Anime & Manga > X delle Clamp
Segui la storia  |       
Autore: Korin no Ronin    06/02/2015    0 recensioni
Sono molto affezionata a questa ff, benchè l'abbia lasciata triste e abbandonata per tanto tempo; proprio per questo potrebbero esserci discrepanze nello stile tra un capitolo e l'altro.
Questa storia ripercorre i fatti che legano Seishiro e Subaru e tenta di spiegare il mutamento impercettibile e continuo che alla fine a portato un Sumeragi ad accettare il compito di un Sakurazukamori; diciamo che ho pilotato un po' le cose^^ e che sono andata oltre quello che è il punto in cui il manga è arrivato; non è una AU, ho solo sfruttato tutto quello che le autrici hanno lasciato in qualche modo in sospeso, almeno secondo la mia opinione. Ho cercato di mantenere intatto il carattere imprevedibile e frizzante di Hokuto, con qualche siparietto che richiama lo stile di Tokyo Babylon.
Il rating oscilla tra il giallo e l'arancione, sarà rosso solo per il ventunesimo capitolo
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Hokuto Sumeragi, Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Sakurazukamori’s way
Pair: Seishiro x Subaru;

Rating: ROSSO
Disclaimers: i soliti, le CLAMP possiedono tutti i diritti relativi alla loro opera e non ho un tornaconto economico per quanto scrivo.
 
Sakurazukamori’s way
 
 
Seishiro era un uomo abituato a consumare la sua passione immerso nel sangue e nei lamenti delle sue vittime, non aveva mai sperimentato niente di diverso, salvo le occasioni che si erano presentate da che Fuuma aveva deciso di dividere il suo letto con lui. Kamui, però, non aveva mai perso la sua deliziosa aggressività, perciò i loro incontri si erano consumati sempre in modo movimentato, senza che nessuno dei due rinunciasse a combattere per avere la propria quantità di potere sull’altro. E poi c’erano state le stuzzicanti opportunità che gli aveva dato Yuuto, quando si era offerto, senza troppa discrezione, di condividere con lui le sue conoscenze sui vantaggi di essere eclettici, e disposti a sperimentare, quando si trattava di piacere dato, e ottenuto, giocando ad armi pari; l’assassino riconosceva ancora che, oggettivamente, non aveva mai avuto motivo di lamentarsi di alcunché, a riguardo.
Sembrava che fossero passati secoli; da che era tornato, il suo desiderio si era in qualche modo addolcito, non comprendeva dove fosse finita tutta la bramosia che lo aveva deliziato per anni solo al pensiero di sfilare i guanti scuri dalle dita tremanti del suo amante.
Subaru li indossava ancora quando usciva, ma non abbassava più lo sguardo quando ne era privo.
Non lo faceva nemmeno in quel momento, mentre gliene sfilava uno lui stesso solo per il piacere di poggiare le labbra sul pentacolo che lo aveva legato a lui per anni. Non aveva immaginato un’eventualità del genere nemmeno nei suoi sogni più sfrenati; del resto, non si era mai preoccupato di chiedersi che cosa avrebbe potuto accadere tra loro in circostanze diverse da quelle che avevano vissuto fino ad allora.
Sentì un leggero tremito sotto le sue labbra, ma le dita affusolate che stringeva non tentarono di sfuggire alla sua presa. Non era dolore quello che adesso scatenava attraverso quel simbolo. A Subaru non sempre faceva piacere essere provocato a quel modo, ma aveva imparato anche quando poteva permettersi di prendersi quel genere di libertà. E cosa ne sarebbe seguito.
Tra le cose che erano cambiate, indubbiamente in meglio, l’atteggiamento del suo amato restava la più accattivante. Riusciva ancora a ritrovare tutto quello che aveva conosciuto di lui, tuttavia il ruolo che aveva assunto lo aveva costretto a risvegliare tutta la fredda noncuranza che competeva al suo rango; di solito la usava solo con il Sakura, ma le ricadute sulla vita di tutti i giorni si stavano rivelando più vantaggiose di quanto avesse immaginato. Subaru stava finalmente apprendendo l’arte del comando e aveva imparato a usarla anche con lui.
Seishiro rise piano nel sentire la stretta delle dita sottili sulla sue spalle; si abbandonò senza tensioni contro i cuscini del divano e attese che l’ombra dell’altro calasse su di lui, quindi gli appoggiò le mani sulla vita e gli gettò uno sguardo carico di sfida. Non durò a lungo: rovesciò leggermente all’indietro la testa, oltre il bordo dello schienale, e si arrese per primo. Giocare alla pari non era mai stato così delizioso. Eppure non era solo quello, c’era qualcosa che andava oltre ogni cosa che avesse mai conosciuto, una sorta di abbandono che, per quanto lo compiacesse, lo faceva sentire a disagio. Si trovava in un territorio completamente sconosciuto, e si era ripromesso, per pareggiare i conti, che sarebbe riuscito a portare Subaru in uno in cui invece lui si trovava a perfetto agio. Fece scivolare le mani sui fianchi dell’altro e si staccò leggermente da lui.
-Lasciami fare.- gli sussurrò.
Non era la prima volta che tentava quel genere di approccio ma la resistenza del suo amante lo aveva sempre fatte desistere. Non era nulla di cui Subaru fosse cosciente, oggettivamente non lo aveva mai respinto, ma un assassino restava tale tutta la vita, e Seishiro era perfettamente in grado di avvertire la tensione che non abbandonava mai i muscoli dell’altro; forse non aveva idee chiare su molte cose, ma dalle sue esperienze con gli altri Draghi della Terra aveva imparato a leggere chiaramente il comportamento di un corpo del tutto compiacente.
Subaru strinse le labbra, di nuovo irrigidito.
Per tutta risposta l’altro lo attirò a sé,
-Abbandonati.- gli sussurrò.
Aveva scelto con cura quella parola, solo per il gusto di vedere come avrebbe reagito, adesso che non c’era più nulla che potesse mettersi fra loro.
-Ah…e se fossi io a chiederlo a te?- si sentì soffiare all’orecchio.
Seishiro non fece nulla per controllare il brivido di piacere che gli percorse la schiena, poi rise e prese tra le dita il mento del giovane.
-Ma tu lo farai, perché un Sakurazukamori non accondiscende mai a nulla, se non per avere in cambio qualcosa che sia almeno di pari valore.- gli disse, serio, fissandolo negli occhi, poi piegò le labbra in un sorrisetto malizioso - E, per la prima volta in questa epoca, lo siamo entrambi.-
Sentì le mani di Subaru sulla nuca, e il suo corpo farsi più vicino.
-Non sono più la persona che conoscevi.- disse, grave.
-Lo so.-
- E davvero cederesti con me?-
L’assassino sollevò un angolo della bocca; forse aveva pensato che lo stesse prendendo in giro, non era ancora abituato al fatto che non gli avrebbe più mentito.
-Non sottovalutare quello che mi lega a te. Tu sei la persona che amo, sei l’unico a cui non mentirò mai e a cui obbedirò sempre.-
-Non voglio che tu mi obbedisca.-
-Ma è quello che voglio io.- scrollò le spalle, con una risatina -Devi capirlo, Subaru… quelli come me non possono vivere come gli altri, non hanno nemmeno idea di come si faccia. Nessuno di noi si è mai preoccupato di pianificare la propria esistenza, non avrebbe avuto senso; l’unico pensiero che ci ha assillato per generazioni è stato trovare il modo per lasciarci uccidere dai nostri innamorati. Quando parlo di obbedienza non mi riferisco a nulla che tu possa conoscere e comprendere. Non ho più vincoli con il Sakura, non dovrei averne nemmeno con te, perché non è previsto che un amante ami un assassino, eppure siamo qui, in barba al destino che avremmo dovuto avere.- gli poggiò le dita su una guancia, con gentilezza - Può darsi che nemmeno io sia più la persona che conoscevi.-
L’altro annuì appena, senza distogliere lo sguardo.
-La differenza sostanziale è che ora puoi fidarti di me.- concluse l’uomo.
Subaru chiuse gli occhi, stavolta, e si appoggiò a lui, stringendolo piano.
-Forse è un bene non essere più gli stessi.- mormorò.
Seishiro non rispose, preferì godersi il piacere del suo corpo contro il proprio. Subaru avrebbe continuato a cadere in quei momenti di sconforto comunque, era un aspetto troppo radicato nella sua natura e lui avrebbe dovuto imparare ad adeguarvisi. Gli poggiò le labbra sulla curva morbida della mandibola e lo allontanò leggemente da sé; avrebbe voluto dire qualcosa di provocatorio per distrarlo e vi rinunciò non appena incrociò il suo sguardo. Era vero, non c’era più tutta la disperazione che aveva imparato a leggervi.
Subaru se ne accorse e sollevò un angolo della bocca.
-C’è poco di quello che ti ricordavi.-
L’assassino ridacchiò.
-Trovo che sia molto meglio.- commentò, poi la stretta delle sue braccia tornò a farsi più forte e le sue labbra di nuovo esigenti -Stavolta però non ti lascerò scappare.- gli sussurrò -Che intendi fare?-
Subaru rise piano.
-Che alternative mi rimangono?-
Seishiro non faticò a leggere il nervosismo nascosto nella sua voce; non si era aspettato una resa senza qualche difficoltà. Lui stesso aveva contribuito a rendere spinosa quella questione, e a fare in modo che quella che era stata la sua vittima non si lasciasse mai toccare da nessuno.
Nemmeno da lui, a ben vedere.
-Nessuna.- ribatté, serenamente.
-Sei tu quello che ha detto che mi avrebbe ubbidito.-
L’assassino sospirò piano e decise di smettere di scherzare, benché avesse lasciato che si allontanasse.
-Davvero vuoi che ti lasci andare?-
Subaru strinse le labbra, mordendosi quello inferiore. Si era di nuovo irrigidito.
- No. - scrollò le spalle, nervoso -Non è così facile… per me.- aggiunse.
-Lo so. -
L’uomo gli fece scivolare le dita fra i capelli e lo tirò ancora verso di sé. Era tempo di smetterla con i pensieri cupi, non avrebbero cambiato la loro situazione in ogni caso.
-Ti manca solo un po’ di pratica.- affermò con leggerezza, poi arcuò le labbra in un sorrisetto malizioso -Non sei stato forse tu a dirmi di non essere un santo asceta?-
Sotto le dita, finalmente, avvertì la tensione allentarsi e udì una risata appena accennata. Non ne aveva udita mai una simile, prima.
-Non lo sono, infatti.-
Seishiro sollevò un angolo della bocca, in quel particolare modo che lo faceva somigliare ad un predatore che avesse messo all’angolo la sua preda. Lasciò perdere le parole, non era certo che ne avrebbe trovate di adatte a rendere un po’ più frizzante quella situazione. Trattare con Subaru per certi versi era come avere a che fare con un animale selvatico, era fin troppo facile innervosirlo e metterlo in allarme. Con lentezza fece scivolare una mano lungo la sua schiena, scorrendo agevolmente oltre il lieve ostacolo della cintura.
-Davvero?-
-Davvero.-
-Bene.-
Lo tirò a sé per prendersi il pegno delle sue labbra e poi, senza movimenti bruschi, giù, sul pavimento, allontanando senza troppi intoppi il tavolino. L’arredamento europeo gli era sempre piaciuto per quella sua particolarità di creare tanto facilmente angoli ritirati. Non aveva avuto ogni volta vittime da condividere con il Sakura per allietare le sue giornate.
Subaru si lasciò condurre docilmente benché il modo in cui serrava le dita sulle maniche dell’altro lasciasse trapelare tutta la sua inquietudine. Seishiro decise che non aveva alcun senso avere fretta, il suo amante non avrebbe più perso quel delizioso modo di abbandonarsi a lui, sarebbe stato davvero sciocco non trarre il massimo vantaggio da quella situazione.
Si chinò di lui e le sue labbra non vennero rifiutate, come non vennero respinte le sue mani che si avventurarono alla scoperta di quanto era protetto dagli abiti. Eppure, nonostante i lievi lamenti, non c’era l’abbandono che avrebbe dovuto sciogliere tutte le sue resistenze.
Seishiro constatò, con una punta di irritazione, di essere stato anche troppo bravo a rendere così difficile qualsiasi relazione tra loro. Come in altre occasioni, tuttavia, non avrebbe potuto prendesela con altri se non con se stesso.
Con cautela spinse le mani a carezzare le cosce ormai scoperte dell’altro. Subaru si tese, spingendo la schiena contro il pavimento.
Così non andava.
Seishiro non aveva avuto occasione di usare la gentilezza in frangenti simili, non ne aveva mai avuto bisogno, nemmeno con quelli che se ne erano andati sulle proprie gambe. Si allentò il nodo della cravatta per prendere un po’ di tempo, giusto quello che servì a Subaru per sollevarsi sui gomiti e gettargli un’occhiata carica di imbarazzo.
L’assassino rise piano.
-Ti sei una meravigliosa, complicata creatura, mio amato Subaru Sumeragi.-
La sua voce risuonò leggermente arrochita. Si slacciò i polsini poi cominciò a dedicarsi ai bottoni che restavano.
-Ma questo è un altro degli aspetti che amo di te.- sogghignò, mentre appoggiava la camicia sui cuscini -Non è facile mettermi con le spalle al muro in queste cose.-
L’altro arcuò leggermente le labbra.
-Vuoi che me ne senta orgoglioso?- azzardò.
La sua voce era insicura, ma non era la paura a farla tremare.
Seishiro sorrise di nuovo, in modo ferino.
-Dovresti.- disse in tono provocante, mentre anche la fibbia della sua cintura si apriva senza resistenze.
Seishiro ripensò vagamente alle provocazioni di Hokuto quando avvertì le dita premere sulla sua schiena. Forse lei aveva avuto una visione molto più ampia delle cose fin da subito, prima ancora che decidesse di morire per il bene di suo fratello. Forse lo aveva conosciuto meglio di quanto lui avesse potuto conoscere se stesso.
Subaru soffiò un lamento contro la sua pelle, riportandolo a quella che era decisamente una priorità di maggiore importanza. Sarebbe stato molto attento a far sì che dalla sua voce non trapelasse altro che piacere, perciò per ora gli avrebbe solo fatto sentire il peso e la forza del suo corpo, senza fare nulla che potesse farlo retrocedere dalle sue decisioni. Non gli importava di avere Subaru in quel modo edulcorato, avrebbe avuto il tempo di educarlo a tutto quello che conosceva. Era davvero incredibile come, cambiando prospettiva, anche l’appagamento che ben conosceva potesse rivelarsi così piacevolmente nuovo.
 
*******
 
Seishiro spinse la porta con un borbottio leggero, irritato per l’acquazzone improvviso che gli aveva infradiciato il bordo dell’impermeabile. Fortunatamente nel suo studio non erano mai mancati gli ombrelli dimenticati. Si liberò dell’indumento e si avviò lungo il corridoio.
Da che Subaru aveva preso il controllo della situazione la casa era sempre avvolta nel silenzio, la voce del Sakura non riusciva più a superare i limiti oltre cui sarebbe stato costretto ad udirla; anche l’immagine eterea della sua chioma, con cui aveva tentato di disturbare la loro quiete, ormai non compariva più.
Si allentò il nodo della cravatta prima di sedersi sul bordo del letto. Era piacevole ritrovarsi in quella stanza da solo, circondato da un silenzio che non gli costava alcuno sforzo. Si lasciò cadere all’indietro, senza staccare i piedi nudi da terra.
Subaru rientrò sbuffando piano, con l’impermeabile che gocciolava e i pantaloni zuppi fin quasi al ginocchio. Arcuò le labbra in un sorriso mentre si ravviava i capelli bagnati. Trovare il veterinario già a casa lo pervadeva di un sollievo profondo, e gli ricordava che quello che stava accadendo non era frutto di un sogno delirante.
I primi giorni erano stati una dura sfida per i suoi nervi, non tanto perché Seishiro era ricomparso a quel modo, quanto per il fatto che il suo comportamento non aveva più nulla a che fare con quello che conosceva. Era stato difficile abituarsi al fatto che non avrebbe avuto più nulla da temere da lui. Ed era stato in qualche modo divertente scoprire di avere la capacità di sorprenderlo alle spalle, come una persona qualunque. Gli piaceva appoggiarsi alla sua schiena. Sentirlo vivo e caldo tra le sue braccia era una privilegio così insperato che a volte aveva l’impressione di esserne stordito.
Certo, lo era stato molto di più da quello che era successo sul pavimento del salotto. Si sentiva ancora mancare l’aria a pensarci.
Non era il modo in cui si era immaginato di fare quel genere di esperienza. Coercizione, dolore e infine morte, quello era il modo di procedere di un Sakurazukamori a caccia, non comprendeva certo tutta l’attenzione che aveva dedicato a non spaventarlo. Seishiro probabilmente non aveva chiaro che non era l’aspetto fisico di per sé a innervosirlo, il problema era quello che si era mosso attorno a loro in quegli anni. Il dovere, l’odio, l’amore, il rancore e tutto il resto, erano un universo di cui un assassino semplicemente non poteva avere coscienza, e non era facile farsene una ragione. Aveva anche evitato di proposito di chiedere certe cose, ad esempio come fosse possibile che lui, un Sumeragi, avesse potuto ucciderlo usando una tecnica che non gli era propria. O che cosa fosse successo ad Hokuto.
Si portò una mano alla fronte a causa di una fitta fastidiosa. Qualunque cosa stesse pensando sembrava essersi improvvisamente dissolta.
Sbuffò appena e sbirciò oltre lo stipite della camera. Si avvicinò al letto e sollevò un angolo della bocca.
Caricò il peso su un ginocchio e poi sulle mani, accanto alle spalle dell’altro. Seishiro gli poggiò le mani sulla schiena,
-Sei fradicio.- commentò, in tono di rimprovero, prima che le labbra dell’altro toccassero le sue.
-Ne ho passate di peggio.-
L’assassino rise piano e gli toccò il viso: anche quella era una verità.
Non aveva immaginato di poter vedere con i proprio occhi il dono che gli aveva lasciato, benché non gli avesse fatto alcun particolare effetto ritrovarlo sul suo viso.
-Stai inumidendo le coperte.-
Subaru piegò le labbra in una smorfia di disappunto, però si rimise in piedi. Non poteva negare l’evidenza, a tutti gli effetti.
Seishiro nel frattempo si era messo seduto e lo stava scrutando con aria critica; probabilmente aveva intenzione di rimproverarlo per l’abitudine a trascurare se stesso, eppure qualcosa di appena percettibile nell’arco delle sue sopracciglia sembrava suggerire il contrario.
In silenzio gli circondò le gambe con le braccia e lo tirò a sé, poggiandogli la guancia contro il ventre.
A volte aveva l’impressione di stringere lo stesso ragazzino che aveva conosciuto anni prima, tanto gli sembrava esile la sua corporatura. Non lo era più, tuttavia la sua nuova vita gli aveva fatto scoprire che le impressioni del passato erano incredibilmente difficili da cancellare.
Subaru lasciò scivolare le mani fra i suoi capelli e poi lo costrinse a sollevare il capo; si chinò a baciargli la fronte, scese lungo il naso, come l’altro aveva fatto con lui decine di volte, e infine gli toccò di nuovo le labbra con le proprie.
Seishiro non era abituato alla tenerezza, non sapeva mai come gestire quelle situazioni e il suo amante se ne accorgeva sempre; a volte aveva l’impressione che provasse un certo divertimento a metterlo a disagio. Udì una risata lieve, dolce, a conferma delle sue supposizioni. Non c’era suono che amasse di più, doveva ammetterlo, almeno con se stesso.
Poggiò le dita sulla nuca del giovane e con gentilezza lo tirò sulle sue labbra, senza insistenza. Non ne aveva bisogno, ormai. Eppure tutta l’accondiscendenza dell’altro all’improvviso mutò in intraprendenza, e stavolta fu lui a non negarsi; un rapporto tra pari aveva dei vantaggi davvero insperati.
Seishiro lasciò scivolare le mani sulla schiena dell’amante e finalmente abbandonò le sue labbra per dedicarsi al profilo della mandibola e poi al collo, scendendo piano, fino al limite impostogli dal colletto della camicia. Slacciò il primo bottone, e non incontrò nessuna resistenza. Proseguì senza fretta, fino all’ultimo, e infine sollevò gli occhi.
Subaru incrociò il suo sguardo, serio, poi arcuò leggermente le labbra.
L’uomo aggrottò appena le sopracciglia poi si alzò in piedi, lentamente, senza distogliere lo sguardo dal suo: non aveva bisogno di parole per comprendere cosa significava quel sorriso nervoso.
-Vuoi fare sul serio, Sumeragi-san?- chiese, infine.
-Sì.-
Seishiro si mosse con cautela, senza fretta, e gli carezzò la schiena per far cadere la camicia. In un momento del genere era davvero vantaggioso che il suo compagno si ostinasse a non allacciarsi i polsini.
-Hai idea di quello che ti aspetta, vero?- azzardò, in tono leggero.
Il giovane sollevò appena un sopracciglio e poi scosse la testa, ridendo piano. Tese le dita per slacciargli il nodo della cravatta.
-Non crederai davvero che alla mia età non sappia come funzionano certe cose.-
Seishiro gli prese le mani.
-Con te non so mai cosa credere. La verità è che non ti conosco, se non per quello che c’è stato fino ad ora. Non era certo questo il modo in cui avevo immaginato un momento simile.-
L’altro sollevò un angolo della bocca.
-Lo avevi immaginato?-
L’uomo borbottò qualcosa, a disagio e con un gesto un po’ brusco lo strattonò per la cintura.
-Sì.- sibilò, in tono rancoroso.
Subaru rise ancora e senza apparente difficoltà si dedicò ai bottoni della sua camicia. Le sua dita sembravano sicure, ma si fermarono quando avvertì quelle dell’altro slacciargli senza intoppi la fibbia della cintura. Chiuse gli occhi mentre la stoffa dei pantaloni, e tutto il resto, scivolavano lungo le gambe. Non avrebbe dovuto sentirsi tanto imbarazzato, ma la sua decisione aveva un peso molto maggiore di quella che aveva preso quando si era abbandonato sul pavimento del salotto.
Respirò a fondo e andò a sedersi, appoggiando la schiena alla testiera e tirandosi le gambe al petto. Il suo sguardo era troppo serio perché Seishiro si azzardasse a fare qualche battuta quindi, in silenzio, ma concedendosi un fare ammiccante, finì di spogliarsi e andò a sedersi accanto a lui.
-Allora, che hai intenzione di fare?- chiese, dopo qualche istante.
Il giovane gli gettò un’occhiata in tralice, e l’uomo rise.
-Sei solo nervoso… e arrivati a questo punto posso permettermi di pensare che non dipenda dal fatto che siamo su questo letto.-
Subaru sospirò profondamente.
-E’ difficile fingere che non sia successo nulla, prima di questo.-
-E’ vero. E per me invece è estremamente complicato pensare che ci sia questo“dopo”, quando sarebbe dovuto finire tutto su quel ponte. Quelli come me non sono abituati ad avere un attaccamento alla vita, e nemmeno a pensare di stare insieme a quelli che amiamo.- voltò la testa, per incrociare il suo sguardo -Per me è inconcepibile averti qui, accanto a me, in questo modo.- gli poggiò le dita su una guancia - Soprattutto lo è il fatto che tu voglia avermi ancora con te, nonostante tutto. Non ho difficoltà a immaginare che cosa tu possa pensare quando mi guardi.-
Il giovane chiuse gli occhi qualche istante. Non aveva nemmeno immaginato di poter essere compreso con tanta profondità. Si lasciò condurre docilmente dalle mani dell’altro, fino a ritrovarsi a cavalcioni sulle sue gambe, con lo sguardo fermo nel suo.
-Io non so come si provino certe cose, ma non sono cieco a riguardo. Questa è un’altra cosa a cui dovrai abituarti.-
Subaru sorrise lievemente.
-Cercherò di ricordarmelo.-
Seishiro lasciò che le mani scivolassero dalle sue spalle fino alle scapole. Sorrise amabilmente.
-Molto bene, Sumeragi-san… chiarito questo, che intenzioni pensi di avere adesso?-
-Cercherò di godermi questo momento.-
L’uomo sorrise, in un modo che lasciava ben intendere che anche lui non desiderava altro che quello.
Decise di lasciar perdere le battutine provocanti che aveva in mente, e optò per attirare l’altro sulle sue labbra. C’era ancora una lieve resistenza, l’avvertiva nei muscoli della schiena, ma non era destinata a durare a lungo.
-Mi lascerai fare?- gli sussurrò.
Subaru si concesse una risatina.
-Hai paura che adesso possa dirti di no?-
L’uomo ridacchiò e decise di lasciar perdere del tutto le parole. Non avrebbe potuto spiegargli cosa gli agitasse tanto i pensieri, era qualcosa che probabilmente aveva sperimentato solo l’ultimo sicario della precedente epoca, sempre che anche allora si fosse verificato un evento del genere; in ogni caso non sarebbe mai stato in una situazione di debolezza, perciò aveva deciso di non recedere dalla decisione che aveva assunto solo con se stesso.
Subaru si abbandonò con un sospiro lieve sul cuscino e chiuse gli occhi al primo tocco della bocca dell’altro sulla propria. Si era ripromesso di evitare di pensare al passato, e non dovette fare poi molta fatica per concentrarsi su altro. Non era realmente preparato a quel tipo di sensazioni, la volta precedente Seishiro si era trattenuto, mentre ora attingeva largamente a tutta la sua esperienza, senza nessuna fretta. Non oppose alcuna resistenza alle sue mani, ovunque esse si spingessero, e forse, vagamente sorpreso di sé, non riuscì nemmeno a sentirsi turbato dal soffio caldo che avvertì sulle spalle e infine sul collo.
-Lasciati andare.-
Quel sussurro gli parve provenire da un estraneo, tanto la voce del suo amante si era arrochita e, davvero, stentò a riconoscere la propria nel momento in cui Seishiro si prese ciò che gli stava offrendo.
Ciò che gli travolse la mente e il corpo eliminò qualsiasi pensiero, tuttavia non gli impedì di riempirsi le orecchie del respiro alterato dell’altro.
Fino a che, d’un tratto, quella sorta di incantesimo nebbioso si spezzò senza ragione apparente.
Subaru tirò qualche respiro profondo, ancora confuso, fino a che riuscì a sollevare lo sguardo; le domande che aveva morirono sulle sue labbra.
L’uomo sollevò un angolo della bocca e con fermezza gli poggiò la mano sulla nuca. La sua espressione era indecifrabile, non era nulla che il giovane avesse mai visto.
-Qualcosa di uguale valore, Sakurazukamori-san.- disse, in tono incredibilmente fermo -E’ ora che tu impari davvero le regole del comando.-
Subaru impiegò qualche istante a comprendere il significato delle sue parole; riuscì ad arcuare le labbra, socchiudendo gli occhi come un gatto. Lasciò che l’altro lo attirasse sé solo per il piacere che accadesse e poi si decise a giocare secondo le regole del proprio rango.
Seishiro si compiacque nello scoprire in prima persona che era stato un ingenuo a credere che l’altro gli avesse mentito. Nei suoi gesti c’era inesperienza, e ancora un certo imbarazzo, ma decisamente il suo amante aveva le idee ben chiare su quali strategie adottare. Abbandonarsi completamente a quel piacere, lasciando i pensieri a giacere da qualche parte, era una cosa del tutto nuova per lui. Non aveva mai potuto fidarsi così completamente di nessuno. Strinse le dita sulle spalle dell’altro, incurante della voce che a tratti gli sfuggiva dalla gola insieme al respiro.
E poi sentì qualcosa, che andava oltre ogni livello fisico possibile. Il tocco, stavolta prudente, che aveva sperimentato quando aveva voluto oltrepassare il limite con quello che allora pensava fosse solo un piacevole passatempo. Immaginò che l’impressione che stava ricevendo Subaru fosse molto diversa dalla quella che lui aveva avuto, certamente la sua mente non aveva la limpidezza e la fragilità del vetro, ma alla fine non era una cosa che potesse avere importanza. Gli piaceva l’idea che potesse provare a esercitare la sua autorità anche a un livello così profondo. E non glielo impedì minimamente, poiché avrebbe ricevuto in cambio la stessa cosa.
Quando avvertì sotto le dita la particolare tensione che avrebbe posto fine a tutto tirò l’altro a sé, per baciarlo come non aveva mai fatto con nessuno prima di allora. Il gioco gli riuscì alla perfezione, tuttavia ne fu soddisfatto per poco, perché Subaru si prese la propria vendetta, costringendolo a serrargli le spalle per poggiargli la fronte sulla curva morbida del collo. D’un tratto si ricordò delle parole profetiche di Hokuto, ma le avrebbe tenute per sé; Subaru non avrebbe mai fatto nulla per vedere qualcosa che lui non avrebbe voluto mostrargli, e i ricordi che riguardavano sua sorella sarebbero stati gli unici a cui non gli avrebbe mai permesso di accedere.
Si lasciò cadere sul cuscino, con le braccia discoste dal corpo, poi ridacchiò.
-Ben fatto, Sakurazukamori-san.- proferì, tra un respiro e l’altro.
Subaru riuscì a sorridergli, ma era ancora troppo impegnato a riprendere fiato per cercare di rispondere a quella piccola provocazione; invece seguì l’invito delle sue mani a stendersi accanto a lui.
Ripreso fiato, Seishiro si sollevò su un gomito e gli poggiò una mano sul petto. Il giovane intrecciò le dita alle sue.
-Tu non smetterai mai di sorprendermi.- commentò l’uomo.
-Non avrai motivo di annoiarti, allora.-
-Probabilmente no.- sorrise appena -Vuoi un caffè?-
-Sì.-
L’altro gli strinse le dita. Si alzò e raccolse su un braccio i vestiti, rigorosamente senza pieghe indesiderate.
-Ti aspetto in cucina.- disse semplicemente.
Subaru emise appena un suono di assenso. Quando avvertì il rumore della doccia provò ad alzarsi. Il suo corpo non gli diede particolari segni di disagio, nonostante fosse appena uscito da una delle esperienze più forti che avesse vissuto. Il giovane arrossì. I marchi che aveva addosso erano ben più di due, ora; sperò che Seishiro avesse avuto il buonsenso di non fare nulla che fosse visibile oltre il bordo del colletto. Infine si trascinò in piedi, recuperò un cambio d’abito e poté a sua volta concedersi il piacere di una doccia calda. Ammise con se stesso di non sentirsi così bene da anni.
Trovò Seishiro già seduto al tavolo, il viso poggiato su una mano e le tazze di fronte a sé. Compito e perfetto, come se, solo poco prima, non fosse accaduto nulla di insolito. Il sorriso che gli arcuò appena le labbra, però, parlò a sufficienza per lui.
Subaru si prese il tempo di pensare a quanto fosse bizzarro il loro destino; c’erano domande per cui probabilmente non avrebbe mai avuto risposte, e avrebbe dovuto farsene una ragione, eppure altre avrebbero potuto averne e non era sicuro che non avrebbe cercato di forzare la mano a Seishiro per ottenerle.
Sbatté le palpebre, in preda ad una leggera confusione. Forse stava pensando a cose meno importanti dell’uomo che, seduto di fronte a lui, lo guardava con un’intensità che fino ad allora gli era stata completamente sconosciuta. Tese le dita perché le intrecciasse alle sue.
I Sakurazulamori amavano una sola persona fino alla fine della propria vita. Forse il loro si sarebbe rivelato un destino meno triste di quello che avrebbe travolto tutti gli altri.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > X delle Clamp / Vai alla pagina dell'autore: Korin no Ronin