Pensavo
che non sarei
riuscita ad aggiornare prima del nuovo millennio dato che ho dovuto
scrivere
tre versioni diverse per ritenermi soddisfatta, e invece eccomi qui con
il
secondo capitolo! Non intendo annoiarvi per più di tre
righe, quindi vi auguro
buona lettura (spero), e niente...
ci “vediamo” a fine capitolo!
Capitolo
2
Kaithlyn
si guardò intorno,
annoiata. Il Giorno della Scelta era una giornata di fermento in tutte
le
fazioni e per questo, alla fine, nessuno concludeva mai niente di
quello che
avrebbe dovuto fare. Lei compresa.
Stava
punzecchiando la sua
cena da almeno cinque minuti, priva di appetito, al tavolo dei
Capofazione
mentre Max, sua moglie Agnes Baker e gli altri tre Capofazione si
accomodavano
intorno al tavolo.
Agnes
le rivolse un cenno di
saluto: per essere una donna Intrepida era incredibilmente gentile e
tranquilla. Kaithlyn stirò gli angoli della bocca in una
specie di sorriso un
po’ pigro.
Gli
iniziati interni si
erano già accomodati ai soliti tavoli e parlavano tra loro
nel gran trambusto
della mensa, con la tranquillità e la sicurezza di chi si
sente a casa propria.
Passarono
pochi minuti,
prima che le porte si aprissero facendo entrare Quattro seguito da un
gruppetto
di nove elementi; dovevano essere gli iniziati transfazione, a
giudicare dalle
espressioni disorientate e incuriosite.
Si
prese un minuto per
osservarli: si erano già cambiati tutti, indossando i
vestiti da Intrepidi,
tranne una ragazzina particolarmente minuta con i capelli biondi legati
in un
nodo disordinato che Kaithlyn costatò con grande sorpresa
provenire dagli
Abneganti. Non che la cosa la toccasse particolarmente, questo
è chiaro; un
iniziato valeva l’altro per lei... e non era mai stata molto
incline alla
socializzazione, nemmeno nella sua vecchia fazione.
Mentre
Quattro parlottava
con la ragazza Abnegante e un’altra iniziata alta e con la
carnagione scura, le
porte si spalancarono nuovamente e la sala ammutolì,
facendola sbuffare. Che
cosa ridicola. Che cosa avesse di così inquietante Eric
Turner, proprio non lo
capiva. Era anche vero che lei si era sempre trovata in una posizione
di
potere, rispetto al giovanissimo Capofazione e forse per questo non
riusciva
proprio a trovarlo così minaccioso.
Quando
Eric andò a sedersi
accanto a Quattro non poté fare a meno di inarcare le
sopracciglia. Da quanto
quei due mangiavano insieme? Non fece in tempo a darsi una risposa che
Eric si
era già alzato dando una manata sulla spalla di Quattro
– forse un po’ troppo
forte, dato che l’atro per poco non finì con la
testa nel piatto – e si
dirigeva verso il tavolo dei Capofazione.
Eric
si lasciò cadere sulla
sedia davanti alla sua, rivolgendole un’occhiata fugace.
-Sì?
– iniziò lei.
-Domani
mattina faremo
partire gli iniziati con le armi da fuoco. T’interessa
assistere? –
chiese iniziando a magiare.
-
Temo di non avere scelta.
– sbuffò rassegnata. Che compito ingrato.
Eric
alzò lo sguardo con un
ghigno divertito sulle labbra.
-
Hai già la lista dei
nomi?– chiese lei dopo alcuni minuti.
-
Sì, eccola - le disse
lanciandole malamente un foglio e guadagnandosi
un’occhiataccia.
|
Nome |
Cognome |
Fazione
di provenienza |
1 |
William |
Adams |
Eruditi |
2 |
Molly |
Atwood* |
Candidi |
3 |
Edward |
Collins |
Eruditi |
4 |
Albert |
Cooper |
Candidi |
5 |
Drew |
Foster |
Candidi |
6 |
Peter |
Hayes* |
Candidi |
7 |
Myra |
Reed |
Eruditi |
8 |
Christina |
Sanders |
Candidi |
9 |
Beatrice |
Prior |
Abneganti |
-
Nove? Quest’anno dobbiamo
decimarli sul serio! – esclamò scorrendo
rapidamente la lista.
Per
tutta risposta il
ragazzo fece un’alzata di spalle.
-
Ciao rossa! – si sentì
chiamare. Era Jason Miller, un ex Candido del suo stesso gruppo di
iniziazione.
L’unico con cui trovasse utile impiegare il suo
tempo… quasi sempre.
-
Che vuoi? – chiese
leggermente allarmata. Ricordava fin troppo bene l’ultima
volta che era venuto
a farle una ramanzina a causa di quella smorfiosa. - Non provare a
riattaccarmi
un bottone su quanto io sia stata poco carina e gentile con la tua
Chanel lì,
perché credo che potrei tirati un coltello in mezzo agli
occhi in questo preciso
istante. ~ lo avvertì, tanto seriamente che Jason per un
momento temette
seriamente per la sua vita. Poi le rivolse un sorriso splendente.
-
Si chiama Clarisse,
comunque – la corresse il biondo, sempre sorridendo.
-
… quello che è. –
ribatté scocciata. Lei non ci trovava assolutamente niente
di entusiasmante.
-
Comunque ero solo venuto a
dirti che sarò il tuo supervisore per il test di
aggiornamento professionale… –
disse accondiscendente per poi allontanarsi allegramente e tornare a
sedere
accanto a una ragazza con i capelli neri che lunghi fino al mento e due
occhioni scuri da cerbiatta. Chanel, Celine, o come accidenti si
chiamava.
-
Ci vediamo domani – disse
dal nulla e fin troppo freddamente Eric, che era rimasto zitto fino a
quel
momento.
-
Okay... – rispose
vagamente perplessa dal comportamento lunatico del ragazzo mentre lo
guardava
andare via spedito.
Ma
che avevano tutti?
Rilesse
un’altra volta
l’elenco degli iniziati. Il nome “Prior”
non le era nuovo.. probabilmente
quella ragazzina era la figlia di uno dei capi del governo, ma in quel
momento
non diede molto peso all’informazione.
-
Domani pomeriggio vieni
nel mio ufficio, così decidiamo anche l’orario per
il corso di addestramento
per i tiratori. Okay? – le borbottò Max.
Fece
distrattamente un cenno
affermativo con la testa e senza aggiungere una sillaba si diresse
verso
l’uscita, stanca di stare seduta senza far niente.
Quando
si alzò, piombò il
silenzio. Quel giorno erano tutti decisamente strani. Eppure non aveva
trattato
male o minacciato nessuno in particolare negli ultimi giorni. Si era
comportata
“bene”, per i suoi standard.
Come
varcò la soglia della
porta, si sentì afferrare per una mano e trascinare per i
corridoi della
Residenza verso una zona appartata; riconobbe la figura alta e possente
davanti
a lei. Eric.
-Turner,
ma che diav... –
iniziò sapendo quanto gli desse fastidio essere chiamato per
cognome, ma non
ebbe neanche il tempo di finire l’ennesima frase sarcastica
che si trovo
schiacciata tra il muro di una rientranza del corridoio e il corpo
muscoloso
del ragazzo, che le aveva preso il viso tra le mani e la baciava con
possesso.
Lei
ricambiò il bacio,
cingendogli il collo per aderire ancora di più al lui e
infilandogli le mani
tra i folti capelli neri.
Per
un momento, Kaithlyn,
spense del tutto il cervello mentre le labbra del ragazzo le
mordicchiavano
piano la mandibola, e una mano aveva preso ad accarezzarle lascivamente
una
gamba.
-
Eric... – mormorò
staccandosi leggermente per riprendere fiato e alzando gli occhi per
guardarlo
in faccia.
-
Che cosa vuol dire che ti
serve un compagno per l’aggiornamento professionale?
– le chiese
improvvisamente brusco assottigliando gli occhi grigi e guardandola di
traverso.
Questa
proprio non se
l’aspettava. Era geloso?
-
Eric... tu... lo sai vero
che non devi.. be’, essere geloso? – disse
mordendosi il labbro inferiore per
cercare di non ridere. – insomma, soprattutto nel caso di
Jason è una cosa
ridicola. –
Eric
indurì lo sguardo. Lui
non ci trovava assolutamente nulla da ridere, e avrebbe volentieri
spalmato
Jason Miller sulle pareti della Residenza, tanto per fargli capire come
stavano
le cose, se non fosse stato certo che Kaithlyn poi,
gliel’avrebbe fatta
scontare amaramente. E lui si ricordava bene quando sapesse essere
vendicativa
alle volte.
-
Perché devi andarci proprio con
lui? –insistette staccandosi completamente da lei e
guardandola dall’alto in
basso.
-
Perché ha sostenuto
l’esame di aggiornamento professionale la settimana scorsa,
è del mio stesso
anno e comunque non sono cose che ti riguardano, mi pare. –
ribatté scocciata,
incrociando le braccia sotto il seno.
Eric
indurì lo sguardo
all’istante.
-
Bene. Dato che non sono
cose che mi riguardano, me ne vado. – ribatté a
sua volta girando i tacchi e
andandosene indispettito, lasciandola lì contrariata e con
le guance in fiamme
per l’indignazione.
“Uomini!”
pensò esasperata
mentre si dirigeva verso il suo appartamento.
Erano
quasi le una di notte
e aveva appena terminato tutto il lavoro arretrato della giornata.
Maledetto
Giorno della Scelta.
Esausta,
spense il pc e si
avvio verso il bagno per farsi una doccia veloce e poi infilare a letto
ancora
più velocemente, data la giornatina che
l’aspettava di lì a poche ore.
Prima
doveva passare dagli
iniziati, sia interni che esterni, poi dovevo fare un salto al centro
di
controllo a causa di una mal funzionamento e infine doveva passare il
resto
della giornata a decidere con Max gli orari per il corso di
addestramento per i
tiratori, cosa che avrebbe occupato tutto il pomeriggio, dato che
doveva fare
in modo che tutti gli orari combaciassero con l’iniziazione,
l’ora di cena… l’ora
di cena!.., e gli impegni di tutto il resto del mondo. E
naturalmente, le
sarebbe toccato anche il turno di notte, dato che quella smorfiosa
gatta morta
di Jasmine Steward era indisposta, povera
stellina, e aveva chiesto
una sostituzione. E poi avevano anche il coraggio di chiedersi come mai
odiava
tutti.
Uscì
dalla doccia un po’ più
rilassata, avvolgendosi in un asciugamano morbido e strizzandosi i
lunghi
capelli rossi, che si spostò su un lato del collo prima di
guarda un momento il
riflesso nello specchio appannato. Aveva decisamente bisogno di dormire.
In
quel momento sentì
qualcuno bussare alla porta d’ingresso con una certa enfasi.
Erano le due di
notte e si augurò, per il suo visitatore, che fosse successo
qualcosa di veramente grave.
Ancora
scalza e con i piedi
bagnati, andò ad aprire pronta a inveire contro chiunque ci
fosse dall’altra
parte del portone, trovandosi davanti un Eric più
corrucciato del solito.
Fece
per chiedergli cosa
diavolo ci fosse di tanto urgente da presentarsi lì alle due
di notte, e che se
si trattava, ancora, di Jason Miller poteva
anche andare al
diavolo, ma il ragazzo non gliene diede il tempo.
Prima
che potesse spiccicare
parola, Eric le aveva preso il viso umido tra le mani e aveva iniziato
a
baciarla con impeto, chiudendo con un piede la porta
d’ingresso.
Nonostante
non se l’aspettasse
ricambiò all’istante l’entusiasmo del
ragazzo, trascinandolo verso il centro
del salotto mentre brividi d’eccitazione le passavano sulla
schiena e una
sensazione di calore le partiva dallo stomaco per diffondersi al resto
del
corpo.
Eric,
senza staccare un
attimo le labbra dalle sue si tolse frettolosamente il giubbotto di
pelle nera
mentre lei gli infilava le mani sotto la maglietta con
l’intento di toglierla
il più il velocemente possibile.
Mentre
armeggiava con la
cintura dei suoi pantaloni, il nodo che teneva su
l’asciugamano si sciolse,
lasciando il corpo nudo e perfetto della ragazza completamente scoperto
causandogli una serie di brividi di piacere lungo la schiena.
Preso
dalla foga del
momento, la spinse con tutta la delicatezza che gli consentiva la
situazione
contro il muro intrappolandola tra il suo torace e la parete
riprendendo a
baciarla.
Si
staccarono, ansanti, e
lei gli passò una mano sulla guancia, gli occhi azzurri
ardenti di desiderio,
per poi riprendere a baciarlo, allungandosi sulle punte dei piedi il
più
possibile per arrivare alle sue labbra. Era così alto.
Quando
si staccarono
nuovamente Kaithlyn ne approfittò per passargli, lentamente,
una mano sui boxer
provocandogli un gemito di apprezzamento.
Con
impazienza crescente,
Eric la prese da sotto le braccia facendole allacciare le gambe ai suoi
fianchi, e mentre finiva di sfilarsi malamente pantaloni e scarponi, si
diresse
verso la camera dove, sempre tenendola stretta contro di lui,
l’adagiò sul letto.
Tenendosi
sollevato con i
gomiti, si prese un attimo per guardarla: i capelli ancora umidi
formavano un’aureola
rosso scuro intorno alla testa, facendo risaltare la pelle candida e
gli occhi
azzurri, sotto cui si poteva intravedere una spruzzata di lentiggini.
Kaithlyn
sorrise un po’ nel
vedere l’espressione concentrata di Eric, e infilandogli una
mano tra i capelli
lo avvicinò maggiormente a se per baciarlo ancora. Senza
staccarsi da lui, lo
fece alzare, spingendolo a mettersi in ginocchio sul materasso. Con
calma, lo
fece rigirare e cadere sulla schiena, montandogli poi cavalcioni sui
fianchi e
iniziando a strusciarsi su di lui come un gatta lasciando, ogni tanto,
qualche
bacio sul viso, sul collo e sul petto.
Quando
le sue labbra
arrivarono in prossimità dell’ombelico, Eric non
capiva già più niente: il
sangue dal cervello era fluito in altre parti del corpo e quando
finalmente lei
si decise a sfilargli anche l’intimo si rigirò
ribaltando nuovamente le
posizioni, facendo leva sugli avambracci per non gravarle sopra.
Niente,
da quando si
frequentava con lei, poteva eguagliare la sensazione che provava ogni
volta che
entravano in contatto: che fosse un bacio, uno occhiata fugace, una
battuta
sarcastica o il fare sesso.
Le
persone importanti per
lui erano poche, si potevano forse contare forse sulle dita di una
mano, e
Kaithlyn rientrava sicuramente tra queste. Nell’ultimo
periodo i momenti che
passava insieme a lei erano gli unici che gli provocavano una
sensazione di
tranquillità e benessere, ed erano anche gli unici in cui
tutta la rabbia e la
frustrazione che provava dalla mattina alla sera e che non lo
abbandonava
neanche nel sonno, si attenuava.
Kaithlyn
inarcò la schiena,
le braccia intorno al suo collo, mugugnando impaziente e facendo
fremere di
desiderio anche lui, che dopo averla guardata con gli occhi annebbiati
dal
piacere, si chinò a baciarla nuovamente con
intensità, mettendo fine alla sue
proteste una volta per tutte.
Kaithlyn
fu svegliata dalla
luce che filtrava dalle persiane sulla parete destra della camera.
Si
allungò pigramente
nell’abbraccio di Eric, ancora addormentato, accarezzandogli
distrattamente la
mano con cui le cingeva la vita e godendosi per un momento il calore
del suo
corpo.
Prima
che il sonno prendesse
nuovamente il sopravvento, alzò piano la testa e
controllò l’ora.
Le
7.30.
Lei
avrebbe già dovuto
essere in piedi da almeno un’ora contando tutto quello che
aveva da fare.
Piano,
cercando di non
essere troppo brusca come suo solito, sgusciò da sotto il
braccio di Eric,
prese della biancheria pulita dalla cassettiera e agguantò
rapidamente un paio
di pantaloni da allenamento pieni di tasche e una canottiera per poi
fiondarsi
in bagno a prepararsi.
Dieci
minuti dopo, quando
rientrò in camera vestita di tutto punto, per prendere un
elastico e infilarsi
gli anfibi neri, Eric era seduto sul bordo del letto praticamente nudo
che la
guardava assonnato.
-
Sei ancora lì?! Muoviti,
tra dieci minuti dovresti essere in palestra! – lo
rimproverò agguantando le
scarpe e dirigendosi a passo spedito verso la cucina.
-
Kaithlyn – iniziò con uno
sbadiglio – dove hai messo le mutande che ho lasciato qui
l’altra volta? –
chiese senza dare segno di averla sentita.
-
In frigo. Dove diamine
vuoi che siano? Sbrigati! – ribatté lei dalla
cucina facendolo sospirare
rassegnato. Il buongiorno si vede dal mattino, no? Anche se ormai non
faceva
più caso agli sbalzi d’umore della ragazza, si
sorprendeva ancora della
rapidità con cui passava dall’essere tenera e a
modo suo gentile, almeno con
lui, all’essere indisponente e sarcastica.
-
Piantale di sbraitare!
Sono un uomo… -
-
E con questo considero i
tuoi obiettivi minimi raggiunti! – rispose lei sarcastica,
facendolo sbuffare,
esasperato. Ma chi gliel’aveva fatto fare? Ora capiva suo
padre, quando gli
consigliava dato il suo carattere poco tranquillo, di trovarsi una
ragazza
posata. Naturalmente aveva finito per fare l’esatto contrario
di quello che gli
era stato detto, come al solito.
-
… quindi al contrario di
te, ci metterò cinque minuti a prepararmi. –
concluse, ignorando i borbottii
irritati che provenivano dall’altra stanza e alzandosi per
cercare il suo
cambio.
Da
quando si frequentavano i
vestiti di entrambi erano divisi tra il suo appartamento e quello di
Kaithlyn.
Chissà cosa avrebbe pensato qualcuno vedendo delle mutande
di pizzo rosso da
donna piegate nei suoi cassetti…
Ancora
un po’ intontito,
Eric si stiracchiò le braccia sopra la testa e si diresse
verso la cassettiera,
trovando la sua roba nel primo cassetto. Recuperò i vestiti
che avevano
disseminato per la casa la sera prima, e s’infilò
in bagno.
Due
minuti dopo, era pronto.
Le
7.43.
Aveva
ancora qualche minuto
e non vedeva ragione per fare le cose di corsa, dato che probabilmente
aveva
già pensato a tutto il Rigido, Quattro, Eaton o quello che
era. Mister
perfezione, insomma, il super-intrepido che non sbagliava mai un colpo,
pensò
con una smorfia.
Con
tutta calma si diresse
verso la cucina, dove trovò Kaithlyn intenta a infilare nel
borsone da palestra
un mucchio di fogli più il pc.
-
Andiamo? – le chiese
appoggiandosi allo stipite della porta – pensavo avessi
fretta. –
-
Sì, infatti. Finisco di
prepararmi, tu vai se vuoi. – disse sbrigativa dirigendosi
nuovamente in camera
a prendere un elastico per legarsi i capelli. Quando tornò,
un minuto dopo,
aveva i capelli legati in una treccia laterale, e si stava infilando la
pistola
nella tasca interna del giubbino.
-
Dai, muoviamoci. – disse
Kaithlyn caricandosi in spalla un borsone che sembrava pesare
più di lei.
Prima
di uscire Eric le
schioccò un bacio sulle labbra, per poi vederla sparire
quasi correndo per i
corridoi senza dargli troppa considerazione. Tipico di Kaithlyn. Non
frapporsi
mai tra lei e “le cose urgenti da fare” o perirai
nell’impresa.
Ma
a lui, dopotutto, piaceva
così, rifletté prendendo un bel respiro e
dirigendosi verso la palestra dove lo
aspettavano gli iniziati e Quattro; l’accoppiata vincente per
fargli perdere la
poca pazienza di cui disponeva, questo era poco ma sicuro.
Ciao
a tutti!
Eccomi
con un nuovo
capitolo! Vi ringrazio per essere arrivate/i fin qui, e spero che il
capitolo
vi sia piaciuto e che la storia scorra bene.
Mi
farebbe davvero, davvero
piacere sapere cosa ne pensate del capitolo: vi ha fatto schifo? Vi
è piaciuto?
Idee? Impressioni? Suggerimenti e/o consigli? Mi devo dare
all’agricoltura
piuttosto che ammorbare il resto del mondo con i miei scritti? Insomma,
fatemi
sapere!
Vi dico solo che niente è come sembra. :P
*
i nomi accanto
all’asterisco li ho presi dai libri della saga, mentre gli
altri li ho
inventati perché essendo moolto pignola in queste cose,
ho dovuto (xD)
dare un cognome e creare (lo vedrete più avanti) una storia
per tutti!
P.s:
“Prior” è senza
asterisco perché mi sembrava superfluo specificare che non
il cognome non l’ho
inventato io.
Ringrazio Kaimy_11 la
recensione dello scorso capitolo, Fabi96 che
l’ha messa tra le preferite, Penn fortunata che
l’ha inserita tra la storia “da
ricordare” e infine fleci98 per
averla messa tra le seguite!
Un
ringraziamento va anche a
tutte le lettrici e i lettori silenziosi che spero mi facciano sapere
cosa ne
pensano!
Spero
di non avervi annoiato
troppo!
Alla prossima!