Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    28/01/2015    3 recensioni
STORIA IN STATO DI MANUTENZIONE - CAPITOLI CORRETTI AD ORA: 7
"Sono passati tre anni da quando Pitch e Jack Frost hanno avvolto il mondo con la paura e il freddo. Da allora, la Terra è avvolta in un perenne inverno e tutti hanno paura. I Guardiani sono scomparsi. Nessuno crede più in loro. Questo perché bisogna vedere per credere, e nessuno li ha mai visti, a parte me!"
Un ragazzo viaggia attraverso il suo paese. Non sa dove va, né quando ci arriverà. Con lui la sua sorellina che cerca di educare e convincere del fatto che la paura non esiste. Vuole porre fine a tutto ciò. Questo vortice di paura deve finire! Sembrerebbe un'impresa impossibile, se non fosse per il fatto che lui ha un asso nella manica...
Genere: Avventura, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Jamie, Nuovo personaggio, Pitch, Sophie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La ragazza diede un calcio al sacco appeso al soffitto. Saltellò lateralmente e lo colpì un paio di volte con il destro, poi sferrò un sinistro con tutta la forza che aveva. Sentì un movimento alle sue spalle; non si voltò per vedere cosa fosse: lo sapeva già. Si lanciò in salto all’indietro, piegando la schiena e schivando i coltelli che vennero scagliati contro di lei. Mentre compieva una capriola all’indietro afferrò una spada dalla lama ricurva che era rimasta lì a terra; non appena fu tornata sui suoi piedi si voltò vedendosi comparire davanti due manichini dall’aria minacciosa, protetti da armature e con armi spiegate. Alzò la spada e conficcò la lama nella spalla scoperta del manichino di destra, dandosi la spinta da sinistra per colpire. Estrasse con un gemito la spada e fece un salto laterale, mettendosi in mezzo ai due manichini e infilzando il secondo nel ventre, approfittando del suo spostamento e di un punto di congiunzione delle piastre dell’armatura. Estrasse la lama e si voltò, sentendo un rumore di meccanismi sferraglianti. C’erano tre pistole puntate su di lei, tenute da dei bracci meccanici che cominciarono a sparare. Lei si piegò di lato passando la spada nella mano sinistra, che rimase sollevata, e avanzò con un balzo basso. Quando fu sotto le tre pistole si alzò con un salto, tagliando il braccio che impugnava la pistola a destra, poi si voltò e scendendo colpì quello accanto. Approfittò della sua discesa e scattò sotto il braccio centrale, spingendosi con la mano destra; continuò a darsi la spinta e saltò levando in alto la spada, tagliando l’ultimo braccio. Poi fece una piroetta e atterrò a terra mantenendo l’equilibrio  puntando la spada a terra. Ma non era finita. C’era in fondo alla stanza, un altro manichino armato con un fucile che cominciò a sparare contro di lei e nascosto dietro a uno scudo. Trattenne un’imprecazione e scattò di lato, spingendosi sul muro destro. Saltò e si diede la spinta dal muro verso il manichino. Con un colpo di spada gli recise la testa, atterrando poco dietro di lui; il fucile smise di sparare all’istante, e la ragazza poté riprendere fiato, nonostante non volesse mostrare di essere affaticata.
Si sentì un battito di mani lento e ritmico. Un ragazzo più grande di lei sorrideva compiaciuto, ma sembrava prendersi anche gioco di lei con quell’applauso. Lei lo ignorò. << Sei stata davvero brava… >> Disse facendo qualche passo verso di lei. Si fermò e adocchiò la testa del manichino. La guardò con disappunto. << Anche se avresti potuto evitare di esagerare così… >> Disse piegandosi per raccoglierla. << Poverino… Che ti ha fatto di male? >> Chiese facendo una faccia comica e sollevando la testa del manichino all’altezza della sua.
La ragazza rimase di spalle. << Non era questo il piano. >> Disse infastidita.
Il ragazzo fece qualche passo verso di lei. << Dovresti sapere che le cose non vanno mai come ti aspetti… >>
<< Mi avevate detto che ci sarebbero stati manichini e coltelli; nessuno aveva mai parlato di armi da fuoco! >> Ribatté contrariata. Si voltò e andò verso l’uscita, infilando la spada in una cinghia ai pantaloni. Il ragazzo rimise la testa del manichino al suo posto e allargò le braccia con un sorriso innocente.
<< Dopo tutto quello che abbiamo passato non pensi neanche un po’ agli imprevisti, Luna? >> Chiese. Luna si fermò accanto a suo fratello e gli rivolse uno sguardo minaccioso, ma lasciò perdere e uscì dalla stanza.
<< Comunque il test è superato, vero? >> Chiese senza fermarsi. Lupo Solitario fu dietro di lei.
<< Come ero sicuro, del resto. >> Disse sorridendo. Luna si limitò ad annuire soddisfatta mentre da una porta nel corridoio uscivano Coniglietto di Pasqua, Topo di Fogna e Siaiei, sorridenti.
<< Complimenti, ragazza… >> Disse Topo di Fogna avvicinandosi barcollando e tenendo le mani nelle tasche. Continuò Siaiei.
<< Hai superato l’esame brillantemente. >> Disse l’uomo rivolgendo un sorrisetto a Coniglietto di Pasqua, che si fece avanti.
Coniglietto di Pasqua le strinse le mani nelle sue. << Ora fai parte della Squadra. >> Luna rispose con un sorriso di complicità. Dopo la loro ultima battaglia, sia Topo di Fogna che Cane Pezzato erano ufficialmente entrati a far parte della Squadra. L’uomo aveva reagito con poco entusiasmo alla notizia, ma tutti sapevano che era entusiasta di essere quello che era diventato, mentre Cane Pezzato aveva esultato con forza, dicendo a Coniglietto di Pasqua che non lo avrebbe deluso… Luna aveva pensato che fosse un po’ ingenuo pensarlo, dopo aver visto di cosa era capace il ragazzo, nel loro viaggio. Così la Squadra era rimasta unita fino a quel momento. Luna aveva cominciato a pensare a quella strada dopo la fine del loro viaggio, una volta tornati a casa e cominciato a ricostruire la città. Aveva pensato che entrando a far parte della Squadra sarebbe stata di più aiuto che come semplice civile. Suo fratello l’aveva appoggiata sin dal primo momento, e tutti sapevano già che sarebbe passata. Quel giorno Luna si comportava in modo un po’ superbo solo per il fatto che era stata presa nella Squadra.
La ragazza sorrise a tutti i presenti, poi si mise a camminare. Era stata nervosa fino a quel momento, anche se non lo aveva lasciato intendere, ma ora che era passata non voleva l’ora di farglielo sapere; e cominciava ora la parte difficile. Lupo Solitario, Coniglietto di Pasqua, Topo di Fogna e Siaiei furono dietro di lei. Passando per un corridoio il gruppo incontrò Cane Pezzato seduto davanti alla porta di un appartamento piegato su sé stesso intento ad armeggiare con qualcosa avvolto in un panno. Quando vide la ragazza le sorrise.
<< E’ andata bene? >> Chiese sicuro della risposta. Luna si limitò a sorridergli e il ragazzo cambiò domanda. << Stai andando di già? >> Anche questa volta Luna sorrise. Il ragazzo si alzò trepidante e portò con sé quel panno.
Cane Pezzato si era specializzato nella meccanica, l’elettronica e l’ingegneria in quegli ultimi tempi. Conosceva alla perfezione i componenti di un fucile come quelli di una macchina, tanto da costruirne di sue. Aveva sempre continuato a migliorare le sue creazioni, credendo sempre in sé stesso. Qualcosa che gli era stato insegnato durante il loro viaggio…
In una sala grande, doveva essere un salone per le riunioni prima dell’arrivo degli Incubi, il gruppo incontrò Thor che si fece spazio in mezzo alla folla sbracciandosi per farsi vedere e Occhio di Falco, Giuda e Runner, che erano lì a conversare in attesa che arrivassero loro. A Thor era ricresciuto qualche capello in testa, dopo aver lasciato le armi per un po’ di tempo, ma il suo desiderio di sfide non lo aveva mai abbandonato. Occhio di Falco continuava ad avere una vista eccellente e una volta tornati a casa aveva deciso di tentare ad aiutare i malati e i feriti. Giuda era sempre in ottima forma, si allenava costantemente anche lui, come Thor, ma non per questo trascurava gli amici. Runner era diventato più alto. Era sempre stato il più giovane della Squadra; quando Cane Pezzato era entrato a farne parte si era comportato come un fratello maggiore, preoccupandosi di tutto per lui, risultando a volte eccessivo. Luna sperava che non sarebbe finita così anche con lei. I tre salutarono la ragazza con dei sorrisi amichevoli.
Quando Thor fu riuscito a farsi strada tra la gente che chiacchierava, Luna scoprì che con lui c’era anche Segugio. << Siete arrivati, finalmente. >> Commentò Thor mettendosi una mano dietro la testa.
<< Bruto e Rage dove sono? >> Chiese Coniglietto di Pasqua puntando un dito contro Segugio scodinzolante.
Thor sembrò spaesato. << Bruto mi ha lasciato Segugio e ha detto che doveva fare una cosa… >> Guardò da un’altra parte. << Saranno qui a momenti. >> Disse con un sorrisetto.
Dopo essere usciti dalla sala ed essere entrati in un altro corridoio, Luna guidò il gruppo in un ascensore capace di trasportarli tutti quanti. Cominciarono a salire. Rimasero in silenzio finché all’improvviso l’ascensore non si fermò, e dalle porte entrarono Bruto e Rage affannati.
<< Bruto! Dove diavolo eravate? >> Esclamò autoritario Coniglietto di Pasqua. Bruto riprese fiato appoggiandosi con la schiena a una parete dell’ascensore mentre quello ripartiva e esalò delle parole.
<< Non succederà più, capo. Ma non posso prometterlo… >> Si girò e sorrise dolcemente a Rage, che rispose al sorriso con un altro sorriso.
Che Bruto e Rage si fossero messi insieme non era un segreto, anche se Luna aveva mancato la parte in cui era successo… Quando erano stati divisi dopo la battaglia con Pitch e Jack Frost, il burbero Bruto aveva dichiarato i suoi sentimenti alla schietta e insensibile Rage, e lei lo aveva accolto a braccia aperte, a seconda del racconto di Cane Pezzato. Luna si chiese se fosse stato esattamente come Cane Pezzato aveva detto oppure se avesse addolcito il racconto rendendolo più romantico, essendo forse imbarazzante o poco entusiasmante… In qualunque modo fosse andata, la relazione dei due aveva reso più riflessivo Bruto e aveva addolcito Rage. Sembravano essere fatti l’uno per l’altra.
L’ascensore tornò a salire. Questa volta non ci furono interruzioni. Concluse la sua corsa all’ultimo piano del palazzo. C’era un piccolo pianerottolo quadrato con una sola porta di fronte all’ascensore. Luna uscì da lì e fece un gran respiro. La ragazza era davanti a tutta la Squadra. Alzò una mano e la posò sulla maniglia della porta. Una mano si posò sulla sua spalla.
<< Ehi. >> Disse una voce bisbigliando. << Sei forte, sorellina. Lui lo sa già. >>
Luna sorrise grata a suo fratello, anche se non si voltò a guardarlo, ma quella frase le diede il coraggio di cui aveva bisogno per spingere la porta.
La stanza era buia e vuota. A terra c’era un tappeto rosso che ricopriva il pavimento di tutta la stanza. C’era uno specchio posto in fondo, dall’altro lato della porta, in modo che chi entrasse potesse vedersi riflesso. La Squadra entrò tutta facendo attenzione a non fare rumore. C’erano due strade: a sinistra c’era una porta che dava per le camere da letto, mentre a destra c’erano il soggiorno e la cucina, la sala da pranzo. Da lì si sentivano dei rumori, delle voci acute. Luna riconobbe subito una delle vocine in quella stanza, e pensò che probabilmente fossero tutti là. Si fece coraggio e si avvicinò alla porta e si affacciò.
La sabbia nella clessidra scendeva continuamente, questo era l’aspetto più bello e triste del tempo. A terra, sopra a un tappeto marrone e nero c’erano seduti due bambini: Sophie e Pitch. Stavano giocando con delle costruzioni; era così bello vedere dei bambini giocare spensieratamente dopo tutto quello che avevano passato… Dietro di loro c’era un divano abbastanza capiente e dall’altro lato una televisione che restava sempre spenta; Luna lo sapeva, perché non c’era giorno che passasse senza che lei andasse lì, e quel televisore era sempre stato spento. Poco distante dai due bambini c’era un tavolino su cui era poggiata la clessidra, accanto ad essa c’era una corona di fiori fatta con dei bucaneve, e davanti al tavolino era seduto su una sedia di legno Nightmare, il gomito poggiato su di esso e il pugno sul muso, l’espressione concentrata sui granelli di sabbia che cadevano, lo sguardo fisso e perso nel vuoto, un sorriso impercettibile era dipinto sul suo viso. Il braccio sinistro era lasciato cadere lungo il fianco, e toccava leggermente la gamba sinistra, la quale non raggiungeva la fine come la destra, ma si fermava verso la caviglia, e la gamba dei pantaloni dondolava vuota.
Sui muri della stanza erano appesi dei disegni fatti con del carboncino nero riguardanti tutti loro. Vecchi ricordi da conservare…
Non appena si avvicinò a loro, Luna sentì un sussulto al cuore. Vide Sophie girarsi e avvistarla. La bambina si alzò in piedi e la salutò con vivacità. << Luna! >> Esclamò contenta di vederla correndole incontro. Luna lasciò che la bambina la abbracciasse. Mentre Sophie la stringeva, la ragazza sentì tutto il suo amore cercare di uscire, tutto il suo affetto era concentrato in quell’abbraccio.
<< Ciao, Sophie. >> Disse Luna scompigliandole i capelli dall’alto, mentre la bambina non smetteva più di stringerla. Luna alzò lo sguardo e vide il bambino dagli occhi grigi. La scrutava con sguardo misterioso, cercando di capire cosa nascondesse la ragazza. Poi sorrise e salutò Luna agitando una mano. La ragazza fu felice di vederlo reagire così e alzò una mano a sua volta.
Anche Nightmare aveva alzato lo sguardo. Fissava Luna con un mezzo sorriso che fece intendere la sicurezza del ragazzo. Luna gli sorrise e andò accanto a lui. << Ciao Jamie. >> Sussurrò abbassandosi su di lui e avvicinando il viso al suo. Lo baciò sulla guancia e gli sorrise un’altra volta. Jamie sorrise a sua volta, e la ragazza si sentì rincuorata una volta visto il  suo sorriso. Tirò un gran respiro e disse:<< Mi hanno presa nella Squadra, Jamie. >>
Il ragazzo sorrise sinceramente. << E’ magnifico, Luna. >> Rispose per niente sorpreso. Luna si era aspettata una reazione composta da parte di Jamie, ma lo abbracciò eccitata come se avesse lanciato un urlo di gioia.
La ragazza trattenne le lacrime di gioia e guardò Jamie negli occhi. << E… C’è un’altra cosa… >> Disse sempre sorridendo. Jamie la guardò interrogativo. Luna si voltò e guardò Cane Pezzato, facendogli cenno di avvicinarsi.
Il ragazzo si avvicinò senza esitare, dopo aver preso un bel respiro, e mostrò a Jamie ciò che era coperto da quel panno che si portava in giro. Jamie rimase sbalordito. Alzò lo sguardo e puntò un dito sull’oggetto. << Lo hai fatto tu? >> Chiese a bocca spalancata.
Cane Pezzato annuì fiero. << Vuoi… Provarlo? >>
Jamie fissò il contenuto del panno per qualche istante, poi annuì deciso e si fece aiutare da Luna ad alzarsi. Cane Pezzato gli porse la spalla e lo portò nell’altra stanza. << Torniamo tra qualche minuto. >> Disse rassicurante mentre Jamie andava con lui fuori da lì.
I bambini stavano giocando, ma dopo che Cane Pezzato aveva mostrato a Jamie il contenuto di quel pacco, si erano incuriositi e avevano prestato attenzione alla situazione. Luna aspettò che Jamie sparisse dietro la porta prima di voltarsi verso la Squadra e rivolgere loro un sorriso speranzoso. Sospirò e andò da Sophie. La bambina ammiccò contenta quando Luna si fu avvicinata. Luna poté vedere i segni sulle guance che si era procurata quando la bambina aveva scoperto di possedere i suoi poteri, quelle piccole bruciature simmetriche, e una cicatrice sottile sulla guancia destra che aveva ricevuto durante una battaglia contro Pitch Black e Jack Frost, tempo addietro… Era tutto nel passato…
Luna si abbassò su Sophie scompigliandole ancora i capelli, poi la strinse a sé, cercando di farsi dare forza da quella bambina così piccola. Era così felice che fossero ancora tutti là, insieme…
Pitch le guardava abbracciarsi da terra con un mezzo sorriso in viso. Inizialmente non tutti erano stati d’accordo con Jamie sul portare il bambino con loro; pensavano che potesse prendere coscienza dei suoi poteri e tornare quello che era un tempo, ma Jamie lo aveva difeso, dicendo che sarebbe diventato quel Pitch Black solo se avessero continuato a ignorarlo, a isolarlo e a chiamarlo mostro. Aveva bisogno di amore, non voleva fare male a nessuno, e col tempo si capì che era solo quello che sembrava: un bambino desideroso di affetto.
Jamie aveva raccontato a Pitch il suo passato, i suoi ricordi… Quando aveva finalmente preso coscienza, dopo la loro ultima battaglia, era apparso come un guscio vuoto: privo di qualunque informazione. Forse lo shock gli aveva fatto perdere la memoria su tutto, compreso quello che aveva fatto con Jack Frost negli ultimi anni. Jamie era stato sincero con lui, e gli aveva detto tutto, concludendo dicendogli che avrebbe potuto scegliere lui cosa fare da quel momento. E il bambino scelse di restare…
Dopo alcuni minuti la porta dove Cane Pezzato e Jamie erano entrati si aprì, e i due ragazzi uscirono in piedi e a testa alta, uno accanto all’altro. Jamie aveva una protesi in metallo agganciata alla gamba sinistra. Zoppicava nonostante si stesse appoggiando a Cane Pezzato. Era sottile e squadrata, i bordi assumevano la forma di un esagono irregolare, e di sotto scendevano due sottili uncini flessibili che reggevano il corpo del ragazzo. Jamie aveva un’espressione strabiliata e sembrava affaticato. Non riusciva a credere a quello che stava accadendo in quel momento. Non riusciva a credere che stesse di nuovo camminando con tutte e due le sue gambe. Ansimava con forza, quasi sul punto di mettersi a gridare. Non staccava gli occhi da quella sua gamba di ferro che lo sorreggeva perfettamente.
<< E’ incredibile… >> Sussurrò. Alzò lo sguardo verso Luna e tutto il resto della Squadra. << E’ incredibile! >> Disse con un’espressione incredula. << Io… >> Abbassò lo sguardo di scatto e scoprì così che Cane Pezzato lo aveva lasciato. Jamie era in piedi da solo. << Io riesco a camminare! >>
A quella frase Bruto lanciò un urlo di vittoria trascinando con sé tutta la Squadra. Luna scattò incontro Jamie abbracciandolo, seguita da Sophie. Jamie reagì con sorpresa a quel gesto e sbandò un po’ quando Luna gli fu addosso. Lei non si preoccupò per il suo equilibrio; era felicissima di vederlo di nuovo in piedi. Sin da quando Luna era stata costretta a tagliargli la gamba pensava che Jamie provasse del risentimento verso di lei. Aveva sempre creduto di avergli rovinato la vita per quello che aveva fatto; adesso cominciava la salita per una vita normale.
<< Cane Pezzato… >> Fece Jamie voltandosi verso il suo amico. Sorrideva. << Sei un genio! >>
Cane Pezzato abbassò lo sguardo lusingato come per dire che non era il caso, ma Jamie scattò contro di lui e lo abbracciò amichevolmente, stringendolo con forza come non aveva mai fatto con nessuno. Era uno di quegli abbracci tra amici che aveva sempre ricevuto da persone come Bruto o Giuda. Era la prima volta che abbracciava qualcuno in quel modo. Subito dopo arrivarono gli altri: Bruto e Thor si lanciarono addosso ai due ragazzi, strofinandogli le teste, mentre Cane Pezzato rideva nella morsa di Jamie; arrivarono Giuda, Occhio di Falco e Runner che gli diedero delle vigorose pacche sulle spalle, e Segugio che si mise a saltare eccitato attorno a loro. Poi Coniglietto di Pasqua, Rage e Siaiei, che mantennero un certo contegno, nonostante l’euforia. Topo di Fogna aspettò che le acque si calmassero un po’ per stringere in un forte abbraccio tutti e due i ragazzi, cogliendoli di sorpresa.
Luna, Lupo Solitario e Sophie rimasero lontani dalla massa, a fissare contenti la felicità del ragazzo. Luna si sentiva meglio, ora che aveva visto Jamie stare in piedi sulle sue gambe, e Sophie era piena di gioia. Lupo Solitario fissava con soddisfazione quel ragazzo che era cresciuto così in fretta da dover rinunciare alla sua infanzia, ma aveva acquistato una grande forza e molte grandissime amicizie. Sentì tremare la sorella. La vide piangere. << C’è qualcosa che non va? >> Chiese abbassandosi un po’ su di lei.
Luna scosse la testa continuando a piangere. << No… >> Disse. << Va tutto a meraviglia… >>
Lupo Solitario guardò prima lei e poi Jamie, circondato dai suoi amici. Le mise un braccio attorno alle spalle e la avvicinò a sé, offrendole conforto. << Piangere è un conforto per l’anima. >> Mormorò. << Non è un problema, se piangi. >>
Luna si asciugò un po’ e abbracciò il fratello. << Lo so… >> Tirò su col naso. << Lo so, è che sono troppo felice… >>
Lupo Solitario le batté piano la mano sulla spalla. << Anche io lo sono. >> Disse con calma.
Sophie guardò Luna sopra di lei che si stringeva a suo fratello, poi guardò Pitch, che se ne stava in disparte seguendo la scena con un sorrisetto compiaciuto. Corse da lui e gli bisbigliò qualcosa in un orecchio. Il bambino annuì e si lanciò in mezzo alla folla, prendendo Jamie per una mano e tirandolo fuori di lì. Sophie andò da Luna e fece la stessa cosa con lei, portandola via di lì.
Sia Jamie che Luna non capirono cosa stesse succedendo, e tutti gli altri gli andarono dietro. Il gruppo uscì dalla casa e si riversò nell’ascensore. Jamie e Luna furono posti uno accanto all’altro. Si guardarono stupiti dalla mossa di Sophie e Pitch, li guardarono mentre premevano il pulsante che faceva scendere l’ascensore al piano terra e videro le porte chiudersi.
<< Ma… Sophie, che fate? >> Chiese Jamie confuso. Sophie aveva un sorrisetto furbo stampato in viso; non disse niente. Pitch era della sua stessa espressione.
Non avrebbero avuto risposte dai bambini, quindi aspettarono in silenzio che l’ascensore raggiungesse il piano terra. Durante la discesa Jamie e Luna fecero girare lo sguardo lungo le pareti della cabina, finendo per guardarsi negli occhi a vicenda. Ridacchiarono quando i loro sguardi si incontrarono.
Jamie si perdeva ogni volta che fissava l’occhio destro di Luna, verde cristallino, sembrava scandagliare l’anima di chi fissava fino in fondo, ed era così bello… Era meno bello da vedere l’occhio sinistro con la sua cicatrice e l’iride azzurro opaco, ma a Jamie non importava. Luna era quella ragazza accanto a lui, bellissima e splendente come il Sole; era tutta lei, non solo una parte di lei.
Luna ogni volta che guardava Jamie finiva per soffermarsi sul suo sorriso. Si chiese come quel ragazzo non avesse perso il sorriso dopo tutto quello che avevano passato: era un sorriso genuino, sincero, buono. La faceva sognare ogni volta che lo vedeva sorridere a quel modo. Poi guardava le sue cicatrici, i segni che quella guerra aveva lasciato sul suo corpo, e pensava che quel ragazzo era davvero forte…
Le porte dell’ascensore si aprirono e i bambini sgattaiolarono fuori eccitati. Jamie e Luna continuavano a non capire cosa avessero intenzione di fare, ma sembrò che il resto della Squadra sapesse cosa fare, e li spinsero verso quella che sembrava un’uscita. Jamie non usciva mai. Era sempre rimasto rinchiuso in casa a meditare, a guardare Sophie e Pitch; non si affacciava nemmeno alle finestre, forse per paura che qualcuno lo attaccasse per la sua diversità. Ma a chi doveva interessare, diceva Luna. Alcune volte la ragazza pensava che il ragazzo si fosse davvero arreso, ma quando lo vedeva sorridere… Si dimenticava di quello a cui pensava.
<< Insomma, Sophie, dove ci stai portando? >> Chiese Jamie spazientito quando ebbero superato una porta a vetri scorrevole. Sophie continuava a tirare Jamie.
<< C’è una cosa che devi vedere! >> Disse eccitata. << Io e Pitch la abbiamo vista da una finestra, ma non siamo mai scesi a vederla di persona. >>
<< E che cos’è di tanto eccitante? >> Chiese Jamie cercando di stare al passo della bambina. Lei era veloce, e lui sarebbe potuto essere più veloce, ma il suo equilibrio era precario, ancora nuovo a quella sensazione…
Forse Coniglietto di Pasqua capì di cosa parlava la bambina, e disse:<< Quando la vedrai, capirai. >> Mettendo più curiosità al ragazzo.
Erano fuori in strada, la gente che li vedeva si faceva da parte per lasciar passare quel gruppo di persone strane. Ma in realtà la gente li conosceva; li conoscevano tutti. Quelli erano gli eroi che avevano vinto la guerra e che avevano riportato la serenità, la pace, il caldo nel mondo. E c’era anche quel ragazzino che poche volte avevano visto, quel ragazzino che all’inizio non notava nessuno, che la gente evitava; poi era diventato un guerriero, era partito ed era tornato cresciuto e cambiato. Era tornato da eroe.
A Jamie non interessava molto che lo chiamassero eroe; era un ragazzo normale come tutti loro, e l’unica cosa che voleva era essere riconosciuto come una persona diversa… Aveva ribadito più e più volte che gli eroi erano coloro che lo avevano aiutato ad andare avanti, che lo avevano fatto crescere e che si erano sacrificati per lui… Non voleva che la gente pensasse che fosse stato tutto merito suo.
Raggiunto un angolo, Sophie portò Jamie in una piazza dove due statue di marmo si innalzavano al centro di essa: erano un uomo di circa cinquant’anni, i capelli corti e una corta barba ispida e una donna dai capelli lunghi e un sorriso enigmatico in viso. Jamie rimase a bocca spalancata quando li vide.
Sotto alle statue c’erano due piedistalli su cui erano incisi i loro nomi in codice: “Kallisto martire dell’insurrezione.” “Fatina dei Denti martire dell’insurrezione.”
Jamie non riusciva a credere ai suoi occhi. << Hai sempre detto che gli eroi erano quelli che hanno reso possibile tutto questo… Quelli che si sono sacrificati per tutti noi… >> Disse Coniglietto di Pasqua avvicinandosi al ragazzo e posandogli una mano sulla spalla, mentre Sophie guardava le due statue e il fratello con eccitazione. << Abbiamo pensato allora di rendere loro omaggio. >> Concluse alzando la mano per mostrare le statue.
Kallisto aveva un aspetto marziale, lo sguardo duro e deciso, il petto in fuori e le braccia scendevano lungo i fianchi, mentre una gamba era più avanti dell’altra; aveva indosso la sua armatura e impugnava nella mano destra la sua rivoltella.
La Statua di Fatina dei Denti dava un senso di calma e pace; sorrideva, ma i suoi occhi erano più profondi di un semplice sorriso; sembravano scrutare l’anima di qualcuno di fronte a sé. Aveva un lungo vestito con le maniche larghe e che ricadeva sul piedistallo. Le braccia erano leggermente allargate e sembrava avere la schiena leggermente piegata verso dietro.
Arrivò un omone panciuto e con una barba bianca con un’espressione paciosa in viso; era il vecchio Babbo Natale, che dopo la fine della guerra si era mosso per rimettere in sesto la città ed era stato alla fine eletto sindaco, dimostrata la sua abilità e il suo interesse per il popolo; in fondo era stato lui da solo a creare quel covo sotterraneo e a renderlo più sicuro possibile. Si sorprese a vedere Jamie lì, e lo salutò con vigore. Poi, quando vide la protesi alla gamba, rimase a bocca aperta. Era da parecchio tempo che non lo vedeva, e quella sorpresa lo fece davvero contento. Quando l’omone seppe che a costruire la gamba era stato Cane Pezzato, rimase ancora più stupito.
<< Sei tornato come un tempo, allora, ragazzo? >> Chiese Babbo Natale ridendo. Jamie sorrise guardando le statue.
<< Non proprio… >> Disse pensieroso. << Non potrei mai tornare quello che ero una volta… >> Quella frase tolse il sorriso a Babbo Natale, ma Jamie non intendeva offendere o altro. Fece dei passi in direzione delle due statue. Il gruppo che era dietro di lui attese in silenzio.
Jamie si fermò di fronte alle due statue. Alzò lo sguardo e le contemplò entrambe. Erano fantastiche, se solo Kallisto e Fatina dei Denti le avessero viste… Lui probabilmente avrebbe preferito fracassarla con una mazza ferrata, piuttosto che tenerla lì dov’era, e la donna avrebbe cercato di non farci caso, continuando a comportarsi normalmente, senza dare nell’occhio… Eh già… Pensò Jamie. Non erano proprio i tipi che accettavano la gloria e la fama… Gli sfuggì un sorriso. Mise una mano sul piedistallo della statua di Kallisto, esaminando la targa.
La statua di Kallisto sembrava tenere d’occhio tutta la città, dalla sua posizione, il suo sguardo attento e severo, però Jamie sapeva che lui non era solo così: era un uomo gentile, responsabile, uno di quegli uomini degni di essere chiamati “padre”.
<< E’ stato un lungo viaggio… >> Sussurrò in modo che solo lui e Kallisto potessero sentire. << Se non ci fossi stato tu a darmi forza e a mostrarmi la via, probabilmente non avrei superato la prima notte… >> Sospirò. << E’ stato difficile perderti… Pitch aveva pensato che quello mi avrebbe demoralizzato, mi sarei arreso… Ma in realtà è stata una spinta, un motivo in più per concludere tutto, perché troppa gente si era sacrificata… >> La statua di Kallisto sembrava ascoltare le parole di Jamie con attenzione. Il ragazzo abbassò lo sguardo. << Sono felice di averti conosciuto, mentore… >> Deglutì evitando di piangere. << Grazie… Per avermi guidato. >>
Jamie sentì le labbra piegarsi in un sorriso, e non poté farne a meno. Alzò lo sguardo verso la statua di Kallisto e fece un leggero inchino, grato a quell’uomo per essere esistito. Poi girò lo sguardo e andò da Fatina dei Denti.
Lupo Solitario vide Jamie mentre andava dalla statua di Fatina dei Denti, e si ricordò allora di una cosa; mise una mano in tasca e ne estrasse un foglio di carta. Nonostante fosse piuttosto vecchio e fosse sempre rimasto nelle tasche del ragazzo, quel foglio sembrava non aver risentito del tempo. Lo guardò con nostalgia. Da quando aveva trovato quel disegno con quella lettera, quel foglio di carta era rimasto sempre con lui, era la sua ispirazione, la sua guida… Non lo aveva mai mostrato a nessuno, forse perché il messaggio avrebbe solo peggiorato gli stati d’animo degli altri, e poi se quel foglio di carta era arrivato proprio da lui, significava che Fatina dei Denti aveva voluto che in qualche modo lo avesse lui…
Jamie posò la sua mano sul piedistallo della statua. << Fatina dei Denti… >> Jamie conosceva il suo nome come quello di tutti gli altri, ma nella Squadra ormai avevano finito per chiamarsi tutti con i loro nomi in codice. << Sei tu la più coraggiosa. Non fingere il contrario. >> Scosse la testa sorridendo alla statua. << Sei stata così forte da sacrificarti per tutti noi, ti sei presa cura di mia sorella e… >> Abbassò lo sguardo confuso. << Non so se sia stata opera tua… Se hai lasciato qualcosa di te in lei, oppure la hai aiutata a scoprirlo… >> Alzò lo sguardo. << Ma grazie. >> Mormorò esausto. << La tua scomparsa è stata davvero un grande dolore per tutti, ma… Ci ha anche aiutati… >> Jamie non sapeva bene cosa dire, tutte le cose che voleva dirle si stavano affollando e non riusciva a ordinarle per importanza. << Ci sono stati momenti in cui non mi sono fidato di te… Non mi sono fidato di nessuno… >> Abbassò lo sguardo. << Ma… Sappi che io… >> Scosse la testa sorridendo. << Non so se mi puoi realmente sentire, ma se sei da qualche parte, lassù nel cielo, magari assieme all’Uomo della Luna… Voglio ringraziarti… E… >> Sospirò frustrato, incapace di esprimersi chiaramente. << Credo in te. E anche tutti gli altri credono in te. >> Disse, pensando che quello fosse il modo migliore per esprimersi. << Credo in te e continuerò a credere in te sempre. >> Concluse alzando lo sguardo e posandosi una mano sul petto.
Jamie sorrise alla statua e diede un colpetto con la mano al piedistallo, poi si allontanò e tornò dalla Squadra. Erano silenziosi, avevano aspettato tutti quanti il suo ritorno.
<< Come ti senti, Jamie? >> Chiese Luna abbracciandolo.
Jamie sorrideva. << Mi sento come se mi fossi tolto un peso dal petto… >> Disse pensieroso. << Mi sento bene. >>
<< Aspetta di vedere la targa che abbiamo messo in questa piazza in tuo onore… >> Disse Topo di Fogna con sorriso furbo.
Jamie si voltò contrariato. << Una targa? >> Sbottò incredulo. << Avevo detto che non volevo niente per… >> Si bloccò non sapendo cosa dire. Babbo Natale rise con la sua voce bassa.
<< Diciamo che qualcuno ha insistito un po’… >> Disse ridendo e cominciando a condurre il ragazzo verso un’altra zona della piazza. Jamie era incredulo.
<< Perché…? >> Chiese demoralizzato.
Si avvicinò Cane Pezzato. << Perché, che tu lo voglia o no, sei il nostro eroe, il nostro liberatore; come potevamo non mettere qualcosa per commemorare le tue gesta? >> Jamie abbassò lo sguardo abbattuto.
<< Io… Non ho fatto niente… >> Mormorò.
<< Andiamo Jamie, devo schiaffeggiarti? >> Chiese Luna ridendo. Jamie ricordava sempre gli schiaffi di Luna. Erano quelli che si ricevevano quando la si portava al limite, e inizialmente il ragazzo la faceva impazzire ogni volta che si incontravano…
<< Sei troppo modesto, Nightmare, però, almeno per una volta, goditi quello che tu hai creato. >> Disse Coniglietto di Pasqua.
Jamie guardò il terreno mentre camminavano. << No. >> Disse fermandosi. Tutti quanti si girarono a guardarlo increduli. << Non c’è niente che io abbia creato senza di voi. E’ chiaro? >>
I componenti della Squadra si scambiarono delle occhiate allusive, dei sorrisetti furbi e ci furono persone che annuirono soddisfatte. Coniglietto di Pasqua si guardò intorno prima di rispondere a Jamie. << D’accordo, Nightmare. >> Disse soddisfatto.
<< Siamo una squadra. >> Disse Jamie per difendere la sua tesi. Coniglietto di Pasqua sorrise.
<< E’ vero… >> Disse.
Jamie si corresse. << Anzi, no… Siamo una famiglia! >> Disse con più vigore, sorridendo.
A quel punto si intromise Bruto. << Ci puoi contare! >> Esclamò sorridendo. Bruto era cambiato molto da quando Jamie lo aveva conosciuto. E non solo lui. Tutti gli elementi della Squadra avevano incontrato dei cambiamenti, durante quel loro viaggio… Tutti erano cresciuti dentro di sé, avevano imparato a vedere le cose in modo diverso nella vita. Erano cresciuti grazie a quel ragazzino sbucato dal nulla, e lui in ricambio era cresciuto grazie a loro.
Arrivarono di fronte a una targa metallica incastonata nel pavimento. Sopra c’era scritto: “A Nightmare, l’Eroe dei nostri cuori.”
Jamie non poté non sorridere alla vista di quel messaggio. Ecco. Per quello gli andava bene un riconoscimento; la targa non parlava necessariamente dell’insurrezione contro gli Incubi. La targa parlava di Jamie e di come avesse cambiato le vite di chi aveva incontrato. Il ragazzo pensò a Carter e a sua figlia Anna, a cui aveva aperto gli occhi, e si immaginò l’uomo intento a ricostruire la sua città, aiutare la gente che aveva bisogno di aiuto e sua figlia che rimaneva sempre accanto a lui, assaporando la bellezza di avere un padre affettuoso sempre accanto e la possibilità di vivere libera… Si immaginò Ralph Silla che apriva le porte di Silla’s Harbour e si dava da fare a ricostruire la città con tutti gli abitanti del suo rifugio, forse anche con l’aiuto di suo fratello Bradley, e che magari riusciva a mettersi in contatto con le persone sue care dall’altra parte dell’oceano… E poi pensò a Leila, Walter, Bonnie e Billy… Quei ragazzi lo avevano salvato… Se non fosse stato per loro, lui avrebbe perso tutto; sua sorella, Luna, la guerra… Si chiese cosa stessero facendo ora quei ragazzi… Forse la gente era tornata da loro, le cose erano migliorate…
<< Sei il nostro eroe, Jamie. >> Disse Luna stringendolo e baciandolo su una guancia, destandolo dai suoi pensieri. Jamie guardò la targa. Sua sorella era accanto a lui, lo abbracciava anche lei, e Pitch, per quanto fosse refrattario a quelle manifestazioni di affetto, stava molto vicino al ragazzo. Lui lasciò che si avvicinassero tutti, non importava quanti fossero. Era felice.
Sì. Quell’appellativo cominciava a piacergli, ora che aveva visto il suo altro significato… “Eroe”…
Si era riunita una gran folla attorno a loro, tutti quanti formavano un cerchio e fissavano con occhi sgranati il gruppo di persone in mezzo. Jamie non era quasi mai uscito dal suo appartamento, forse per paura di quello che avrebbero potuto pensare le persone, di quello che avrebbero potuto dire… Ma ora non aveva più paura di quello. Aveva i suoi amici, la sua famiglia… Era forte grazie a loro.
Forse quelle persone aspettavano qualcosa, erano in attesa di un segno, una parola da parte del loro liberatore… Ma Jamie non disse niente. Era circondato dai suoi amici, questo gli bastava. Se volevano un segno… Non avrebbe potuto darglielo; Jamie non aveva più utilizzato il suo potere da quella notte. Non lo aveva più fatto… Non perché non volesse, ma perché quando ebbe provato a creare un oggetto, scoprì che non poteva più… Semplicemente perché non aveva più paura. Avrebbe lasciato dei fiori alle statue di Kallisto e Fatina dei Denti, altrimenti… Forse avrebbe anche lasciato qualcosa di simbolico alla targa, ma non poteva.
E in fondo, andava bene così. Non aveva bisogno della paura per vivere. Era felice così. Aveva qualcosa di più importante.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio