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Autore: Fiamma Erin Gaunt    28/01/2015    5 recensioni
È un pomeriggio di metà giugno quando Max fa a Eric una richiesta alquanto particolare: occuparsi dei suoi due gemelli mentre lui si trova fuori dal quartier generale.
Come si comporterà il Capofazione alle prese con due marmocchi esagitati?
*
Dal testo:
Fiamma si affacciò nella stanza, osservando il Capofazione con un sorriso divertito. Era seduto sul divano, legato con delle corde, e aveva un cappello da cowboy sulla testa. Il terribile Eric preso in ostaggio da due bambini di cinque anni.
- Che succede qui? – chiese ridendo.
Mike e Thomas si voltarono verso di lei, rivolgendole due sorrisi sdentati.
- Stiamo giocando a indiani contro cowboy ed Eric è nostro prigioniero. –
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dauntless – sitter

 

 

 

 

“Lasciarci con Eric è come ingaggiare una babysitter che passa il tempo ad affilare coltelli.”

 Divergent – Cit. Tris

 

 

 

 

 

 

 

Ancora non riusciva a credere a quello che Max gli aveva chiesto di fare.

“È solo per questo pomeriggio, Eric, sono sicuro che te la caverai alla grande.”

Non bastava che fosse costretto a seguire l’iniziazione dei nuovi arrivati, no, adesso ci si metteva anche Max con quell’incarico assurdo. Lui era un Capofazione, seppur diciassettenne, non un dannato babysitter. Come se ciò non bastasse i due gemelli erano l’equivalente di due piccoli tornado.

Raggiunse l’unità abitativa dell’uomo, trovando ad attenderlo un Bas decisamente sollevato.

- Finalmente sei arrivato, questi due devono essere un incrocio tra una calamità naturale  e le piaghe d’Egitto. –

Scrollò le spalle, dipingendosi sul volto l’espressione più risoluta di cui era capace.

- Dici così solo perché non hai il polso necessario a gestire la cosa. Sono solo due marmocchi, quanti danni possono fare? –

- Se lo dici tu – ribattè l’Intrepido, evidentemente più che contento di andarsene di lì.

Rimasto solo, Eric fece il suo ingresso in casa.

Uno dei gemelli, Thomas o forse Mike, si voltò verso di lui.

- Capofazione Eric – esclamò raggiante, correndo verso di lui con le mani impiastricciate di marmellata.

- Stai lontano da me con quelle mani sporche, marmocchio – borbottò, schivandolo con facilità.

Non aveva considerato lo spigolo della porta, tuttavia. Il piccolo si schiantò contro di esso, cadendo a terra e tenendosi la testa con le manine.

- Fa maaaaaaaaleeeeee – singhiozzò.

L’altro gemello, dall’aria bellicosa con cui si avvicinò a lui lo individuò immediatamente come Mike, gli lanciò un’occhiata che voleva essere intimidatoria.

- Hai fatto del male a mio fratello. –

- Veramente si è fatto male da … - precisò, ma un calcio nello stinco lo costrinse a interrompere la frase.

Il marmocchio sapeva decisamente il fatto suo quando si trattava di dare calci; sarebbe diventato un buon lottatore quando fosse stato più grande, considerò.

- Mi fa maaaaaleeee – insistè Thomas.

Sembrava una piccola e fastidiosa sirena. Così, tanto per farlo stare zitto, si chinò su di lui ad esaminare la zona colpita.

- Adesso ci mettiamo un po’ di ghiaccio e il dolore passa, okay? –

Thomas annuì, tirando su con il naso, e lo seguì diligentemente verso il bagno. Eric estrasse una bustina di ghiaccio secco dal kit di pronto soccorso e lo applicò sulla fronte del piccolo, dove stava cominciando a formarsi un bernoccolo.

- Ahia, è freddoooo. –

Non fece in tempo a dire nulla che un altro calcio lo colpì nello stinco.

- Caz … - si morse la lingua per impedirsi di continuare.

Ci mancava soltanto che le piccole pesti riferissero al padre che aveva imprecato davanti a loro.

Mike lo colpì ancora, sempre nello stesso punto.

Se avesse continuato così avrebbe finito con l’azzopparlo.

- E questo per cos’era? – ringhiò, cercando di reprimere l’impulso di strangolarlo.

- Stavi per dire una parolaccia e papà dice che non si dicono. –

- Giusto, le parolacce non si dicono – convenne, sostituendo il ghiaccio con un po’ di crema per gli ematomi.

- E allora perché la stavi per dire? –

- Mi è scappata. –

- E ne conosci molte? – chiese ancora, con aria improvvisamente molto interessata.

- Di parolacce, intendi? –

Annuì.

- Qualcuna, ma non sono cose per bambini. –

- E allora perché tu le dici? –

Avvampò, incredulo. Quel moccioso gli stava dando del bambino?

- Perché io sono un uomo. –

- No, non è vero. –

- Sì, che lo è. –

- No. Papà ti chiama sempre ragazzo, quindi non sei un uomo. –

Roba da matti, altro che lottatore … quel piccoletto possedeva tutta l’impertinenza dei Candidi. Non si sarebbe affatto stupito se l’avesse visto cambiare Fazione di lì a undici anni.

- Ma tu non stai mai un po’ zitto? –

- Solo quando gioco. –

- E allora, va’ a giocare con tuo fratello. –

Come se avesse appena avuto un’idea brillante, Mike corse dal gemello e insieme si misero a giocare con le costruzioni.

Finalmente un po’ di pace, pensò, sedendosi sul divano in pelle ed estraendo dalla tasca una copia di una rivista elettronica. Gli piacevano i computer, malgrado non l’avesse mai ammesso con nessuno per timore che qualcuno potesse affermare che non aveva troncato del tutto i legami con la sua vecchia Fazione. Era arrivato a metà di un articolo particolarmente interessante quando una mano che batteva sul suo ginocchio attirò la sua attenzione.

Thomas lo fissava con gli occhioni color cioccolato sgranati.

- Capofazione Eric, giochi con noi? –

Giocare con loro? L’avevano forse preso per uno di quei marmocchi con cui andavano all’asilo?

- Sto leggendo. –

- Ma leggere è noioso, vieni a giocare. –

- Anche giocare è noioso – tagliò corto, immergendosi nuovamente nella lettura.

Passarono dieci minuti e un nuovo battere insistente, questa volta sul suo braccio, lo richiamò.

- Che c’è adesso? –

Questa volta era Mike a fissarlo e non sembrava affatto contento.

- Thomas dice che l’altro giorno tu e Fiamma vi siete dati un bacio … un bacio da grandi – precisò, inarcando un sopracciglio.

Avevano fatto ben altro che darsi un bacio, ma non era proprio il genere di racconti che si potessero condividere con dei bambini.

- Sì, e quindi? –

- Perché l’avete fatto? –

- Perché io e Fiamma siamo fidanzati e quando stai insieme a qualcuno è normale darsi dei baci. –

Mike parve incupirsi ancora di più.

- Non è giusto – disse.

- Non è giusto, cosa? –

Quel ragazzino sembrava fare collegamenti tutti suoi e, il più delle volte, sfuggivano alla comprensione degli altri esseri umani.

- Non potete essere fidanzati perché lei diventerà mia moglie – spiegò, guardandolo come se fosse stupido.

Piccolo impudente.

- Non sei un po’ troppo piccolo per lei? – chiese, cercando di mostrarsi ragionevole.

- L’amore non ha età. –

Lo disse con quell’aria trasognata tipica di chi era alla prima cotta. Sarebbe stata una cosa divertente se la ragazza in questione non fosse stata la sua.

- Fammi indovinare, questa cosa l’hai sentita dire da Zeke? –

Mike annuì. – Lui è simpatico, non come te. –

Questo era molto discutibile. – E perché, se è così simpatico, tuo padre non l’ha chiamato al posto mio? –

- Perché dice che si comporta come un bambino – rispose. Detto da lui non sembrava poi una gran critica.

Evidentemente Max doveva pensarla come lui su Pedrad e i suoi attacchi da bambinite acuta. Se non altro non era il solo in Fazione a ritenerlo ridicolo.

Stava per replicare quando si accorse di aver perso Thomas. Il piccoletto non era più nel suo campo visivo e, in aggiunta a questo, non riusciva a muovere le gambe.

Da dietro il divano giunse la risatina di Thomas.

- Ce l’ho fatta, gli ho legato i piedi – annunciò.

Una frazione di secondo dopo entrambi i gemelli gli saltarono addosso e gli immobilizzarono anche le braccia. Poi l’arrotolarono come un salame e gli depositarono in testa un cappello da cowboy.

Ne indossarono uno da indiano ciascuno e cominciarono a girargli in tondo imitando i versi che facevano loro.

 Ecco, ora poteva tranquillamente andarsi a buttare dallo strapiombo: lui, un Capofazione, che si faceva cogliere di sorpresa e legare da due marmocchi di cinque anni. Nessuno avrebbe mai dovuto saperlo.

Un rumore di passi attirò la sua attenzione.

Possibile che Max fosse rientrato prima?

Se non altro quella tortura umiliante sarebbe cessata.

Fiamma si affacciò nella stanza, osservando il Capofazione con un sorriso divertito. Doveva sembrare incredibilmente ridicolo seduto sul divano, legato con delle corde, con un cappello da cowboy sulla testa e in balia dei gemelli. Il terribile Eric preso in ostaggio da due bambini di cinque anni.

- Che succede qui? – chiese ridendo.

Mike e Thomas si voltarono verso di lei, rivolgendole due sorrisi sdentati.

- Stiamo giocando a indiani contro cowboy e il Capofazione Eric è nostro prigioniero. –

- Ma davvero? Siete stati proprio bravi a catturarlo – replicò, scompigliando i capelli a entrambi.

Le guanciotte di Mike avvamparono e le strinse le gambe in una sorta di abbraccio.

- Che ne dite se liberiamo il Capofazione Eric e vi leggo una storia? – propose poi, incrociando lo sguardo supplichevole del fidanzato.

- Solo se posso sedermi in braccio a te – ribattè Mike, sorridendole.

Quel mocciosetto cominciava decisamente a dargli sui nervi.

- D’accordo, puoi sedermi in braccio – acconsentì, liberando poi Eric dalle corde.

- Ma … - cominciò a protestare lui.

- Oh, andiamo Eric, sono solo bambini. –

Sì, bambini un accidenti, bastava vedere come Mike se la stringeva contro. Avrebbe dovuto parlare con Max e dirgli che l’influenza di Zeke non faceva affatto bene a quei due.

- Quando sarò più grande, lascerai quello lì per sposarmi? – le chiese Mike, quando erano ormai a metà favola.

- Ehy! Quello lì è presente e ti sente. –

- Bene, vuol dire che ti funziona l’udito – ribattè impassibile.

Fiamma scoppiò a ridere. Non sapeva se fosse più esilarante la proposta di matrimonio fatta da un cinquenne oppure il fatto che il suo ragazzo, un diciassettenne ormai quasi uomo, potesse essere geloso di lui.

- Sì, e comunque non può sposarti perché ha già detto che sposerà me – rispose.

- Beh, può sempre cambiare idea – disse, facendogli la linguaccia.

- Per sposare te? Ma per favore! –

Thomas a questo punto osservava la scena ridendo insieme a Fiamma.

- Questo è meglio della favola e del giocare agli indiani – disse.

- Concordo in pieno, sono spassosi. –

Ormai all’esasperazione, Eric si alzò in piedi con uno sbuffo. – Ho bisogno di un po’ d’aria prima che lo strangoli con le mie mani – annunciò.

Si chiuse la porta alle spalle, affidandole i gemelli.

Quando fece ritorno, una mezz’ora più tardi, trovò Thomas e Mike addormentati sul divano. Il libro delle favole era poggiato sul tavolino di cristallo e Fiamma aveva aperto il frigo per servirsi un po’ di succo alla mela.

- Come sei riuscita a calmare quei piccoli mostri? –

- Gli sono simpatica – rispose, come se fosse ovvio.

- Già, ho visto quanto sei simpatica a quello lì – borbottò, accennando con la testa a Mike.

- Sei davvero geloso di un bambino di cinque anni? – gli chiese, scuotendo la testa tra l’incredulo e il divertito.

- Sono geloso di qualunque essere di sesso maschile ti si avvicini troppo – precisò, cingendole i fianchi con le mani e attirandola a sé.

Si chinò a baciarla, sorridendo quando la sentì mordicchiargli il labbro inferiore. Tutto sommato questa cosa del babysitter cominciava a piacergli un po’ di più.

Si separarono quando udirono il rumore della porta che veniva aperta.

Max lasciò vagare lo sguardo da loro  al divano, sorpreso.

- Siete riusciti a farli addormentare? Dovrei lasciarveli più spesso allora. –

Eric sgranò gli occhi grigi, fissandolo come se avesse appena detto la cosa  più assurda del mondo.

- Potresti lasciarli a Quattro la prossima volta. Sai, lui adora i bambini – mentì, con un sorriso che somigliava più a un ghigno che altro.

- Non lo sapevo – replicò Max, sorpreso, - Allora farò sicuramente  così. –

Vedere il Rigido alle prese con quei due, quello sì che sarebbe stato divertente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1.822 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Okay, io dovevo scriverla. Sul serio, da quando ho letto quella frase in Divergent quest’idea ha cominciato ad affollarmi la mente e finalmente l’ho messa per iscritto. Colgo poi l’occasione per far presente a quanti hanno letto “Four” che potremo dire che il personaggio di Fiamma è Canon!!! La Roth ha inserito un’iniziata che si chiama proprio così durante l’iniziazione di Quattro ed Eric! Quindi, ho deciso di inserirla come personaggio nella lista e spero che vogliate approvarmela xD. Concludo dicendo che spero che questo piccolo delirio vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

       Fiamma Erin Gaunt

  
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