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Autore: Angel51    03/02/2015    3 recensioni
Klaroline. FF ambienta nel passato, anni venti: Caroline è una diva, la diva di Broadway, che dall'ombra muove le fila della città. Klaus attirato dalla sempre più splendente NY, decide di farla sua come ha già fatto con New Orleans, usando i suoi poteri di ibrido per conquistare la città. E' pronto a tutto per riuscirci, ma quando troverà lei sulla sua strada, le sue certezze crolleranno.
"Ricordo bene la prima volta che incontrai Nicklaus Mikaelson, quel momento è impresso a fuoco nella mia mente.
Lui era affascinante, un leader che trascinava le folle, tanto potente quanto pericoloso.
Io, un bel faccino che nascondeva il vero volto del burattinaio che tirava i fili di quella città.
Erano i ruggenti anni venti, lui era un ibrido originario millenario e io solo una giovane umana.
Lui venne per conquistare la mia città, ma trovò una regina che conquistò il suo cuore."
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare: grazie a Sara Forbes per il banner e alla mia beta Marina Oceano!


CAPITOLO 3: Behind the scenes of the games

“Mr Salvatore, c'è il signor Mikaelson per lei. Dice che la sta aspettando per fare colazione, non ha voluto attendere che si svegliasse e mi ha mandato a chiamarla. Ho cercato di dirgli...” disse piano la giovane cameriera, per non disturbarlo, restando composta vicino la porta.

“Va bene così, Cheryl, puoi andare. Digli che scenderò in pochi minuti” rispose lui mugugnando e rigirandosi nel letto. Guardò il suo orologio da taschino sopra al comodino, non erano neanche le otto di mattina, cosa diavolo voleva il suo Klaus?!

Si lavò e vestì velocemente e quando scese lo trovò a guardare maliziosamente la sua cameriera preparare la colazione. Sospirò rassegnato, ecco cosa significava avere di nuovo intorno Klaus... significava non avere più una vita privata!

“Eccoti finalmente! E' quasi mezz'ora che ti aspetto” disse lui su di giri guadagnandosi un'occhiata torva dal giovane Salvatore.

“Sei ubriaco forse?!”

“Mai stato meglio, amico mio... Sono ebbro di vita!”

“Sei ubriaco” affermò sicuro allacciandosi i polsini e sedendosi a capotavola “Che ci fai in piedi a quest'ora?”

“Chi dorme non piglia pesci, meglio passare la notte a riflettere e pianificare piuttosto che dormire... A meno che tu non abbia una piacevole compagnia, allora puoi anche... Goderti il momento!” rispose lui esuberante sedendosi al suo lato.

Stefan scosse la testa bevendo il suo caffè appena versato “E a cosa avresti pensato per tutta la notte? Quale grandioso piano hai organizzato?” chiese divertito.

Per tutta risposta Klaus afferrò il braccio della cameriera che gli aveva appena versato il caffè, e guardandola negli occhi le tolse la porcellana dalle mani “Perdonami dolcezza, il caffè non basterà per colazione. Fa silenzio e fa la brava” disse con il ghigno sulle labbra, poi con forza la spinse contro di sé e scoprendole la pelle lattea, le addentò il collo. Poteva sentire i sospiri sommessi e i gemiti racchiusi nella sua gola che combattevano per uscire... Era decisamente il modo giusto di iniziare la sua giornata!

“Klaus” il tremore nella voce del suo amico gli fece alzare gli occhi... Stefan sembrava star male, la tazza nelle sue mani si era rotta in mille pezzi e Klaus poteva leggere chiaramente la sete sul suo volto. Lasciò andare la ragazza gettandola a terra, osservando allibito lo sguardo famelico del suo amico... Sembrava un vampiro che non si nutriva da secoli, non riusciva a capire.

Stefan guardava il corpo agonizzante della cameriera vicino, troppo vicino a lui, poteva sentire l'odore acre e delizioso di sangue entrargli nelle narici, soffocarlo quasi. “Mandala via” riuscì a dire a denti stretti.

Klaus ancora confuso, si squarciò il polso e lo avvicinò alla bocca della ragazza, poi la fece alzare e premendo un tovagliolo sul collo ferito, la soggiogò affinché dimenticasse tutto, mandandola in cucina.

Dopo qualche secondo, puntò gli occhi dritti in quelli del padrone di casa, immobile al suo posto, rimettendosi a sedere e aspettando una spiegazione che però tardava ad arrivare.

“Vuoi dirmi cosa diamine sta succedendo? Perché sono arrivato alla conclusione che, o quella cameriera è più di una semplice cameriera, o tu sei malato... e nessuna delle due ipotesi mi piace!”

Stefan respirò a fondo, riprendendo sempre più il controllo 'Non pensare al sangue' si diceva, 'riprendi il controllo' si ripeteva come un mantra 'Pensa a qualcos'altro, parla con Klaus, forse lui capirà, forse lui ti aiuterà... No, lui non capirà, Klaus è un assassino millenario come può capire??! Lui era amico dello squartatore, non può capire!'.  Il corso dei suoi pensieri fu però disturbato da un basso ringhio di impazienza del suo amico, così Stefan prese un ultimo lungo respiro e puntò i suoi occhi in quelli dell'ibrido.

“Entrambe, direi: entrambe le cose che hai detto sono vere, per quanto mi riguarda... Cheryl non è solo una cameriera, è una persona, una giovane e dolce ragazza che lavora in questa casa ormai da tempo e che non merita quello che le hai fatto... Ed io credo di essere 'malato' in un certo senso, il sangue umano è peggio di una droga per me...” disse sospirando.

“Sciocchezze!” lo interruppe Klaus “Dai un bel aumento alla cameriera e la giornata libera, sarà più che contenta di offrirti il suo collo ogni volta che glielo chiederai! E questa cosa del sangue come una droga... Non credi che per tutti noi sia così?! Il sangue ci tiene in vita, è ovvio che ne siamo dipendenti!”

“Tu ne sei dipendente, a me fa perdere completamene il controllo. Lo Stefan che conoscevi, Klaus, quello che si nutriva di sangue di povere vittime innocenti, che le squartava senza pietà, non c'è più... Non bevo sangue umano da anni”

“E' impossibile... Sei qui davanti a me, in piene forze!”

“Bevo sangue animale”

Klaus scoppiò in una fragorosa risata “Questa è buona! Ecco perché non hai un cane vecchio mio! Stefan, il vampiro che mangiava poveri gattini!” disse continuando a ridere “Ci stavo quasi credendo!”

“Alci, bisonti, bovini... Due volte alla settimana vado nell'entroterra, ci sono boschi, praterie, ranch, mi basta una notte per andare e tornare. E se dovessi averne bisogno Central Park è pieno di piccoli animali... conigli, cerbiatti, volpi. Credimi trovare del cibo è l'ultimo dei miei problemi” rispose l'altro serio.

“Ti prego, dimmi che stai scherzando e che non sei un vampiro 'vegetariano'!” disse portandosi le mani agli occhi con un sospiro, avvilendosi improvvisamente.

“E' tutta la vita che lotto contro me stesso per vincere il mio istinto, Klaus”

“Mi sembrava che stessi bene l'ultima volta che ci siamo incontrati”

“Spegnere i sentimenti e seguire l'istinto non è star bene, quando poi ricominci a provare emozioni...” S’ interruppe riflettendo su cosa fosse meglio dire “Avrei solo voluto provare dolore per redimermi” rivelò il giovane vampiro affranto “Quello che tu hai, l'autocontrollo di te stesso, del tuo istinto, la forza di smettere quando vuoi... io non ce l'ho. Dei miei anni bui, tu hai visto la parte migliore, se così si può definire... Ho passato anni a rimettere insieme i pezzi di me stesso”

“Ho imparato molto da te, amico. I miei trucchi migliori li ho presi da te! Eri un artista in quello che facevi, guardarti era un piacere!”

“C'è di più, Klaus! Non possiamo solo essere assassini, mostri senza cuore... Possiamo ancora essere persone. Non voglio mai più essere quel mostro.” disse Stefan con misto di speranza e tristezza.

“Non c'è redenzione per noi Stefan, siamo vampiri. Non si può tornare indietro da questo... E’ il nostro destino” tagliò a corto Nicklaus con amarezza.

“Anche i vampiri provano emozioni, sentimenti... Non può essere tutto perduto, non voglio crederci. Altrimenti puoi anche piantarmi un paletto nel cuore e farla finita!”

Nicklaus notò qualcosa nello sguardo del suo amico, era tristezza, una tristezza così disarmante da non lasciare spazio a nient'altro. Come poteva essere cambiato così tanto? Lo Stefan che conosceva anche se con la vita distrutta, tradito dalla famiglia, lasciato solo da tutti, aveva sempre avuto voglia di andare avanti, di sentirsi vivo anche se l'unico modo che aveva per farlo era provocando dolore agli altri “Forse tu hai ancora speranza vecchio mio, ma io... ho perso la mia secoli fa”

“Non si perde la speranza, Klaus! E’ dentro di noi come un tarlo e una volta che riesci a scovarlo, ti comincia a mangiare dall’interno, fino all'anima... Nna volta che la ritrovi non riesci più a farne a meno” disse sospirando, quasi fosse qualcosa di orribile quello che gli stava succedendo “Magari hai solo bisogno di qualcuno che ti aiuti ad aprire gli occhi, a guardarti dentro... Noi siamo così abituati a guardarci sempre allo stesso modo che abbiamo solo bisogno di occhi nuovi per vedere realmente come siamo... Abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi ancora come persone”

Klaus distese le labbra in un mesto sorriso, riflettendo sulle parole dell'amico e allora cominciò a capire. Le sue erano parole di un innamorato abbandonato, ancora ferito. Non gli avrebbe mai confessato che non credeva a nulla di tutto quello che aveva appena detto, ma chi era lui in fondo per togliergli nuovamente un po' della speranza che aveva ritrovato?  Non era altro che un ibrido che non aveva mai amato nemmeno se stesso, e che tanto meno aveva ricevuto amore. Non era altro che un uomo invidioso del suo quasi fratello perché lui sembrava ancora riuscire a provare qualcosa, provare amore, provare speranza... Anche se non ci credeva, Klaus si chiese come sarebbe stato avere qualcuno capace di ridonarti la speranza: qualcuno che ti guarda ogni giorno con occhi nuovi, dimenticando tutto quello che hai fatto nei secoli della tua vita.

“Come si chiamava la donna che ti ha guardato così, amico?” chiese a bruciapelo Klaus.

Stefan sorrise triste, guardando il suo piatto vuoto e alzandosi per prendere dello scotch e un paio di bicchieri.  “Elena” disse appoggiandoli fra loro “E' così evidente?”

Klaus prese il bicchiere mezzo pieno e stette in silenzio, facendogli segno di continuare. Non era il tipo da confessioni fra amici, ma Stefan era la cosa più simile ad un amico che aveva, nonché l’unico... E se era importante per lui, allora sarebbe stata importante per Klaus.

“Aveva sedici anni quando la incontrai. Era scoppiata la guerra da qualche mese, io facevo il medico all'ospedale di Ellis Island, lei era una volontaria. Riuscivo a nutrirmi ogni volta che volevo, e a mantenere il controllo grazie a Lexi, che non mi aveva lasciato solo nemmeno un momento per quasi vent'anni. Ero lì un po' per passione e senso del dovere, un po' per soddisfare la mia sete.

Ci innamorammo, come due persone normali, ma avevo paura di farle del male così mantenni le distanze per i primi tempi, ma a lei non importava, stava bene così. Poi, in un paio di mesi, i suoi genitori morirono e suo fratello partì per combattere in Europa: si ritrovò da sola e vederla così mi spezzò il cuore. Decisi di chiederle di sposarmi, dopo averle raccontato la verità su di me. Pensai che sarebbe scappata dopo averle detto tutto, invece fu lei a confessarmi che voleva passare tutta la sua vita insieme, che non le importava cosa fossi o di cosa mi nutrivo. Ero al settimo cielo. Dopo qualche giorno però mi arrivò una lettera di mio fratello che mi chiedeva di raggiungerlo, Katherine se ne era andata e Damon si era arruolato ad Atlanta e aveva bisogno di me. Fu Elena a dirmi di andare, che la famiglia aveva la priorità su tutto il resto, che ci saremmo sposati quando io sarei tornato con mio fratello. In fondo preoccuparsi per la mia vita era inutile, visto che ero già morto. Non la vidi per quasi due anni, ma ogni giorno le scrivevo e lei scriveva a me. Lexi mi lasciò non appena trovai Damon ad Atlanta, non andavano molto d'accordo, fu l'ultima volta che la vidi: Così rimanemmo solo io e lui, diretti ad un fronte straniero. Quando tornai a casa, Damon era con me, Elena mi stava aspettando per sposarci, ma io avevo perso il controllo, la guerra mi aveva cambiato. Avevo spento tutto senza volerlo: il sangue, la morte così vicina a me ma che non riusciva mai a portarmi via... Avevo ricominciato a nutrirmi di sangue umano, Damon mi aiutava a non oltrepassare mai troppo il limite, ma mettevo in pericolo chiunque mi stesse intorno... Se sotto le armi, nessuno poteva accorgersene, tornati a New York avevo un grosso problema.

Elena rintracciò Lexi e la portò a New York per aiutarmi. Non ricordo nulla di quel periodo, Elena mi ha raccontato che pochi giorni dopo l’arrivo di Lexi un cacciatore la uccise davanti ai suoi occhi” Stefan fece una pausa chiudendo gli occhi. Superato quell'attimo di dolore, riprese il suo racconto.

“Fu Elena ad aiutarmi... Per tre mesi, restai chiuso e imprigionato in una stanza con verbena in circolo e senza nutrirmi finché non riaccesi le emozioni, e lei ha passato ogni momento dall'altra parte della porta parlando di tutto quello che le passava per la testa, leggendo le nostre vecchie lettere, finché non veniva Damon a mandarla a casa. Poi un giorno accadde e basta. Provai paura, paura di averla persa per sempre quando non venne a farmi visita per una settimana, nessuno sapeva dove fosse, pensai fosse in pericolo e come un se avessi premuto un interruttore, tutto ricomparve. Lei stava bene, era solo l'ennesima strategia che questa volta aveva funzionato.

Restammo insieme per altri tre anni, portava il mio anello al dito ma non avevamo mai parlato di cosa sarebbe successo con il passare del tempo: io sarei rimasto giovane per sempre e lei sarebbe invecchiata e morta, a meno che non la trasformassi condannandola a questo infermo per la vita. Avevo paura che lei fosse troppo fragile, qualsiasi decisione avremmo preso. Tutti i giorni del periodo che passammo insieme lei mi offriva il suo polso, io bevevo e poi la guarivo. Lexi le aveva detto che se avessi trovato qualcosa che per me era più importante di tutto il resto, del sangue stesso, sarei guarito e lei lo era. Riuscivo a mantenere il controllo di me stesso per non farle del male e non sentivo la sete... Era il nostro idillio perfetto”

“Straordinario... in tutta la mia vita non avevo mai sentito parlare di...” Klaus si interruppe non sapendo come chiamare quella situazione, realmente meravigliato.

“... di un amore che vince sull'istinto, sulla sete?! Era questo...  Io stesso non pensavo potesse esistere o che potesse succedere a me. Ho aspettato quasi centocinquanta anni, incontrato una donna che mi ha rovinato la vita per l'eternità, ma ne è valsa la pena per avere Elena”

“Cosa le è successo?” chiese Klaus, notando che la tristezza del suo amico aumentava parola dopo parola.

“E' morta con sangue di vampiro in circolo” disse Stefan finendo il contenuto del suo bicchiere.

“Ogni giorno le davi il tuo sangue per curarla, non era un'ipotesi poi così...”

“Non il mio sangue Klaus. Quello di Damon, è morta con il sangue di Damon in circolo. Fra loro c'era affetto: quello che io credevo una tenera amicizia, un affetto fraterno pensai, era qualcosa di più. Entrambi l'avevano sempre soffocato perché noi eravamo fidanzati, Damon non voleva che “la storia” si ripetesse ancora, e Elena mi amava, mi amava molto, anche se forse amava in modo diverso entrambi. L'epidemia di tubercolosi si dilagava nelle città come una macchia d'olio e Elena venne chiamata in una città vicina per riconoscere un corpo che sembrava essere quello di suo fratello, ma mi offrii di andare io per proteggerla da quello che poteva conseguire quell'atto e lei accettò malvolentieri. Passai tre giorni nel South Virginia ignaro di quello che stava accadendo: Damon era terrorizzato dall'idea che Elena potesse ammalarsi con il suo lavoro all'ospedale, così quando me ne andai, le fece bere il suo sangue soggiogandola affinché poi dimenticasse, invece il destino ci ha giocato un terribile tiro mancino. Ricordi la bomba del Ku Klux Klan alla stazione di Brooklyn? Elena si trovava lì, aspettava il mio treno: era in largo anticipo come sempre, e io portavo la bella notizia che il corpo non era quello di Jeremy, ma quello di un vagabondo che gli aveva rubato il passaporto. Fermarono il mio treno almeno cinque stazioni prima senza dirci nulla dell'accaduto. Caroline era la migliore amica di Elena, fu lei a raggiungermi e darmi la notizia quasi mezza giornata dopo. Il resto puoi immaginarlo, Damon andò a cercare il suo corpo prima che si svegliasse e qualcuno la trovasse, la portò a casa nostra e le spiegò cos'era successo... Lei non voleva completare la trasformazione era isterica, fummo noi a convincerla. Dopo qualche giorno ci accorgemmo che qualcosa non andava, non riusciva a nutrirsi, le sue emozioni era estremizzate, non riuscivamo a scoprire dove fosse suo fratello e poi c'era qualcos'altro... Hai mai sentito parlare di asservimento al vampiro creatore? ”

“Ho incontrato un paio di vampiri nel corso dei secoli... Non dirmi che lei è asservita a tuo fratello?” Stefan annui con un sorriso mesto “Questa ragazza è più unica che rara!”

“Asservita, innamorata... non lo so più ormai. Fu Caroline a mettere insieme i pezzi, chiese aiuto ad una strega che le doveva un favore, ma fu inutile... non c'era via di fuga, cercammo in tutti i modi di spegnere l'asservimento, ci provammo per parecchi mesi, alla fine Elena mi chiese scusa e mi ridiede l'anello... chiesi loro di andarsene, era troppo difficile vederla insieme ad un altro, vederla insieme a mio fratello. Era la storia che si ripeteva”

“Immagino che da quando Elena sia diventata un vampiro tu non abbia più bevuto sangue umano quindi?”

“Esatto... Non avevo più la mia 'cosa' più importante” disse Stefan amaramente.

“Dove sono adesso?” Stefan alzò le spalle.

“Non lo so, sono quasi due anni che non ho più loro notizie. So che Elena scrive a Caroline una lettera tutti i mesi, ma non ne parliamo mai”

“Mi dispiace, amico”

Stefan annuì. Ancora non capiva come lui e Klaus potessero condividere quella profonda amicizia, erano così diversi l'uno dall'altro (Stefan non aveva dubbi che Klaus al suo posto avrebbe strappato il cuore dal petto di suo fratello per l'ennesimo affronto amoroso), ma forse per quella stessa strana legge chimica per cui gli opposti si attraggono, loro due erano amici.

“Quindi Caroline...”

“Era la migliore amica di Elena, ecco come ci siamo incontrati... Quando raccontai cos'ero ad Elena, lei mi disse che aveva bisogno di parlarne con qualcuno, e io le risposi che se lei si fidava di quell'esuberante ragazza, allora mi sarei fidato anch'io. Caroline mantiene il mio segreto da sempre, ma quello che mi sorprese all'epoca fu che una ragazza che credevo così mondana in realtà era a conoscenza di molto più di quello che lasciava intendere. Conosceva già il mondo sovrannaturale e le sue regole, anche se umana a tutti gli effetti” Stefan si interruppe per guardare di sottecchi la reazione di Klaus alle sue parole, ma come al solito lui non lasciava trasparire nulla, così continuò “Caroline diventò presto una cara amica, sapevo di poter contare su di lei, ma dopo l'incidente e la trasformazione di Elena, lei fu l'unica... Era la mia famiglia. Lei, semplicemente, c'era per me. Spesso mi sono trovato a sperare di poter provare qualcosa di più per Caroline, e di essere ricambiato, sarebbe stato più facile... Ma non è che una sorella. E’ la famiglia che sono sicuro non potrà mai tradirmi”

Stefan vide l'impercettibile rilassarsi della mascella del suo amico e un sorriso sghembo spuntò naturalmente sul suo volto.

“Voglio aiutarti... Non posso fare niente per la ragazza, ma posso aiutarti a placare la tua sete” disse Klaus alzandosi improvvisamente in piedi.

“Lascia perdere, sto bene così”

“Siamo predatori, ci nutriamo di sangue umano, non di scoiattoli, Stefan! Se dovessi affrontare un cacciatore di vampiri, e da quanto ho capito ce ne sono a New York, chi pensi vincerebbe?! Ti terrò sotto controllo, anzi meglio... Prendi la verbena?”

“Perchè dovrei prendere la verbena? Sono depresso forse, non autolesionista!”

“Bene” poi prendendolo per il bavero della giacca porto il viso all'altezza del suo, occhi negli occhi “Voglio che tu beva sangue umano Stefan, lascia perdere gli scoiattoli! Berrai sangue umano in qualunque modo più ti piaccia, ti lascerai andare ogni volta che ne avrai bisogno, ma mai perderai il controllo, mai farai qualcosa che non vuoi fare, mai ucciderai una persona per nutrirti di lei. Avrai il controllo della tua sete! Ogni volta che sentirai di star per perdere il controllo, riuscirai a fermarti! Questo è tutto” disse lasciandolo andare. Stefan batté le palpebre alcune volte prima di riprendersi, poi guardò il suo amico stralunato.

“Mi hai appena soggiogato?”

“Funzionerà” disse sicuro Klaus

“L'hai già fatto prima?” chiese spaventato l'altro.

“No... scopriamo se funziona!” Klaus corse a prendere la stessa cameriera di prima, con gli occhi vitrei e privi di volontà “Avanti, bevi!” disse squarciando con il coltello il polso della ragazza. Alla vista del sangue gli occhi del giovane Salvatore si oscurarono e i canini spuntarono veloci mentre le parole dell'originale si ripetevano nella sua mente. Si portò il polso della ragazza alla bocca e la sensazione calda del sangue lungo la gola gli diede brividi di piacere, ma al rumore dei gemiti di dolore della ragazza si staccò da lei appagato.

“Direi che funziona!” disse Klaus soddisfatto

“Avrei voluto scegliere come vivere!” rispose Stefan infuriato.

Klaus non l'ascoltò e versò un po' del suo sangue in un bicchiere porgendolo alla giovane continuando ad ignorare l'amico “Ascolta tesoro, ogni mattina ti taglierai il polso e porterai un calice pieno del tuo sangue al signor Salvatore, senza svelare questo segreto a nessuno, mantenendo la riservatezza di tutto quello che hai visto oggi e farai in futuro... E sarai felice di farlo, avrai anche un cospicuo aumento, promesso!” disse strizzandole l'occhio e mandandola via.

“Devi soltanto riprenderci mano... Immagino che sia un bel po' che non soggioghi le persone, il sangue animale non credo ti dia potere a sufficienza” disse, appagato delle proprie conclusioni.

“Credo che te ne debba andare... Hai fatto abbastanza per oggi” disse già esausto il giovane vampiro.

“Stai scherzando? Ora ho un'ottima scusa per trasferirmi a casa tua finché non inizia l'estate, non c'è ancora nessuno negli Hampton”

“Oh mio...”

“Ti ho promesso che ti avrei aiutato, che ti avrei controllato e tutto il resto... Casa tua è grande, nemmeno farai caso a me, e soprattutto è nella giusta posizione per il mio piano”

“Quale posizione? Casa mia è...”

“Giusto di fronte al Royal Palace” disse strizzandogli l'occhio “Non avrei potuto chiedere di più. Vado ad organizzare il trasloco... Ci vediamo a pranzo. Ah, Stefan?!  Dì pure alla cameriera di star tranquilla, un arrosto andrà benissimo” e in meno di un battito di ciglia, l'ibrido sparì.

'Fantastico!” pensò amaramente Stefan 'avevo proprio bisogno di un coinquilino!'

 

Klaus uscì da quella casa, più su di giri di quando era entrato. Si era nutrito e finalmente aveva ben chiara la situazione del suo amico, anche se era sicuro che ci fosse ancora qualcosa che lui non gli aveva detto.

Girò l'angolo e si ritrovò di fronte all'hotel che la notte precedente era stato teatro del suo gioco di potere. Tornò indietro di qualche passo e assicurandosi che nessuno lo guardasse, spiccò un paio di salti così alti da raggiungere i palazzi dietro di lui e trovarsi sul tetto di uno di essi. Respirò a pieni polmoni l'aria pura del mattino e poi si avviò nella direzione in cui si ergeva il Royal Palace.

Senza volerlo, la notte scorsa lei gli aveva rivelato che abitava lì e prima di andarsene Klaus aveva osservato bene la dislocazione delle stanze e se i suoi ragionamenti erano corretti, ora aveva di fronte agli occhi quello che doveva essere il balcone della sua camera da letto.

Attese quasi un'ora perso nei propri pensieri, poi vide una mano scansare le leggere tende bianche e il profilo di una cameriera aprire la portafinestra. Solo qualche altro minuto e la sua minuta figura si rese visibile ai suoi occhi: il viso pulito, ancora arrossato dal sonno, i capelli liberi ad incorniciarlo, indossava una vestaglia bianca lasciata aperta sopra una corta camicia da notte dello stesso colore. Una folata di vento le sparpagliò i capelli davanti al viso e lei alzò una mano per scansarli, tornando poi a tenere la tazza con entrambe le mani. Klaus si concentrò affinando i suoi sensi... Caffè? Sì, ne era quasi sicuro...

Lei si sedette su una poltroncina vicino la finestra, accavallò le gambe e chiuse gli occhi godendosi il sole sul viso, sembrava così rilassata, sorridendo quando un jazzista dall'altra parte della strada cominciò a soffiare nella sua tromba un'allegra melodia. Klaus si perse ad osservarla, era la stessa donna forte e orgogliosa della sera prima? Le sembrava così fragile e indifesa ora... e terribilmente troppo affascinante!

Si chiese se suo marito l'avesse raggiunta per la notte, dopo che la festa era giunta al termine... Pensò che non doveva essere tanto male svegliarsi con una tale bellezza accanto, che forse lui avrebbe fatto di tutto per trovarsi lì ogni mattina e nello stesso posto ogni notte.

Scosse la testa sbuffando, che diavolo gli stava prendendo?! Tutto questo era ridicolo, lui era ridicolo!

Ringhiò arrabbiato con se stesso e con la sua velocità sovrumana scese da quel grattacielo e tornò a casa sua. Doveva schiarirsi le idee, decisamente, e riprendere in mano la situazione.

 

*****

 

Caroline aprì gli occhi. Aveva una strana sensazione da quando era uscita in terrazzo: si sentiva osservata e con lo stomaco in subbuglio. Guardò il caffè fra le sue mani... Al diavolo! Doveva bere di meno alle sue feste, ecco altrimenti che cosa le succedeva al mattino!

Un leggero bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri.

“Avanti”

Alaric entrò nella stanza chiudendo la porta dietro di sé “Buongiorno”

“Buongiorno a te, Ric” disse Caroline sorridente, rientrando nella stanza “Quali notizie mi porti?”

Alaric chiuse la finestra del balcone e si accomodo nel salottino nella camera di Caroline versandosi del caffè “Ho sentito gli altri membri della cerchia ieri sera e questa mattina. Nicklaus ha stretto contatti con la maggior parte di loro in solo due giorni, spesso durante occasioni informali”

“Dovrei preoccuparmi perché imita il mio stile?” disse lei sarcastica sedendosi di fronte.

“Ho visto il ragazzo dei Pickword consegnargli un invito questa mattina presto, per il ballo di sabato… E’ già stato invitato ad un evento del circolo”

“Io l’ho invitato alla mia festa ieri sera, era ovvio che tutti gli altri mi avrebbero imitata...  Sono stata io a dar loro il permesso in un certo senso, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ieri sera ho scoperto le mie e le sue carte, l’ho colto alla sprovvista e ora sono curiosa di vedere quale sarà la sua prossima mossa”

“Ti sei esposta troppo, non è quello che avevamo pianificato”

“Ho seguito l’istinto e fin ora ha sempre funzionato”

“Cosa pensi che farà?” chiese Alaric diffidente.

“Credo che cercherà di conquistarmi” In tutta risposta Ric alzò le sopracciglia sorpreso e Caroline continuò “ieri sera... c’è stato qualcosa, non so cosa fosse ma credo di essere riuscita ad affascinarlo senza volerlo. Quindi credo che mi corteggerà o qualcosa del genere”

“E tu cosa farai?”

“Starò al suo gioco... Sarà divertente” disse atona.

“Sta attenta Caroline, non vorrei che quello che tu credi sia un tuo piano, sia in realtà quello di Nicklaus”

“Non devi preoccuparti, so come sedurre un uomo senza farmi coinvolgere” disse senza dar modo di replicare “Passiamo ad altro, hai scoperto qualcosa su quello che ti hanno detto le streghe?”

“Bonnie è ancora irraggiungibile, ma a fine mese sarà di nuovo a New York e potremo parlarle di persona. Sua madre senza i suoi poteri non può fare molto, ma dice di essere sicura del suo sogno, e le altre streghe non hanno avuto nessun presentimento a riguardo”

“Mi fido di Abby, anche senza i suoi poteri è comunque la migliore di tutta la congrega. Se questo misterioso ibrido con grandi poteri sta per arrivare in città, dobbiamo stare in allerta”

“Dovremmo parlarne con Stefan o con i licantropi, possono sapere qualcosa”

“Non voglio coinvolgere Stefan, e sai bene che mi fiderei più di questo mostro che dei Lockwood. Non sarebbe la prima volta che cercano di farmi fuori... Magari l’ibrido è un loro alleato”

“Come vuoi. Ti aspetto alle tre per il consiglio”

Caroline annuì congedando Alaric e lui uscì.

Questa storia dell’ibrido le faceva venire i brividi, anche se non voleva ammetterlo. Era stanca di tutto quel sovrannaturale nella sua città, NY era degli umani, non di vampiri licantropi o di ibridi misteriosi. Se avesse potuto li avrebbe eliminati tutti con le sue mani.

Alzando il viso, si guardò allo specchio... Si perse nei suoi occhi, cercando di scorgere cosa c’era dietro l’ombra nera che nascondeva il blu delle sue iridi. Non erano tenebre, non potevano esserlo... Lei era buona, lei era Caroline Forbes, la regina bianca che combatteva per il bene del suo impero. Non c’era oscurità in lei. Lei era buona. E gli altri erano dei mostri.

 

 

  
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