Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: BBola    30/01/2015    0 recensioni
Questa storia sarebbe dovuto essere il prologo di un altro racconto, più lungo, ma i personaggi hanno preso il sopravvento e mi hanno costretta a dedicare due capitoli esclusivamente a loro! La penna corre quando si scrive di Stein! Dopo "Fuori tutto!", continuo la mia personale saga "Soul Eater Maybe - Love Me NOW!", e dedico questa storia a Stein e Marie, nel tentativo di riempire i Missing Moments della loro storia d'amore giovanile, dall'origine fino alla rottura. Ecco com'è andata... secondo me!!!
Genere: Fluff, Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franken Stein, Marie Mjolnir, Spirit Albarn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Soul Eater Maybe - Love Me NOW!'
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1. Così com’era iniziata…
 
Marie Mjolnir era sempre stata una bella ragazza, nonostante quel difetto all’occhio sinistro. Era cieco dalla nascita, ma sprizzava lo stesso di vitalità. Dall’esterno non c’era nulla che tradisse l’armonia del suo volto, se non una leggera patina, che appariva talvolta in controluce, offuscando la lucentezza della pupilla e conferendo all’iride riflessi di colore sempre diversi. (1) Marie lo sapeva, e un po’ se ne vergognava. Non era timida, ma a volte capitava che qualche amico la prendesse in giro facendole notare quanto il suo ricordasse l’occhio di un cyborg. Così, prese l’abitudine di non reggere gli sguardi altrui troppo a lungo. Non era un gran fastidio, dopo tutto, niente di tutto questo le aveva impedito di vivere spensierata fino a quel momento. Erano ben altre le preoccupazioni che, da un po’ di tempo, avevano cominciato ad affliggerla!
Marie aveva scoperto di essere nata arma, una robustissima tonfa martello (2) per l’esattezza, e sapeva di essere destinata ad iscriversi alla Shibusen per questo. Solo lì, le dissero, avrebbe potuto imparare a gestire la sua trasformazione in modo da non far del male a nessuno, cosa che, a conti fatti, non era improbabile accadesse! Marie era buona, ma un pochino distratta, svampita, e non ancora ben consapevole della sua reale forza. Di incidenti ne sarebbero potuti accadere facilmente!
Frequentare la scuola per giovani armi e maestri d’armi le avrebbe fatto anche piacere, se non fosse stato per il suo handicap, che la svantaggiava notevolmente rispetto agli altri studenti. Gli allievi della Shibusen devono affrontare una seria preparazione atletica, che comprende esercizi come il salto in alto e il lancio del peso, tutte attività in cui la poverina riusciva male, a causa della sua ridotta capacità di percezione della profondità. Quindi decise che sì, avrebbe frequentato i corsi di base, ma una volta terminati non  si sarebbe iscritta alla classe degli EAT (Especially Advantaged Talent), che provvedono al mantenimento dell’ordine per conto del Sommo Shinigami di professione. (3) Sarebbe invece tornata alla vita tranquilla di prima.
Ma il destino decise diversamente.
Era da poco iniziato l’anno accademico, e Marie si trovava a lezione di sincronizzazione delle anime, intenta a guardarsi intorno in cerca di un maestro d’armi con cui fare coppia, quando d’improvviso le sbucò di spalle un ragazzo occhialuto, dall’aspetto un po’ insolito, forse a causa dei capelli, innaturalmente grigi per quell’età, ma bello, decisamente bello, con due occhi intelligenti ed espressivi come mai ne aveva visti prima d’ora. Senza troppi complimenti, quegli occhi si avvicinarono pericolosamente al suo viso, mettendola a disagio, e costringendola ad abbassare lo sguardo.
«Che ha il tuo occhio sinistro?» le domandò il ragazzo. «È cangiante!»
«Non ha niente, sono nata così.» rispose rassegnata Marie.
«Affascinante!»
«Eh?» mormorò rialzando il viso, sorpresa. «Beh, è tante cose, ma affascinante proprio…»
«Perché? È particolare! Non ho mai visto niente di simile prima d’ora… mi incuriosisce parecchio! Mmm… dal cartellino che hai sul petto leggo che sei un’arma…»
«Sì, una tonfa martello!»
«Ah, bene! Maneggevole. Si usa con una mano sola, perfetta per colpire contemporaneamente l’avversario anche con l’onda dell’anima in combattimento! Mmm, beh, allora ragazzina, che ne diresti di essere la mia partner?»
«Oh, dici sul serio? Beh,certo, volentieri! Ma scusa una cosa, come mai non ti ho mai visto prima d’ora a lezione? Chi sei tu, da dove salti fuori?»
«Mi chiamo Franken Stein, della classe EAT! Piacere di conoscerti!»
 
«Un’EAT, ti rendi conto! Che sfortuna, proprio a me doveva capitare! Ora mi toccherà sgobbare come una matta per stare al passo con lui!»
Era arrivata la pausa pranzo, e Marie  era alla mensa della scuola a piagnucolare con la compagna Zubaidah. (4)
«Dovresti sentirti onorata invece!» le rispose l’amica. «In giro dicono che Stein sia il migliore maestro d’armi della scuola, un genio praticamente. In coppia con lui potresti persino diventare Falce della Morte un giorno!»
«Non dirlo neanche per scherzo! Poi sarei costretta a svolgere il lavoro di un’arma per tutta la vita, non potrei reggere!»
«Non sei costretta a farlo. Anzi, ti consiglierei di pensarci bene, se fossi in te!» Un ragazzo dai capelli rossi e leggermente atteggiato si era seduto al tavolo con le ragazze e aveva preso la parola, ma non prima di averle studiate entrambe da capo a piedi, con fare compiaciuto. «Tu sei Marie, giusto? Sono Spirit, il precedente compagno di Stein.»
«Ah, sì, ho sentito parlare di te.» E non bene, avrebbe aggiunto la ragazza, ma era interessata a quello che aveva da dirle, così fece finta di niente.
«Sono venuto qui per avvertirti. Fai molta attenzione a Stein. È un ragazzo molto intelligente, ma ha un lato oscuro altrettanto pericoloso. Sai perché non stiamo più in squadra insieme?»
«Da quello che ho sentito dire è colpa tua che sei un pervertito e l’hai mollato per la prima bionda che è passata a chiederti di diventare il suo partner. Se è davvero così la cosa non ti fa onore, per niente!»
«Ehi! Prima di tutto Kami (5) non è solo una bella ragazza, è anche una maestra d’armi molto dotata e sveglia. E secondo,» continuò serio «le devo molto. È stata lei, infatti, ad aprirmi gli occhi e a farmi capire che cosa mi stava facendo Stein.»
«Eh? E sarebbe?»
«Vedi, Stein è un ragazzo molto curioso, irrimediabilmente affascinato da qualsiasi cosa lo circondi che gli appaia misteriosa, difficile da comprendere. Se un po’ ci hai parlato te ne sarai accorta da sola.»
Marie ripensò al modo in cui lui aveva osservato il suo occhio malato. In effetti quel suo interesse spudorato l’aveva colpita.
«Ad ogni modo, non esiste nulla al mondo che lo incuriosisca quanto un’arma come te, come me. Presto studierete che la nostra stirpe non è nata spontaneamente in natura, ma è frutto di lunghi esperimenti condotti molti secoli fa dalla strega Arachne, che ha sfruttato la capacità di metamorfosi delle sue simili, ed ha fuso le loro anime con quelle delle persone comuni per creare dei soggetti capaci di trasformarsi in armi demoniache. Ecco, il desiderio di Stein sarebbe quello di poter svolgere egli stesso degli esperimenti di quel tipo. Non tanto perchè sia interessato a creare nuove armi o a rendere micidiali quelle già esistenti, non ha cattive intenzioni, ma per il solo gusto di capire quale sia il ventaglio concreto delle possibilità, quanto oltre ci si potrebbe spingere nel campo della manipolazione genetica, se ci si provasse. Ma queste pratiche sono severamente vietate dalla legge del Sommo Shinigami. Qualsiasi cosa che, anche solo potenzialmente, potrebbe alterare l’ordine da lui faticosamente creato è considerata una minaccia, e chiunque la metta in pratica è destinato ad essere iscritto nella lista del dio, e condannato a morte.»
Le ragazze avevano ormai messo da parte il disgusto per i modi poco edificanti di Spirit, ed avevano cominciato ad ascoltarlo con molto interesse.
«E quindi» chiese Zubaidah «ha rinunciato all’obiettivo immagino, no?»
«Al contrario. Nella biblioteca della scuola ci sono dei libri dedicati specificamente alla sperimentazione di Arachne, ma non sono accessibili agli studenti di primo livello come noi. Così, non avendo materiale su cui studiare, Stein ha deciso di soddisfare la sua curiosità da solo e…» scoppiò in un pianto grottesco «ha cominciato a fare esperimenti su di me! Per un anno intero, ogni notte, ha continuato a dissezionare il mio povero corpo mentre dormivo!»
«Eeeeh?» fecero in coro le ragazze. «E come è possibile che tu non ti accorgessi di nulla?» domandò Marie.
«Non lo so… probabilmente doveva mettermi del sonnifero del cibo… fatto sta che ogni giorno mi trovavo sempre cicatrici nuove di cui non avevo memoria!»
«No, non hai capito la domanda» continuò lei «com’è possibile che Stein sia riuscito ad andare avanti per un anno senza che tu ti insospettissi nel risvegliarti ridotto come un colabrodo, e sia dovuta intervenire questa Kami per fartelo capire!»
«Aah…aah…quello…eheh» cominciò a ridacchiare imbarazzato Spirit «il fatto è che pensavo che, magari, nel sonno, trasformassi inconsciamente delle parti del mio corpo in lame e mi tagliassi da solo, eheh. Sono una falce, sapete… Ad ogni modo, per fortuna Kami ha capito cosa stesse succedendo e mi ha tirato fuori dai guai.»
«Questo tipo è proprio scemo» pensò Marie tra sé e sé, contrariata. «Non mi pare una persona molto affidabile, chissà se posso fidarmi di lui. Stein non mi è sembrato poi così folle, certo, si è interessato subito al mio occhio ed è strano, ma in fondo che male c’è? È solo un occhio, non c’è chissà che da scoprire. Mi ha fatto anche un po’ piacere che abbia trovato il mio difetto carino, mi ha messo subito a mio agio…» e arrossì leggermente.
«Mi sfugge una cosa» chiese allora Zubaidah «se quello che dici è vero, come mai Stein è ancora vivo?»
«Beh, non ho avuto il coraggio di denunciare l’accaduto al Sommo Shinigami. Dopo che Kami l’ha messo alle strette, ha confessato e ha promesso che non avrebbe mai più fatto una cosa simile. Ed io ho voluto credergli… dopo tutto è sempre il mio migliore amico…»
 
Spirit era il suo migliore amico. E da quando si era trasferito in un appartamento misto con Kami, la loro stanza al dormitorio maschile era decisamente vuota. Certo, ora Stein aveva molto più spazio per sé. Aveva persino potuto permettersi di mettere su un piccolo laboratorio chimico, là, dove prima c’era il letto del suo compagno. Ma non era la stessa cosa. Inizialmente, Stein aveva creduto che avere la propria arma sempre al proprio fianco gli sarebbe tornato utile soltanto per non perdere il contatto con la realtà, per non farsi sopraffare dalle proprie farneticazioni. Ma poi si era affezionato a Spirit. Quella falce era un ragazzo così spontaneo, aperto, sempre alla ricerca di qualcuno con cui confidarsi, su praticamente ogni cosa. A volte risultava logorroico, ma andava bene, in quella stanza c’era bisogno di qualcuno che rompesse il silenzio dei pensieri di Stein. E il maestro d’armi, dal canto suo, era riuscito a farsi volere bene a sua volta. I suoi commenti ai racconti di Spirit erano sempre ironici e lapidari, ma con tre parole riusciva ogni volta a centrare il punto della situazione e a far riflettere l’amico, nel bene o nel male.
Sarebbe stato difficile creare un rapporto del genere con un’altra persona, e per qualche tempo Stein si era rifiutato di cercare un altro partner. Sbarazzarsi del letto di Spirit era stato un gesto impulsivo, ma non si sarebbe abituato facilmente all’idea di dividere quella stanza con qualcuno che non fosse lui.
E ora c’era quella ragazza, quella Marie. Certo, con lei sarebbe stato diverso, si sarebbe dovuto trasferire in un appartamento misto, e il cambio di aria gli avrebbe fatto bene. Ma non era il solo motivo per cui l’aveva scelta. La ragazza aveva un’aria così mite e tranquilla, un temperamento difficile da trovare in una scuola frequentata da ragazzi che ardono dal desiderio di andare a caccia di anime umane. Stare al suo fianco lo calmava. E poi c’era quel suo magnifico occhio, così singolare… Sarebbe stato meraviglioso poterlo studiare a fondo, da vicino. Sarebbe stato bello poterla dissezionare. Marie era dolce, non avrebbe avuto certo il coraggio di accusarlo se una mattina si fosse risvegliata col viso sfigurato. Avrebbe detto in giro che si era trattato di un incidente e… no, no, che cose terribili che andava a pensare. Quel periodo era passato, non sarebbe ricaduto nelle sue cattive abitudini. Marie l’avrebbe aiutato a restare lucido, lei poteva riuscirci.
 
La ragazza aveva riflettuto e aveva deciso di dare una chance a Stein. Ovviamente aveva anche provveduto a prendere tutte le precauzioni necessarie ad evitare spiacevoli situazioni. Per prima cosa, aveva insistito per andare ad abitare in un appartamento vicino a quello di Spirit e Kami. Nonostante tutto, la presenza di quello sprovveduto le infondeva sicurezza. In fondo, pensava, nessuno meglio di lui conosceva Stein. E la sua partner, da quel poco che aveva sentito, pareva davvero una ragazza con la testa sulle spalle.
In casa, Marie faceva ben attenzione a non mangiare o bere da niente che il suo maestro d’armi potesse aver toccato. Se non poteva cenare alla mensa della scuola, si occupava sempre lei di fare la spesa e cucinare. Non lasciava mai avanzi, e in camera sua teneva nascosta una cassetta di metallo dove teneva conservati, chiusi sotto chiave, i condimenti che non avrebbe avuto senso comprare volta per volta, e una scorta di the e caffè, da cui attingeva, facendo attenzione a non essere vista. Quel poco che si poteva trovare in cucina, era destinato esclusivamente a Stein. Se anche talvolta lui prendeva l’iniziativa di comprare o preparare qualcosa anche per lei, Marie fingeva di accettarlo e alla prima occasione se ne sbarazzava. Ma quello l’avrebbe fatto lo stesso, anche senza il pericolo di poter assumere cibi drogati! Stein, infatti, era assolutamente refrattario all’utilizzo di tazze, tazzine, o qualsiasi altra cosa vi assomigliasse, ma si ostinava a bere il the o il caffè dagli stessi becher che utilizzava per i suoi studi sperimentali! E non importava quanto Marie si arrabbiasse per quella insana abitudine, lui trovava sempre qualcosa con cui replicare.
«Ma dai, sono sterilizzati!» le diceva scherzoso.
«Non importa, non è igienico bere dal recipiente dove mescoli le tue sostanze chimiche, Stein! E poi mi fa impressione pensare che in uno di questi cosi possa aver galleggiato il dna di un coniglio!»
«Di un coniglio? Ah, ti piacerebbe!»
Marie cercava di ignorare le bende che talvolta scorgeva sulle braccia del ragazzo. A volte temeva che cedesse alla tentazione di dissezionare se stesso, in mancanza di altri soggetti da studiare. Rabbrividiva a quella idea, si diceva che fosse impossibile, che nessuno sarebbe arrivato a tanto.
Ma la notte, non dimenticava mai di chiudersi a chiave in camera, prima di addormentarsi.
 
I mesi passavano, e i due diventavano sempre più affiatati. Sotto la guida di Stein, Marie riusciva ad apprendere molto in tempi rapidissimi, e grazie alla forte sintonia delle loro anime, fu ben presto in grado di realizzare attacchi molto complessi per una ragazza del suo livello.
Marie era felice. Contro ogni aspettativa, non si sentiva affatto fuori posto alla Shibusen. E per questo, provava una forte gratitudine per il suo maestro d’armi. Anche se era un tipo così singolare, sempre inquieto, alla eterna ricerca di qualcosa che catturasse il suo interesse, lei non poteva fare a meno di ammirarlo. E un po’ alla volta cominciò persino ad abituarsi alle sue stranezze. Non si meravigliava più di vederlo costantemente seduto su una sedia a studiare, o ad armeggiare con le sue provette alla scoperta di chissà cosa. A volte cercava persino di rendersi partecipe di quello che lui faceva. Capitava che si avvicinasse mentre lui era alla scrivania e che gli mettesse una mano sulla spalla, allungando lo sguardo per vedere cosa stesse leggendo. Spesso si trattava di tomi di anatomia, neurologia o patologia. Non esattamente quello che ci si aspetterebbe da uno studente della Shibusen, ma Marie fingeva lo stesso interesse. A volte si piegava fino ad appoggiargli la testa su una spalla, mentre con le braccia gli cingeva il torso. A quel gesto Stein cominciò a rispondere prima con un sorriso, poi con bacio sulla guancia, e poi sulle labbra. E piano piano, senza accorgersene, i due ragazzi divennero davvero una coppia.
 
Una ad una tutte le difese di Marie cominciarono a cedere. Mano a mano che il loro amore cresceva, la ragazza riusciva sempre più a fidarsi del suo partner, e un po’ alla volta, le precauzioni che aveva adottato, quando si era trasferita in quella casa, cominciarono a sembrarle sciocche. Non aveva senso continuare a nascondersi dietro una porta chiusa a chiave.
Ormai aveva deciso, avrebbe abbattuto tutti i muri tra lei e Stein, e si sarebbe impegnata ogni giorno di più per rafforzare la sintonia delle loro anime. Sarebbe rimasta sempre al suo fianco. D’altronde, l’aveva promesso anche a Spirit, quel giorno in cui aveva deciso di imbarcarsi in quell’avventura.
«Dà un occhio a Stein, mi raccomando» le aveva detto la falce alla mensa, salutandola.
Dai un occhio… che ironia!
 
 
Note:
  1. La “sindrome dell’occhio cangiante” non esiste, l’ho inventata io per il bene della storia! Lo specifico per non far venire un ictus a quanti abbiano nozioni di medicina!
  2. La forma di arma di Marie cambia dall’anime al manga. In quest’ultimo non diventa un martello, ma qualcosa molto simile ad una tonfa, una sorta di manganello con un’impugnatura laterale. Nella storia mi sono voluta prendere una licenza poetica e chiamare l’arma “tonfa martello” per due motivi: a) il cognome di Marie richiama il nome del martello di Thor, per cui ho voluto lasciare l’omaggio al dio nordico; b) il nome “tonfa” è oggettivamente ridicolo, e anche se come arma la trovo molto accattivante, ci voleva un termine da affiancargli per farlo risultare un minimo più serio!
  3. Tutti i dettagli sul tipo di istruzione che i ragazzi ricevono alla Shibusen e sul tipo di carriera che possono svolgere, sono presi dallo spin-off. Purtroppo, in Italia sono arrivati solo i primi due tankobon, quindi non posso escludere di aver scritto qualcosa che poi scoprirò essere incompatibile con la storia scritta da Okhubo. Se qualcuno avesse visto l’anime di “Soul Eater NOT!” e avesse riscontrato delle incongruenze, me lo faccia pure notare, cercherò di aggiustare la storia! Io ho provato a vedere l’anime, ma non mi piace proprio, sorry!
  4. Zubaidah è una maestra d’armi che compare verso la fine del manga principale, e combatte al fianco della Falce della Morte Djinn Galland, una…lampada a olio…sì…come quella di Aladdin… lo so… terribile!!! Al confronto Jacqueline O’ Lantern Duprè è un’arma fighissima!!! XD
  5. La futura madre di Maka. Ora, io non ricordo di aver mai letto o sentito il suo nome, ma l’ho letto nella storia di BlackNeko08 “Resonance of memories” e mi voglio fidare!!!! Se è un nome inventato da lei, la nota vale da citazione bibliografica!!!
 
 
 
  
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