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Autore: Argus_Apocraphex    30/01/2015    4 recensioni
S'alzò e s'incamminò verso un luogo chiamato "isolaziomento"
Attenzione: ho deciso di postarla sulla sezione Mika in quanto spero che il personaggio di Morgan possa andare ad intrecciarsi con quello di Mika, e poi ho visto che è un covo di fan dei Bluvertigo questo quindi,auguratemi buona fortuna.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                      CASE NELLE VALIGIE E VALIGIE NEI CORRIDOI

                                                                                                                                      I
 
In primo piano - socchiusi gli occhi - la sigaretta che bruciava da sola, bruciava senza il piacere di essere fumata, stava tra due dita lunghe e ruvide e veniva girata e rigirata nervosamente. Uno,due,tre secondi e un po' di cenere sarebbe caduta per terra. Una parte della sigaretta, trasformata e persa, inutile e dimenticata. Dietro - sullo sfondo - la schiuma e il movimento delle onde del Mar Ligure; il mare sferzato dal vento era una schiuma bianca ipnotizzante con il suo movimento ripetitivo, non troppo lento, non troppo repentino, ma non lasciava spazio all'immaginazione. Le onde direzionate dal vento, erano schiave, l'unico momento di libertà era quando si infrangevano sugli scogli e gli schizzi prepotenti ma deboli arrivavano quasi a bagnare il suo viso. La sua prima ragazza gli aveva detto che ipnotizzava e affascinava chi lo circondava, ma adesso era solo e cercava,sforzandosi di trovarlo, il suo riflesso ,sempre che non lo avesse abbandonato pure lui. In corrispondenza del suo viso la schiuma aveva lasciato spazio ad un po' d'acqua trasparente cche rifletteva l'immagine di un uomo stanco e dei suoi occhi piccoli e socchiusi,non si vedeva ,non si trovava,non si riconosceva,non voleva ritrovars,per ora aveva troppa paura di capire quale parte di sè aveva perso adesso che gli mancava il terreno sotto i piedi. Respirare era troppo faticoso,pensare e far muovere gli ingranaggi della mente lo disintegrava , percepiva l'odio,il suo odio personale risalire dallo stomaco e arrivare sotto forma di acido corrosivo sulla lingua , acido tipico della sua natura complessa di entità solitaria. Fin da quando era giovane aveva sentito il bisogno di sfidarsi,perdersi e condurre la sua crociata personale, si era perso e ricomposto, ritrovato e riassemblato senza accorgersi che ad ogni cambiamento, ogni trasformazione, ad ogni cambio di pelle, aveva perso un po' del suo essere nei meandri della sua mente aggrovigliata e spigolosa e nel proprio corpo che sprezzante non voleva rispecchiare e plasmare a livello della sua anima. Era così stanco di sè. Chiuse gli occhi. Marco era così stanco di Morgan. Violentato dall'arte, la prostituta dell'anima che gli apparteneva,usato come mezzo per creare qualcosa di puro, di lodevole, che provocava e suscitava sentimenti,emozioni e commozione. Controllato da dentro e lasciato poi solo come i matti e i pazzi nei manicomi,torturato da una mancanza incolmabile. Gettò per terra il mozzicone e strinse i pugni per infilarli nelle tasche del lungo cappotto blu, nascose o più semplicemente sotterrò una metà del suo viso nel collo alto e si rannicchiò per terra alle spalle di un pilastro di cemento bianco e freddo; bastava girare il viso per fasri bagnare dagli spruzzi creati dalle onde,raccolse il viso tra le mani e scoppiò a ridere di sè. Erano mesi che non si guardava allo specchio,ma era consapevole di quale maschera avrebbe potuto accoglierlo in quel momento; s'alzò e s'incamminò verso un luogo chiamato "isolamento".

                                                                                                                                        *********



Gli steli d'erba tremavano come le mani della ragazza, vibravano, alternavano la destra e la sinistra velocemente, non sapevi mai quando il vento avrebbe fatto muovere lo stelo d'erba che sbatteva al lato della panchina di legno su cui era seduta, si sentiva l'odore della natura d'inverno, quell'odore aspro e selvaggio, come se la natura circostante stesse cercando di vivere attraverso l'odore, di non andare in letargo e superare la paura primordiale del freddo. Avrebbe voluto davvero sapere che tipo di albero aveva di fronte, albero vinto dalle piante rampicanti, senza più le sue figlie foglie trasportate dal fiume, poco lontano. Acqua gelata che rifletteva l'animo plumbeo e puro della giovane ragazza, acqua che si snodava come una colonna vertebrale nel verde, dispensatrice di un rumore costante e ispiratore, roccie fredde e sporche di fango come l'animo di ogni umano. Faceva freddo,pungeva le mani come degli spilli, quelli delle sarte,screpolate labbra insensibili di un'ipotetica Ermione dai capelli tinti blu. Erano in due a sopportare le lame celate dal freddo, lei aveva il naso rosso,sembrava invece una cera perfettamente seduta e composta assorta lui, tutti e due verso il ponte di legno posavano gli occhi e mentre l'acqua scorreva sulle roccie liscie con la coda degli occhi si studiavano,lei aveva qualcosa che a lui mancava,lui aveva qualcosa che a lei mancava. Ci fu un momento in cui il tempo congelato (dal freddo?) si era cristallizzato, risvegliato, rotto l'incanto dai passi sulle foglie secche vicino la panchina di legno.
- Hai un accendino?- Voce roca quasi raschiava la campana di vetro di lei, non la guardava, guardava oltre, tolse le mani dalle tasche del giubbino rosso:
- Hai una sigaretta?- Fu costretta ad abbassare lo sguardo su di lei studiandola per una frazione di secondo,porse una sigaretta e con l'altra mano prese l'accendino,viceversa lei.
- Scambio equo. - constatò lui.
- Marlboro,ci ho guadagnato, almeno ci riscaldiamo...-
La particella pronominale li unì per un pò, fino a quando le lame del vento incominciarono a gelare oltre le mani anche dentro, oltre la coltre di vestiti pesanti. Si era seduto vicino a lei, fumava nervosamente, le dava fastidio.
- Morgan.- e sputò fuori il fumo.
- Cecilia. - sorridendo alla sua semplicità.
- Si gela. - S'alzò e sistemo la borsa al braccio, avrebbe dovuto disegnare qualcosa per il corso, ma aveva freddo, nessuna ispirazione e troppa voglia di scoprire se quelli erano capelli grigi tinti. Si girò verso l'uomo. Lui capì, la segui. Arrivarono alla macchina senza parlare,entrarono e crearono senza volerlo una dimensione da preservare,erano le undici di sera e gli stava insegnando come disegnare una libellula, quel tipo ne sapeva tanto d'arte,profumava d'antico e di bello contemporaneamente.
  
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