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Autore: ToscaSam    07/02/2015    1 recensioni
*storia partecipante all’OTP Challenge indetta sul forum di Efp* [Rumbelle]
Mr.Gold ha appena sposato Belle. Possibile he finalmente sia prevista per lui la felicità? Sembrerebbe tutto perfetto, ma come volevasi dimostrare,non sarà così. Il pericolo stavolta non viene dall'esterno ma dall'interno di sé stesso. Lì vive annidato il male e proprio ora ha deciso di tornar fuori ....
Genere: Fluff, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’è stato mai un momento in cui si era potuto dire felice? Quello si stava domandando Tremotino, o il signor Gold, o qualsiasi altra identità potesse mai aver avuto.
Aveva una creatura dormiente al suo fianco, che si stringeva a lui con una lieve pressione sul torace.
Azzardò un’occhiata: c’era un angelo. Era immacolato per natura, eppure si stringeva a lui così forte … sembrava quasi che ci tenesse a lui. A lui. Quel che di più nero non si può. Che ci faceva un angelo così vicino a un mostro? Che ci faceva quella luce candida di fianco all’Oscuro?
Un lieve brillio sulla sua mano sinistra catturò la sua attenzione: era una fede nuziale.
Possibile che fosse appena tornato dalla foresta, dove era stato celebrato il suo matrimonio?
Riflettendoci, non era logicamente possibile che fosse accaduto davvero. Non era neanche immaginabile che Belle, la più buona delle fanciulle, la più bella fra le rose, la più coraggiosa fra i temerari, la più giusta fra gli onesti, fosse adesso sua moglie.
È anche molto ingenua, suggerì in un soffio, una voce malevola all’orecchio di Tremotino.
Fece forza sulla sua migliore indole per fingere di non averlo mai pensato.
Ascoltò in silenzio un ritmo lieve che scandiva i minuti della sua riflessione.
Era il respiro di Belle, che si era abbandonata al sonno nella più totale fiducia, tra le braccia del marito.
Sembrava una poesia. Aveva un ritornello regolare e immaginifico. Faceva tornare alla mente i ricordi più dolci del passato.
Ma no, non era lì che voleva indagare, proprio quella notte. Non si sarebbe abbandonato ai tristi ricordi proprio ora che gli pareva di essere felice.
Troppo tardi. Il passato arrivò e portò con sé l’amarezza: Bae. Era morto. E lui era vivo. Che ci faceva vivo, se Bae era morto? Sempre meglio lui che io, dopotutto … morire è forse la mia più grande paura, dopo l’essere senza potere.
Cacciò di nuovo il pensiero perverso e si costrinse ancora una volta a immaginare di non averlo pensato.
Quel respiro lento e regolare era identico a quello che sentiva provenire dalla culla, tantissimi anni fa di quella strana vita.
Era un giaciglio semplice, di legno, anche un po’ malandato. Però il lenzuolo candido conteneva una creatura viva e bellissima. Respirava pacifico, totalmente ignaro di essere figlio dell’uomo che sarebbe stato l’Oscuro e della donna che l’avrebbe abbandonato per inseguire il suo Vero Amore.
Per un attimo il signor Gold strinse a sé Belle, cingendola col braccio, pensando di avere Bae accanto.
Ma Bae era sottoterra ed era freddo. Non respirava.
Ma perché doveva essere triste? Un secondo fa era così felice …
Prese a lisciare i capelli della sua sposa seguendo il ritmo del respiro caldo di lei.
Affondò le dita in quel morbido crine, scoprendo ondate di profumo che uscivano fuori ad ogni tocco. Esplorò poi la guancia rosea ed era liscia come il petalo di un fiore e parimenti delicata.
Giunse alla fronte e lì vi posò la mano per un pezzo. Era una carezza che non voleva finire e allo stesso tempo un atto possessivo. Non avrebbe permesso che lei gli venisse strappata via.
Il destino ci si era impegnato, per farli stare divisi.
Tenne la carezza ancora premuta bene sulla fronte di Belle e si promise che avrebbe usato tutto il suo potere per farsela rimanere accanto. A qualunque costo suggerì ancora il piccolo demone all’orecchio. Stavolta Gold non capì bene il significato di quel pensiero e lo tenne con sé, per rifletterci sopra. Non aveva ben chiaro se si trattasse di nuovo di un consiglio della sua mente deviata; eppure un barlume nelle profondità della sua coscienza gli diceva che si, era una cosa sbagliata da immaginare.
Si stava arrovellando troppo e gli faceva male alla psiche: più si immergeva nei meandri di sé stesso, più ne usciva spaventato e malvagiamente eccitato.
Aveva bisogno di alzarsi e prendere una boccata d’aria alla finestra. Improvvisamente tutto gli parve soffocante.
Si staccò da Belle con una velocità che lo stupì e in un attimo fu in piedi, accertandosi di non aver svegliato la creatura addormentata.
Lo spiffero che entrò dalla finestra, una volta aperta, fece subito sentire il signor Gold molto meglio. L’effluvio gli rinfrescò i condotti nasali fino all’interno del torace. Ebbe la sensazione di essere fatto di ghiaccio.
Il panorama fuori era scuro e la luce dei lampioni appariva debole e giallognola. I profili scuri degli alberi lasciavano intuire l’immenso ventre della foresta.
Chissà perché a Gold tornò in mente un motivo che aveva sentito molto tempo prima. Gli parve appropriato e stupendosi un poco di sé stesso, lo canticchiò, a denti stretti.
«… gli alberi sono alti, le foglie crescon verdi,….1»
Non capiva il proprio stato d’animo.
Si sentiva sul punto di fare qualcosa; vicino a un cambiamento epocale, vicino a un soglia.
Era felice ma di una contentezza amara. C’era qualcosa di strano. Un sentimento quasi nuovo o forse molto vecchio pareva aver preso il sopravvento, facendolo sentire in grado di fare qualcosa di subdolamente grandioso.
Si sentiva al centro di una truffa che lui aveva tramato e gli pareva che tutto stesse andando come previsto.
Non aveva idea né di quale truffa potesse mai sentirsi parte, né perché quella serata meravigliosa aveva preso una piega così preoccupante.
Si voltò verso l’interno della camera, con gli occhi abituati alla tenue luce del cielo e dei lampioni. Gli sembrò completamente buia.
Continuò a canticchiare:
«… da quanto tempo non vedevi il tuo amore?
Da tanto ed oggi è tornato tutto solo;
… è giovane, ma crescerà …»
 
Si avvicinò a tentoni verso il letto e per poco non gli si gelò il sangue nelle vene quando sentì una mano calda afferrargli dolcemente il polso per guidarlo a destinazione.
 « Rumple, stavi cantando
Belle si era svegliata. La sua vocina era ancora impastata dal sonno ma era altrettanto buona. Non c’era l’ombra di scherno nella domanda. Solo sincera curiosità e ammirazione.
« Si, mia cara. A volte mi stupisco di me stesso» rispose Gold, ora distinguendo la figura della moglie seduta sul letto. Lui era sarcastico.
Belle non rispose e si sdraiò di nuovo, a pancia in su, con le braccia aperte ad angelo.
Ridacchiò.
« Ho detto una cosa buffa?»
« No … è che stavo facendo un sogno buffo». Gold si sentì sinceramente rinfrancato e incuriosito.
« Raccontamelo» le disse, facendosi più vicino, sdraiandosi a sua volta.
Quell’aria misteriosa e vagamente inquietante si era assopita. Era tornato il marito devoto che aveva appena sposato la sua più grande felicità.
« Però non ridere» continuò Belle, al buio. Dal tono della sua voce era chiaro che sorrideva. Gold poteva vedere nella sua immaginazione quelle labbra rosse allargate in un sorriso che scopriva solo i denti  di sopra. Si sentì il padrone di segreti che nemmeno Belle conosceva di sé stessa, come appunto quel sorriso, che apparteneva solo e soltanto a Gold.
« Mia cara, hai detto che è un sogno buffo. Bisognerà che rida almeno un po’». Gli arrivò una carezza soffice proprio sopra la fronte. Era la mano di Belle, che ora lo accudiva come un cucciolo indifeso.
« Sognavo che c’era un pupazzo di neve … e che Zelena lo aizzava contro di te. Tu volevi difenderti, così gli hai preso il cuore – come se i pupazzi di neve lo avessero!-. Stavi per distruggerlo, quando io ho usato il pugnale per ordinarti di non farlo» dalla lunga pausa che ne seguì, Gold capì che il racconto era finito.
« È una cosa così stupida. Un pupazzo di neve … e poi non userei mai il pugnale! Figurarsi per impedirti di salvarti la vita» aggiunse Belle.
Gold non rispose subito. Si sentiva profondamente turbato. Non lo trovava affatto un sogno buffo, ma preoccupante. L’indole che aveva avvertito alla finestra gli riaffiorò in petto. Si sentì in pericolo.
« Rumple … ti ho … spaventato? Temi che usi il tuo pugnale? Lo sai che non lo farei mai»
La voce di Belle era molto dolce, quasi volesse scusarsi. Si sentiva dalla parte del torto? Ma come fa ad essere così ingenua?  Suggerì imperiosa la voce nell’orecchio di Tremotino.
« Ma no, tesorino. Certo che no. Lo so che non faresti mai niente di male».
 
 
 
Note:
1Gli Alberi Sono Alti di Angelo Branduardi.
 
La storia partecipa a una challenge che prevedeva il genere fluff e l’utilizzo di alcuni prompt. Io ho scelto Respiro, Sogno, Carezza, Sorriso, Serenata.
  
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