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Autore: sheesalice    03/02/2015    0 recensioni
L'evoluzione di una scintilla che presto si trasforma in fuoco ardente, ma che è destinato a spegnersi così come è nato; all'improvviso e senza troppo rumore. La nebbia che pian piano svanisce e rivela le cose per come sono. Pensieri un po' malinconici e riflessioni sulla mia esperienza, su ciò che ho provato quando la mia scintilla è stata calpestata da un qualunque uomo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il mio primo amore fu selvaggio. 
Anzi, a volte ci ripenso e mi accorgo che in realtà fu mite. Crebbe come la tempesta che un attimo prima la vedi all'orizzonte, oscura e minacciosa, e un attimo dopo ti ci trovi dentro senza sapere come. E ti piace.
Rendersi conto fu la parte più difficile, nel mio caso. Cercai di cacciare quella sensazione, non perché fosse brutta; semplicemente non sapevo come gestirla. 
Le notti più scure furono senza dubbio quelle in cui pensavo a lui. E furono troppe. Lui ebbe sempre un modo di oscurare il resto che tutt'ora mi turba. Con lui non ci furono ore, o minuti.. non ci furono film, parole o canzoni che potessero distogliermi dal pensiero di lui, del suo sorriso, dei suoi occhi, i suoi capelli. 
Per tanto tempo fummo tanto vicini da non riuscire neanche a parlare. Ci rendemmo conto che non avevamo nulla da dirci. Una sera ci guardammo a lungo, e io ricordo un dolore lontano e un bruciore da qualche parte.. ogni tanto lo sento ancora. Spesso.
Ci convincemmo che essere solo amici fosse la cosa più opportuna, e magari lo era. Ma le sere divennero sempre più lente e scure e i suoi occhi sempre più profondi e sfuggenti. E il bruciore si insinuò in luoghi che non conosco tutt'ora. La sua fiamma, la sua immagine.. tutto di lui risvegliò in me un senso di appartenenza. A cosa non so, ma con lui non ebbi mai una singola certezza. Bruciò ogni parte sana e non rimase niente. Nessuna zona intatta. 
Mi torna alla mente di una domenica fredda e di una fastidiosa sensazione che tutto stesse per cambiare. O la dura consapevolezza che tutto non sarebbe mai cambiato. Che il lago non cresce e pian piano si riempie di detriti. 
Ricordo gli occhi appannati e lì capi che il primo amore non è amore; 
Ci fu una sera in cui tutto il mondo mi cadde sulle spalle e il buio si fece più buio del solito e i muri sembrarono chiudersi e circondarmi. Ricordo l'aria che mancava e una piccola grande parte di me morire e fu doloroso. 
Non fu il solito bruciore, nemmeno il solito dolore, che per tanto avevo sopportato. Fu qualcosa di grande e lo capì quando feci finta di nulla, e quando le mie lacrime furono come l'albero che cade nel bosco ma che nessuno sente: rumorose ma non udibili. E nessuna canzone mi liberò la mente quella sera, neanche i Linkin Park. Pensai che sentire tutto così profondamente è sia una virtù che una sventura. Tutto colpisce e ferisce allo stesso modo, e forse non era così che volevo vivere. E il letto mai fu così freddo e piccolo. Mi venne alla mente l'immagine del mio cuore, e forse non era tanto diverso da quel letto. 
Certe persone credo entrino nella nostra vita per una ragione, e non ci sono tanti compromessi o regole da seguire. Sarebbe stato tutto più semplice, e invece ognuno fa quello che vuole e il risultato sono piedi e cuori infreddoliti. 
Vorrei aver avuto un manuale o una guida.. o anche solo un segno divino che mi bloccasse dall'entrare in quel lago di sentimenti in cui ora mi ritrovo bloccata. Come le sabbie mobili, più cerco di uscirne e più sprofondo senza via di ritorno. 
E allora mi lascio andare, che tanto non ci sono schemi da seguire, se non quello fisico della mia mente, e non mi resta che dimenticare... solo che non riesco. 
Spero si accorga di quanto sia.. individuale?fondamentale? Quel suo modo di sorridere, e la peluria sul mento che non si vede a meno che non guardi attentamente. O della fossetta nell'angolo destro della sua bocca, o dell'oceano balcanico al posto dell'iride. Mentre loro due faranno il giro in barca, io starò lì a sbracciare e a cerca aiuto. 
Quel suo buffo modo di ballare, o quando fa finta di niente, e sorride mentre guarda lo schermo del cellulare. Spero capisca che c'è così tanto, troppo, dietro quella combinazione quasi perfetta di muscoli e pelle. Non so spiegare bene cosa sia, ma emana energia e io la percepisco tutta, la sento come un'onda e mi invade. Mi porta al largo e mi risveglio a riva. Piena d'alghe. 
Mi piacerebbe essere un po' come tutte le altre ragazze, e forse non lo sarò mai. Perché ci sono così tanti significati dietro un sorriso, dietro una parola e sembra che questa cosa turbi solo me. 
E quindi quella sera avrei preferito bruciare nel più veloce e invisibile dei modi, magari nel sonno. Avrei preferito perdere la vista, o l'udito, e invece persi l'appetito e quella poca voglia di vivere che mi era rimasta. 
Forse dovrei sparire per un po', essere sfuggente come il più leggero e dolce dei venti, di quelli che senti sulla pelle in estate passeggiando sulla sabbia umida. E poi ricomparire e ricominciare o forse riprendere.. Che probabilmente è la stessa cosa. 
  
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