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Autore: Lady Five    31/01/2015    0 recensioni
Il buio e la luce. Il peccato e l'innocenza. Il vagabondo e la principessa. Gli opposti si attraggono fatalmente, ma possono davvero incontrarsi? O bruciano come fuochi di carta, scaldando l'anima per un brevissimo istante?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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p.o.v Dan

Non riuscii a credere ai miei occhi, quando aprii la porta della mia misera stanza d'albergo e me la trovai davanti. Aveva un foulard che le nascondeva i capelli e un lungo soprabito scuro. Mi chiese se poteva entrare e io, incapace di reagire, mi scostai per lasciarla passare e richiusi subito l'uscio. Doveva essere impazzita. Se qualcuno l'avesse vista… Non volli nemmeno indagare su come avesse convinto il portiere a lasciarla salire. Si tolse il foulard, liberando i riccioli ribelli che amavo tanto, e si sbarazzò anche del soprabito. Le chiesi perché fosse venuta fin lì, se avesse bisogno di qualcosa... Lei mi guardava in un modo che non avevo osato immaginare nemmeno nei miei sogni più arditi.
Sto equivocando, pensai. O forse sto sognando...
Ma poi ogni dubbio si dissolse quando lei si avvicinò e mi pose le mani sul petto, alzando il viso e le labbra frementi verso di me. Avrei dovuto mandarla via. Ma non ci riuscii. Potei soltanto a continuare a fissare i suoi occhi blu e la sua bocca innocente che mi si offriva.
Un bacio, pensai. Soltanto un bacio. Un ricordo, un'emozione, un frammento prezioso da portare via con me, da custodire per sempre, che riscaldasse il mio cuore condannato alla solitudine.
Così lo feci. Presi il suo viso tra le mani. Sembrava così piccolo e bianco tra le mie dita forti e abbronzate... Posai le mie labbra sulle sue... piano, dolcemente... non volevo spaventarla... lei non era come le altre.
Fu come cogliere un fiore selvatico, dal profumo così intenso da stordire. Fu come dissetarsi a una fonte dopo aver attraversato il deserto. Fu come nutrirsi di miele dopo una caccia selvaggia.
Quel miele si tramutò in un irresistibile veleno. E mi fece perdere la ragione.


p.o.v. Bess

Di nascosto, stando ben attenta a non farmi vedere, quel giorno l'avevo seguito. Così avevo scoperto dove alloggiava. Ci tornai il mattino dopo, abbastanza presto, per essere quasi sicura che non fosse già uscito. Mi ero coperta i capelli e gli abiti, per non essere riconosciuta. Dissi all'untuoso portiere che ero la sorella del signor Dan Kean. Non penso proprio che mi abbia creduto, ma, dopo che gli ebbi allungato un paio di banconote, mi disse il numero della stanza e mi lasciò salire, sorridendo in modo allusivo. Ma che mi importava di lui?
Lui rimase senza parole quando mi vide. Credo si fosse alzato da poco, indossava solamente una camicia mezza slacciata e dei pantaloni. Dovetti chiedergli di entrare. Mi domandò se fosse successo qualcosa... ma poi capì.
Capì quanto lo volessi, quanto avessi bisogno delle sue braccia, delle sue labbra, del calore del suo corpo. Desideri a me sconosciuti fino a quel momento, ma ora chiari e potenti, a cui non avevo nessuna intenzione di oppormi. Compresi subito che lui provava esattamente ciò che provavo io. Iniziò a baciarmi dapprima in modo timido e delicato, poi sempre più esigente e disperato, mentre le sue mani scivolavano dal mio viso al collo, alle spalle, ai fianchi...
Si bloccò di colpo e mi fissò sgomento. Non possiamo... sussurrò. Ma io scossi la testa e ripresi a baciarlo, accarezzandolo a mia volta, insinuando una mano nella sua camicia aperta, cercando il contatto con la sua pelle nuda, compiendo gesti che solo fino a poche ore prima mi avrebbero fatto arrossire.
Decidemmo di perdere la ragione. Lì, in quella stanza d'albergo di periferia, diventata per noi il nostro precario angolo di paradiso. Perché non avremmo mai avuto un altro modo per amarci, per appartenerci.

  
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