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Autore: Azazel    30/01/2015    1 recensioni
E se Tarik avesse avuto un'altra figlia? la storia di Shedir, erede di leggendari eroi, sorella di San il Marvash,orfana e ultima mezzelfo del Mondo Emerso.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Ciao! Innanzi tutto ringrazio ancora tantissimo cerrywoman per aver recensito.. Buona lettura! :)
 
CAP.3 Rinascita


Ci sono dei giorni all’apparenza normalissimi, ma che allo stesso tempo annunciano vento di novità. Ci alziamo al mattino con la consapevolezza che qualcosa è cambiato, che il mondo che ieri conoscevamo oggi non esiste più. Era pieno inverno e perfino ai margini del deserto la temperatura si era sensibilmente abbassata. La guerra con gli elfi era terminata, e con essa anche gli ultimi focolai del terribile morbo che aveva decimato la popolazione . Quanti eroi, semplici soldati, innocenti… Troppo sangue impregnava queste terre. Migliaia di vite gettate in un circolo infernale di follia e violenza. Aster per primo aveva compreso tutto ciò, ma alla fine ne era stato un meccanismo lui stesso. Ormai da molto tempo attendevo il risveglio di Shedir. Aveva superato il periodo delle guerre contro Dohor, tiranno della Terra del Sole e contro la Setta; poi era venuto un lungo periodo di pace, ma all’orizzonte scorgevo già terribili sciagure, che puntualmente erano arrivate portando solo morte e distruzione. Infine due guerrieri nemici tra di loro, una Sheireen e un Marvash avevano spezzato il circolo riportando la pace e forse una nuova era nel Mondo Emerso. I tempi erano maturi ed il suo risveglio imminente. Così giorno dopo giorno le guance della bambina ripresero colore, il corpo tornò lentamente tiepido ed ogni cosa nel suo piccolo corpicino si preparò ad accogliere nuovamente la vita.
 
 
 ’’Sta per nascere signora, finalmente l’esperimento è riuscito!’’
 
La donna si voltò lentamente ed un sorriso raggiante le comparve sul volto decrepito. Tutto ciò che amava era stato distrutto, i suoi compagni massacrati, ma era riuscita a compiere l’ultimo volere del suo maestro. La creatura era sopravvissuta all’abominevole incantesimo lanciato per generarla. Un essere così piccolo e grazioso, frutto di un rito così orribile e aberrante.
 
 
Il grande giorno arrivò,era il momento di dirle addio. Sapevo che fisicamente non l’avrei mai più vista, anche se il mio sguardo l’avrebbe seguita in ogni attimo della sua esistenza. Tutto ciò che potevo lasciarle era la mia benedizione, un piccolo segno a forma di occhio sulla nuca. L’occhio, simbolo della conoscenza, un dono che l’avrebbe protetta nelle situazioni più tragiche, che le avrebbe suggerito cosa fare. Sperai con tutta me stessa che non ne avrebbe avuto bisogno. Tutto ormai era pronto. La bambina sarebbe stata trasportata fino alla Terra del Mare da Nahid, la mia fedele aquila del deserto. Rimaneva solo un’ultima cosa: l’incantesimo di copertura. I suoi meravigliosi capelli blu e indaco, le sue orecchie leggermente a punta sarebbero temporaneamente  scomparsi per permetterle di essere uguale a tutti gli altri bambini. Solo con l’adolescenza l’incantesimo avrebbe perso il suo effetto. L’aquila dorata prese delicatamente la cesta di Shedir con gli artigli e, fulminea, si alzò in volo verso il mare. Il viaggio durò un giorno intero. Nahid sfruttava le correnti, volendo al di sopra delle nuvole, elegante e maestosa, percorrendo leghe e leghe di strada in pochissimo tempo. Finalmente la sera arrivarono a Phelta, paese d’origine di Sennar. Il mare era calmo ed il cielo terso e scintillante di stelle, proprio come la sera in cui era arrivata da me.  Nahid depose la cesta davanti ad un portone e, spiccando nuovamente il volo, colpì, come le avevo chiesto di fare, la campana d’ingresso della casa, così che la piccola venisse notata al più presto. Il posto non era casuale. L’edificio, per nulla differente da quelli circostanti, apparteneva da generazioni ad una benestante famiglia del posto, pronipoti di Kala, sorella di Sennar. Erano persone dal cuore generoso, sapevo che l’avrebbero trattata come una figlia, nonostante fossero inconsapevoli del legame di parentela che li univa. Come previsto l’uscio si aprì e una bella bambina dai capelli rosso acceso sbirciò curiosa fuori dalla porta.
’’Mamma! Finalmente è arrivato il fratellino che mi avevate promesso!’’
Una voce di donna le rispose imperiosa:
“Ma cosa dici Nair? Vai a letto, che è tardissimo!”
“Va bene, ma lui può dormire con me?”
“Lui chi?”
“Il mio nuovo fratellino!”
A quel punto la madre, spazientita, smise di ricamare e si alzò per andare a mettere a letto Nair. Tutte le sere la stessa storia…La bambina trovava sempre mille scuse per non andare a dormire.
“Fa freddo, chiudi subito quella port…”
“Te l’ho detto che finalmente è arrivato!”
Alhena era senza parole. Non era raro, almeno fino a qualche anno prima, abbandonare i bambini davanti alle porte delle case, ma proprio quel pomeriggio lei e suo marito erano andate al tempio a pregare gli dei affinché concedessero loro un altro figlio. Non poteva che essere un segno.
“Nair vai a chiamare tuo padre, io intanto faccio un bagno caldo al bambino”
Togliendole i vestiti umidi un biglietto scivolò fuori. A caratteri eleganti vi era scritto “Shedir”.
“Oh ma sei una femminuccia allora!”
La bambina era in ottima salute e le sorrideva in modo così gioioso, che Alhena le si affezionò subito. Intanto anche il marito e la figlia erano arrivati. Bastò guardarsi negli occhi e in un attimo decisero cosa fare. La piccola ora era parte della famiglia.

 
 
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, perché introduce molti personaggi che saranno importanti nella vita di Shedir e alcuni interrogativi. Chi sono la donna misteriosa? E la sua creatura? Al prossimo capitolo… Mi raccomando lasciate un vostro commento! 
  
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