Nuotare, imparare ad andare sui pattini, usare il motorino.

Partecipare a una festa per i diciotto anni di qualcuno. Ballare con Giulia. Saltare quattro gradini da una rampa di scale. Vincere una gara di corsa.

Uno, due, quattro, sette cose. Sette opportunità perse.

Partecipare alla gita a Barcellona in programma per quell'anno. Correre trascinandosi dietro i bagagli, ubriacarsi in qualche bar di seconda mano, prendere a calci una pietra e partecipare a una rissa.

Otto, nove, undici cose. Undici occasioni che non avrà più.

Le conta e le riconta, Leo, aggiungendone ogni volta di nuove - man mano che il tempo passa. Una giornata di sole in cui non ha il permesso di uscire. L'ennesimo acquazzone sotto cui non potrà bagnarsi. Le luci lontane di un lunapark di passaggio lì vicino.

Arriva a quindici, poi a venti, poi a trenta.

Da quando non ci sono più gli altri, è l'unico passatempo che ha. Ogni tanto si guarda allo specchio e sorride ai capelli che gli sono spuntati, cortissimi e scuri, come una promessa di ritorno alla normalità. Per il resto, è ritornato alle origini.

Anzi, no. Ora è peggio, perché ha provato la cosa più simile alla felicità che potesse trovare lì dentro e l'ha persa. Gli hanno portato via anche quello.

Passano tre mesi e le occasioni perse sono quarantuno. Leo smette di contarle, perché è stanco di fare da spettatore alla sua vita. Prova a chiamare Vale, ma lui non risponde - non ha mai risposto e la cosa gli fa più male di quanto voglia ammettere. Almeno con Cris ha chiuso in maniera civile, ma non crede sia da Vale ignorare l'amico.

"Ehi, Vale, ma che, sei morto? Esci dall'ospedale e ti dimentichi dei Braccialetti?" lo dice con tono scherzoso, o almeno ci prova. "Guarda che il tuo leader ti sta cercando!" 

Vorrebbe continuare, ma la segreteria telefonica lo stoppa e lui riaggancia, esausto.

Quarantadue. Non può fare a meno di aggiungere anche quella delusione alle cose che gli sono state tolte: un amico vero. Ma forse questa volta non è colpa dei medici.

Il braccialetto rosso gli scivola lungo il polso, fresco sulla pelle. Per un momento si ricorda di quando ne aveva sei, uno dopo l'altro, come cicatrici di vittorie. Eppure, erano solo combattimenti. Ne hai vinto alcuni, ma non la guerra.

Quella non puoi vincerla da solo.


N.d.A.: non so cosa sia, se sia IC o OOC e, soprattutto, se faccia schifo >_<
Ma ci ho provato U_U Oh, e se ve lo state chiedendo, il titolo è tratto dalla canzone "If I die young" di The Band Perry