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Autore: _matthew_    29/11/2008    9 recensioni
Un Tony stranamente pallido e silenzioso, un McGee letteralmente terrorizzato, un Gibbs che minaccia scappellotti fino al giorno del giudizio e i rimasugli della scrivania di Ziva sparsi per tutto l'ufficio.
Cosa è in grado di produrre tutto questo? Ovviamente una mente malata, che ha deciso di fare di Tony il suo avversario in un gioco di indovinelli dove la posta in gioco è la vita di persone innocenti.
Riuscirà la squadra a venire a capo dell'enigma, o stralci del passato di Tony risorgeranno dalla polvere del tempo per decretarne la sconfitta?
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti..! Nonostante abbia già altre storie di N.C.I.S. da portare a termine, non potevo lasciare quest'ispirazione improvvisa a prendere polvere nel mio cervellino bacato XD Spero che l'idea vi piaccia, e che il primo capitolo sia di vostro gradimento! Buona lettura!




"Buongiorno, ragazzi!" salutò tranquillo Gibbs sfilando a passo rapido di fronte agli open space che accoglievano le scrivanie dei suoi agenti, dirigendosi verso le scale che l'avrebbero condotto all'ufficio del direttore per il consueto rapporto del lunedì; ma quando gli risposero solo due voci, sussurrando un " 'giorno" stentato, si bloccò di colpo, tornando cauto sui suoi passi.
Ziva e McGee erano in piedi a qualche passo dalla scrivania di DiNozzo e fissavano con aria preoccupata il ragazzo. Tony fissava il grande schermo al plasma su cui scorrevano, prive di suono, le immagini del notiziario del mattino ormai giunto alla parte dedicata alla cronaca nera; una mano che artigliava la scrivania, l'altra che reggeva all'orecchio la cornetta del telefono.
Gli occhi erano stranamente vitrei ed assenti, l'espressione del viso stranamente tirata, il suo classico sorriso sornione, preoccupantemente gelato sulle labbra, dava l'impressione di essere sul punto di andare in frantumi.
"Che diavolo succede qui?" chiese burbero, arrivando alle spalle dei due agenti e facendo trasalire McGee, che era stato colto di sorpresa dalla sua comparsa. Ziva, che l'aveva sentito arrivare, si limitò a scuotere le spalle e la testa in un gesto di rassegnata ignoranza.
"Di sicuro niente di buono, capo" disse poi, sentendo gli occhi azzurri di Gibbs perforarle insistentemente la nuca.
"Davvero, David?" fu l'acida risposta, in cui si poteva percepire una nota di preoccupazione. Superò i due, avvicinandosi a Tony, ma prima che potesse regalargli il primo scappellotto settimanale il direttore apparve sul soppalco, il viso contratto in un'espressione tutt'altro che promettente.
"DiNozzo..." iniziò, venendo poi interrotta dallo squillo del telefono appollaiato sulla scrivania di Tony. Ziva sussultò leggermente, nonostante fossero passati più di due anni dal suo arrivo in quell'ufficio, doveva ancora abituarsi all'idea che un telefono potesse suonare anche quando la cornetta era sollevata; non sapeva perchè, ma era una cosa che le dava i nervi. Lei rimaneva fedele al buon vecchio segnale di occupato, e odiava con tutta se stessa la musichetta snervante della "chiamata in attesa".
A quel rumore Tony si risvegliò come d'incanto, ma prima che potesse fare qualcosa Gibbs diede una poderosa manata all'apparecchio inserendo il viva-voce.
"Ciao Tony" iniziò una voce innaturalmente viscida e controllata, in un tono schifosamente falso ed ipocrita.
"Hai risolto l'enigma?" chiese poi diretto, andando subito al punto della questione lasciando tutti allibiti. DiNozzo, per un istante, sembrò sul punto di rispondere con un insulto, ma si trattenne.
"Chi sei?"
"Te l'avevo detto che lei era stata la prima, ma non mi hai ascoltato" replicò la voce, ignorando la domanda.
"Per colpa tua ora c'è un innocente di meno" continuò.
"Chi sei?" chiese ancora DiNozzo.
"93" fu la risposta della voce maschile dall'altra parte del filo.
"Chi cazzo sei?" sbottò il ragazzo, sbattendo violentemente la mano libera sulla scrivania, facendo saltare le matite e il portapenne. Il silenzio, interrotto dal segnale ritmico di fine chiamata, fu l'unica risposta che ottenne alla sua domanda.
Jenny aveva osservato tutta la scena dall'alto, con una strana aria di comprensione negli occhi. Ziva e McGee si scambiavano eloquenti occhiate cariche di preoccupazione e dubbio. Gibbs, come suo solito, passò direttamente ai fatti.
"Che diavolo sta succedendo qui?" chiese duro, cercando di dissimulare una certa vena di preoccupazione che gli incrinava la voce.
"Ieri mi è arrivato questo, capo" rispose lui, lanciandogli il suo cellulare. L'ultimo messaggio ricevuto era di Ziva, che gli chiedeva dove fosse. Quello precedente proveniva da un numero non registrato; conteneva una foto di una ragazza bionda stranamente pallida, e una frase tanto strana quanto inquietante.
"Lei è stata la prima. Tu sei Passato, io chi sono?" recitò Tony a memoria, storcendo le labbra disgustato.
"Che diavolo vuol dire?" chiese Gibbs perplesso. Ovviamente un'idea l'aveva, ma era un'idea tutt'altro che tranquillizzante.
"All'inizio ho pensato ad uno scherzo idiota, o a qualcuno che aveva sbagliato numero" spiegò il ragazzo con un'alzata di spalle.
"E poi?" chiese Ziva, osservando lo schermo su cui avevano preso a scorrere placide le previsioni del tempo per la settimana.
"Stamattina è suonato il telefono, ho risposto, e mi ha detto di guardare la CNN"
"E...?" lo esortò McGee, curioso e allo stesso tempo preoccupato. L'inizio di quella mattinata non gli piaceva, gli ricordava troppo da vicino il capitolo iniziale di uno di quei thriller ad alta tensione dove l'unica cosa certa era la morte dei protagonisti.
"Non avevo niente di meglio da fare, e l'ho accontentato. Per cinque minuti è rimasto in silenzio, poi quando è partito il servizio su una ragazza uccisa stamattina in città ha detto che lei era la seconda, e che ogni giorno sarebbe morto qualcuno" Concluse sospirando pesantemente.
"A quanto pare uno psicopatico ha deciso di giocare con te, Tony" concluse lugubre Gibbs; a quanto pareva il suo peggior sospetto si era rivelato corretto.
"Perchè?" urlò il ragazzo, gli occhi fiammeggianti d'odio. "Che c'entro io?" insistette, cercando una risposta negli occhi dei presenti.
Un fascicolo atterrò sulla sua scrivania, sollevando un leggero sbuffo di polvere. La cartellina era dell'N.C.I.S. ma i fogli che sporgevano disordinatamente dal margine superiore del fascicolo portavano l'intestazione della polizia di Washington.
"Me l'hanno appena mandato...dovresti dargli un'occhiata" sussurrò il direttore, invitandolo ad aprire il fascicolo con un cenno del capo. Conteneva la copia della documentazione fotografica della scena del crimine di quel mattino: il cadavere, la piazza in cui era stata uccisa, il tetto da cui aveva sparato il cecchino, il bossolo del proiettile. Tutto normale, tutto secondo le solite regole non scritte. Tutto, a parte un piccolo foglietto di carta infilato in una busta trasparente rinvenuto sotto al bossolo.
Tony mise sulla scrivania il primo piano di quel foglio, dove asettiche lettere di computer recitavano - Perchè sono morta, solo Jane Doe DiNozzo lo sa-
"Hai una sorella sposata?!" esclamò Ziva, sentendo che la situazione stava velocemente sfuggendo alla sua comprensione, oltre che al suo controllo. Tony accennò un segno di diniego con la testa.
"Ma..." iniziò lei, venendo interrotta da McGee.
"Jane Doe è il nome con cui si identifica un cadavere di sesso femminile la cui identità è ignota" le spiegò atono.
Mentre Gibbs ordinava a Tim di rintracciare la chiamata ricevuta poco prima e a Ziva di scoprire tutto il possibile su quel caso, ignorando le lievi proteste del direttore che avevano per soggetto questioni di competenza territoriale, Tony cercò di mettere insieme i pezzi di quel macabro puzzle. Aveva una Jane Doe, aveva un numero, aveva una foto di una ragazza bionda, aveva uno psicopatico fissato con lui, aveva uno strano uso della parola passato, aveva...
Proprio quando sentiva di essere vicino a qualcosa i suoi pensieri vennero disturbati dal trillo del cellulare. Sullo schermo comparve un sms flash; uno di quei messaggi che si cancellano automaticamente una volta letti, in cui non compare il numero del mittente, chiunque esso sia.
-Oggi l'israeliana è già caduta dalla sedia?- lesse attonito. Che diavolo voleva dire?
Improvvisamente ebbe un flash. Ziva che cadeva dalla sedia da lui sabotata qualche settimana prima, quando si erano affrontati in quella schermaglia psicologica fatta di finti scherzi, scherzi veri, e sottili occhiate omicide. Quella volta lui era riuscito a farle abbassare la guardia, per poi colpirla di sorpresa sabotandole lo schienale della sedia. Ma tutto quello che poteva centrare con...
Un'idea improvvisa prese forma nella sua mente, terribile e preoccupantemente possibile. Senza neanche rendersene conto sentì la sua voce urlare alla ragazza di non toccare la sua sedia.
Non notò lo sguardo stralunato di McGee, ne quello preoccupato di Gibbs; si concentrò unicamente sulla figura di Ziva, sui suoi occhi color nocciola improvvisamente illuminati da un lampo di comprensione, dal suo scarto laterale con cui trascinò a terra anche il direttore, e poi solo luce. Luce, e un terribile rumore.
I minuscoli frammenti di legno e plastica, unico ricordo della scrivania di Ziva, finirono di posarsi disordinatamente a terra, mentre la ragazza si rialzava leggermente intontita dall'esplosione. Jenny e McGee fissavano la scena increduli, mentre gli occhi di Gibbs facevano trasparire una rabbia cieca e gelida; quella rabbia capace di uccidere anche solo attraverso lo sguardo.
Il telefono di Tony squillò per la seconda volta, annunciando l'arrivo di un nuovo messaggio flash.
-Ora che mi odi, a domani con il prossimo innocente sacrificato- recitava il testo. Si, decisamente si erano imbattuti in uno psicopatico preoccupantemente pericoloso.
"McGee!" chiamò Gibbs, mentre il denso fumo dell'esplosione iniziava a diradarsi, sovrastando il suono dell'allarme che era entrato in funzione.
"Scopri come ha fatto! Non mi interessa come, fallo e basta!" ordinò perentorio. Timothy si affrettò ad obbedire, immergendosi nel suo mondo virtuale fatto di immagini, codici e passwords.
"Ziva, vai da Abby e vedi se è possibile rintracciare i numeri usati da quel pazzoide" la ragazza scattò veloce verso l'ascensore, scomparendo immediatamente. Una volta al suo interno lo bloccò, per avere il tempo di riprendersi e di far trasparire per un secondo, sotto la maschera da killer, le emozioni che la invadevano.
"In quanto a te, DiNozzo" ringhiò ancora Gibbs "Risolvi questo dannatissimo puzzle a tempo record, o ti prenderò a scappellotti da qui fino al giorno del giudizio, chiaro?" Tony, già pallido, sbiancò completamente, deglutendo rumorosamente. Non aveva mai visto Gibbs così infuriato, e ringraziò mentalmente tutti i santi del calendario che la pistola del capo fosse al sicuro nel cassetto della sua scrivania. Prese un respiro profondo, cercando di concentrarsi, ma non fu necessario.
Improvvisamente, un ricordo sepolto dal tempo riaffiorò alla sua mente: un viso pallido, reso etereo dalla morte, lunghi capelli biondi, vitrei occhi azzurri presero forma nella sua mente, insieme ad una data; 1993.
"Merda" mormorò improvvisamente, afferrando con violenza il telefono.
"Forse ci sono, capo" urlò, mentre le dita componevano febbrilmente un numero di telefono.
  
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