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Autore: Rota    29/01/2015    2 recensioni
Nel bagliore riflesso dei raggi del sole, si intravede la serra delle rose. L'odore che ne esce è dolce quanto una carezza, privo di ogni tipo di sensualità o malizia – le narici sensibili di Kagami lo avvertono distintamente, per quanto ben abituate ad altri generi di aromi. Si ferma con passo incerto, guardando quella cappa di vetro trasparente come se non ne avesse intenzione e fosse solo un caso: scorge, tra i cespugli bassi e smeraldini, del movimento conosciuto, e quindi capisce di non poter più andare altrove. Viene richiamato.
[KagaKuro; Fandom!AU/ La rivoluzione di Utena]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Take my Revolution'
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*Autore: Rota/margherota
*Titolo: La serra delle rose
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Kuroko Tetsuya, Kagami Taiga
*Generi: Sentimentale, Fluff
*Avvertimenti: Shonen ai, Fandom!AU (La rivoluzione di Utena)
*Rating: Verde
*Numero parole: 734
*Settimana/Prompt Cow-T: Seconda settimana/ Qualcosa di blu
*Dedica: sempre alla mughetto, giusto perché questa non se l'aspetta di sicuro (L) e a Himiko, perché le piace sia Utena che la KagaKuro (L)
*Note: Le fandom!AU sono decisamente qualcosa che amo un sacco scrivere, se poi interessano una delle mie più recenti OTP ancora meglio 8D
Buona lettura (L)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In quell'area dell'edificio scolastico di norma passano poche persone.
Gli studenti o preferiscono gli spazi aperti e verdi dei giardini, capaci di spargere i loro rumori vivaci senza dare fastidio a nessuno, o prediligono le zone ben soleggiate all'aria aperta, dove poter godere del calore della natura e di tutti i suoi colori. D'altra parte, gli insegnanti e tutto il personale scolastico, legati a quel luogo da vincoli più profondi che la gioventù spensierata, di rado si attardano entro i soliti corridoi ampi, conducendo il passo lento di stanchezza e grave d'età verso un imprecisato esterno, sempre più distante dall'aria stantia respirata troppe volte.
Kagami riesce a sentire l'eco dei propri passi a ogni metro che avanza. Le larghe arcate che aprono il fianco del passaggio dipingono ovali di luce sul pavimento calpestato, brillanti nel contrasto con la fresca ombra. Questa calma così densa fluttua nell'aria e la rende leggera.
Persino il rumore della cartella appoggiato alla schiena, con il braccio che la sorregge bene in alto, fa più rumore che gli uccellini discreti.
Nel bagliore riflesso dei raggi del sole, si intravede la serra delle rose. L'odore che ne esce è dolce quanto una carezza, privo di ogni tipo di sensualità o malizia – le narici sensibili di Kagami lo avvertono distintamente, per quanto ben abituate ad altri generi di aromi. Si ferma con passo incerto, guardando quella cappa di vetro trasparente come se non ne avesse intenzione e fosse solo un caso: scorge, tra i cespugli bassi e smeraldini, del movimento conosciuto, e quindi capisce di non poter più andare altrove. Viene richiamato.
Emerge dal corridoio sul piccolo giardino interno e procede verso la serra.

 

Le foglie piene di rugiada a gocce e le piante appena assetate splendono davanti ai suoi occhi, facendogli dimenticare per un attimo dove si trovi e perché.
-Buongiorno, Kagami kun.
Kuroko lo saluta mentre ha ancora tra le mani il piccolo innaffiatoio scuro che di solito usa. Anche Nigou lo accoglie con ben più che semplice attenzione, ma ha la delicatezza di non corrergli incontro e rimanere disteso a terra, a ridosso di un muretto di mattoni. Le aiuole sinuose drappeggiano un sentiero basso e bianco di ciottoli sterili, immergendo in una natura ricca e preziosa di essenza.
È tutto così etereo che non sembra neanche reale.
Kagami ricambia il saluto di Kuroko con un cenno del capo, muto e ancora sul ciglio della porta d'ingresso, ma questo basta comunque perché l'altro gli sorrida – non ricambia, eppure si sente gli zigomi scaldarsi un poco.
Ha passato la mattinata intera a pensare ai duelli dell'Arena, a Kise e Midorima e persino l'ultima sfida che Aomine gli ha lanciato per quella sera stessa. I suoi muscoli e il suo intero corpo fremono tutti di aspettativa, perché sempre impetuoso è stato nell'affrontare determinate sfide e sempre lo sarà, anche se il movente e il luogo cambiano.
Tuttavia, Kuroko sorride circondato dai fiori, in quel preciso momento, e la sua intera persona si rilassa al gesto. Non pente la pesantezza del sonno mancato e le sue narici si riempiono del profumo delle rose.
Avanza verso di lui, con sguardo grave; Kuroko lo guarda e non arretra, ritrovandosi immerso nella sua stessa ombra e toccato dalla mano di lui sul petto. Lì, proprio lì, è dove di solito lo Sposo della Rosa estrae la Spada di Dios, per la Rivoluzione del mondo.
C'è così tanto calore, in quelle dita, e così tanto sentimento, nel loro fremere piano, senza schiacciare troppo. Kuroko guarda il suo viso, Kagami guarda dove ha il cuore.
Vorrebbe dirgli che tutto quello basta per farlo stare sereno e tranquillo, ma sa che non è vero.
Allora, siccome è una persona debole e ha bisogno di sentire le proprie stesse parole, pronuncia una promessa – e come in tutti i riti, le parole hanno il potere dell'assoluto e dell'intoccabile, del futuro chiaro e netto che li vedrà per sempre inseparabili.
-Vincerò. Vincerò ogni duello con cui mi sfideranno.
Non vede se Kuroko continua a sorridere, e non fa alcuna resistenza quando gli solleva la mano e la porta alla bocca, per un bacio dolce. Non vuole neanche chiedersi se le labbra che lo toccano siano della Sposa o siano invece di Tetsuya, e si accontenta di una dolce mezza bugia.
Racchiudendo tutto lì, in quella serra e tra le dita sottili del ragazzo.
-Finché vincerai, io sarò tuo.

   
 
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