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Autore: yourealreadycursed    31/01/2015    1 recensioni
Bellamy e Clarke sono colleghi e rivali acerrimi, che vivono per competere l'uno con l'altra e riescono a malapena a risultare civili- fino a quando non si ritrovano in una strana situazione dove Clarke realizza che il suo fidanzato Finn è il migliore amico della fidanzata di Bellamy. Ciò significa che Bellamy e Clarke son costretti ad andare d'accordo quando sono con le loro metà, facendo finta di non odiarsi a vicenda. Ma cosa succede quando Roma e Finn cominciano ad avere una relazione e Clarke e Bellamy non hanno altra scelta che unirsi per riconquistare le due persone che amano?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin, Finn Collins
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Triangolo
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.Keep Your Enemies Closer

 

Capitolo 1.


Clarke Griffin sedeva nel suo cubicolo, tamburellava le dita nervosamente sulla scrivania  mentre contava le vendite nella sua testa. Quest'anno aveva fatto $65,000 in vendite- che non era male- ma non era nemmeno buono come i numeri dell'anno prima in quel periodo. Sospirò e appoggiò le mani sulla scrivania, abbassando la testa in avanti come se fosse pronta a batterla contro lo schermo del computer. Ma si bloccò all'ultimo momento quando sentì le porte dell'ufficio aprirsi. Le orecchie si rianimarono e riconobbe i rapidi e ritmici passi delle scarpe di pelle contro la spessa moquette berbera, e il suo cuore si fermò per un millesimo di secondo mentre immediatamente si raddrizzava e rimetteva in ordine, muovendo le braccia per nascondere il foglio con le vendite sotto la curva del suo gomito.

Doveva essere pronta, il primo venerdì di ogni mese era guerra nel suo dipartimento, e la risata pretenziosa del suo peggior nemico poteva essere sentita dal corridoio a pochi metri di distanza.
Lo odiava ogni giorno, quando era costretta a lavorare nello stesso ufficio del re degli stronzi, ma lo odiava ancor di più il primo venerdì di ogni mese quando la lista delle vendite veniva pubblicata e tutto l'ufficio poteva vederla. Lo odiava soprattutto quando i suoi numeri erano così bassi, e senza dubbio venivano superati dai suoi.
Poteva percepire la sua presenza come una gazella percepiva un lupo che la seguiva a distanza, tutto il suo corpo si irrigidiva e i suoi sensi si preparavano per l' assalto verbale.

I suoi occhi vagavano dritti sullo schermo, facendo sembrare improvvisamente di essere completamente assorta in qualunque assurdità stesse scorrendo sul monitor. Forse continuerà a camminare. Forse per una volta mi ignorerà senza dire una parola, come molte altre persone in questo posto. Forse...

'Ma ciao, Clarke.' La sua profonda voce vibrò lungo la sua spina dorsale. Esalò bruscamente e girò la sedia verso di lui, un sorriso falso intonacato sul suo viso. Era appoggiato con naturalezza al lato del cubicolo, con le braccia incrociate contro il suo petto mentre sfoggiava una stretta camicia con colletto nero e pantaloni scuri, come sempre mostrando il suo solito sorriso subdolo che fece agitare il suo stomaco.

'Ciao, Bellamy. Cosa posso fare per te?' Tenne le sue parole concise e veloci mentre  nervosamente stringeva insieme le mani. I suoi sorprendenti occhi scuri si concentrarono su di lei, uno sguardo calcolatore la scrutò dalla testa ai piedi in un modo che chiunque avrebbe considerato allusivo, ma Clarke non era ingenua. Questo era il suo modo di studiarla, stava cercando di intimidirla. Era tutta una competizione tra loro due.

'Non far finta di non sapere perchè sono qui.' Entrò con sicurezza nel suo cubicolo e inclinò la testa osservando un collage di foto appeso alla parete di destra. Tenne gli occhi incollati sulle fotografie, studiandole attentamente quando parlò. 

'E' il primo del mese, e non so te, ma io ho aspettato tutto il mese per condividere le mie cifre con te.'
Ingoiò il bozzolo che aveva in gola, piegandosi in avanti con cautela per nascondere il foglio sulla scrivania. 'Beh, le vedrai alle 10, quando tutti i risultati saranno pubblicati.' Rispose.
Si voltò di un decimo e strinse gli occhi su di lei, contrasse la mascella e si avvicinò fino ad ergersi sulla sua sedia. Sollevò il mento e la scrutò.

'Non me ne priverai questo mese. Mi rifiuto di aspettare altre due ore. Mostrami i tuoi conti... ora.' La sua voce era piatta e intimidatoria.
Lei si alzò, la sua testa raggiungeva giusto le spalle di lui mentre lo osservava con aria ribelle.

'Non sei un po' troppo vecchio per fare il bullo? Non mi spaventi, Bellamy Blake. Il tuo comportamento funzionerà con gli altri, ma non con me.'
Aggrottò le sopracciglia e fece un passo in avanti, Clarke poteva sentire il calore emanato dalle sue labbra mentre il suo respiro era diretto sul suo viso. Erano a soli pochi centimetri di distanza. Le sue labbra si strinsero in un sorrisetto quando vide la mascella di lei cadere per la vicinanza. Era come se ogni mese diventasse più sfacciato, e meno attento ai loro limiti.

'Gli altri? Lo sai che non mi importa degli altri. Mi importa solo di te, Clarke.'
Alzò un sopracciglio e e sospirò. 'Sei ossessionato da me, Bellamy. E' triste, davvero.'

Bellamy ridacchiò, guardandola da sotto i suoi scuri riccioli disordinati, i suoi capelli riuscivano sempre a sembrare perfettamente arruffati. Lo rendeva quasi gelosa quanto bello potesse inconsciamente sembrare, con la sua pelle olivastra e i suoi zigomi alti- la spolverata di lentiggini sul naso e sulle guance gli conferiva un fascino giovanile su un viso altrimenti perfetto.
Era terrificante quando voleva esserlo, e terribilmente affascinante quando ne aveva bisogno. Si avvicinava sempre a lei con una miscela di entrambi i mondi così da riuscire a strisciare sotto la sua pelle, facendole venir voglia di strapparsi i capelli da testa.

'Ossessionato dal batterti, magari. Probabilmente.' Rise, ma all'improvviso i suoi occhi notarono qualcosa oltre le sue spalle. 
'Sicuramente.' I suoi occhi si spalancarono per un secondo e all'improvviso raggiunse il suo corpo, le sue dita cercavano di raggiungere il foglio sulla scrivania.
'Ah-hah!' 'Fermati! Bastardo!'
Lo stava colpendo e si agitava furiosamente, ma il suo braccio era ancora strettamente avvolto attorno alla sua vita, i sottili muscoli del suo avambraccio affondavano nel suo stomaco mentre i suoi occhi esaminavano il documento. Più leggeva, più ampio diventava il sorrisetto che aveva sulle labbra, minacciando di spezzare la sua faccia a metà. Clarke poteva percepire il sangue che le riempiva le guance, il vortice nel suo stomaco ormai si muoveva nel suo petto. Conosceva quello sguardo.
'Ha!' Urlò trionfante, e lasciò cadere il foglio, Clarke lo guardava sconfitta mentre ricadeva sulla scrivania. '$65,000? Sembra che tu abbia perso di nuovo, Griffin!'

La bionda si strappò via dalla sua presa, si riaggiustò la gonna nera e la camicetta viola, le sue mani rimettevano a posto i lunghi ricci biondi mentre cercava di conservare un'ultima parvenza d'orgoglio.
'Ti odio.' Gli sputò contro, le parole velenose lo colpirono per un momento, e lei vide qualcosa accendersi nei suoi occhi prima che il suo viso si rilassasse in un sorriso soddisfatto. Si avvicinò e le sussurrò all'orecchio.
'Non quanto io odio te, princess. Comunque, io ho fatto $80,000.'

Si allontanò piano da lei, i suoi occhi scrutavano i suoi lineamenti per valutare la rabbia e la frustrazione che lei gli mostrò fin troppo chiaramente, e con un occhiolino finale si voltò e uscì dal suo cubicolo.
Clarke era confusa, fissava un punto fisso sulla parete mentre cercava di calmare il turbinio di imbarazzo e rabbia che si faceva largo dentro di lei. I suoi occhi caddero su una particolare foto posta al centro del collage, le cui foto erano principalmente di lei e del suo fidanzato in vacanza. Ma al centro c'era una foto specifica, la stessa foto che Bellamy aveva adocchiato con attenzione qualche minuto prima. Era una foto di Clarke, vestita in un corto vestito estivo e tacchi, con le braccia attorno al suo fidanzato- Finn. A sinistra c'era un'altra coppia egualmente intima. La mora- Roma- era al centro e la sua mano era appoggiata sull'altra spalla di Finn. Roma e Finn erano migliori amici dal liceo, e rimaneva la ragazza più importante nella vita di Finn, oltre a Clarke ovviamente. L'uomo alla fine era il fidanzato di Roma- e Clarke rise per il modo in cui la fissava, con i suoi ricci neri, occhi scuri e sorriso sereno. 

Bellamy.

Doveva essere piuttosto sfortunata per essersi innamorata di un uomo, la cui migliore amica era fidanzata con nientemeno che il suo peggior nemico.
Quando Clarke aveva iniziato ad uscire con Finn, lui le aveva detto di Roma e di quanto fosse importante che la sua ragazza e la sua migliore amica andassero d'accordo. Quando Finn le menzionò che Roma aveva un fidanzato, Clarke fu sollevata, la naturale gelosia che provava svanì nel momento in cui sentì che Roma era impegnata. Ma affinchè la relazione funzionasse, Clarke doveva essere gentile con Roma e con il suo ragazzo. Finn si rifiutava di fare sul serio con qualunque ragazza non volesse stare con i suoi amici, soprattutto con Roma. Clarke non sapeva che il ragazzo di Roma fosse in realtà la peggior rovina della sua vita, e nessun altro uomo sarebbe valso la pena di dover restare volontariamente nella stessa stanza con Bellamy, se non Finn. Finn era il ragazzo perfetto per Clarke- era intelligente, premuroso, bello, ed era in generale il perfetto Principe Azzurro che Clarke aveva sempre immaginato per lei, ma che non credeva esistesse.

Si ricordò dell'anno prima, il giorno in cui Finn fece conoscere per la prima volta Roma e il suo ragazzo a Clarke in un bowling locale. Lo ricordava come fosse ieri. Era così eccitata di conoscere finalmente la famosa Roma, anche se parte di lei era nervosa e si aspettava di esser giudicata duramente dalla migliore amica del suo ragazzo. Ma nel momento in cui girarono l'angolo, l'alta mora dai lineamenti morbidi e dagli occhi spalancati saltò dalla sedia e si diresse verso di loro, abbracciando Clarke con il più caloroso sorriso dipinto sul viso. Clarke sentì la tensione svanire immediatamente con il semplice chiacchierare della ragazza.

'E' fantastico conoscerti, Clarke. Finn parla di te continuamente.' Gli occhi di Roma erano luminosi e raggianti mentre parlava. 'Sei anche più bella di quanto dicesse Finn.'
'Grazie!' Clarke sorrise. 'Anche tu.' E lo era. Clarke non credeva fosse così attraente.
'Oh, devi conoscere il mio ragazzo. Già so che andrete d'accordo perfettamente! Anche tu, Finn.' Gli fece l'occhiolino.
'Beh, dove cavolo è questo ragazzo?' Scherzò Finn, passando la mano tra i lunghi capelli castani che gli arrivavano quasi alle spalle, 'Comincio a credere che te lo sia inventato.'
Roma gli lanciò un'occhiataccia, 'In realtà sta venendo qui ora, ha appena preso le nostre scarpe da bowling. Oh e Clarke, non ci crederai, ma credo che vi conosciate.'
'Oh?' Clarke si rianimò.
'Lavora alla Terracon Technologies. Vende sofware come te!'
'Davvero?'

Clarke si sforzò di pensare a tutti i ragazzi più giovani nel suo ufficio, quando all'improvviso sentì una voce chiamare Roma. Era una profonda, splendida voce che le fece vibrare le ossa- la sua voce.
'No..' Clarke sussurrò.
Non poteva essere. Poteva essere chiunque, tranne lui. Ma per la sua incredulità, fu Bellamy ad apparire voltando l'angolo, avvicinandosi a Roma sorridendo e banciandola dolcemente sulla guancia. Lui notò prima Finn e forzò un cenno amichevole nella sua direzione, e poi i suoi occhi si spostarono su Clarke. Immediatamente riflesse lo stesso sguardo di orrore e confusione, bocca e occhi spalancati mentre si guardavano in uno stato di shock. Poi socchiusero gli occhi, come due pitbull che si girano attorno prima di un incontro.

'Allora.. Vi conoscete?' Chiese Finn, lui e Roma si gettavano occhiate preoccupate.
Bellamy se ne accorse, e lo stesso Clarke. Lui fece la prima mossa, le sue spalle si rilassarono mentre un (falso) sorriso felice compariva sul suo volto.
'Clarke!' Si avvicinò e aprì le braccia, Clarke si irrigidì disgustata mentre chiudeva le braccia attorno a lei, abbracciandola per davvero.
'Ciao, Bellamy!' Clarke sussultò faticosamente, e si ricordò che doveva fingere di essere contenta di vederlo. Quando si staccò i loro occhi erano ancora tesi, ma i loro falsi sorrisi furono abbastanza convincenti da far sollevare Finn e Roma.
Bellamy si shiarì la gola, 'Clarke è una dei venditori della mia base. In realtà facciamo delle piccole gare, a volte.'

Clarke rise nervosamente, 'A volte.' Minimizzazione del secolo.
'Ma,' si interruppe, 'E' anche una dei miei migliori compagni in ufficio.' Il suo sguardo si fermò su Clarke e per un breve istante sembrava quasi supplicante. Era chiaro che Roma avesse fatto a Bellamy lo stesso discorso che Finn aveva fatto a Clarke. Il messaggio era chiaro per entrambi- se volevano uscire con Roma e Finn, dovevano andare tutti d'accordo. Come una famiglia felice. Almeno quando erano con Roma e Finn.
'Noi.. certo che lo siamo,' Clarke stette al gioco. Cazzo, doveva far meglio di così.
'Mi chiamano persino sua moglie in ufficio.' Fece l'occhiolino a Bellamy e lo colpì con il gomito. Le labbra di Bellamy si serrarono in risposta.

'Aw, che dolci!' Roma esclamò felice, 'Sono così felice che voi due già vi conosciate, soprattutto ora che sono tornata in città definitivamente, io e Finn avevamo pensato che sarebbe stato divertente se lo facessimo ogni settimana, ogni venerdì sera noi quattro insieme!'
Il cuore di Clarke le cadde nello stomaco. Gli occhi si Bellamy si spalancarono. Ogni venerdì?

Finn gettò un braccio attorno alle spalle di Roma e i due amici si appoggiarono l'uno all'altro.
'Visto Roma? Non avevamo nulla di cui preoccuparci! Che fortuna?!'
Finn e Roma si sorrisero, e Bellamy afferrò lo sguardo di Clarke. Ci fu uno scambio silenzioso tra loro mentre osservavano il chiaro affetto che c'era tra le loro metà. Bellamy inarcò leggermente le sopracciglia mentre Clarke gli lanciava uno sguardo preoccupato. All'improvviso, con un'ultima occhiata a Roma e Finn, i suoi occhi scuri si riempirono con una forte decisione, e in quel momento Clarke si rese conto che lui era disperato quanto lei nel far funzionare quella relazione. Clarke sentì i piani del suo viso indurirsi mentre guardò Bellamy e annuì. Le sue labbra si piegarono nel più debole dei sorrisi e annuì in un silenzioso accordo.
Per una frazione di secondo avevano fatto un patto.

Erano alleati, d'accordo nel recitare la parte di perfetti amici ogni venerdì quando Roma e Finn li trascinavano per ristoranti, film, balli, o qualunque altra cosa veniva loro in mente. Il lunedì successivo avrebbero ripreso la loro solita, malevola relazione, piena di odio e competitività che era loro estremamente familiare. Pervadevano l'un l'altro con insulti, intimidazioni e a malapena una parola amichevole per tutta la settimana fino a venerdì.

Ciò fu portato avanti per parecchio tempo, e anche quando Bellamy in seguito chiese a Roma di sposarlo e Finn fece lo stesso con Clarke due giorni dopo, le uscite di venerdì non potevano essere sabotate.

Tornando al presente, quando Bellamy brillava di soddisfazione per le sue vendite mensili che aveva spietatamente sbattuto in faccia a Clarke. Ora la stava osservando dalla sala di consiglio durante l'incontro settimanale dei venditori. I suoi lunghi capelli biondi continuavano a caderle sul viso e lei continuava a metterli dietro l'orecchio con la mano destra, il che significa che era nervosa. I suoi occhi azzurri cercavano di annegare in ogni minimo dettaglio della stanza, cercando di evitare il suo sguardo. La stava studiando. La studiava sempre. Conosceva tutto del linguaggio del corpo di Clarke e ciò che significava. Nonostante la loro complicata relazione personale (aka i loro fidanzati stranamente legati)- Bellamy aveva tenuto un attento occhio sul'innocente, ma feroce biondina. I due avevano sempre e spietatamente combattuto per il desiderato titolo di top manager ogni mese per un anno e mezzo ormai, da quando avevano iniziato a lavorare per la Terracon Technologies. Il direttore delle vendite stava dando un discorso sulla massimizzazione dei conti con la più recente delle strategie di vendita per il software, e Clarke riusciva a malapena a concentrarsi con l'incessante sorrisetto di Bellamy che le scavava nella pelle dall'altro lato del tavolo. La stava ancora provocando, ancora compiacendoci per la sua vittoria. Ma se lo aspettava, ed era pronta ad ignorarlo per tutto il giorno, facendo finta che non le importasse delle sue arroganti osservazioni e dei suoi sguardi intimidatori. 

Una volta terminato l'incontro, Clarke si diresse verso il suo cubicolo per prendere le sue cose. Era stata un giornata lunga e controllata, e aveva disperatamente bisogno di tornare a casa e immergersi nella sua vasca calda con il suo sale di Epsom e le candele profumate. Doveva alleviare lo stress prima che si facesse sera, e dopotutto era venerdì e sapeva che il sentimento di libertà che provava era di breve durata. I venerdì sera a volte erano snervanti quanto i giorni della settimana, quando doveva fingere di essere amica con la personificazione del male solo per restare nelle grazie della migliore amica del suo fidanzato.

'Princess', Bellamy apparì dietro di lei con la sua alta stazza e i suoi riccioli neri disordinati. Lei sospirò e roteò gli occhi. Odiava quel soprannome, soprattutto quando lo usava davanti ai loro colleghi.
Bellamy stette completamente in silenzio mentre le porte si aprirono e entrarono in ascensore insieme. Era un edificio alto. Loro erano al quindicesimo piano- e ciò significava una lunga corsa. E ancor peggio, il loro ufficio faceva uscire più tardi delle 5, quindi avevano perso la folla di persone che di solito affollavano gli ascensori. Bellamy e Clarke restarono soli in completo silenzio, più distanti possibili l'uno dall'altra.
Clarke osservava i piccoli numeri che si accendevano in uno straziante countdown mentre scendevano lungo i piani ad un ritmo terribilmente lento.

Dopo un po' si schiarì la gola, e Clarke si preparò per l'infinito vomito di crudeltà.
'E' meglio che il tuo fidanzato non scelga di nuovo quello schifoso ristorante cinese. L'ultima volta che siamo stati lì, ha passato tutto il tempo a leggere quegli stupidi oroscopi.'
'E quale animale hai detto che eri? Non eri il gallo?'*
'No,' disse sottovoce. 'Ero un coniglio, in realtà.'
'Sei sicuro non fossi un gallo? Perchè sono abbastanza sicura che ti calzi a pennello.'
Le lanciò un'occhiata con la coda dell'occhio.

Haha. Davvero originale. Potresti ricordarmi chi ti ha fatto il culo questo mese? Ah, già. Io. I miei numeri hanno superato i tuoi.'
Clarke affondò i denti nel suo labbro inferiore, ma poi ricordò di avere una risposta perfetta da dargli.
'Va bene così. E chi di noi ha il conto Nichelsen? Ah, già. Ancora io.'

Bellamy poteva a malapena nascondere la sua rabbia, strinse la mascella e le vene sul collo per poco gli scoppiavano. Non importa cosa lui le dicesse, lei riusciva sempre a schiacciarlo alla fine con la semplice menzione del conto superiore della società che era stato assegnato a lei, invece di lui- dopo i loro primi tre mesi di brutale formazione alle vendite.

'Ha.' Bellamy la derise, sbottonando il primo bottone del colletto e allentando la scollatura con le dita. 'Lanciami addosso quella storia quanto vuoi- sappiamo entrambi perchè hai vinto il conto Nichelsen.'
Era il suo turno di girare gli occhi. 'Non di nuovo.'
'Cosa?' La guardava con uno sguardo accusatorio. 'Non è mica per il tuo girare in ufficio con le tue strette minigonne e il petto abbastanza fuori da far sbavare Mr. Nichelsen?'
Spostò il peso sui suoi fianchi e sbattè gli occhi per imitare Clarke, sollevando le sue tette immaginarie. 'Oh, Mr. Nichelsen...' La sua voce era fastidiosamente alta. 'Mi piacerebbe molto occuparmi del suo conto. Mi metterei in ginocchio in questo momento..'

Clarke era mortificata, poteva sentire il fumo uscirle dalle orecchie. Attraversò l'ascensore e colpì Bellamy dritto in faccia prima che potesse finire.

'Hey!' Le sue mani volarono sul suo viso. 'Mi hai colpito?!'
'Mi stai chiamando puttana! Ovvio che ti ho colpito! E lo sai benissimo che non è mai successo nulla del genere- non ho mai toccato quell'uomo, ho vinto quel conto giustamente. Sei solo un perdente incazzato perchè sono migliore di te nel mio lavoro.'
'Per favore.' Strinse i denti, ancora stronfinando il rossore sulle guance. 'Ho visto meno tette in uno strip club.'
'Ugh! Non puoi morire?!' I pugni di Clarke erano stretti in nocche bianche ai suoi fianchi.

Bellamy si zittì improvvisamente, e tutto ciò che sentì fu il suono dei numeri dell'ascensore che pervadevano la quiete. Era noioso il modo in cui l'ascensore si fermasse a piani casuali anche quando nessuno doveva salire, come se stesse cospirando contro di lei per tenerla chiusa in quella gabbia con lui. Bellamy non stava dicendo una parola, e per un secondo si chiese se avesse ferito i suoi sentimenti, ma non si azzardò a guardarlo.

Ma poi rise sommessamente tra sè, anche se non c'era nessun accenno di risata nei suoi occhi. 'Sarebbe troppo facile per te, non è vero?' Rispose finalmente.
'Aiuterebbe di certo.' Disse.
Come a un segnale, entrambi si voltarono per trovarsi faccia a faccia con i loro atteggiamenti aggressivi, come se fossero stati violati del loro spazio personale, ma senza batterono ciglio- erano persino troppo abituati a questo gioco.

'Ammettilo', respirò, i suoi occhi marroni bruciavano in quelli azzurri di lei. 'Ti mancherei. Lo sai che è così.'
Lei alzò il mento e si avvicinò ancor di più, 'Per favore, mi mancheresti quanto io mancherei a te. Il che credo non sarebbe molto.'
Lui si fermò, sollevò un sopracciglio perplesso. 'Beh, forse non mi conosci bene come credi, princess.'

Le sue parole inviarono un formicolio misterioso al suo stomaco. Cosa diavolo significava?

'Ne ho abbastanza dei tuoi giochetti mentali, Bellamy. Lo sai che non ti importa un cazzo di me.'

Un sorrisetto insidioso comparve di nuovo sulle sue labbra.
'Forse sì. Forse no.' Continuò ad avvicinarsi.
'O forse- nel profondo una parte di me dipende totalmente dal fottuto modo in cui continuiamo a girarci intorno. E forse se te ne andassi, capirei di aver perso l'unica cosa che mi dà la forza di alzarmi la mattina e che mi spinge ad aver successo, così che possa vedere quel patetico sguardo sulla tua bella faccia quando finalmente capisci che sarò sempre, sempre migliore di te.'

Clarke esitò, e in quel momento lui vide quel lampo di dubbio nei suoi occhi che tanto sperava di vedere. Il respiro le restò in gola quando si avvicinò ulteriormente, premendo la sua fronte contro quella di lei così che l'unica cosa che potesse vedere fossero i suoi pericolosi occhi scuri e laceranti. Sussurrò con calma, troppa calma. 'Ho vinto. Di nuovo.'

Clarke affondò così forte i denti nelle sue labbra da poter quasi assaporare sangue nella sua bocca. Mentre si allontanava, dovette resistere con tutte le sue forze per non dargli un pugno e cancellare quell'espressione disgutosa e compaciuta dalla sua faccia; ma all'improvviso la sua espressione cambiò quando i suoi occhi si posarono su qualcosa giusto sotto la sua scollatura. Bellamy divenne serio, aggrottando la fronte in confusione. Senza chiedere il permesso prese il ciondolo d'oro che le pendeva dal collo, le dita inconsciamente sfiorarono la pelle del suo petto. Lei rabbrividì. Lui non sembrava preoccupato della sua reazione, i suoi occhi erano fissi sul ciondolo d'oro che rigirava tra le dita. Si comportava come se fosse normale avvicinarsi così tanto a lei, apparendo completamente calmo.

'Clarke.' La sua voce profonda tuonò nell'aria. 'Finn sa chi ti ha dato questa collana?'
'Scusami?' Gli occhi di Clarke erano spalancati. Quell'uomo poteva darle colpi di frusta con i suoi rapidi cambiamenti di direzione, il suo umore cambiava così velocemente. 'No, perchè? Non è importante.'
Sollevò le sopracciglia. 'Perchè porti ancora una collana che ti è stata regalata dal tuo ex?'
Lei lo fissava come se avesse tre teste. Perchè gli importava? 'Perchè non volevo comprarne un'altra, perchè... aspetta, perchè me lo stai chiedendo?!' Si imbarazzò per il suo balbettare, odiando se stessa per sentirsi così toccata.
Gli occhi di Bellamy si socchiusero, concentrandosi sulla sua collana, come se volesse scoprire qualcosa.
'Solo curiosità.' La sua voce si ammorbidì, guardandola dritto negli occhi. 'Forse dovresti dire al tuo ragazzo di comprartene una nuova.'

Lasciò cadere il ciondolo, rimuovendo gentilmente le dita dal suo sterno. Si voltò e fissò la porta come se niente fosse successo.
Clarke battè le palpebre, senza pensare toccò la pelle sopra il suo petto dove le sue dita l'avevano sfiorata.
Odiava quando lo faceva, quando nel bel mezzo di una lotta di potere cambiava improvvisamente direzione e diceva qualcosa di così personale. Come se la vedesse come un vero essere umano... il che era ridicolo.

Le ricordò anche che Bellamy e Clarke si conoscevano da prima delle loro relazioni. Quando furono assunti inizialmente, Bellamy era single e Clarke sulla soglia della terribile rottura con Ted, il ragazzo manipolatore e traditore con cui era stata per più o meno due anni.
La sua mente tornò a quando, nel suo secondo mese di lavoro, Ted si era presentato in ufficio pregandola di ritornare con lui. Clarke era così imbarazzata, l'aveva pregato di lasciarla in pace e smetterla di fare una scenata davanti ai suoi colleghi. La maggior parte degli impiegati, alla comparsa di Ted, era rimasta a guardare e a commentare, nessuno si era fatto avanti per difenderla. In qualche modo Bellamy era stato l'unico ad intervenire. Quel giorno Clarke era sulla soglia delle lacrime mentre Ted era seduto alla sua scrivania, dichiarando con impeto che non se ne sarebbe andato fino a quando lei non sarebbe tornata con lui. Proprio quando era finalmente sull'orlo di un esaurimento nervoso, Bellamy apparì  improvvisamente, mettendosi tra loro.

'Credo che dovresti lasciarla in pace.' Disse minacciosamente.

La mascella di Clarke colpì quasi la scrivania mentre guardava il suo nemico misurarsi con il suo ex, e ricordò d'essere sorpresa dalla sua improvvisa possessività, che sembrava provenire dal nulla. Quando Ted si rifiutò, Bellamy lo sollevò praticamente dal colletto e lo trascinò fuori dalla porta. Quella fu l'ultima volta in cui si presentò a lavoro, e Clarke passò il resto della settimana essendo silenziosamente grata a Bellamy; lo osservava con la coda dell'occhio e si domandava se dovesse o no ringraziarlo. Ma lui non ne parlò più, e nemmeno lei. La settimana successiva erano ritornati ad odiarsi come al solito.
Ma tuttò ciò non spiegava come lui potesse sapere che la collana era stata un regalo di Ted..

Fu scossa dai suoi pensieri dal suono della porta che si apriva e entrambi uscirono dall'ascensore.
I due attraversarono il parcheggio dell'edificio senza dire una parola, spingendo a turno la porta girevole. Mentre i loro piedi colpivano marciapiede, Bellamy rallentò e fissò l'asfalto, aprì la bocca per dire qualcosa ma esitò. Clarke lo adocchiò sospettosamente quando si voltò e la fermò con una mano sulla spalla, che ritirò un secondo dopo.

'Ascolta. Roma e Finn sono a cena ora. Vogliono che li raggiungiamo dopo.'
'Cosa?' Perchè Finn non gliel'aveva detto personalmente?
Bellamy sospirò. 'Sì, lo so. Roma mi ha appena mandato un messaggio mentre me ne stavo andando. Avranno finito in un'ora e mezza.'
Fece una pausa, evitando i suoi occhi. 'Vogliono che andiamo insieme. Credo che il parcheggio sia piccolo e non ci sia posto.'

Ugh, la serata non faceva altro che migliorare. 'Perchè non ci hanno semplicemente aspettato allora?'

Bellamy cominciò ad irritarsi, spostando la mascella. 'Non lo so, Clarke. Suppongo avessero fame. Ti vengo a prendere o no?'
Sentì le spalle cedere. 'Okay, come vuoi. Ci vediamo alle 7.30.'
'Sii pronta in tempo. Non ho intenzione di far tardi.'
'Perchè?' Inclinò la testa.
Hai paura che ci tradiscano se li lasciamo soli per troppo tempo?'
Le lanciò un'occhiata.
'Dio, sei ridicolo, lo sai?! Finn non mi tradirebbe mai.'
'Sii pronta in tempo, Clarke.' La scrutò per un altro momento prima di voltarsi e andar via.
'Sì, signore!' Gli urlò contro, guardandolo mentre scompariva dietro l'angolo verso il parcheggio B.

Sì sentì preoccupata mentre camminava verso la sua macchina nel parcheggio C, chiedendosi se ci fosse una sorta di validità nelle paranoie di Bellamy. Roma e Finn ne avevano fatto un'abitudine, spendendo sempre più tempo insieme da soli. Clarke si diceva che aveva bisogno dei suoi spazi, per stare con i suoi amici, e non poteva aspettarsi di stargli sempre attorno, non è vero?
Scosse la testa e allontanò i pensieri dalla sua mente, dicendosi che stava solo permettendo a Bellamy di infastidirla. Clarke e Finn erano pazzamente innamorati- e lo stesso Roma e Bellamy, non menzionando che Finn e Roma erano come fratello e sorella.
Totalmente platonico.
Non sarebbe mai, mai potuto succedere.
Vero?


 

Ciao a tutti. Spero di non aver completamente rovinato questa Bellarke AU, che è una delle mie preferite. Comunque, se volete leggere l'originale, potete farlo qui
Mi raccomando, lasciate tante recensioni all'autrice, che scrive fics davvero stupende.
Se ci sono errori o avete suggerimenti, scrivetemi.


 

P.s. Non me la sono sentita di tradurre princess, sarebbe stato un colpo al cuore.
E quando Clarke dice a Bellamy che il suo segno zodiacale dovrebbe essere il gallo, in realtà c'è un gioco di parole, gallo in inglese è 'cock'. Intendiamoci.
Bye bbys.
  
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