nella storia del libro.
Nessuno è mai riuscito a dargli le stesse emozioni che un racconto di quelli può dargli.
 
Ora di educazione fisica, Zexion si è fatto dare l’esonero per quell’ora, colpa di una lieve aritmia del cuore. Non è grave, ma è meglio non farlo sforzare.
Sta seduto sugli spalti accanto al campo enorme dove i suoi compagni di classe stanno giocando a baseball. Solitamente partite del genere non lo interessano, ma stavolta i suoi occhi cadono sul biondino nuovo arrivato nella sua classe.
Chiude il libro che sta leggendo e lo appoggia sulle gambe mentre i suoi occhi seguono il biondo che corre subito dopo aver lanciato la pallina.
E’ curioso: quel tizio sorride anche quando ci sono momenti di massima tensione come quello.
Ha sorriso quando il professor Saix l’ha presentato alla classe, ha sorriso quando dei ragazzi l’hanno definito come “truzzo” e sorrideva ribattendo “Questa è solo una vostra opinione”.
E Zexion si è ritrovato a pensare sarcasticamente a quanto fossero diversi e al fatto che anche quel biondino farà parte dell’altro mondo, quello fatto di serate in discoteca e uscite con gli amici.
Lo pensa anche ora che lo osserva esultare per la vittoria della sua squadra. Le sue labbra sottili si piegano in un lievissimo sorriso divertito che muore immediatamente quando vede gli occhi dell’altro incrociare i suoi e la sua mano agitarsi per salutarlo.
-Tsk!- il ragazzo dai capelli blu fissa immediatamente altrove fingendo di stare osservando tutto il campo e non solo lui.
Quando torna a osservarlo di sottecchi si ritrova ad imprecare mentalmente: quello stupido lo sta raggiungendo! Si affretta a riaprire il proprio libro, per niente intenzionato a dargli conto.
Lo sente sedersi con uno sbuffo accanto a sé, ma, soprattutto, sente il suo sguardo perforargli la testa.
Si sforza di rimanere impassibile, di tenere gli occhi sulle parole impresse sulla carta del suo amato libro.
I secondi passano interminabili e Zexion pensa per un istante di essere riuscito a farlo desistere e quasi gli sfugge un sorriso. Beh, d’altronde tutti rinunciano quasi subito a parlar-
-Cosa leggi?-
Quella domanda improvvisa lo fa quasi spaventare. Quasi però, perché Zexion non è il tipo che si spaventa…e comunque non lo darebbe a vedere manco morto.
Decide di non rispondergli: tanto sa benissimo che in realtà a quel tipo non interessa nulla, che quella era solo una domanda di cortesia.
Il silenzio proveniente dal “blu” sembra turbare il ragazzo dai capelli improponibili a spazzola…o a scopino del gabinetto, a detta di Zexion.
-Avanti. Cosa leggi?- ripete il tizio.
Allora Zexion alza gli occhi su di lui e inarca un sopracciglio, scettico.
-Sul serio, mi interessa!- esclama l’altro leggendo perfettamente la sua espressione per poi rivolgergli un sorriso speranzoso e rassicurante.
Zexion si sente avvampare da quello sguardo, cerca di trattenersi e non rispondere, eppure le parole scivolano dalle sue labbra quasi senza accorgersene.
-Hyperversum-
Vede gli occhi verde acqua dell’altro illuminarsi e si pente immediatamente di avergli dato corda. Ora non lo lascerà più andare, sicuro!
-L’ho letto anche io!-
Si sente gelare e i suoi occhi corrono a incrociare quelli del biondino quasi senza accorgersene. Non è possibile. Non può essere vero.
Quel biondo tinto e giocatore di baseball conosce Hyperversum?
-Cosa?- si ritrova a sussurrare. Forse ha sentito male.
-L’ho letto anche io- ripete invece l’altro -E mi è piaciuto un sacco! Dovrei comprare il seguito!-
Zexion boccheggia, non riesce a capacitarsene.
No, il suo istinto non può aver sbagliato! Quello dev’essere per forza un ragazzo dell’altro mondo, non può sconvolgerlo in quel modo.
Beh… In qualunque caso non vuole dargli modo di continuare a dargli fastidio interrompendo ancora la sua lettura.
-Anch’io- risponde invece e si morde la lingua per tanta stupidaggine.
Infatti il biondino si avvicina di più a lui, euforico per aver trovato qualcuno con i suoi stessi interessi, più o meno.
-Tu sei Zexion, vero?-
-Sì-
-Ti ricordi il mio nome? Molti nella classe dicono che sei completamente sconnesso con la realtà e non ricordi alcun nome!-
Fosse stato un ragazzo con meno pazienza e temperanza, probabilmente sarebbero già stati tutti morti.
-Sei Demyx- si limita invece a rispondere.
Il piccolo gridolino acuto che il giovane lancia subito dopo ha il potere di quasi rompergli un timpano, ma non lo mostra; resta impassibile.
Con gli occhi torna a Hyperversum.
-Potremmo diventare amici!-
Oh, cielo. Sembra una scena smielata dell’asilo. Cosa dovrebbe fare ora? Girarsi con un sorrisone e stringergli il mignolino?
-No-
Sente la delusione di Demyx come se fosse palpabile nell’aria.
-Perché?-
-Perché mi piace stare per i fatti miei-
Il silenzio che segue fa stare Zexion sulle spine, in ansia. Non sa perché, ma ha quasi paura di averlo offeso in qualche modo.
E invece sente un braccio avvolgergli le spalle.
-Ti farò cambiare idea!-
Dopo un attimo di sgomento, il ragazzo scatta in piedi per allontanarsi di qualche passo. La sua espressione ora è truce e sconvolta.
-Ho detto di no e non ti azzardare a toccarmi un’altra volta!-
Gli occhi verde acqua di Demyx esprimono confusione. Zexion non gli da il tempo di ribattere, se ne va immediatamente a passo sostenuto.
Chiede gentilmente al prof di poter andare in bagno e, una volta ottenuto il permesso, fila dentro, supera gli spogliatoi e entra nei bagni.
Una volta entrato, si ritrova ad osservarsi allo specchio e non può che darsi dello stupido nel vedere le guance velate di rosso. Porta una mano al cuore, lo sente battere forte e mancare qualche battito, come fa sempre quando è agitato.
Tsk…come fa un ragazzo sciocco come lui a fargli quest’effetto?
Prende respiri profondi ordinando al proprio cuore di calmarsi e convincendosi del fatto che non c’è proprio motivo di reagire così!
D’altronde quel Demyx non lo stava mica mangiando, no? Ha più o meno fatto quel che fanno tutti, ovvero cercare di avvicinarlo per poi rimanere deluso.
E allora perché quegli occhi gli hanno provocato una così forte scossa dentro allo stomaco?
Forse perché sono limpidi e sinceri e non falsi come quelli di tutti gli altri. Forse per il suo sorriso luminoso e costante. Forse per quella ingenuità pari a quella di un bambino.
Scuote la testa: non ha senso pensarci! Demyx è nella loro classe da una settimana ormai e non gli ha mai fatto quell’effetto, quindi stavolta si è trattato solo di una momentanea sorpresa che è certo passerà subito.
Posa il libro momentaneamente sul ripiano accanto al lavandino e prende a sciacquarsi la faccia.
-Hey, ragazzi! Guardate chi c’è!-
Quella voce gli fa correre un brivido lungo la spina dorsale. Cerca di fingere indifferenza nonostante la paura che gli si è annidata nel petto.
In tanti anni, Larxene è stata l’unica stronza capace di fargli del male.
Nonostante l’aria tranquilla e il corpo mingherlino, Zexion sa difendersi abbastanza bene e tutti evitano di provocarlo ancora.
Ma non Larxene.
In realtà è un po’ umiliante per Zexion farsi mettere i piedi in testa da una ragazza, ma…no, quella non è una ragazza. Quella è una psicopatica scappata da chissà quale clinica di recupero.
-Come andiamo, piccoletto?- chiede ironica.
Con lei ci sono Xaldin e Xigbar. E chi, se no?
Loro due sono perfetti per lei: entrambi forti e intimidatori, ma il divertente è che nessuno dei due è mai riuscito a sottometterla e obbediscono ad ogni suo ordine quasi come schiavi.
Da una parte Zexion prova una sottile stima nei suoi confronti.
-Sto parlando con te, stupido moccioso- ringhia lei.
I suoi cambi repentini d’umore sono divertenti, ma il ragazzo nasconde anche questo sotto la sua maschera di indifferenza.
Alza gli occhi su di lei, la osserva per qualche secondo. Anche se ne ha paura cerca di sostenere il suo sguardo e rispondere con la stessa acidità.
-Sparisci-
Quello che accade subito dopo succede così velocemente da mandarlo in confusione.
Xaldin ha preso il suo libro e Larxene sta schiacciando le dita contro il filtro del rubinetto facendogli schizzare l’acqua negli occhi e tra i capelli.
Istintivamente Zexion scatta indietro portando le mani agli occhi, quando sente un piede sbattere contro qualcosa e l’equilibrio abbandonarlo. Trattiene il respiro cadendo indietro, sente il dolore attraversarlo come una scarica elettrica per tutta la schiena.
La testa ora fa male e pulsa dolorosamente. È certo di aver sbattuto violentemente con la nuca a terra.
La vista si fa appannata, si impone di non svenire, ma non riesce a respirare. Il dolore è così forte da impedirglielo e rimane per un lunghissimo istante con le labbra socchiuse nel tentativo di riempire i polmoni. Quando finalmente ci riesce, prende a tossire violentemente.
La sua mente registra con confusione il piede di Xigbar allontanarsi dai suoi e capisce che è stato lui a farlo cadere.
Gli occhi si spostano a guardare il libro ora tra le mani di Xaldin e subito cerca di rialzarsi e prenderlo. L’altro capisce immediatamente le sue intenzioni e alza la mano che stringe il tomo in alto e spinge l’altra contro il suo petto.
Zexion cade nuovamente a terra.
-Ridammelo!- gli  ringhia contro.
Ma riceve solo un calcio dritto in faccia. Si morde per sbaglio la lingua, sente il sapore ferroso del sangue e si ritrova nuovamente con la faccia contro il pavimento. Tossisce ancora una volta, il liquido rosso del sangue mischiato alla saliva sporca il pavimento.
-Ora hai smesso di fare lo stronzetto con me, eh?- ghigna la ragazza che si china per afferrarlo dai capelli e tirarlo su.
Ora che lei gli ha tirato su anche il ciuffo, il viso di Zexion è completamente in mostra…e si sente spogliato. Si sente come se la sua copertura fosse stata distrutta.
-Lasciami!-
Per tutta risposta i tre scoppiano a ridere divertiti.
Larxene stringe di più la presa su quelle ciocche blu, un altro sorriso sadico le colora il viso. Il ragazzo cerca ancora di tenere salda la sua maschera di indifferenza, ma ormai è praticamente impossibile.
Sente continue stilettate di dolore provenienti dalla radice dei capelli e presto sente il proprio viso trasformarsi in una smorfia che esprime palesemente paura e sofferenza. Il cuore gli batte veloce e forte nelle orecchie.
La ragazza sembra abbastanza soddisfatta del risultato ottenuto.
L’altro porta le mani su quella di lei, cerca di aprirle le dita con la forza, ma non ci riesce. Il dolore lo sta lentamente stordendo, il mal di testa ormai è alle stelle…finché non sente una fitta ancor più forte venire dal cuore e si ritrova con le mani sul petto e con le labbra aperte in un grido muto.
È allora che Larxene molla di scatto il ragazzo, che cade a terra, e arretra di qualche passo.
Sente vagamente le voci terrorizzate dei tre che esclamano quasi in contemporanea la stessa cosa:
-Andiamocene via!-
E sente i loro passi allontanarsi in corsa.
Il dolore al cuore ora offusca qualunque altra cosa…
L’ultima cosa che vede sono un paio di occhi verde acqua, poi è l’oblio.
 
Qualcosa gli stringe il petto, non riesce a respirare. Cerca aiuto, ma la voce gli muore in bocca, dalle labbra non esce il minimo suono.
L’oscurità lo avvolge, lo stringe in una morsa stretta e non vuole lasciarlo andare.
Zexion apre gli occhi. C’è solo il nulla attorno a lui…non il nero che si può immaginare, quello di quando spegni la luce nella tua stanza per dormire.
No.
È un nulla assoluto che neanche la tua mente può immaginare, come quando si cerca di dare un volto alla Morte.
Avverte la paura insediarsi nelle membra e paralizzarlo aiutando quella inflessibile oscurità che lo soffoca sempre di più.
Vorrebbe piangere, ma nemmeno le lacrime gli sono permesse in quel posto nato sicuramente dai suoi pensieri più oscuri.
Per un istante pensa che forse sta morendo; ma la Morte non può essere così dolorosa, è quasi piacevole. Lascia che tutti i mali svaniscano lentamente nel nulla e ti avvolge dolcemente.
Quella non può essere la Morte.
Quando sta per lasciarsi andare e per arrendersi completamente all’oscurità, ecco che sente una voce. Non riesce a capire a chi appartiene né cosa sta dicendo, ma gli da una piccola speranza e ci si aggrappa con forza.
Comincia a percepire il proprio peso tutto accumulato sulla schiena, contro una superficie dura e fredda.
Qualcosa gli sta tenendo i piedi, ha le gambe sollevate da terra.
Qualcos’altro gli preme regolarmente sul petto, con forza, come se cercasse di distruggergli il cuore…o di rimetterlo in moto.
-……on!-        -….exion!-       -Zexion!-
Cerca di reagire alla voce che lo chiama, ma non riesce a respirare...non ancora.
-Zexion, svegliati!-
L’aria gli invade all’improvviso i polmoni, e il ragazzo socchiude gli occhi blu.
Inizialmente non riesce a capire quel che c’è davanti a lui, poi distingue dei capelli biondi, una guancia rosea e sente delle labbra calde premute contro le proprie.
Fosse stato più sveglio probabilmente avrebbe tirato a quel viso, ancora sconosciuto, uno schiaffo di prima categoria, ma, prima di riuscire a reagire, quelle labbra si allontanano e un paio di occhi fissano con apprensione i propri.
Demyx. Il giocatore di baseball.
-Zexion!- esclama subito il ragazzo passandogli un braccio attorno alle spalle e sollevandolo quasi a sedere -Mi senti?!-
Ci sono molti, troppi ragazzi attorno a lui e presto vede sbucare anche dei professori.
-Come sta?!-
-Si è appena svegliato! Per favore, vi chiedo di allontanarvi un po’ per lasciargli aria!-
Rumori di passi.
-Zexion, mi senti?-
Volta il viso verso il ragazzo biondo, riesce a malapena ad annuire.
Si leva un sospiro di sollievo in contemporanea da parte di tutti.
-Avete chiamato il 118?- fa un professore all’angolo della sua visuale.
118? Così grave?
-Sì. Sarà qui a breve-
Cerca di parlare, tutti si zittiscono.
-N-Non…non ce n’è b-bisogno- rantola, prende aria a pieni polmoni -Ci sono delle pillole…nel mio zaino. L’ho lasciato in classe. Ho bisogno solo di quelle.-
-Le prendo io!- esclama immediatamente Demyx.
-No, tu resta qui con lui, ci andrà un altro.- interviene sempre lo stesso professore di poco prima.
Zexion vede vagamente un’altra persona proporsi e correre via, nel frattempo cerca di respirare con calma e profondamente per regolarizzare i battiti del suo cuore.
Sposta gli occhi sul biondo che ricambia il suo sguardo con preoccupazione.
Quasi gli sfugge un sorriso.
Si conoscono da appena venti minuti, eppure già è così in apprensione per lui…commovente.
 
Toc toc.
Un’infermiera socchiude la porta quel tanto che basta perché metà del suo corpo sbuchi dallo spiraglio. Gli fa un sorriso.
-Hai una visita-
Inizialmente Zexion  aveva pensato volessero fargli altre analisi, infatti si era preparato psicologicamente perché tanto non si possono evitare, ma quella improvvisa notizia gli fa rizzare le orecchie e si mette istintivamente più dritto sul lettino bianco.
L’infermiera fa un altro piccolo sorriso divertito e si scosta di lato per far entrare Demyx.
…Seriamente? Demyx?
Quasi si affloscia nuovamente contro i cuscini nel vederlo. Non per lui, per carità, ma… beh, non era quel che si aspettava.
La sua espressione dev’essere diventata scocciata o particolarmente cupa, perché il sorriso che Demyx aveva mostrato entrando nella stanza si era spento in pochi secondi. E Zexion che pensava fosse infinito o qualcosa del genere.
Il biondo chiude quasi distrattamente la porta dietro sé e si avvicina lentamente a lui. I suoi occhi scorrono sui macchinari per monitorare il battito del cuore dell’altro e sugli aghi infilati nelle sue braccia.
È davvero così grave?
Allora si siede sulla sedia accanto al letto e sposta lo sguardo sul ragazzo. Tira un sorriso e Zexion quasi si rincuora nel vederlo, non vuole essere motivo della sua infelicità… sarebbe così sciocco!
-Ciao-
Demyx quasi sussulta, non si aspettava un saluto da parte sua. Pensava di dover fare lui il primo passo.
-Ciao- esita -Come stai?-
-Sono vivo grazie a te-
Il rossore invade le guance del biondino.
-M-Ma no… Io non ho fatto nulla-
-La rianimazione?-
-Sì, ma… gli altri ti hanno alzato i piedi e preso le pillole…-
-Demyx, senza di te mia madre sarebbe a piangere su una tomba-
Allora il ragazzo gli rivolge un sorriso più timido.
-A proposito- fa Zexion sistemandosi meglio sul letto -Dove hai imparato a fare la rianimazione? Hai fatto qualche corso o simulazione? O forse i tuoi genitori sono medici?-
Non sa perché sta parlando tanto, di solito è un tipo silenzioso… Eppure con il biondo sente la curiosità affiorare. Curiosità per qualcuno… è qualcosa di nuovo per uno come lui.
Forse perché Demyx è così estroverso, sorridente! Ed è anche così…
-Guardo tanti telefilm!-
…idiota.
-C-Cosa?!- fa con voce strozzata e gli occhi strabuzzati.
-Sì!- esclama il biondo, candido -Mi piacciono tanto i telefilm sugli ospedali! Tipo Grey’s Anatomy!-
No, non può crederci. Non può essere vero. Ringrazia mentalmente Dio e tutti i Santi per essere ancora lì, vivo e vegeto.
-Vuoi dire che la mia vita era basata su quanto bene hai guardato Dottor House?!- strilla sconvolto.
Nota l’imbarazzo del giovane arrivare dopo qualche secondo di smarrimento. Non ci aveva pensato?! Sul serio?!
Zexion si passa una mano sul viso con aria stanca, decidendo di rinunciarci. In fondo l’importante è essere ancora vivo, no? Okay che quel ragazzino ha usato manovre che ha solo visto in tv, ma almeno è stato l’unico che ha tentato seriamente di salvargli la vita ed è riuscito nell’intento.
Lo guarda sottecchi e lo nota nervoso, a torturarsi le mani. Che starà pensando? Ad un modo per farsi perdonare? O forse teme il suo odio?
Beh, di certo dovrà trovare un modo per farsi perdonare, anche se l’ha salvato.
-…Beh, ringraziamo Grey’s Anatomy- borbotta infine il ragazzo sul lettino.
Demyx  alza di scatto la testa, gli rivolge un sorriso sollevato e quasi divertito.
-Non ti montare la testa, non intendo metterci una pietra sopra- si affretta ad aggiungere e il sorriso del biondo svanisce com’è venuto, colpevole.
-Senti… quando sono arrivato, non sembravi molto felice di vedermi…- mormora Demyx dopo pochi secondi di silenzio.
-Ti sbagli, non ce l’avevo con te- si sente in dovere di chiarire l’altro con sguardo allarmato, ma non troppo.
-E allora con chi?-
Con un sospiro e guardando altrove, mormora.
-Con mio padre .Speravo in una sua visita, a dir la verità-
-Tuo padre?-
-Beh, in realtà è mio padre adottivo. Lavora qui-
A disagio, il biondo si passa le mani sulle gambe. Sente di aver toccato un tasto dolente e il senso di colpa si fa strada nel cuore. Cerca immediatamente di rimediare al danno.
-Dai, magari ha avuto da fare. Ci sono talmente tanti pazienti qui…- ma gli occhi blu dell’altro lo bloccano.
Lo sguardo di Zexion sembra voler dire “Non parlare di cose che non sai”.
-Non è così. Lui non è il tipo di persona che si commuove per qualcosa o qualcuno. Non penso sappia cos’è la compassione-
-Ma tu sei suo figlio!-
-Sai cosa dice a mia madre ogni volta che lei gli dice questa frase?- sbotta il ragazzo lanciandogli un’occhiata di fuoco.
Demyx scuote piano la testa infossata tra le spalle come se avesse ricevuto una brutta batosta.
-Dice “Non può essere mio figlio dato che, scientificamente parlando, il mio seme non ti ha fecondato e nessuno dei miei spermatozoi può mai aver creato un essere umano, dato che non ho mai praticato attività del genere senza protezioni adeguate”- sbuffa, scuote la testa -È inutile. Non mi accetterà mai e mai gli importerà qualcosa-
Lo sguardo dispiaciuto del biondo si potrebbe leggere anche a chilometri di distanza. Zexion scuote la testa prevenendo ogni sua parola.
-Tranquillo, non interessa nemmeno a me. Ho sperato per un solo istante che la mia possibile morte l’avesse smosso dalla sua glaciale determinazione, ma non è stato così. Almeno adesso so che al mio funerale non soffriranno tante persone-
Quel discorso è stranamente sensato quanto cupo e fa abbassare gli occhi di Demyx verso il pavimento bianco della stanza. Si sofferma per qualche secondo a seguire distrattamente le linee che separano una mattonella dall’altra, allora sospira e si alza.
-Beh… Mi sa che l’orario delle visite è finito- mormora senza troppa convinzione, cercando palesemente un modo per sfuggire a quella conversazione che aveva preso una piega triste.
Zexion lancia istintivamente un’occhiata all’orologio da muro sulla parete davanti al suo lettino. Ovviamente mancava ancora un’ora o più alla fine dell’orario delle visite. Tuttavia non commenta quella sua volontaria svista.
Annuisce solamente, gli rivolge un mezzo sorriso.
-Ci vediamo a scuola- fa come a rassicurarlo.
L’altro ricambia il sorriso con uno sollevato.
-D’accordo. Ci si vede-
 
Solo che a scuola non è tornato” la penna scorre veloce sul foglio formando parole dalla calligrafia disordinata “Ho paura che il suo cuore si sia aggravato. Io ricordo ancora quel che gli è successo, ma non mi è sembrato consapevole del rischio allo stesso modo. Che i suoi genitori gli stiano nascondendo la verità? In qualunque caso non posso dirglielo e rischiare di peggiorare la situazione.
So che per lui non sono nemmeno lontanamente considerabile come possibile amico, ma tu lo sai… Sai quel che provo, quel che sento quando lo guardo. Lui non conosce i miei sacrifici e i miei salti mortali per riuscire a trasferirmi in questa scuola, proprio nella sua classe.
Non si ricorda nemmeno di me.
A volte mi viene voglia di gettare la spugna, di lasciare tutto perdere. So che sono ancora all’inizio, ma ogni mio sforzo sembra inutile. Non è restio a parlarmi, ma… fa male fingere di non sapere esattamente ogni cosa di lui, di non conoscere ogni suo sguardo e ogni suo pensiero.
Lo amo ancora come la prima volta.
E non posso dirglielo.
Demyx sospira, fissa il foglio per qualche lungo secondo. Vorrebbe aggiungere tante altre cose, ma si rende conto di aver consumato ben tre fogli per raccontargli del suo arrivo in città, dei primi giorni di scuola, ma soprattutto di lui… di Zexion.
Decide di concludere lì la sua lettera o Ventus alla prossima potrebbe mandarlo a fanculo per le ore che dirà di aver perso a leggere tutte quelle righe.
Che esagerato!
Scrive le ultime frasi per salutarlo e per chiedergli come va lì, a chilometri di distanza da quella cittadina dimenticata da Dio.
Imbusta i fogli, scrive sul dorso della busta tutto il necessario perché arrivi correttamente a destinazione e si infila la giacca, pronto ad uscire per imbucare la propria lettera.
Prende le chiavi, ha intenzione di farsi un giretto, allora esce e chiude la porta dietro di sé. Percorre il piccolo sentiero che c’è dalla porta di casa propria e la strada, si ferma vicino alla cassetta della posta e ci infila la propria lettera per poi alzare la sbarretta rossa.
E’ così che si fa, no? Non ha mai mandato una lettera in vita sua, quella è la sua prima volta ed è certo che Ventus ne sarà parecchio sorpreso e probabilmente lo prenderà in giro per molto tempo in stile “Dio mio, Demyx! Il trasferimento t’ha fatto male! Sei invecchiato!”.
Il solo pensiero lo fa ridacchiare: Ventus è un tipo. È simpatico e gli vuole bene come se fosse un fratello minore.
Infilate le mani in tasca, si avvia verso il bar vicino casa. Non ha voglia di allontanarsi troppo, non ha nemmeno messo l’allarme alla casa e di certo non gli va di trovarsi un ladro a rovistare nella sua roba.
Arrivato davanti alla porta a vetri, la spinge per aprirlo e un dolce trillo avvisa i proprietari del bar del suo arrivo.
-Hey, Demyx!- esclama immediatamente il più anziano dei due, il signor Hitman. Il suo cognome vuol dire “sicario” o comunque “assassino”, il che è molto divertente perché il signore in particolare è la persona più gentile e dolce che il biondo abbia mai conosciuto. Ha la faccia di uno buono come il pane e sorride sempre.
Demyx è in quella città da appena una settimana, ma già in tanti lo riconoscono per strada per via del suo carattere molto estroverso e socievole e il signor Hitman spesso e volentieri gli fa uno sconto su quel che prende.
-Salve, signore!- ricambia tranquillamente il saluto sedendosi sullo sgabello vicino al bancone -Me la fa una cioccolata calda, per favore?-
-Ancora? Ma la mangi ogni giorno?- ride lui, dandosi subito da fare per la cioccolata di Demyx.
Il ragazzo aggrotta le sopracciglia in un’espressione decisamente infantile.
-Perché? Non posso?-
-Certo che puoi! Ma sei sempre magrissimo, perché non mi insegni come fai, eh?- sempre ridendo, l’uomo si posa una mano sulla pancia gonfia.
Allora Demyx sorride a sua volta, piega appena la testa di lato. Pensa sul serio a come a aiutarlo.
-…Meno birra, signor Hitman- dice infine cogliendo di sorpresa l’altro.
Beh, evidentemente ci aveva azzeccato, visto il rossore imbarazzato che prende subito le guance del titolare.
-Allora? Sei passato dal tuo amico in ospedale, oggi?- fa cercando di cambiare discorso e piazzandogli la tazza piena di cioccolata davanti agli occhi.
Demyx svuota due bustine di zucchero nella tazza per poi mescolare con il cucchiaio messo lì accanto per lui.
-Pensavo venisse a scuola, ma non è stato così… Magari ci andrò tra un po’-
Il signor Hitman nota il suo tono che tradisce tristezza nonostante il sorriso sempre presente sulle labbra e si allunga per appoggiargli una mano sulla spalla.
-Avanti, ragazzo… Guarirà! Non era niente di grave, no?-
Il sorriso che il biondo gli rivolge subito dopo è ancor più cupo del tono che aveva usato poco prima.
-Sì, niente di grave- ma non sembra convinto.
L’uomo invece si rassicura, gli da un’altra pacca sulla spalla e riprende a lavorare con la stessa gioia di sempre.
Demyx mescola ancora un po’ la cioccolata sentendo lo stomaco improvvisamente chiuso. Tutta la voglia di cioccolata che aveva è svanita via in un istante, ma si costringe a bere qualche sorso per gentilezza verso il signor Hitman.
Pensa ancora per un po’ le sue parole, le labbra abbandonano il sorriso che aveva così ben costruito sul volto.
Niente di grave… Gli unici a conoscere la verità siamo io, i dottori e i genitori di Zexion, eh? E allora perché non gli dicono nulla…?
Un’improvvisa rivelazione si fa largo nella sua mente rendendo qualunque altro pensiero futile e di troppo. Si sente impallidire.
Non vogliono farlo preoccupare… Sono certi che potrebbe morire.
Deve vederlo.
Non può aspettare.
Scende di scatto dallo sgabello, lascia i soldi per la cioccolata sul bancone e corre via dal bar senza riuscire nemmeno a salutare.
No. Ora l’importante è andare da Zexion, riuscire a vederlo prima che sia troppo tardi.
Non morire!

Note dell'Autrice
-Dedico questa storia a Beatrice, una mia cara amica. Ringrazio ChiiCat92, altra mia amica, per avermi aiutato a correggere piccoli errori nel capitolo e per aver avuto la pazienza di leggere. Ringrazio infine tutti voi se siete riusciti a leggere fin qua.
Questa sarà una FanFiction di pochi capitoli, spero di riuscire a finirla entro fine Febbraio al massimo.
Tanti baci <3
Sayoonara!
 
  
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