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Autore: Sam Hutcherson    08/02/2015    9 recensioni
Benvenuti nel fantastico mondo delle storie di Sam Hutcherson che vi presenta, in esclusiva e solo per voi il seguito della fanfiction....*rullo di tamburi* Ti amerò oltre l'immaginabile!...che non dovete leggere necessariamente, ansi forse è meglio se non la leggete proprio! Vi accompagnerò nel regno incantato dei drammi familiari dei Mellark! Naturalmente la storia è Evellark! Vade retro babbani! Storia dedicata a Peeta Mellark, che merita tutte le ff di questo mondo!
ATTENZIONE:Questa è una storia felice!Può causare diabete, carie e se vedete unicorni rosa, correte a leggervi un libro di John Green prima che cominciate a saltare spargendo fiori ovunque!
E ora...A ME GLI OCCHI PLEASE!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                         Capitolo 2

                                                                           Transito di fantasmi

 

 

 

Mi sto autodistruggendo. Il mio braccio è piegato sotto il mio busto, schiacciato dal mio ignobile peso. Le mie ossa chiedono pietà, devo riconsiderare l'opzione di mettermi a dieta. Appena mi muovo sento una fitta al collo e alla testa. Un gemito involontario mi sfugge dalle labbra, mentre mi distendo supina sul letto, liberando il nodo nervoso che era diventato il mio corpo. Ho dei capelli in bocca. Che schifo.
Bene, questa giornata non sarebbe potuta cominciare meglio.
Dopo una rapida occhiata in giro noto che Peeta non è qua, mi alzo sputacchiando capelli e afferrando la vestaglia. Non so come riesco a passare per l'uscio della porta dopo solo due tentativi. Le mie mani si muovono in movimenti automatici lavandomi il viso e legando i miei capelli nella solita treccia laterale.
Un profumo afrodisiaco mi guida verso la cucina, cibo!
"Tu non dovevi essere a dieta?"
"Dovrei. Avrei dovuto...comincio domani."
"Se..."
Entrando in cucina con gli occhi semichiusi dal sonno, intravedo una figura alta che si muove e tendo le braccia verso di lui andandogli incontro.
-Marito adorato nutrimi!-
Non è la voce che mi aspettavo che mi risponde.-Ah! Ma che...Cielo Dolcezza, mi vuoi far prendere un colpo?! È mattina! Sveglia! Se aprissi gli occhi sapresti che tuo marito è là! Katniss? Katniss ci sei? Và...và da tuo marito và-dice la voce familiare di Haymitch, mentre una mano grande posata sulla mia schiena mi spinge nella direzione giusta.
Mi ritrovo tra le braccia di Peeta mentre ascolto il suono della sua risata che gli rimbomba nel petto. -Katniss ma che fai? Non aggredire Haymitch così...-dice Peeta con tono molto divertito.
-Ho fame.-mugugno in risposta contro il suo petto.
Haymitch è sconvolto.-E volevi mangiarmi?-
-Chi mangia chi?-chiede la voce allegra di Effie mentre entra in salone.
Intanto io mi siedo nella mia cucina per quella che dovrebbe essere una rilassante colazione solo io e Peeta. Non lo è.
-Katniss mi ha attaccato!-strilla Haymitch.
Peeta ormai ride talmente forte che deve aver svegliato tutto il distretto, mentre io, seduta al bancone aspetto la mia colazione come una mosca ceca.
-Oh buongiorno Katniss, Haymitch forza dobbiamo sbrigare quelle commissioni in paese.-trilla Effie.
Haymitch borbotta qualcosa come uno 'stupide commissioni' per poi seguire Effie fuori casa.
La mia colazione si materializza di fronte a me assieme a un bacio sulla guancia.
Siamo tornati dalla luna di miele una settimana fa, ma mi sembra di stare ancora in vacanza. Ho passato questa settimana a scartare tutti i regali che ci hanno fatto per il matrimonio. Praticamente tutti aggeggi culinari per Peeta, il quale ne è stato veramente entusiasta, come si poteva immaginare.
-Oggi vai a caccia Kat?-chiede Peeta.
Mugugno stanca un assenso.
-Sei stanca?Hai fatto un incubo?- chiede Peeta sedendosi affianco a me.
In questo periodo sono sempre stanca, sono stanca e affamata.

-No, ho solamente dormito male.-mormoro prima di sentire le labbra di Peeta sulle mie. Questo si che mi sveglia. Rispondo al bacio innarcando la schiena mentre lui si china su di me. I suoi capelli sono morbidi tra le mie dita e le sue ciglia lunghe mi solleticano le palpebre. Schiudo la bocca per accogliere la sua lingua che mi carezza dolcemente. Le sue mani sono dietro la mia nuca, il suo corpo preme contro il mio, siamo una cosa sola tanto che fa quasi male quando si separa lasciandomi un bacio sulla fronte.
-Devo andare, e anche tu.-mormora Peeta prendendomi per mano.
Rispondo semplicemente con un lungo suono lamentoso.

Dopo essermi lavata e vestita con la solita giacca e i soliti stivali scendo velocemente le scale. Sono già in ritardo al lavoro, splendido.
Ah, il mio lavoro...giusto. Lo chiamo lavoro ma in realtà è più o meno "campare con l'unica cosa che so fare". Anche se io e Peeta abbiamo più soldi di quelli che ci basterebbero per una vita intera e il governo continua a pagarci una specie di ''pensione'' ho rinunciato all'idea di starmene in panciolle a non far nulla. Non è proprio nel mio genere la pigrizia.
Beh, veramente è stato Peeta a spingermi a uscire di casa, ma anche a me non è dispiaciuto. Così ho deciso di continuare a cacciare e prendendo accordi con il macellaio che mi pagherà bene tutta la carne fresca che gli porterò e con la farmacia, che è sempre alla ricerca di chiunque gli procuri un pò di erbe dal bosco. Non temo neanche un calo della domanda dato che qui nessuno ha fegato di entrare nel bosco, ormai non ce n'è più bisogno e anche chi lo faceva di nascosto al tempo della dittatura non lo fà più, legato dalla sicurezza delle catene che lo legano al proprio disretto. Nonostante tutte le perdite subite si resta, affrontando i propri fantasmi e facendo attenzione a non investire quelli del distretto che circano liberi per le vie polverose. Ora che le costrizioni, le recinsioni, le catene non ci sono più ogniuno ha provveduto a crearsele delle nuove e personalizzate. La mia si chiama Peeta. Come se non fosse ovvio, non sarei mai restata in questo posto pieno di fantasmi se non fosse stato per lui, sarei andata lontano, oltre Panem, in completa solitudine, oppure mi sarei unita ai fantasmi. È la verità, e fa paura.
Entro nel fitto del bosco con passo leggero senza che nemmeno un rametto o una foglia secca di spezzi, crepitando sotto i miei piedi.
Quasi non mi accorgo del sole che comincia a calare, perdo la cognizione del tempo quando sto quì dentro. Sembra che il mio corpo agisca da solo e la mia mente sia libera di vagare e rilassarsi. Dopo ore che paiono minuti decido di aver cacciato abbastanza per oggi, sarà meglio tornarsene a casa, devo anche passare per il macellaio.
Mi avvio verso la piazza principale del distretto. Devono essere le quattro di pomeriggio, ho completamente saltato il pranzo. Meno male che Peeta mi ha preparato il pranzo sta mattina infilandolo senza che io me ne accorgessi, nella mia sacca. Cammino per le strade accennando qualche saluto e sorriso silenzioso, preferisco non fermarmi a parlare con nessuno per ora.
Il macellaio mi compra la maggior parte delle prede e io tengo per me solo un paio di conigli e una grassa lepre.
Peeta ne sarà entusiasta...

Tornando verso casa, con la borsa della carne che sbatte contro il mio fianco ad ogni passo, mi rendo conto di aver preso una strada secondaria che comunque porta al villaggio vincitori. Il sole è ancora alto nel cielo, le giornate si stanno allungando sempre di pù.
Avverto u
na strana tenzione tra le persone che mi passano a fianco, che mi rivolgono sguardi leggermente preoccupati, mi costringe ad alzare lo sguardo.
Al centro della strada illuminata dal sole primaverile una figura sta ritta con lo sguardo rivolto verso un ammasso di mattoni, calcinacci. Quasi stona in confronto alle botteghe che si stanno rialzando, alcune che perfino già sono operative.
Quello spazio vuoto è il simbolo della nostra caduta. Peeta tiene tra le mani la busta della spesa, è teso, mi sembra che tremi quasi. E la riconosco, la strada, è la stessa strada che percorrevo tutti i giorni con Prim, e quella è la stessa bottega dove lei si fermava, schiacciando il naso sulla vetrina, la vetrina da dietro la quale Peeta mi lanciava sguardi guizzanti sperando che io non me ne accorgessi. La stessa bottega dove i Mellark sono morti, tutti, eccetto uno.
Mi avvicino lentamente e quando sono a pochi passi da Peeta lascio che la borsa che porto cada nella polvere con un tonfo.
Qualcuno si è fermato a guardarci, mentre io mi avvicino a Peeta. Gli sfioro un braccio con la punta delle dita e lui si irrigidisce, quasi sembra che sia per spezzarsi, gli tolgo la busta dalle dita rigide con non poca fatica.
Gli occhi di Peeta sono chiusi, la mascella serrata in una morsa innaturale.
Non importa nulla, se lui soffre nulla ha più importanza.Abbraccio la sua vita abbandonandomi al suo corpo teso, stringendo dolcemente ma lui non sembra reagire.
-Andrà tutto bene amore, andrà tutto bene. Ci sono io. Ricordi cosa ti ho detto davanti a quell'uomo Peeta? Il mondo dovrà uccidermi se vorrà separarmi da te, non ti lascerò mai. Basta che tu sia felice.-mormoro accarezzando i suoi capelli scompigliati dal vento, nel tentativo di rassicurarlo, almeno un pò.
-Sono morti Katniss...tutti.-sussurra tra le lacrime. Mi stringe forte il ragazzo del pane, ancorando la sua anima alla mia.
Mi stupisco della delicatezza e della solidità della mia voce-Si tesoro...ma ci guardano, ne sono certa.-sussurro e le mie parole gli sfiorano la pelle, come foglie sulla terra spoglia.
-Sono...sono ancora li?-mormora Peeta aprendo gli occhi arrossati e puntandoli sulle macerie.
-Oh, no Peeta! No...sono in pace ora.- Ricordo quando Haymitch mi ha chiamato chiedendomi di uscire, di allontanarmi da Peeta e io vedendo il suo sguardo non ho potuto fare altro che acconsentire. Ricordo quando mi consolò lui, perchè Peeta non doveva vederli. Non glielo dicemmo neache. Erano carbonuzzati...la pelle scura e rinsecchita, ancora li sogno la notte, i Mellark. No...Peeta non doveva vederli.
Gli ho detto tutto solo quando era tutto finito, ricordo che si è arrabbiato molto con me e Haymitch ma so di aver fatto bene. Era un incubo in più per lui, un peso in più sulle sue spalle, un senso di colpa in più e non era giusto.
-Mi mancano molto.-sussurra, mentre lente lacrime continuano a scendere sulle sue guance. Parla ma non mi guarda, continua a guardare le rovine. Sento la pelle bruciare quando il mio sguardo si posa su una trave mezza divorata dal legno, o sulle ceneri che ancora giaciono a terra...chissà di cosa, chissà di chi...
Siamo bruciati tutti...eravamo tutti in fiamme.
Sospiro.-Lo so...-
Molti se ne sono andati, nessuno vuole vedere i fantasmi.
Peeta cade in ginocchio nella polvere quasi senza forze.
-è colpa mia!-singhiozza.
Mi getto davanti a lui, quasi fossimo legati da un filo invisibile. Cade lui, cado anche io.
-No Peeta, non è vero. Non è vero, chiaro?-Va tutto bene. Lo circondo con le braccia, proteggendolo da tutto, da quelli vivi e da quelli morti.
-No?-sussurra spezzato.
Quando Peeta sta male non c'è spazio per le mie fragilità-No. Forza amore, andiamo a casa.-

 

                                                                                             ***

 

Seduta sul divano ascolto il respiro regolare di Peeta. La sua testa è sulle mie gambe, mentre lui riposa io gli carezzo piano i capelli e fisso il vuoto.
Ho talmente tanti pensieri che non riesco a sbrogliarli e a capire cosa dicano, c'è solo un grande fracasso nella mia testa e quasi fa male il confronto con la calma di casa mia.
I fantasmi sono tanti e si susseguono uno dopo l'altro velocemente, troppo velocemente perchè ce ne sono troppi, talmente velocemente che non ho il tempo di piangerli. Ma forse dovrei.
No, ora devo rimanere lucida. Per Peeta.
Non oso muovermi per paura di svegliarlo. Non ha pianto, il suo dolore non considerava le lacrime, era di un altra portata. Ci sono volute due ore per calmarlo ma alla fine sono riuscita a scacciare i suoi di fantasmi, e per una volta sono stata io a aiutare lui.
Peeta si muove girando la testa e aprendo piano gli occhi. Ci mette qualche secondo per focalizzarmi e qualche altro secondo per ricordare ciò che è successo oggi pomeriggio.
Si tira su di scatto, troppo di scatto e quasi non sbatte contro la mia fronte.
-La panetteria, Kat voglio ricostruire la panetteria.-dice velocemente, tanto velocemente che all'inizio non afferro ciò che sta dicendo.
Non vorrei che stia ancora nel mondo dei sogni, o che stia vaneggiando...
Peeta mi sorride incerto baciandomi la fronte in un veloce bacio a stampo per poi schizzare in piedi. Lo seguo subito in cucina perchè non mi tranquillizza vederlo così agitato. Ha le guance rosse e gli occhi luccicano di quell'euforia tipica di Peeta.
Non sta vaneggiando e questo un pò mi spaventa. Sollevare le macerie, far rifiorire un luogo di morte, scacciare i fantasmi o magari, imparare a conviverci.
-Sono sicuro che è quello che vorrebbero Kat ne sono sicuro. La ricostruirò per loro, non vorrebbero vederla distrutta...Kat devo farlo.-
Il suo sguardo brilla, ormai è andato.
-Okay.-mormoro sorridendo-ricostruiamo la panetteria.-

 

Buona Domenica ragazze! Avete notato come sono strafantasticamente puntuale? Come un orologio svizzero! Beeeeene! Questo capitolo è un capitolo molto importante....si...vabbeh! In questi primi capitoli si esporranno nude come vermi tutti i temi attorno al quale girerà questa Ff! Muhahahahha e uno è proprio la panetteria! Ora... spero tanto che per domani voi non dobbiate morire di studio come me...forse avrei dovuto studiare ieri ma...anche la vita merita la sua parte...e non vi dirò che ieri correvo per le strade della mia città con una maschera da gatto del Mc e la mia sciarpa come mantello e il mio ombrello come arma...e che ho anche fatto irruzione in questura...ma non vi dirò neanche che non lo stavo facendo....Ninete potrà fermare la giustizia!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia emozionato...Ricordtevi di recensire e di comunicarmi tutte le vostre comunicazioni comunicative!
L'invenzione della settimana? I fazzoletti di carta! Viva il raffreddore!
-Sam

 

 

 

 

 

 

  
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