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Autore: nene_mama    06/02/2015    3 recensioni
AU dove Alfred e Arthur non si conoscono ancora e sono "umani"
UsUk
"EHI TU! È DA MEZZ'ORA CHE TI STO CHIAMANDO!"
Alfred si voltò verso il ragazzino che lo stava indicando selvaggiamente.
Aveva i capelli biondo paglia, spettinati, due enormi sopracciglia e due occhi verdi quasi fosforescenti.
Nella mano che non lo indicava c'era un bicchiere mezzo vuoto da cui sbordava dell liquido marroncino.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alfred iniziò a correre per le vie della città completamente innevata, ridendo come un pazzo e senza fermarsi.
Aveva appena fatto un'ennesimo scherzo a suo fratello Matthew, prendendo alcuni di quei lunghissimi ghiaccioli che si formavano sotte le tettoie e lasciandoglielo scivolare sotto la maglietta e la felpa.
Sapeva che non aveva senso correre, visto che probabilmente Matthew era solo andato a lamentarsi con Francis, ma correre giù per la stradina in pendenza che portava al centro della città era davvero esaltante.
Andò a sbattere contro una o due persone e si voltò per un attimo a gridare "Scusa!", per poi continuare a correre, nonostante le uniche risposte che ricevesse erano degli "EHI TU!" piuttosto arrabbiati.
Si fermò solo quando fu arrivato alla fontana al centro della piazza, completamente ghiacciata per il freddo, ma che, con i bordi bianchi per la neve, l'acqua cristallina e alcuni ghiaccioli che pendevano dai lati, sembrava dieci volte più bella che in estate.
Alfred sorrise e si avvicinò per vedere che fine avevano fatto i pesciolini che aveva messo lì dentro qualche mese prima e scoprì a malincuore che qualcuno gli aveva tolti.
Stava per andarsene e tornare a scusarsi con Francis e Matthew,  quando una palla di neve gelata lo colpì sulla nuca facendolo rabbrividire.
"TU! È DA UN'ORA CHE TI CHIAMO, DANNAZIONE!"
Alfred si voltò verso lo sconosciuto che lo stava indicando quasi selvaggiamente.
Era un ragazzino gracile, forse della sua età, ma un po' più bassino. Aveva i capelli biondi paglia scura, spettinati come non aveva mai visto, e degli occhi verde, quasi fosforescente, avrebbe detto Alfred, con delle gigantesche sopracciglia nere aggrottate.
Aveva il viso rosso per il freddo e il respiro affannoso che usciva in nuvolette vaporose.
Indossava una giacca un po' troppo larga per lui - forse era dei suoi genitori? - e al collo portava una sciarpa a righe rosse e d'oro piuttosto ridicola e legata a casaccio, tanto che quasi gli copriva la bocca. Cosa che comunque, pensò Alfred, non gli impediva di continuare ad urlargli addosso e fargli la predica.
Tra la mano guantata che non lo indicava era stretto un bicchiere quasi vuoto, da cui sbordava un po' di sostanza marroncina lungo i bordi.
Alfred alzò un sopracciglio guardando il ragazzino che aveva davanti, ma aspettò che finisse di urlare... qualsiasi cosa stesse urlando.
Dopotutto, con tutti quei "bloody" messi a caso tra le parole e la sciarpa che lo copriva, cosa si aspettava che capisse la gente normale come lui?, si domandò Alfred.
"Allora, cosa vuoi?" Disse quando il ragazzino ebbe finitodi urlargli addosso e sembrava abbastanza tranquillo (rispetto a prima, ovviamente).
Il ragazzo strizzò gli occhi e diventò rosso di rabbia.
"Insomma, sei un caso perso!" si avvicinò ad Alfred e agitò il bicchiere mezzo vuoto sotto al suo naso "Hai rovesciato tutto il mio tea, idiota!"
Questa volta fu Alfred a strabuzzare gli occhi.
"Mi stai gridando addosso da un'ora per uno stupido bicchiere di tè!?"
"Sì! E poi si dice tea, brutto stupido!"
Alfred cominciava ad averne piene le scatole di quel ragazzino.
"Va bene! Allora ti comprerò dell' altro TEA, ok? Ma calmati!"
"Non lo voglio il tuo tea, non sono povero, me lo compro da solo!"
Detto questo il ragazzino si sistemò la sciarpa e se ne andò, stizzito, lasciando Alfred a fissare quel ragazzino "pagliuto".
"Che tipo!" Si disse Alfred, allontanandosi.
Tuttavia cinque minuti dopo, tornò sui suoi passi e iniziò a seguirlo di nascosto.
Aveva voglia di vedere la sua famiglia, così avrebbe potuto raccontare cose ancora più strambe a Matthew e Francis. Riusciva solo ad immaginare che acconciatura poteva avere la madre se il figlio non ce l'aveva neanche un acconciatura...
Alfred si mise a ridacchiare immaginando che avrebbe potuto avere alcune trecce, anche quelle di paglia, legate una sopra l'altra o magari poteva avere un'acconciatura simile a quella di Marge Simpson, un personaggio del suo cartone animato preferito!
Svoltò insieme al ragazzino in uno stradino innevato e lo osservò entare in una piccola casetta senza cancello.
Una volta che Alfred fu sicuro che il ragazzino fosse entrato, corse fino alla casa, rotolò sulla neve e si lanciò sotto alla finestra, appoggiando l'orecchio sul muro proprio come nei migliori film di spionaggio. 
"Arthur, sei a casa?" Chiese una voce femminile.
"Sì..." 
Si chiamava Arthur, quindi?
"I tuoi fratelli sono andati fuori a giocare a palle di neve, vai con loro!"
"Ma sono appena tornato, no mi va di tornare fuori al freddo, mamma..." fece Arthur.
"Sei sempre il solito... vai a giocare, sono tutti là!" fece la voce femminile, e Alfred la sentì avvicinarsi.
Sporse un po' la testa sopra il davanzale della finestra per poter vedere la madre di quel bambino.
Stava già ridacchiando, pensando a quando avrebbe raccontato tutto a Matthew, quando la madre venne fuori da una porticina nascosta nel muro.
Aveva i capelli d'un oro quasi luminoso, in una specie di gonfio caschetto, e gli occhi azzurri come il mare o l'oceano profondo. Era veramente altissima e, anche se non sembrava molto in salute, aveva un fisico non magro, semplicemente snello.
Alfred si abbassò subito, tornando sotto il davanzale, un po' arrossito per la bellezza di quella signora.
Come diavolo aveva fatto uno come quell'Arthur a venir fuori da una signora come lei? Era forse colpa del padre?
Alfred si riprese non appena li sentì parlare di nuovo e appoggiò l'orecchio al muro ancora una volta.
"Non potrei solo andare a comprare un po' di tea...?"
"Arthur, non puoi bere solo tea nella tua vita, sei appena andato a comprarlo."
"Ma... mi è caduto!"
La madre sospirò, probabilmente non credendogli.
"La prossima stai più attento. Ora vai a giocare, su!"
Alfred si allontanò velocemente dal muro tornando fuori dal giardinetto interno.
 
Dopo qualche minuto Arthur uscì dalla casa, diretto verso il parco dov'erano i suoi fratelloni.
Non ne aveva proprio voglia. L'avrebbero preso in giro di nuovo e l'avrebbero ricoperto di neve con i loro amici. 
Doveva ancora imparare qualche magia che lo salvasse in quei casi.
Però non si eracerto aspettato che ad attenderlo fuori dal vialetto ci sarebbe stato lo stesso ragazzino che gli aveva rovinato metà della sua giornata.
"Hello~" fece quello, probabilmente senza notare la faccia sconvolta di Arthur.
Il biondo inizio a fissare il ragazzino, forse un po'più grande di lui, quasi ringhiando.
Aveva quasi voglia di prendergli gli occhiali e gettarli lontano o su un albero.
Però il ragazzo sembrava non aver colto la tensione.
"Piacere, sono Alfred!" Disse lui porgendogli la mano.
"Cosa vuoi" ringhiò il biondo, più come ordine che come domanda. 
"Beh, ti devo offire un tea. Andiamo?"
Detto questo, il ragazzino s'incamminò per la strada.
Arthur non sapeva che dire. Voleva andare a prendere un tea e in più avrebbe saltato le pallonate di neve dei suoi fratelli, poi prendere un tea in compagnia sarebbe stato più divertente ma... andare con quell'idiota era fuori discussione. 
Eppure, quando la testa del ragazzo sbucò dal vialetto ripetendo un "Andiamo?" piuttosto ansioso, Arthur s'incamminò per la stradina senza parlare, al fianco di quell'idiota.
Non parlò per tutto il tragitto, ma in compenso osservò bene il ragazzo più alto, che aveva detto di chiamarsi Alfred.
Aveva i capelli biondi anche lui, però i suoi erano così scuri che sembravano più un marrone chiaro.
Gli occhi erano azzurri molto chiaro, quasi come il cielo.
Sembrava abituato alla neve, non come Arthur, che la detestava, e quindi aveva sul volto un gigantesco sorriso a trentacinque denti.
Anche da appenaconosciuti, Arthur poteva capire che doveva avere migliaia di ammiratrici, visto che era bello almeno il doppio di Arthur.
Era vestito davvero in modo leggero, ma lui non sembrava curarsene.
Per tutto il tempo del tragitto non parlarono molto, e Arthur pensò che forse, nonostante le apparenze, potesse essere timido.
"Eccolo! È questo!" Gridò Alfred, indicando un piccolo negozietto poco più avanti.
Entrarono subito e andarono ad ordinare. 
Mentre aspettavano che il cameriere portasse loro il tè,  Alfred cercò un tavolino per sedersi e lo indicò ad Arthur. 
Una volta che Arthur si sedette, però, Alfred s'inchinò appoggiando la testa per terra, un po' come gli schiavi d'Egitto.
E, davanti a tutto il bar che fissava i due ragazzi stupito, urlò: "O POTENTE PADRONE, ONOREVOLMENTE, IO, ALFRED, LE CHIEDO SCUSA!"
Arthur lo fissò allibito, per poi prenderlo per un orecchio e gridarci dentro "Bloody hell, ci stanno guardando tutti, idota! Mettiti seduto!", completamente rosso in volto, visto che tutti continuavano a fissarli storto.
Alfred sghignazzò e andò a sedersi.
"Ci manca solo che ci sbattano fuori per le tue buffonate!" Sussurrò Arthur,  togliendosi la giacca. 
"Beh, gli eroi fanno anche ridere a volte, no?" Ridacchiò Alfred. 
Arthur decise di non badare troppo a quello che aveva appena detto.
 
Il tè arrivò poco dopo.
Alfred decise di sapere qualcosa in più sul ragazzino.
Gli aveva fatto un miliardo di domande e, da quello che aveva capito, Arthur aveva undici anni
(uno in più a Alfred), aveva molti fratelli, tutti cattivi e una madre antipatica, era un patito del "tea", era un mago ed era anche un gentiluomo. In più quando gli aveva chiesto della sciarpa, lui l'aveva squadrato male e l'aveva chiamato in un modo strano, qualcosa come "biabbiano" o "gabbano" e la giacca invece sarebbe dovuta essere una giacca da perfetto gentiluomo... era davvero un tipo divertente, pensò Alfred.
 
Alfred era davvero divertente e Arthur si accorse di averlo giudicato male. 
Gli aveva fatto milioni di domande e ad Arthur era piaciuto che si fosse interessato così tanto.
Però non gli aveva chiesto niente, aveva passato il tempo solo a rispondere e Alfred sembrava non avere più nulla da dire.
"E invece tu... che mi racconti?" Chiese all'improvviso Arthur, guardando il suo tè. 
"Umh... niente d'importante, basta sapere che sono un eroe!" Rispose.
"Un eroe? Perché? Hai fatto qualcosa d'importante?" 
"Mmh... beh, ti ho offerto del tè."
"Dopo avermelo rovesciato per terra. Bell'eroe!" Ridacchiò Arthur, dimenticandosi di correggere la pronuncia dell'amico. Poi chiese "Hai tante mandrie di ammiratrici o solo una o due, tu?"
Alfred alzò un sopracciglio in modo interrogativo. "In che senso, scusa?"
"Beh... sei carino. E alcune ragazze ti hanno fissato per un bel po', mentre camminavamo" Arthur arrossì per le stupidate che stava dicendo.
"Beh, in realtà no, le ragazze non mi guardano molto. Sarà che gli eroi non vanno di moda!"
"O che non vanno di moda le persone che corrono ridendo per le strade..."
Alfred scoppiò a ridere e finì il suo tè. 
"Beh... andiamo?" Chiese Alfred. 
"Ah, umh... sì" rispose Arthur, un po' triste di dover rompere l'atmosfera che si era formata.
 
Alfred pagò il conto di tutti due ed uscirono, dove scoprirono che mentre loro parlavano il tempo era passato davvero in fretta e aveva iniziato a nevicare.
"A...Allora, ciao, Alfred!" Salutò quindi, il ragazzino biondo, il viso tornato rosso per i gelo e i fiocchi
che gli cadevano sui capelli.
"Arrivederci, signor Kirkland!" Fece invece Alfred, inchinandosi in modo così buffo da far ridacchiare Arthur.
"Sei negato per fare il gentiluomo"
"E tu sei negato nel mantenere vive le speranze e i sogni dei bambini"
"Signavi di diventare un gentiluomo?" Arthur alzò un sopracciglio.
In cambio ricevette solo una risata.
"Ci vediamo in giro, Arthur." Fece Alfred "Ma c'è anche un'altra cosa in cui sei negato!"
"Ah, davvero? E quale?" Ghignò Arthur.
"Accorgerti delle spie! Tua madre ti assomiglia molto, sai?" Detto ciò Alfred scoppiò a ridere e inizio a correre via, lasciandosi alle spalle l'immagine di un Arthur balbettante e incavolato nero che imprecava in inglese, ma continuando a vedere nella sua mente quel ragazzo dalle guance rosse, coi capelli d'oro e gli occhi dipinti di smeraldo.

Angolo di quella povera fuori di testa dell'autrice:
EEEEEEEEEEEE... STOP!
Inanzitutto (sempre se si scrive così), vorrei ringraziare quei poveretti che hanno tenuto duro fino alla fine!
Se stai leggendo questo, hai tenuto duro fino alla fine e quindi, i miei complimenti.
E poi, non chiedetemi il perchè di questa storia.
Nevica tanto=niente scuola
Niente scuola+computer+internet+noia e niente da fare= questo.
E così anche voi altri che non avevate niente da fare, avete sprecato il vostro tempo pruduttivo in questo... #sorrynotsorry
Dopo questo spazio delirante, vi saluuuutoo!

P.S: e ci voleva un po' di fluff, dopo tutti quegli angst!
  
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