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Autore: Clarrie Chase    28/11/2008    1 recensioni
Piccolo esperimento di one-shot narrata contemporaneamente su due diverse linee temporali, ma con gli stessi protagonisti. In un ipotetico futuro in cui Ed e Al hanno recuperato i loro corpi e vivono a Central City con Winry, il Natale è alle porte...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot è un piccolo esperimento di narrazione su due diverse linee temporali ma che coinvolgono gli stessi personaggi. Mi ha molto divertita scriverla, anche se devo ammettere che alla fine non è uscita affatto come mi aspettavo… Beh, non è la prima volta che succede, ma sono comunque orgogliosa del risultato, soprattutto perché è da molto tempo che non scrivevo una one-shot… Sinceramente parlando non volevo pubblicarla, ma siccome di EdWin ce n’è veramente poco in questo sito, ho deciso di renderla pubblica^^ Fatemi sapere cosa ne pensate, altrimenti mi scoraggio^^”

 

 

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24 Dicembre, Central City, 1916.

 

Winry sistemò ancora una volta il panno bagnato sulla fronte di Alphone. Sospirò sconsolata: gliel’aveva detto che se non fosse stato attento si sarebbe ammalato. Si sentiva anche un po’ in colpa: se lei avesse avuto il coraggio di essere un po’ perentoria probabilmente non gli sarebbe venuto quel febbrone. La ragazza sorrise lievemente: già, ma chi ne avrebbe avuto il coraggio, d’altronde? Alphonse aveva recuperato il suo corpo da pochi mesi, ed era normale che non fosse più abituato a sentirsi abbastanza ‘in sintonia’ col proprio corpo da riuscire a capire i suoi bisogni. Così, nonostante i brividi di freddo e la pelle d’oca, Alphonse aveva giocato per tutto il giorno fuori casa con Edward. Questa volta Winry non dovette cercare di nascondere il sorriso che le era salito alle labbra, anche perché non ci sarebbe riuscita nemmeno con tutta la volontà del mondo: per la prima volta dopo tanti anni, si sentiva felice. Era tutto perfetto: Alphonse aveva di nuovo il suo corpo e non la smetteva ogni giorno di fare nuove scoperte interessanti (come il dolore che gli provocava pungersi con un ago, o il sapore che aveva il pane appena uscito dal forno) , Edward sorrideva più spesso (nonostante continuasse ad essere un Alchimista di Stato, occupando un posto d’ufficio) e lei aveva appena finito il suo apprendistato e si godeva una piccola vacanza prima di darsi da fare per aprire un officina d’automail anche lì a Central City (anche se sotto sotto sentiva la mancanza di sua nonna, di Den, e di tutti gli altri amici di Resembool). Già, a Resembool. Chissà che cosa stava facendo sua nonna, in quel momento… un po’ si sentiva in colpa, ad averla lasciata sola anche in prossimità delle feste. Ma Edward, ovviamente si era caricato di lavoro arretrato in ufficio, e non poteva proprio allontanarsi da Central City. Strinse i pugni cercando di trattenere l’urletto di gioia che le era automaticamente salito alla gola: era a Central City! Lei, Winry Rockbell, viveva a Central City, e con Ed e Al, per giunta! Sorrise nuovamente,  ripensando al giorno in cui Edward le aveva chiesto di seguirlo insieme ad Alphonse fino a Central City, per vivere insieme come una vera famiglia. La sua richiesta era estesa anche a Pinako – anche se Winry aveva l’impressione che Edward avesse già parlato alla vecchia di quello che intendeva fare e che si fosse fatto in quattro per ottenere ‘la sua benedizione’ spaccandosi la schiena per fare i lavori manuali della casa –, ma lei  aveva rifiutato, replicando che Resembool aveva bisogno di lei. Il suo sguardo si allontanò per pochi secondi dal ragazzo addormentato con la fronte leggermente sudata, per spostasi sulla finestra rigorosamente chiusa, dall’altro lato della stanza. Stava nevicando.

Poi la porta si aprì silenziosamente, e sulla porta comparve Edward: visto il suo abbigliamento abbastanza leggero Winry dedusse che avesse appena finito di fare i suoi soliti esercizi sera. Il suo volto era addolcito come al solito dalla vista del fratello, ma nei suoi occhi Winry leggeva il senso di colpa: sicuramente stava pensando che se si fosse rifiutato di accompagnare Alphonse fuori sicuramente non gli sarebbe venuta la febbre. << Come sta? >> chiese Edward a voce bassa, restando sulla soglia.

 

24 Dicembre, Resembool, 1906.

 

<< Ma come sta Al? >> chiese quella che doveva essere Winry, sei anni, al bambino che le camminava di fianco. Lui sbuffò, come infastidito: << Beh, ha un febbrone pazzesco. Come dovrebbe stare? La mamma gliel’aveva detto di coprirsi, ma lui ‘nooo, devo fare come il mio nii-san!’. Il giorno in cui capirà che non può fare tutto quello che faccio io, pioverà fuoco! >>. Winry scosse la testa, di fronte allo sfogo dell’amico. <> lo rimproverò lei provando a far riemergere il suo sguardo accigliato, sotto i miriadi di strati di sciarpe che le coprivano sia la fronte che il nasino roseo e le guance rosse dal freddo. Edward sorrise, nel vederla completamente sotterrata dai  vestiti. Poi lasciò scorrere lo sguardo intorno a loro: da quella modesta collinetta su cui si trovavano le loro case, riuscivano ad ammirare tutta Resembool. Tutto, a partire dall’erba che aveva assunto un colore azzurrino-bianco, fino ai tetti delle case giù in città, era ricoperto di bianco. << Bleah. Odio la neve! >> si lamentò esattamente tre secondi dopo, facendo sospirare sconsolata la bambina.

 

<< Meglio di prima; la febbre si è abbassata.>> lo informò Winry, sentendo un vago rossore farsi largo sulle sue guance. Edward se ne accorse, e fraintese come al solito: << Hai freddo, Win? Vado ad alzare la temperatura del riscaldamento… >>. Winry scosse la testa velocemente, rincuorandolo: << Non preoccuparti, sto benissimo. E in questa stanza è impossibile avere freddo, ci saranno almeno gradi! >> esclamò sorridendo, e alzandosi dalla sedia per lasciarla a Edward. Lui non provò nemmeno a fermarla, troppo curioso di scoprire che cosa aveva in mente. La vide attraversare la stanza e fermarsi di fronte alla finestra; infine sospirare e dichiarare, con voce lagnosa. << Odio la neve! >>

 

Winry sembrò stupita da quella frase: << Che cosa? Perché? >>. Edward le rivolse un occhiata sdegnata, rispondendole come se gli avesse chiesto la cosa più ovvia del mondo: << Come ‘perché’? E’ fredda e bagnata, quando c’è non si può giocare fuori finché non si è sciolta almeno in gran parte e…>> il bambino si fermò all’improvviso, arrossendo come se gli si fosse fermato qualcosa in gola. Winry lo incitò, incuriosita da quel suo modo di vedere la neve: <<E’ che cosa? >> gli chiese, avvicinandosi a lui come se stesse per rivelrarle un grande segreto. Edward indietreggiò trovandosi inaspettatamente così vicino a Winry, e, colto alla sprovvista, inciampò e cadde per terra, in cumulo di neve candida. Winry non riuscì a trattenere le risate, mentre Edward sbuffava stizzito e si ritirava su da solo, tremando lievemente. << Smettila di ridere, è colpa tua! >> l’accuso il bambino puntandole contro l’indice tendendo in avanti il labbro inferiore in un broncio che di solito sostava volentieri sulle labbra del suo fratellino minore, Alphonse. << Non… mphf…. Ci riesco! Ahahahahahaha! >> rise Winry, senza riuscire a trattenere le risate.

 

Edward inarcò un sopracciglio, sorridendo leggermente: << Davvero? Un tempo invece l’amavi. Non vedevi l’ora che nevicasse per poter uscire e venire a buttare giù dal letto me e Al per giocare a palle di neve. >> rammentò il ragazzo sorridendo a quel ricordo. Winry fece la finta tonta, storcendo il naso: << Non me lo ricordo. >> replicò lei con voce che dava ad intendere chiaramente che stava scherzando. << Ah, davvero?>> stette al gioco Edward, lasciandosi andare ad una risata bassa e roca. Winry si unì alle sue risate.

 

<< Smettila di ridere! >> le chiese Edward, incrociando le braccia al petto e voltandole le spalle, offeso. Lei allora smise di ridere, preoccupandosi per l’orgoglio ferito dell’amico. << Dai, Ed… non volevo offenderti!>> esclamò, tornandogli davanti. Lui socchiuse alzò il volto al cielo, fingendo di non vederla; Winry gli mise una mano sulla guancia costringendolo ad abbassare lo sguardo. Il bimbo trattenne il fiato, ritrovandosi di fronte gli occhi lucidi di Winry: << Siamo ancora amici, Ed? >> chiese quindi, a voce bassa e timorosa. Edward abbandonò la posa di guerra e sospirò: non sarebbe mai riuscito a resistere alle lacrime di Winry.

<< Sì… siamo ancora  amici. >> rispose lui, abbassando lo sguardo con aria pensierosa. Winry si aprì in un sorriso brillante ma che purtroppo era coperto dalla sciarpa che le avvolgeva gran parte del viso.                 << A me invece piace tantissimo la neve! E’ bianca – del mio colore pregerito –, ci si può costruire grandi castelli, e poi porta il Natale! >>

 

Alphonse tossì, e in quel momento le risate cessarono, diventando immediatamente sguardi accorati e preoccupati. << Credi che…? >> iniziò Edward guardando sospettoso il fratellino addormentato. Gli occhi di Winry indugiarono per pochi istanti sul volto disteso e tuttavia più rosso del normale di Alphonse; quindi scosse la testa, tranquillizzando anche Edward: << Sta dormendo. >> disse, e un sorriso tenero le illuminò il viso. Edward si rabbuiò leggermente, vedendo il sorriso di Winry. La ragazza lo guardò incuriosita: erano anni che Edward non aveva quello sguardo.

 

I piccoli avevano ripreso a camminare lungo la via, l’uno accanto all’altro, in silenzio. Edward camminò accanto a Winry ancora qualche secondo, poi sospirò: << Che cosa c’è? >> le chiese, preoccupato. Gli occhi azzurri di Winry, che di solito non evitavano mai di ammirare meravigliati qualsiasi cosa gli si parasse davanti, adesso erano spenti, tristi. E lei era silenziosa. Edward la conosceva abbastanza bene da capire che c’era qualcosa che non andava. Winry abbassò lo sguardo con aria colpevole: << Mi manca Al. >> rivelò  con voce triste. Edward restò senza parole: << Ah, e io no, invece, vero? >> le chiese, guardandola accigliato. Winry scosse la testa: << Tu sei qui mentre Al no, perché ha la febbre. Mi spieghi come fai a mancarmi, se sei sempre con me? >> gli chiese quindi, un po’ irritata dal tono accusatorio nuovamente presente nella voce dell’amico. Edward assottigliò gli occhi a quella domanda: << Ah, è così? Allora andrò via e starò così lontano da te, ma così lontano… che quando tornerò non sarai neanche in grado di riconoscermi! >>. Winry vacillò a quella minaccia, incapace di proferir parola: << … Sei cattivo! >> esclamò quindi, mentre gli occhi iniziavano già a pizzicarle di lacrime.

 

<< A che stai pensando? >> le chiese Edward qualche secondo dopo, cercando di sembrare disinteressato: si era accorto dello sguardo stupito che Winry gli aveva lanciato, e non voleva che lei si accorgesse che…

<< Stavo pensando che è da molto tempo che non mi guardi così. >> disse Winry sovrappensiero, come se avesse risposto in maniera fin troppo automatica, per rendersi conto di quello che aveva appena confessato. Edward diventò serio, abbandonando l’espressione insolita che fino a pochi secondi prima aveva dominato il suo viso: <<Così’ come? >> chiese, adattando il tono alla propria espressione seria. Winry si morse le labbra: che cos avrebbe dovuto dirgli, adesso? Doveva dirgli la verità? Che lui l’aveva nuovamente guardata come se… come se l’amasse? Non era la prima volta, da quando vivevano insieme, che Winry aveva visto negli occhi di Edward quella muta ma consistente scintilla di affetto che lo muoveva ogni volta che restavano soli. Soli come in quel caso.

E come quella volta.

 

Winry si chinò sulle ginocchia, circondando le gambe con le mani e nascondendo il viso agli occhi di Edward. Era uno sforzo inutile, perché tanto lui ci sentiva benissimo. Sentiva quei piccoli singhiozzi nello stesso modo in cui vedeva le piccole lacrime di Winry scivolare giù dal viso ed andare a posarsi sulla neve, sciogliendola leggermente nei punti in cui atterrava. In un attimo – come al solito quando la vedeva piangere – si dimenticò per quale motivo si era arrabbiato. Si chinò accanto a lei, posandole le mani sulle spalle: << Winry… ti prego, non piangere più! Per favore! Farò qualunque cosa, ma non piangere! >> le promise solennemente lui, stringendo le mani sulle sue spalle nella speranza di farle arrivare sia il calore che la sincerità che c’era in quelle parole. Winry alzò lo sguardo, e per un attimo a Edward mancò il respiro di fronte a quei profondo laghi azzurri che ora erano inondati di lacrime cristalline. << Qualunque cosa? >> chiese lei con voce ancora intrisa di lacrime. Edward annuì guardandola con la solita espressione determinata che assumeva quando si prefiggeva un obbiettivo. << Qualunque cosa. >> ripeté lui, annuendo nuovamente per dare più enfasi a quelle parole. Winry lo guardò per un istante, prima di decidere che cosa dire: << Allora promettimi che non te ne andrai mai! Che resterai sempre con me! >> esclamò la bimba, contenta della soluzione che aveva brillantemente trovato. Edward le sorrise sollevato: per fortuna non gli aveva chiesto nulla di impossibile! Anzi, gli aveva anche dato la possibilità di… << Te lo prometto. >> Si impegnò lui, tendendole il mignolo della mano destra. Lei guardò prima il mignolo che Edward le tendeva, poi la propria mano foderata da guanto. Con un gesto deciso e secco tolse via il guanto, unendo il proprio mignolo a quello del bambino che aveva di fronte.

 

<< Niente, lascia perdere. >> replicò in fretta Winry, eludendo lo sguardo di Edward. O, almeno, sperando di eludere lo sguardo di Edward. Il ragazzo infatti non sembrava avere intenzione di cedere. << Dimmelo, Winry. >>. Perché Winry aveva la netta sensazione che Edward sapesse che cosa aveva penato pochi secondi prima? << Ti prego. >> aggiunse il ragazzo, guardandola implorante ma nascondendo subito dopo gli occhi all’ombra dei capelli, come temendo che lei potesse leggervi dentro. Winry era ancora indecisa: doveva dirglielo per davvero? << Ed, veramente, non è nulla di importante… >> tergiversò ancora lei. Edward la guardò cupo: << Se non è così importante, perché non vuoi dirmelo? >> le chiese, avvicinandosi a lei fino ad arrivarle davanti. Winry avrebbe voluto indietreggiare, ma se avesse mosso anche un solo passo indietro avrebbe posato le spalle contro la finestra – e visto il freddo che faceva fuori, dubitava seriamente che le sarebbe piaciuto – . Winry gli posò una mano sulla spalla, spingendo lievemente sperando che lui seguisse quel movimento con naturalezza. Ma Edward sembrava ben intenzionato a non lasciarla andare. Le prese la mano con la propria, e, intrecciando le loro dita, la allontanò dalla propria spalla. Ora, osservava le loro mani unite a riempire lo spazio che c’era fra i loro corpi. Winry sentì il suono del proprio cuore distintamente, e imbarazzata si chiese se anche Edward fosse in grado di sentirlo.

<< Winry, ti prego, dimmi che cosa stavi pensando. >> le ripeté lui con calma, ma incatenando il suo sguardo al proprio. Winry si arrese, restituendogli lo sguardo.

<< Io stavo pensando che tu… mi stavi guardando come se mi amassi. >> aveva iniziato quella frase ad occhi bassi, ma aveva finito per guardarlo negli occhi, pronta ad ogni sua reazione. Ad ogni sua reazione, ribadì nella sua mente, tenendosi pronta per una risposta. Tuttavia, mai si sarebbe aspettata quella reazione. Edward, stringendo più forte e tuttavia più dolcemente la presa sulla mano di Wiinry, chinò il volto fino a congiungere le loro labbra. La mano di Winry fremette e abbandonò quella di Edward per allacciarsi ermeticamente alla nuca del ragazzo, mentre lei si sollevava in punta di piedi spingendosi di più verso il suo volto. Le parve di sentire Edward sorridere, prima  che lui si allontanasse lentamente da lei, posando la fronte sulla sua. Incredibile, era stato un semplice bacio, eppure entrambi si ritrovarono a corto di fiato. Winry fece per parlare, ma Edward bloccò sul nascere la sua domanda, baciandola nuovamente, questa volta accarezzandole le labbra con la lingua. << Ti amo. >> dichiarò lui osservandola chiudere gli occhi e cercare di ristabilire il proprio respiro. Un ultima domanda aleggiava tra di loro. Winry posò nuovamente le labbra sulle sue, incapace di saziarsi di quella sensazione che le aveva catturato il petto: << Non te ne andrai più, vero? >> gli chiese, trovandosi nuovamente fronte a fronte. Lui sorrise, posandole un bacio sul mento: << Tutto quello di cui ho bisogno è qui. >>, le sussurrò accarezzandole una guancia e sfiorando con le dita le ciocche di capelli biondi che le incorniciavano il viso. << Ti amo anch’io. >> soffiò Winry sulle sue labbra, un secondo prima che lui accorciasse nuovamente la distanza tra loro baciandola nuovamente.

Winry sorrise. Adesso era tutto Perfetto.  

   
 
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