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Autore: dalguelooks    02/02/2015    2 recensioni
"Avresti dovuto guardare meglio le mie braccia Charlie".
Charlie rimase spiazzata da quella frase. Forse per l'alchool presente in quel momento nelle sue vene, o forse per la potenza della voce con la quale Peter pronunciò quelle parole. Sentì letteralmente il mondo distruggersi attorno a lei.
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"fall in love you and i , can't afford to waste our time, sun is up in the sky and we don't even know the reason why "
La musica echeggiava tra le pareti nere di quella stanza annullando tutti i rumori esterni e i mille pensieri di Charlie, distesa sul suo letto intenta a rilassare la mente.
Charlie, era una ragazza di diciassette anni, che viveva in una piccola cittadina inglese insieme alla famiglia; una famiglia semplice, umile e senza grandi problemi .
I genitori si erano sempre presi cura dei propri figli , permettendo loro di crescere senza disagi e soprattutto insegnando loro i valori più importanti della vita.
La madre, Roxanne,originaria della Francia, era una donna intraprendente ed energica che da giovane aveva rincorso il proprio sogno di indipendenza e libertà, lasciando la scuola un po’ troppo presto per assicurarsi un lavoro fisso e proficuo per il suo futuro. Amava la lettura e amava viaggiare per conoscere nuove culture ed esplorare nuovi orizzonti; per questo dopo il diploma decise di partire per un viaggio senza un ritorno definitivo,dopo aver raccolto la somma di denaro che necessitava lavorando nel ristorante del padre.
Il marito, Robert, fin da giovane era sempre stato un uomo molto tranquillo e riservato.
Aveva trascorso un anno a Parigi per approfondirei i suoi studi di Giurisprudenza Internazionale dopo la laurea conseguita ad Oxford, in Inghilterra.
Durante la sua permanenza in Francia, Roxanne e Robert si incontrarono per puro caso in un caffè e da quel momento non si separarono più. La donna decise di abbandonare le sue folli avventure per proseguire la vita in compagnia del suo lord inglese a Brighton.
Un anno dopo il matrimonio, Roxanne aveva dato alla luce il suo primo bambino, Charlie e dopo tre Louis.
Louis era il fratello minore di Charlie, ma era un ragazzino molto maturo per la sua età e non dimostrava affatto quattordici anni essendo anche di statura più alta della sorella.
Amava il basket ed era il capitano della squadra della scuola nonostante fosse solamente al secondo anno.
Era un ragazzo spensierato e passava i suoi pomeriggi palleggiando con gli amici nel parco di fronte alla scuola.
Charlie invece era diversa.
Lei non somigliava a nessuno in famiglia. 
Era una ragazza solare, testarda, piena d’energia e molto sensibile. Quest’ultima qualità faticava a sfoggiarla a causa del suo essere tremendamente orgogliosa ,che la rendeva agli occhi della gente estremamente sicura di sé, vanitosa e acida. Charlie era una ragazza che voleva sempre apparire al meglio e che non sopportava l’idea di deludere chi amava, ma d’altra parte aveva una gran voglia di evadere, di trasgredire. Amava vivere secondo le sue regole e non quelle del mondo.
Charlie non era particolarmente alta , con un bel fisico sportivo e i capelli lunghi e mori.
I suoi occhi erano verdi e luminosi e riuscivano ad ipnotizzare chiunque.
Era una bellissima ragazza, ma allo stesso tempo molto critica con sé stessa.
Charlie odiava la scuola, ma soprattutto odiava doversi alzare ogni giorno alle sei del mattino per uscire nel freddo dell’inverno inglese, quando avrebbe di gran lunga preferito il confortante calduccio del suo letto .
L’unico motivo che la spingeva a non uccidere la madre per le urla mattutine come sveglia, era il poter vedere e trascorrere tutta la giornata con le sue migliori amiche.
Erano le sei e cinquanta del mattino e Charlie si trovava lì, ancora distesa sul suo letto consapevole che avrebbe fatto tardi a scuola ancora una volta se non si fosse alzata da un momento all’altro.
Charlie era una ritardataria cronica e nonostante la mamma la svegliasse ogni mattina un’ora prima del suono della campanella , non riusciva mai ad entrare a scuola in orario.
I suoi tempi mattutini erano più lenti e calmi di quelli di una lumaca.
Quella notte aveva fatto fatica a dormire poiché ultimamente era tormentata dalla paura di non riuscire a terminare l’anno con buoni risultati.
Charlie non era mai stata una ragazza da primo banco, con gli appunti perfettamente in ordine e una pagella impeccabile. Al contrario, aveva sempre avuto difficoltà nello studio, non che fosse un’ incapace o una stupida, ma semplicemente era “una ragazza distratta e poco costante” a detta dei suoi insegnanti.
Non riusciva più a tenere il passo con tutto lo studio che le veniva assegnato e gli allenamenti di pallavolo.
Da quando era entrata nella squadra agonistica gli allenamenti erano diventati più duri e quotidiani e la scuola, adesso che era al penultimo anno, era sempre più impegnativa e Charlie si sentiva scoppiare.
I suoi genitori non erano tipi esigenti e si erano sempre accontentati anche delle sufficienze, ma non accettavano di vedere un solo voto negativo tra i risultati dei figli. 
Quella mattina a scuola la aspettava un importante test di matematica che avrebbe determinato il voto del suo primo quadrimestre. Charlie non aveva idea di come fare; non aveva nemmeno idea di quale fosse l’argomento del test siccome durante le ultime lezioni di matematica aveva deciso di passare il tempo sognando sul banco.
Charlie odiava la matematica e non riusciva a capire mai nulla.

Distesa sul letto con le cuffie nelle orecchie, Charlie stava escogitando un piano per scampare al maledetto test che le avrebbe rovinato la pagella, e di conseguenza le vacanze di Natale.
Decise di fingere un tremendo mal di stomaco e iniziò ad urlare il nome della madre, seguito da alcuni gemiti di  finto dolore.
- Mamma, ti prego vieni, sto malissimo ! -
- Oddio tesoro, cos’è successo? Cosa hai fatto? Perché gridi in questo modo? –
- Ahh mamma, non puoi capire, ho un dolore tremendo qui. . .la pancia, lo stomaco, tutto. Aiutami ti prego, non posso andare a scuola in queste condizioni. -
- Oh tesorino , mi dispiace tanto. . . adesso ti preparo un the caldo, vedrai che fra una ventina di minuti passa tutto. Oggi ti accompagno in macchina okay?-
- NO, mamma,ti prego.. aaaaaaah che dolore… per favore.. aaaah che male.. non è che , per caso, potrei restare a casa oggi? Solo oggi? Aaaahh che malee mammina.. –
- Assolutamente no Charlotte, non si sta a casa per un mal di pancia ! probabilmente deve venirti il ciclo. Andiamo, non fare la debole. Alzati , vestiti e vai subito a scuola . e non voglio sentire ragioni.-
- ma mamma.. ti prego, io sto male… aaaaahh che dolore. . . senti? -
- Ho detto di NO . Lo sai che non transigo che si salti la scuola senza una valida motivazione e questa non è una valida motivazione.  Vieni a prendere un’aspirina e vedrai che starai bene in men che non si dica. Avanti signorina -


TENTATIVO FALLITO.
Charlie finalmente si alzò dal letto, scocciata per non essere riuscita a convincere la madre.
Indossò un paio di jeans casuali, un maglione morbido color panna e i suoi amati Chelsea Boots neri.
Per lo meno la sceneggiata del mal di pancia le aveva evitato il freddo che prendeva ogni mattina andando a scuola in moto, poiché la madre decise di accompagnarla con la macchina per prevenire un suo possibile malore durante il tragitto da sola.
Arrivata a scuola si incamminò verso il suo armadietto con la lentezza di un bradipo, quando una delle sue migliori amiche , Tara Howards le saltò addosso abbracciandola.
La ragazza era stata una settimana a Dublino, in Irlanda , a trovare il padre e le amiche non si erano potute vedere per tutto quel tempo. Per loro non vedersi era come non mangiare. Tara e Charlie erano migliori amiche, vivevano praticamente in simbiosi e conoscevano l’una l’altra meglio di quanto non conoscessero sé stesse.
“Tara ! Cazzo quanto mi sei mancata. Ti prego devi raccontarmi tutto quello che hai fatto lì, come sono gli irlandesi? Come sta tuo padre? Com’è la sua nuova casa? E dublino? Hai fatto shopping? Mi hai comprato qualcosa vero?”
“Charlie cristo calmati” urlò Tara tentando di fermare l’amica impazzita. “Mi sei mancata anche tu. Adesso purtroppo ho lezione, a pranzo ti racconto tutto okay? Ci vediamo in mensa, ciao tesoro”.
“Uffa, va bene. A dopo” .
Charlie era così felice del ritorno dell’amica che quasi si dimenticò del test che tanto la tormentava e terrorizzava. Prese i libri dall’armadietto e si recò in classe, scoprendola essere stranamente vuota.
Improvvisamente si ricordò della gita all’università di Cambridge programmata per quel giorno con la classe di matematica che la avrebbe tenuta occupata tutta la mattina.
In quel momento si sentì la più ritardata e rincoglionita del pianeta.
Come aveva potuto dimenticare che il test era stato spostato alla settimana dopo a causa della gita?
Charlie era sconvolta per sé stessa, ma era decisamente sollevata e felice.
A quel punto però si trovò abbastanza spaesata sul da farsi, poiché si era resa conto solo in quel momento di essere ancora seduta sulla sedia dell’aula di matematica da sola inutilmente.
Decise così di andare a comprarsi qualche merendina alle macchinette per ammazzare il tempo in attesa della seconda lezione.
Arrivata al distributore decise di prendere una barretta di cioccolato e un pacchetto di M&Ms , tanto per ricordare a sé stessa quanto facesse bene mangiare sano. Ma dopotutto Charlie non aveva problemi di peso.


“Che cazzo vuoi da me coglione” .
Charlie sentì un urlo di rabbia provenire dalla parte opposta del corridoio e si girò di scatto per capire cosa stesse succedendo.
“Azzardati un'altra volta a tirare fuori mia madre e ti spezzo le gambe”
“Ma vaffanculo”
“Cosa hai detto?”
“Ho detto vai a farti fottere. Non sei nessuno e smettila di rompermi il cazzo”
Il ragazzo più alto aveva un’aria decisamente incazzata e , non si risparmiò infatti nel tirare un pugno dritto al centro del viso di quell’altro facendolo cadere sul pavimento.
“Ma che cazzo fai coglione”. L’altro ragazzo si alzò di scatto intento ad attaccare l’avversario quando arrivarono altri due,amici del più alto e lo fermarono tenendogli le braccia dietro la schiena.
In questo modo per il primo fu molto più semplice continuare a tirargli qualche altro pugno sul viso, riducendo il poveretto praticamente uno straccio.
“E la prossima volta bada bene a cosa dici Peter “ .
Charlie rimase letteralmente scioccata da ciò che aveva appena visto.
Conosceva di vista il ragazzo che ne era uscito vincitore. Si chiamava Mark ed era abbastanza famoso nella scuola per il suo comportamento da gradasso e per essere parte del gruppo dei “Rivoluzionari”.
Inoltre la sua amica Tara aveva da sempre un debole per lui.
Mark era il solito ragazzo sfattone, di quelli che non si curano dell’aspetto fisico ma hanno come unici pensieri le ragazze, l’erba e l’imporre al mondo le proprie idee strambe.
Mark faceva parte infatti di un gruppo chiamato appunto i “Rivoluzionari” che si incontrava spesso in una piccola casa pagata da loro in comune in cui questi organizzavano cortei contro il governo, occupazioni scolastiche o manifestazioni contro tutto ciò che non ritenevano giusto. Avevano un’idea politica controcorrente e per questo non erano dei ragazzi ben visti da chi non li conosceva bene.
Charlie non aveva mai avuto a che fare con Mark né con i suoi amici e quello che aveva appena visto le aveva fatto passare anche la minima voglia di poterci avere a che fare.
Non sapeva cosa fare, ma decise di avvicinarsi a quel ragazzo che giaceva lì, seduto per terra tenendosi il naso sanguinante con il palmo della mano cercando di bloccare il flusso rosso.
Charlie aveva un pacchetto di fazzoletti nella tasca dei jeans e senza dire nulla glieli porse sorridendo.
Il ragazzo ne prese uno senza proferire parola.
Nei suoi occhi Charlie poteva leggere chiaramente la frustrazione e la rabbia e sentiva come il bisogno di aiutarlo. Si abbassò per sedersi di fianco a lui appoggiata al muro, senza dire nulla.
Il ragazzo rimase stranito, tanto da alzare la testa per cercare di capire le intenzioni della ragazza.
“Che cosa fai?” chiese a Charlie con un tono di voce tremante e cupo.
Charlie si sentì per un secondo in profondo panico . Che cosa stava facendo in effetti? Perché si era seduta lì ad aiutare un perfetto sconosciuto?
Non sapendo cosa rispondere a quella domanda senza sembrare strana, si limitò a dire la verità. “Ti aiuto”.



Ciao a tutti, questo è il primo capitolo della nostra storia. Che ne dite di lasciare una piccola recensione? Per aiutarci a migliorare e soprattutto motivarci ad andare avanti. Vi chiedo solo di lasciare un piccolo commentino qui di sotto, e magari spargere la voce tra i vostri amici condividendo. Grazie ancora, tanto amore. M&E


   
 
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