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Autore: MishaLaMezzElfa    04/02/2015    0 recensioni
"Il principe iniziò a singhiozzare ancor più rumorosamente: «Se solo non fossi stato così codardo, se solo mi fossi fatto avanti, ora saresti mia.».
Lei lo fissò negli occhi, sorridendo fra le lacrime cristalline che le scendevano sugli zigomi, fino a infrangersi sulle sue mani delicate e non riuscì a dire nulla, continuò a mantenere quell'espressione di finta gioia, tradendo, in realtà, la propria compassione verso l’amico."
La mia prima ff su Fire Emblem.
Spero gradiate
[Fire Emblem: The sacred stones]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La principessa dai capelli cobalto osservò la creatura che si stagliava dinnanzi a lei e ai suoi compagni, ai suoi amici, ai suoi eroi, chiedendosi chi fosse realmente.
Erika non riuscì a dire nulla, non fu in grado di comprendere appieno ciò che stava accadendo loro finché Ephraim non sferrò il colpo mortale al Re Demone, o meglio, all’ospite del Re Demone: Lyon .
La principessa osservò con occhi colmi di terrore e di lacrime il corpo del ragazzo, il suo più grande idolo d’infanzia, il suo più grande amico ma, soprattutto, il suo primo amore, crollare a terra in una pozza purpurea che andava spandendosi sul freddo pavimento di pietra.
Erika si avvicinò e, senza curarsi delle mani di Seth,  gentili ma ferme al tempo stesso, che tentarono di trattenerla, si accovacciò accanto a Lyon, osservandolo con tristezza e incredulità.
Lyon ricambiò lo sguardo della ragazza con la medesima tristezza.
«Mi dispiace». Sussurrò lui. «Avrei dovuto…».  Non terminò la frase, non seppe cosa dire: non esistevano parole né scuse per giustificare ciò che aveva fatto, la distruzione e la morte che aveva portato nel continente con i suoi stupidi esperimenti.
 «Io credevo di essere nel giusto. Ero certo di aver trovato la soluzione a tutti i mali, la cura per poter salvare l’umanità… Invece non ho fatto altro che riportare alla luce un’oscurità talmente profonda e buia da non poterne vedere il fondo.». Una grossa lacrima solcò il volto pallido e smunto dell’imperatore.
«Erika, Ephraim, Innes, Dana, voi tutti: mi dispiace. So che le mie parole non servono a nulla ma voglio farvi sapere che, se potessi tornare indietro, non farei nulla di tutto ciò che ho fatto. Io volevo solo essere in grado di risplendere come voi.». S’interruppe per riprendere fiato, nessuno disse nulla, anche se molti non riuscirono a nascondere un’espressione di odio nei confronti del principe, o del Re.
«Avrei voluto essere come te, Ephraim: tu eri sempre il migliore, il più luminoso. Avrei voluto essere in grado di confrontarmi con voi, tutti voi, a testa alta. Invece non ho fatto altro che risvegliare il male assoluto.». Si ammutolì per qualche istante finché a parlare non fu Ephraim.
«Perché non ce lo hai detto? Perché non ne hai mai parlato con noi? Eravamo tuoi amici! Perché, Lyon? PER QUALE MOTIVO?». Il principe terminò la frase urlando, protendendosi verso l’amico morente ma venne fermato da Seth che lo mantenne fermo sul posto.
«Avrei voluto essere in grado di proteggerti Erika. Io… Io ti amavo con tutto il cuore.». Disse lui con un sussurro, senza riuscire a guardarla negli occhi, ignorando le urla irate di Ephraim.
Erika non riuscì più a trattenere le lacrime, mentre Lyon continuò a farfugliare delle scuse incomprensibili, mischiandole ai singhiozzi provocati dal pianto.
“La confessione del condannato” Pensò Seth con una punta di amarezza.
Erika non seppe che dire finché non capì che ciò di cui aveva bisogno Lyon era assoluzione.
«Io ti perdono.». Disse lei con voce chiara e dolce.
I presenti la osservarono, stupiti e curiosi.
«Lyon io non ti biasimo per ciò che hai fatto: tu volevi solamente portare gioia e felicità nelle persone non è così?» Chiese lei con gentilezza, le lacrime scorrevano ancora sui loro volti.
“Ti prego, Lyon, dimmi che è così, dimmi che volevi portare gioia, che non volevi davvero tutto questo.”. Pensò la principessa con terrore.
Il principe annuì, fissandola negli occhi.
«Ti ho amato anche io Lyon: sei stato il mio più caro amico e il mio primo, indimenticabile, amore. Ti amavo più di quanto amassi me stessa.».
Appena Erika terminò la frase, tutto perse significato, escluse le parole della principessa: la guerra, il Re Demone, la pietra nera: tutto divenne futile e caliginoso per lui, si sentì davvero felice per la prima volta nella sua travagliata esistenza.
Il principe iniziò a singhiozzare ancor più rumorosamente: «Se solo non fossi stato così codardo, se solo mi fossi fatto avanti, ora saresti mia.».
Lei  lo fissò negli occhi, sorridendo fra le lacrime cristalline che le scendevano sugli zigomi, fino a infrangersi sulle sue mani delicate e non riuscì a dire nulla, continuò a mantenere quell’espressione di finta gioia, tradendo, in realtà, la propria compassione verso l’amico.
Lyon allungò un braccio fino a sfiorarle le gote cerulee, asciugandole una minuscola lacrima e carezzandola con dolcezza, come non aveva mai fatto prima d’ora e come non avrebbe mai più potuto fare.
«Erika…» La voce dell’imperatore era ridotta ad un flebile sussurro: la ragazza dovette chinarsi ancor più su di lui per poter comprendere le sue parole sommesse e interrotte dai singhiozzi.
«…Promettimi che-» Aspirò pesantemente l’aria con la bocca. «… Che sarai felice.»
Lyon si accasciò a terra definitivamente, solo il capo sorretto dalle mani gentili di Erika; il principe alzò anche l’altra mano, zuppa di sangue, e posò una lieve carezza sull’altra guancia dell’azzurra, lasciando una traccia vermiglia su quel magnifico volto diafano.
«Te lo prometto ma tu, in cambio, devi giurarmi che non mi dimenticherai e che mi aspetterai dell’altra parte.» Disse lei con la voce ormai completamente rotta dal pianto.
Lyon stese le labbra in un sincero sorriso: «Potremmo non trovarci mai, lo sai?» Chiese con una lieve nota di divertimento nella voce.
«Va bene così. Aspetterò per tutto il tempo necessario.» Rispose lei  con un sorriso tirato.
Il respiro di Lyon si fece ancor più pesante e gli occhi si coprirono di un velo bianco: l’imperatore sentiva le forze lascialo più velocemente di quanto volesse far credere agli amici, mentre il sangue, lento, aveva abbandonato quasi completamente il suo corpo, andando ad ampliare la macchia vermiglia sul terreno, il respiro ridotto ad un sibilo roco, eppure la sola vista della donna chinata su di sé, le sue lacrime calde che lievi cadevano sul volto di lui, gli infondeva una gioia immensa, che mai avrebbe creduto di poter provare ad un passo dalla morte.
Ephraim si avvicinò ai due, portandosi dal lato opposto rispetto alla sorella, per poi chinarsi ad osservare l’amico: «Così te ne vai?» Chiese L’azzurro con un mezzo sorriso sghembo, tentando di nascondere l’enorme dolore che stava provando in quel momento.
«Ephraim! Un po’ di rispetto!» Sbottò Erika con tono arrabbiato, sollevandosi leggermente per dare possibilità a Lyon di vedere entrambi.
Il principe oscuro rise sommessamente per un istante, poi le ferite si fecero sentire, trasformando la risata in un gemito di dolore.
«Così pare…» Lyon prese fiato pesantemente, staccò una mano dal viso di Erika e strinse la mano destra del principe dai capelli azzurri, per poi guardarlo negli occhi: «Mi dispiace Ephraim. Spero tu possa perdonarmi prima o poi.»
«L’ho già fatto amico mio.» Ribatté l’azzurro stringendo di più la presa sulla mano dell’altro. «Anzi, sei tu che devi perdonare me per averti ucciso. Ora, però, devi solamente aspettarci dall’altra parte e startene tranquillo.» Un sorriso sincero illuminò i volti di tutti e tre nonostante la situazione.
Lyon, in cuor suo, rise della ferma convinzione dei due gemelli del loro incontro nel regno dei morti: non riponeva molta fiducia nel fatto che si sarebbero potuti incontrare ancora ma, se davvero era destino che accadesse, non si sarebbe di certo opposto.
«Addio Ephraim.»
«Arrivederci amico mio.»
«Addio Erika.»
«A presto Lyon.»
Con un estremo sorriso tirato Lyon esalò il suo ultimo respiro: contemporaneamente la mano vermiglia delicatamente posata sulla guancia di Erika cadde inerte al suolo, mentre l’altra rimase senza vita fra quelle di Ephraim.
I due gemelli si allontanarono, sorreggendosi l’uno con l’altra, le lacrime annebbiavano la loro vista.

Rimasero solo dolore, lacrime ed il corpo freddo dell’imperatore annegato nel suo stesso sangue rappreso.


ANGOLO DI MISHA
Perché questa fiction?
Non ne ho idea.
Davvero, non ho una motivazione valida: semplicemente ho ripreso in mano qualche tempo fa “The sacred stones” –finendolo per l’ennesima volta- e ho scritto tutto questo di getto, lasciandomi trascinare dalle emozioni che mi l’epilogo del gioco scatena sempre in me e, bhe, ecco il risultato.
Grazie a tutti coloro i quali leggeranno e lasceranno una recensione.
Misha



 
  
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