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Autore: theperksofbeinglawliet    31/01/2015    4 recensioni
Novembre 1992.
Taylor è la numero uno indiscussa della Wammy's House di Londra. La vita per lei non è semplice all'orfanotrofio tra relazioni sociali praticamente inesistenti o complicate e un passato tremendo con cui fare i conti.
Ma il peggio per lei sta per arrivare.
E se qualcuno le portasse via l'unica cosa che le è rimasta? Se qualcuno venisse a rivendicare la sua leadership? E se questo qualcuno fosse proprio quello che sarà destinato a diventare il detective numero uno al mondo ovvero L?
Con questa fan fiction farete un viaggio nel periodo dell'adolescenza di L, trascorso nella Wammy's House di Londra, attraverso il punto di vista di Taylor. Inoltre verrete a conoscenza di un caso molto particolare a cui L lavorerà prima del caso del serial killer di Los Angeles...
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Invece di stare lì a sentirti in colpa per qualcosa per cui non devi perché non mi dici cosa hai fatto per tutto quel tempo chiusa a chiave in infermeria? – mi chiede Nathalie per la centesima volta.
- Ma niente di particolare... – ripeto per la centesima volta.
- Eddai! Tanto lo verrei a sapere comunque. Non è meglio se lo vengo a sapere da te? – constata lei, facendomi gli occhi dolci.
- E va bene! Ned e L sono venuti a trovarmi, contenta? – rivelo, sbuffando.
- Oh. Oh. Oh. Sono venuti a trovarti insieme? Cosa ti hanno detto? Per quale motivo lo hanno fatto? Melanie li ha scuoiati vivi quando li ha scoperti? –
- Ehi, ehi. Piano con le domande, ora ti spiego. – affermo, alzando le mani in segno di resa.
Dopo averle raccontato tutto sul litigio con Ned (tralasciando il fatto che quella notte non ero tornata nella camera da sola, ma che qualcun altro mi ci aveva portato), delle sue scuse, di L e del suo strano comportamento, Nathalie dà voce a quello che da un po’ mi tormentava: - Ma se L è venuto a trovarti dopo pranzo perché non ti ha raccontato quello che è successo con Heather? –
- Probabilmente non aveva semplicemente voglia di parlarne. E, visto che ero l’unica a non essere ancora al corrente di quanto successo, è venuto da me per scappare dai pettegoli come te. – ipotizzo, sorridendole.
- Ah ah ah certo... O magari non vedeva l’ora di venire a vedere come stavi... – ipotizza lei, facendomi l’occhiolino.
- Finiscila! – esclamo, lanciandole un cuscino, dando così inizio ad una lotta, interrotta ben presto dagli otto rintocchi che segnano l’ora di cena.
- Bene, bene. Ora potrai discuterne direttamente con L... – afferma Nathalie, massaggiandosi dove l’avevo colpita poco prima con un cuscino, mentre ci dirigiamo verso la sala comune.
- Così vedremo chi ha ragione. – continuo la sua frase, dandole il cinque.
- Ci vediamo dopo, allora. – mi saluta, andando verso il suo tavolo. – Sempre se non ti viene di nuovo voglia di fare una dormitina nel giardino. – continua, facendomi l’occhiolino.
Mentre mi dirigo verso il mio tavolo, qualcuno mi urta, rovesciandomi la sua intera cena addosso e parte della mia. – Ommiodio scusami tanto Taaaylooor! – esclama Heather, portandosi le mani sulla bocca teatralmente.
- Non c’è problema. – affermo a denti stretti, togliendomi di dosso l’insalata.
Ovviamente l’accaduto aveva attirato l’attenzione di tutta la sala su di noi, generando uno strano silenzio. Mi guardo in giro. Tutti sembrano aspettarsi che succeda qualcos’altro tra noi due.
- Ah, che maleducata che sono! Non ti ho chiesto come stai! Non c’eri oggi a pranzo, vero? – chiede, guardando verso il mio tavolo, verso L.
Non avevo alcuna intenzione di fare una sceneggiata davanti a tutti, a differenza sua. - Sto bene, grazie. Ora se non ti dispiace vado a mangiare quel che resta della mia cena. – affermo, facendo per andare verso il mio tavolo.
- Ma no, ti prego! Fermati a mangiare con me! Vedilo come un risarcimento per questo pasticcio che ho combinato. – mi prega lei con una risatina, prendendomi sottobraccio.
- No, davvero. Preferisco andare a mangiare al mio solito posto. – affermo fredda, stufa di tutto ciò, staccandomi da lei.
- Ohh perché fai così? Siamo amiche quindi perché non possiamo mangiare insieme allo stesso tavolo? – chiede lei, fingendosi ferita.
- Oh Heather, ti prego. Lo sai che io mi siedo sempre laggiù. – sbotto, alzando gli occhi al cielo, indicandole il tavolo a cui era seduto L che sembra infischiarsene di quello che sta accadendo.
- E per una volta non puoi sederti qui? Oppure posso venire io da te, che ne dici? – propone lei, riprendendomi sottobraccio e mostrandomi un sorriso a trentadue denti.
- E che cazzo basta Heather! – sbotta qualcuno, alzandosi di scatto. – Se non vuole lasciala perdere, no? – è Ned.
- Uhhh ma guarda un po’! Il bulletto difende Taylor, lo stesso che è stato spodestato dalla vetta della classifica da lei e che ha fatto di tutto per fargliela pagare... – esclama, ostentando stupore e lanciandogli un’occhiataccia.
- La difendo solo perché tu mi stai scartavetrando i coglioni con questa scenetta del cacchio! – esclama, prendendola per un braccio. – Ora non rompi più le palle e ti siedi da brava bambina, okay? – le ordina, facendola sedere al suo stesso tavolo per tenerla sott’occhio.
- Grazie. – gli sillabo con le labbra prima di andare a sedermi al mio posto.
Lui mi risponde con un cenno spazientito della mano e torna a tenere a bada Heather che non mi aveva ancora tolto il suo sguardo infuocato di dosso.
Una volta a posto mi lascio sfuggire un sospiro di rassegnazione. Non avrei mai mangiato in tranquillità.
- Sei in ritardo, Taylor. – constata L, alzando per la prima volta lo sguardo dal suo bignè.
- Sono stata... Trattenuta da Heather. Non hai visto? – sbuffo di nuovo.
- Purtroppo ho sentito... Quella tizia è una piaga... – afferma lentamente.
Wow, allora anche lui si spazientisce dopo un po’. – Già. Non era così prima... Non so cosa le sia successo. –
- E invece sì che lo sai. O almeno credi di saperlo. – ribatte, puntando di nuovo il suo sguardo penetrante su di me. - Si vede. – Si giustifica al mio sguardo interrogativo.
- Va bene. Penso che sia gelosa di me. Tu che ne pensi invece, genio? – ammetto, alzando gli occhi al cielo.
- Sono d’accordo con te. – concorda, annuendo con tutta calma.
- Già... Aspetta... Cosa? – davvero aveva appena detto di essere d’accordo con me?
- Sì, concordo con te. E vorrei aggiungere che ha buone ragioni di esserlo. – ripete, inclinando la testa leggermente di lato. – La cosa ti sorprende? –
- In effetti sì. – rispondo sbalordita. – Pensavo che avessi una delle tue solite ipotesi. –
- Questa è un’ipotesi. Solo che stavolta la pensiamo allo stesso modo. Magari sbagliamo entrambi. – ipotizza di nuovo, portandosi un cucchiaio di bignè alla bocca.
- Tu non ti sbagli mai. – borbotto.
- Sbagliare è umano, Taylor... – ribatte serio.
- Ammetti di essere un extraterrestre venuto sulla Terra per studiare le forme di vita che abitano questo mondo e di testare le loro capacità intellettive? – gli chiedo sarcastica.
- Te l’ho detto che sei divertente, Taylor. – afferma, ridendo.
Dio mio, sta ridendo! Ma che diavolo c’è in questo bignè?
- A proposito... Posso chiamarti Tay? – chiede all’improvviso, raschiando il fondo del piatto per recuperare i rimasugli del bignè.
- T-tay? – ripeto sorpresa. – Perché? –
- Mi piace. – risponde fissando di nuovo il suo sguardo su di me. – A te no? –
- No, è che... Mi ricorda qualcuno... – affermo, pensando a Kay, il mio vero nome.
- Oh... Mi spiace. Non volevo farti ricordare... – inizia, scrutandomi, cercando una risposta nel mio sguardo.
– Senti, fai come vuoi. Non mi interessa come mi chiami. – lo interrompo brusca, abbassando lo sguardo. – Piuttosto voglio sapere perché quando sei venuto da me oggi non mi hai raccontato di Heather. – affermo risoluta, prendendo una coscia di pollo ed addentandola.
- Prima voglio sapere secondo te perché non l’ho fatto. – ribatte lui, guardando la coscia di pollo che sto addentando quasi preoccupato. Trattengo una risata. Devo mostrarmi seria ed impassibile.
- Secondo me probabilmente non avevi semplicemente voglia di parlarne. E, visto che ero l’unica a non essere ancora al corrente di quanto successo, sei venuto da me per scappare dai pettegoli e per poter parlare di altro. –
- Mm… Interessante. In effetti in parte è questo il motivo per cui non te ne ho parlato, ma in realtà è un altro il perché... – rivela, portandosi un dito al labbro.
Non poteva avere ragione Nathalie...
- E allora per quale motivo? – gli chiedo, cercando di nascondere la mia ansia.
- Beh… Perché volevo farti quel discorso che ti ho fatto da un po’ di tempo... – rivela, giocherellando con il cucchiaio. – Ma sei sempre con la tua amica e quindi non riesco mai a parlarti in privato... – continua.
- Oh... Capisco... – dico un po’ in imbarazzo.
- Già... Meglio che vada ora e dovresti farlo anche tu. Domani ci aspettano i test. – come se ci fosse bisogno di ricordarmi che razza di merdoso giorno sarà domani. – Ciao... Tay. – mi saluta, incurvando leggermente gli angoli della bocca prima di uscire dalla sala comune.
 
Prima di uscire adocchio Nathalie e con un cenno le dico di seguirmi in giardino.
Raccontato il resoconto della mia chiacchierata con L, Nathalie si mette a canticchiare: “Tra rose e fior, nasce l’amor.”
- Zitta! – le ordino, guardandomi attorno. – Sei imbarazzante! –
- Scusami, ma quello che ti ha detto è molto meglio del “scusa sono venuto solo per vedere come stavi.” che avevo previsto. – si giustifica, dandomi una gomitata.
- Sei proprio insopportabile. – affermo, guardandola malissimo.
- Dici così anche di L, ma poi... –
- Eddai! Piuttosto dimmi come è andata la cena con Ned e Heather. –
- Una palla assurda! –sbuffa. – Heather continuava a guardare Ned in cagnesco e lui la ignorava spudoratamente. Sai inizia a starmi simpatico ultimamente. –
- Non mi aspettavo che intervenisse. – affermo, guardando il cielo stellato.
- Neanche io... Probabilmente hai fatto breccia anche nel suo cuore. – ipotizza, guardando anche lei il cielo.
- O magari si è solo scartavetrato i coglioni e basta. – ribatto, ridendo al pensiero.
- Beh ora dovremmo proprio andare a dormire, non trovi? – dice, alzandosi.
- Tu inizia ad andare io fra cinque minuti ti raggiungo. – le dico, restando coricata sul prato del giardino.
- Okay, ‘notte. –
- Buonanotte. –
 
Sapevo che quella notte non avrei chiuso occhio, quindi tanto vale starsene un po’ lì a rimirare il cielo stellato che perlomeno mi dà un po’ di tranquillità.
Tranquillità che, come al solito, dura ben poco.
- Mi pare di averti detto che avresti fatto meglio ad andare a dormire, prima. –
- E allora perché tu non sei a dormire, genietto? –
- Le mie occhiaie non sono lì per decorazione. – afferma L, sedendosi di fianco a me.
Ridacchio. – Allora prima te ne sei andato solo perché la piega che aveva preso la conversazione ti aveva messo a disagio? - gli chiedo, sogghignando.
- Mi pare che anche tu fossi piuttosto in imbarazzo... –
- Ah, ah! L’ho ammetti allora! – esclamo, girandomi verso di lui.
- Già... Mi hai beccato. – confessa.
C’era decisamente qualcosa di sospetto in quel bignè. Per forza.
- Adesso capisco come hai fatto a prenderti la febbre. – afferma all’improvviso L.
- Eh? –
Mi fissa a lungo. – Hai solo una maglietta addosso. – constata, indicandola.
- Beh non fa freddo dentro all’orfanotrofio. – dico, stringendomi nelle spalle.
- Ma qui fuori sì. –
- Cosa vuoi dire con questo? Non vorrai mica toglierti la maglia per coprirmi le spalle come fanno i ragazzi nei film, vero? Questo sì che sarebbe molto imbarazzante. – gli chiedo, sogghignando.
- Certo che no. –
- E allora cosa? –
Lui rimane in silenzio.
Oh, merda.
- Eri tu... Quella notte... – sussurro, mettendomi a sedere.
Lui continua a rimanere in silenzio.
- Mi hai riportata tu in camera… Ora tutto torna! – affermo, alzando la voce.
- Non so di cosa tu stia parlando. – ribatte lui lentamente senza guardarmi.
- Ma smettila! Adesso si spiega come facevi a sapere che ho urlato nel sonno, visto che Melanie mi ha detto che solo lei e le ragazze della mia camera mi avevano sentita! – sbotto, prendendolo per le spalle. – Allora? – lo incito.
Lui si irrigidisce, ma non mi sposta. – E’ vero. – confessa. – Ma non avrei mai dovuto portarti in camera tua. Avrei dovuto portarti subito in infermeria. – rivela con lo sguardo basso.
- Perché? – gli chiedo confusa e, siccome non mi risponde, glielo ripeto un’altra volta, prendendolo di nuovo per le spalle. – Dimmelo! –
- Hai detto che tutte le ragazze della tua camera sanno quello che è successo... – ripete, alzando solo ora lo sguardo su di me... Era dispiaciuto.
Oh, no. No. No. No.
- Heather lo sa. -





Spazio Autrice

TADADADAAAAAAAAAN
Ed eccomi qua, miei cari lettori! Perdonatemi se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma l'Inferno chiamato comunemente scuola non mi dà tregua.
Poi bisogna anche dire che la maggior parte del mio impegno si riversa in una storia in collaborazione con un'altra scrittrice...
Ma torniamo a noi!
Ecco che iniziano i primi conflitti nell'orfanotrofio! Cosa ne pensate di Heather?
Finalmente scopriamo chi ha riportato Taylor in camera... Soddisfatte oppure c'è qualquadra che non cosa? 
Spero di risentirvi presto e non mancate di mandarmi critiche o qualsiasi genere di consiglio o parere! Anche per messaggio privato se preferite uu
Tanti abbracci!

theperksofbeinglawliet
  
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