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Autore: HarukaHikari    05/02/2015    1 recensioni
"Mi chiedo perché diavolo ho messo piede qui dentro. Pensavo alla rete di Moriarty e a come smantellarla. Mi manca un ultimo tassello. Solo un ultimo pezzo, e poi potrò tornare a casa. Da te. Dalla mia costante."
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Ambientato dopo "The Raichenbach fall", una riflessione di Sherlock sui propri sentimenti (JOHNLOCK ovviamente).
Il titolo è preso da una canzone dei Korn, e mi piacerebbe tanto se leggeste questa mia fanfic ascoltandola
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kiss

 

Cammino per queste fredde vie di Rucka. Non riesco nemmeno a capire come ho fatto a finire in questa fogna di città. Seguivo la rete di Moriarty. Ma a quale scopo ? Mi trovo davanti ad un vicolo ceco, ad un locale con un insegna al neon blu, “Korn”. Va bene. Non sapendo cosa fare, entro a bere. Una luce soffusa, emanata da un paio di nude lampadine. Un locale losco; energumeni che ti squadrano non riuscendo a capire niente di te. Ti guardano di sottecchi, ma non ti osservano. Nemmeno ci provano. Capiscono solo che non hai soldi, e ti lasciano in pace. C'è una musica in sottofondo, che si ripete. Due uomini iniziano una rissa all'angolo del locale, mentre altri scommettono sul sul suo esito. Passo un dito sul bordo del bicchiere di rum e mi perdo nella mia testa. Ad un tratto da dietro il bancone spunta una donna dai capelli neri, con un maglione a righe addosso mentre stringe una tazza di tea fra le mani. Davvero? Mi chiedo perché diavolo ho messo piede qui dentro. Pensavo alla rete di Moriarty e a come smantellarla. Mi manca un ultimo tassello. Solo un ultimo pezzo, e poi potrò tornare a casa. Da te. Dalla mia costante. Scuoto la testa. Non devo pensarci. Avrò tutto il tempo dopo, ma non posso pensarti adesso. Inspiro a fondo l'aria satura di fumo, e collego gli ultimi avvenimenti nella mia mente. Davanti a me, una ragazza dai capelli cinerei, entra dalla porta sul retro facendo un chiasso infernale; proprio dietro a quel bancone rosso e scalcinato. È una scena piuttosto bizzarra vedere una ragazza vestita in maniera elegante, entrare in un bar malfamato, con movenze decise, forse un po' rozze, per poi baciare la proprietaria del locale. Dalla borsa tira fuori un cd dalla copertina relativamente inquietante, infila il dito nel posto dove una volta c'era un pulsante e mette il cd nello stereo, lasciando iniziare una musica che cambia l'atmosfera , per poi sparire da dove era venuta. L'ansia entra nel cuore di tutti. Lo si può capire dagli sguardi. Vorresti provare a distaccartene, a tornare nel tuo mind palace, ma non ci riesci. Una voce quasi agonizzante. Due persone, ferme da ore, ordinano un drink. Basta. Alcune ne rimangono turbate. Non capisco. Mi lascio distrarre e mi concentro sulle parole della canzone, che una volta finita si ripete, a spregio, lanciando una maledizione sul locale. Maledizione che colpisce anche me. Bevo di getto il liquore, sentendomelo bruciare in gola e lenire la sensazione di sofferenza. Vado al bancone e aspetto. La ragazza di prima entra di nuovo dalla porta secondaria, indossando una giacca militare. Le sta maledettamente bene. Mi accarezzo la barba per capire che mi succede. “I don't understand”. Ecco, appunto. -Vuoi qualcos'altro da bere ?- Alzo la testa e la guardo accigliato. Siamo nella fottuta Serbia e questa ragazza mi ha appena parlato in inglese. -Ehi, non guardarmi così, è stata la mia ragazza, che sta di là, a dirmi che sei inglese; io avrei detto scozzese, ma avrà di nuovo ragione lei, non è così? - domanda, con quegli occhi blu che urlano di voler tornare in Inghilterra, carichi di nostalgia. Annuisco e le chiedo del rum. Sbuffa – In arrivo - e me lo porge con una strana delicatezza. Lo prendo e torno al mio angolo. Tutto questo mi ti ricorda qualcosa. Una fitta al petto. La canzone inizia per l'ennesima volta. “Do I feel like a fool ?” È così che mi sento? Mi sento davvero come un idiota ? In questo momento, sì. Perché non riesco a non pensare a casa. Non riesco a finire. Non riesco a smettere di pensare a John. E questo ambiente, da quando è entrata quella dannata ragazza, mi ricorda Baker Street. È tutto sbagliato, ma questi piccoli dettagli distruggono la mia concentrazione: il maglione della proprietaria, i capelli cinerei della ragazza, la tazza di tea, adesso poggiata dietro il bancone, un teschio di animale appeso alla parete. Mi strofino la faccia dandomi del folle. “Some deny and search for things that never come around”. Ed io? Che cosa stavo cercando? La pace. Si, ma per chi? Sorrido sghembo alla mia stessa domanda. Per John. Perché? Beh, perché lo – Il blocco di sicurezza del mind palace stronca la frase a metà. Per fortuna. Cosa non succederà mai ? È ovvio. Io e te. Mai. Io per te sono morto. Letteralmente. Anche solo pensarlo è una pugnalata, è come cadere di nuovo. Non posso toccarti. Sono lontano da casa. Sono lontano da te. E tutto per colpa tua. Bevo un sorso. È un rum di un altra marca. Mi brucia la gola. Meglio. -È solo colpa mia- sussurro, strofinandomi gli occhi. Avrei dovuto impedirlo. Bevo ancora. Ma mi sento annegare. Non riesco a respirare. “I'm feeling like I'm sinking. And nothing's there to catch me, keep me breathing”. Già. Come faccio ad andare avanti senza un dottore, senza il mio dottore. Lento, sprofondo, e non c'è nessuno a prendermi. Non questa volta. Maledizione. Avevo deciso di farla finita. Di finire questa cosa, di annullare Moriarty e poi scomparire ma … “What do I have to do ? Why can't this hurt be through ?”. Non riesco a non soffrire. Non riesco a pensare: voglio tornare. Non ci riesco. Ho bisogno di vederti, di sentire la ruvida stoffa dei tuoi maglioni sotto le mie dita, di sentire il tuo odore impregnare il salotto e fare finta di nulla. Mi mancano anche le litigate per i piedi nel frigo o perché non compro mai il latte. Pensavo che viaggiare da un posto all'altro potesse distrarmi. Potesse farmi provare qualcosa. Mi sbagliavo. Questo dolore non accenna a diminuire. Questi luoghi non mi appartengono. “I'm going head unto, something I know I will fail”. NO. Questo non lo posso fallire. Stringo i pugni e capisco che non posso, non devo fallire questa mia missione. Ho sacrificato tutto, tutto per questa causa, per tenerti salvo, lontano da qui. E lontano da me. Perché anch'io ero un pericolo. Sempre tentato dalla tua innocenza, dalla tua inconsapevolezza. Spontaneo e ingenuo. Dio, che diavolo tentatore che sei stato. Combattevo contro me stesso. Lo faccio ancora. Quante notti ho sognato di baciarti. “Why can't this kiss be true ?” Potevo raggiungerti solo nei sogni. Adesso non mi rimane neanche quello. Il tuo volto, dopo due anni, DIO, DUE ANNI, è sbiadito, stai scivolando via dai miei ricordi. “Why won't you please let me through ? I don't understand why you always push me away”. Se ti avessi toccato, se avessi allungato la mano, mi avresti respinto? Probabilmente sì … “The last thing I would like to do before I go away is cry there next to you … next to you”. Forse avrei dovuto agire diversamente. Sedermi accanto a te e dirti tutto. Tutto. Forse avresti trovato un'altra soluzione. Tu, con quel modo di pensare così imperfetto e semplice, magari avresti visto un'altra via, che non ci avrebbe separato, per poter sedere di nuovo vicino a te. O mi avresti lasciato andare, disgustato da ciò che provo per te, da quello che sento. “Cry and talk about the good old days and where they've gone”. Succederà. L'ho capito ormai. Mi ci son voluti due anni, anni di dolore e confusione, vivendo di pericolo, con la tua voce nella mia testa, ma ho capito che tornerò. Tornerò da te e non mi limiterò a parlarti dei vecchi tempi, ma ti dirò tutto. Non posso più tenermelo dentro. “and now how much I hate you” . Non credo che sarà mai possibile. Sorrido: Mai. L'unica cosa che odiavo era desiderarti. Non mi era mai capitato, di volere qualcuno. Qualcosa si, ma qualcuno ? Era inconcepibile e adesso, adesso odio solo me stesso. Perché sono stato un idiota. Because you're an idiot. Mi copro il viso con le mani. Il tuo volto starà anche scomparendo, ma la tua voce è sempre qua, nella mia testa. “I feel the blood drip off my body as it falls right there on the ground”. Quante volte ho sanguinato in questi due anni? Mi sono nascosto nei posti più impensabili, sono stato ferito mortalmente e torturato, ma ho stretto i denti e sono andato avanti. “What am I now ?”. Un esiliato che cerca di redimersi. “What am I now ?”. Un uomo che vuole solo andarsene da qui. “What am I now ?” Un idiota che ti ama e non te l'ha mai detto. “What do I have to do ?” Tornare indietro. Dirtelo. “Why can't this kiss be true ?”. Realizzarli. “ Why you always push me away ?” Fottitene delle convenzioni sociali e stai con me. Come hai sempre fatto. Non te lo impedirò questa volta. “Why you always push me away ?” Non permetterò che tu lo faccia ancora. Prendo il bicchiere, bevo alla goccia e lo sbatto sul tavolo. La cameriera mi guarda stranita. Mi dirigo verso il bancone e pago il conto. Mi infilo il cappotto ed esco, illuminando il locale. Mi sfiora le labbra un ghigno di soddisfazione. Adesso so cosa devo fare.

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, qui è l'autrice che ha scritto questa, questa … cosa. Posso definirla fanfiction solo grazie a Keila Stradlin che me l'ha corretta, “Betandomela”. Ecco, alla mia top waifu, tanto love <3. Lei mi ha fatto anche conoscere la canzone su cui si basa il questa fanfiction, che è [Kiss – Korn]. Vi sarei grata se la ascoltaste mentre la leggete, poiché è nata con questa canzone in sottofondo. Ed è anche colpa sua se mi son fissata con BBC Sherlock e Johnlock ( cosa che lei rimpiange da morire, mentre io affondo sempre di più nel fandom ). Detto questo, ringrazio tutti quelli che leggeranno questa fanfiction, spero di non avervi delusi, se vi va lasciate un commento e una recensione, grazie mille e alla prossima \*^*/ <3

  
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