Si era ritrovata a passare di lì per caso, dopo aver concluso la sua prima missione nella nuova Gilda. Non era una che credeva nel destino, ma quell’incontro era senza alcun dubbio opera del fato.
Angel camminava lentamente tra le strade della città. I suoi compagni le avevano consigliato di tenere lo sguardo rivolto verso il basso, ma la maga era sempre stata contraria a quella regola.
Le era sempre piaciuto guardare il cielo, e ora che ne aveva la possibilità non poteva rinunciarvi. Un giorno sarebbe stato troppo tardi.
Fortunatamente nessuno le dava troppe attenzioni, come se fosse un fantasma in mezzo ad un mare di gente. Si sentiva incredibilmente fuori posto in quella folla e nella sua nuova vita. Diventare una paladina della giustizia non era una delle sue priorità. Avrebbe solo voluto ritrovare la sua sorellina.
Fu proprio pensando ciò che passò per caso di fronte alla gilda di Sabertooth, e la vide. La sua adorata sorellina era lì davanti a lei, e sorrideva felice verso una ragazza dai lunghi capelli neri. Angel cercò di trattenere le lacrime. Yukino era salva, era cresciuta e aveva una nuova famiglia. 
Stava per correre da lei: voleva abbracciarla, dirle che era ancora viva e che avrebbero potuto vivere insieme per il resto della loro vita. Aveva fatto solo un passo nella sua direzione, ma poi si bloccò. E si sentì immensamente triste.
Era triste perché non aveva potuto rimanere con la sua sorellina, perché non l’aveva vista crescere, perché avrebbe voluto che quella risata fosse per lei e non per la ragazza sconosciuta. Avrebbe desiderato che la sua vita ripartisse da zero, in modo da sistemare ogni cosa. E in quel momento decise che non sarebbe stato giusto irrompere nella sua vita così, come una tempesta, per poi andarsene nuovamente lasciando un altro vuoto difficile da colmare.
O più semplicemente sua sorella non l’avrebbe mai seguita, ma sarebbe rimasta con la sua nuova famiglia e lei non poteva darle torto. Quella gilda era una casa, Sorano solo un ricordo del passato. 
Continuò a osservare la sorella, ormai con le lacrime agli occhi. Era cresciuta così tanto, non poteva non notarlo. Voleva tanto parlarle, voleva confidarsi di nuovo con lei, ma sapeva di non poterlo fare.
Si nascose dietro un albero, prese un pezzo di carta e iniziò a scrivere. Quando vide che le due ragazze erano sparite, lasciò la lettera davanti alla porta d’ingresso.
Angel sospirò. Era felice, non poteva negarlo. Aveva la conferma che sua sorella era viva e stava bene. Guardò un’ultima volta il portone della gilda e nella sua mente si proiettò l’immagine di Yukino. Ora l’avrebbe ricordata sempre così, sorridente e felice come non mai. Se ne andò correndo, come se stesse fuggendo da qualcosa, senza mai voltarsi per paura di perdere il suo coraggio. 
Ormai non aveva più senso nemmeno trattenere le lacrime.

 

Yukino lesse la lettera più volte, continuando a singhiozzare. All’inizio aveva pensato fosse uno scherzo di chicchessia, ma era più che altro un modo per convincere se stessa. Aveva riconosciuto subito la grafia della sorella. Era al settimo cielo. Ma sapere che era così vicina dall’incontrarla dopo tutti quegli anni la fece star male. Perché Sorano non aveva voluto vederla? Le ragioni non erano specificate nella lettera, e aveva una gran voglia di scoprirlo. Si distese nel letto, portandosi le ginocchia al petto. Aveva ripreso a piangere, silenziosamente, come era solita fare. 
L’unica cosa che voleva in quel momento era solo sua sorella.