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Autore: JaneChase    06/02/2015    5 recensioni
Natsu e Lucy si sono sposati, hanno avuto due figli e vivono felici in una casetta non poco lontana dalla gilda. Purtroppo, però, la loro felicità è destinata a finire presto, dato che la maga ha contratto una brutta malattia, inguaribile, che la condurrà alla morte. Costretta a letto, la donna sentendo l'avvicinarsi delle sue ultime ore di vita, decide di scrivere un ultima lettera a sua madre, in cui le confida i suoi pensieri al riguardo.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy, Heartphilia, Natsu
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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The last letter

Cara mamma,
probabilmente questa sarà l’ultima lettera che ti scrivo, ma non preoccuparti, questo vuol dire che presto ci rivedremo e da una parte non vedo l’ora di rincontrarti. Dall’altra invece… vorrei non dover lasciare Natsu e i ragazzi. Sono cresciuti così tanto da quando, per la prima volta, li vidi impregnati di sangue intenti a piangere e ad urlare a pieni polmoni. Un maschio e una femmina: Hikaru e Atsusa. Due esserini talmente fragili che avevo paura di spezzarli stringendoli appena. Ricordo ancora l’espressione di Natsu nel vederli. Gli brillavano gli occhi e li guardava come se nient’altro al mondo avesse un senso per lui. Mi depose un bacio sulla fronte e mi abbracciò forte. Da allora riesco a contare solo ricordi felici.
Ti ricordi di quando ti scrissi del loro primo compleanno? Gattonavano per tutta la gilda cercando appigli a cui aggrapparsi per mettersi in piedi. E poi la torta! Atsusa vi ci immerse la faccia, facendo piangere Hikaru, dopodiché rovesciò la birra di Cana che prese ad imprecare cercando di acchiapparla, ma Gildarts la trattenne. E come se la rideva quella monellaccia!
Crescendo è diventata identica al padre. Stessi capelli rosa spettinati, stesse orecchie a punta, stesso sorriso beffardo e voglia di vincere. L’unica cosa che non ha preso da Natsu, sono gli splendidi occhi color cioccolato che anch’io ho ereditato da te. Pensa che indossa persino i vecchi abiti del padre, oltre ad usare la sua stessa magia. Hikaru invece continua a sorprendermi per quanto somiglia a me. Ha i nostri occhi e i capelli biondi, è alto e bellissimo, anche se le orecchie appuntite sforano un po’ con l’aspetto da principe delle fiabe.
Avrei tanto voluto farteli vedere mentre si destreggiavano con fiamme e chiavi magiche. Avrei voluto che fossi presente tutte quelle volte in cui spegnevano le candeline sulle torte di Mirajane. Avrei voluto farti assistere ad ogni loro traguardo. Anche ora vorrei che fossi qui a guardarli mentre si danno da fare tra un impiego e un altro. Non sai quanto mi manchi mammina. Non sai quanto mi manca papà. Non passa notte in cui non penso a voi. Continuo a ripetermi che ci guardiate da lontano, proteggendoci, e non riesco a non chiedermi come state, cosa pensate delle mie scelte, e se siete orgoglosi di me in un modo o nell’altro.
Manca poco… lo sento. Tra poco Natsu, Hikaru e Atsusa entreranno dalla porta con l’ennesimo sorriso stampato in faccia, lanceranno ogni cosa sulla tavola e si precipiteranno qui da me per raccontarmi come è andata la giornata. Tsu di certo vorrà lamentarsi di Ul, e Ru vorrà raccontarmi dell’ennesima strigliata di Charle per aver messo in pericolo il suo micetto. Natsu si limiterà a baciarmi la fronte e a prendermi la mano, tenendola stretta finché non mi riaddormenterò. Ma stavolta le cose andranno un po’ diversamente. Appena varcheranno la soglia della stanza, mi troveranno ad occhi chiusi, scivolata nel sonno eterno… e a quel punto non so proprio come reagiranno. È dunque giunta la mia ora. La malattia è riuscita lì dove tutti hanno fallito. Mi ha portato via dalla mia famiglia. Avrei tanto voluto avere un po’ più di tempo, ma considerando tutte le gioie che questa vita mi ha donato mi sento una vera egoista a voler pretendere altro. Continuerò a vegliare su di loro, con te e papà al mio fianco. Come ha detto Gildarts, Natsu diventerà un grande master, lo so bene, e spero che un giorno possa perdonarmi, per non essere riuscita a stargli accanto più a lungo.
È giunto il momento. Mamma, papà, aspettatemi. Sto arrivando.
Baci, la tua Lucy
   
 
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