Psiche, mia adorata,
Ti cingo il seno, ancora efebo.
Non lasciarmi partire in questo stato,
I tuoi occhi m’accusano, abominio,
Quale triste fine m’attende,
Se il poter rivederti, e questione di tempo,
Un battito d’ali, già busso alla tua porta.
Ma di ali io non ne ho nemmeno un paio,
Ne una goccia di potere divino,
Immonda tristezza, infinita brama,
Quel sogno continuo di cingerti il seno,
E ammaliato, perdermi nelle forme del tuo viso,
Ti amo, non vi è certezza assoluta, nel cigno,
Il quale perfettamente rispecchia la bellezza tua.