Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: Dhialya    08/02/2015    0 recensioni
Le scoppiò il cuore di felicità, sollievo, di una rinnovata emozione che le invase l'intero corpo, facendole tremare la voce e divenire gli occhi lucidi. Corse loro incontro, gli saltò addosso, assaporò i loro profumi da troppo tempo dimenticati.
Le sembrò di tornare a respirare dopo millenni.

Una creatura che ha atteso nell'ombra di una Narnia dimenticata per milletrecento anni il ritorno della speranza, di coloro che la strapparono alla Strega di Ghiaccio dandole una casa e l'affetto di una famiglia.
Il ritorno dei Pevensie, la guerra contro Miraz, la voglia di riprendersi la propria terra e la propria casa.
Un patto legato dal sangue ed inciso su pelle. Che supera il tempo, che si imprime nei cuori, che domina i ricordi.
-Dove ti sei fatta quella cicatrice?-
-Non è una cicatrice... -
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Famiglia Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Memorie di addii.


Il piazzale era gremito di gente, abitanti di Telmar e creature di Narnia.
Era quasi ironico pensare che in quel momento convivevano nello stesso posto due mondi così diversi che per millenni si erano fatti guerra e conoscevano solo quello.
Due giorni prima si era festeggiato, con un banchetto a castello, e Caspian era stato incoronato come legittimo Re di Telmar – e Narnia e i territori di appartenenza.
Non pensava di meritarsi anche quel ruolo, il Principe, e si era domandato come mai non aveva invece ripreso il governo Peter e i suoi fratelli.
Un quesito che non aveva avuto il coraggio di fare al leone, poiché poi lo aveva scorto prendere in disparte di due Pevensie maggiori.
Qualcosa lo aveva trattenuto.





-Andrò io- Si offrì il generale che aveva tentato di uccidere Caspian, avvicinandosi con la moglie e il figlio di Miraz al varco che Aslan aveva creato soffiando sull'albero – e che era stato accolto con scetticismo, dal popolo Telmarino.
La folla osservò le tre figure scomparire, mentre dei bisbigli si spargevano per la piazza.



-Tocca a noi-
Cosa?
Selenya venne colpita da quella frase come se fosse stata presa in pieno da più frecce che le si conficcarono direttamente nei polmoni.
Le sembrava quasi di svenire.
-Perché?- domandò ad Aslan, mentre con Lucy parlava Peter.
-Dobbiamo andare. Il nostro tempo qui è finito-.

Sel usò un tono più acuto del solito nell'esprimere la propria negazione a quella possibilità, e si avvicinò a piccoli passi ansiosi, giungendo di fronte al leone.
Non poteva portarglieli via.
Non di nuovo.
Respirò a fondo prima di continuare a parlare, sapendo che non doveva perdere la calma – ma cercare di restare lucidi era parecchio difficile, in quel momento.
Aslan attese, paziente. Sapeva quanto gli animi fossero soggetti a emozioni, e sensazioni, e pensieri.
Si aspettava una reazione simile.
A dire il vero... soppesò il volto dei Pevensie, fermandosi un poco di più su quello sofferente di Lucy. Era l'unica che davvero aveva continuato a non dubitare mai di lui. …Dispiaceva anche a lui.
Se Selenya non fosse stata impegnata a parlare esprimendo il proprio dissenso totale e agitando le braccia in aria avrebbe colto il leggero lampo di rassegnazione che attraversò gli occhi del felino.
Le leggi erano leggi e lui non poteva nulla contro la Grande Magia.





-Dobbiamo salutarci- Peter la interruppe nel suo monologo – Aslan si era limitato ad ascoltarla senza ribattere più di tanto.
-Ma...- provò, voltandosi.
Si fermò, osservando il volto tirato del ragazzo che cercava di rimanere composto nella sua regalità.
Quanto stava soffrendo, Peter, dentro di se, a lasciare di nuovo tutto quello che aveva guadagno?
La tirò a se, abbracciandola.
-Non rendere le cose più difficili- sussurrò.
Inspirò a fondo, Selenya, ricambiando e cercando di farsi forza.
Aveva ragione.
Non doveva rendere loro le cose più dure.
Stavano tutti soffrendo come e più di lei.
-Hai ragione- convenne dopo qualche attimo, staccandosi.
Osservò Caspian e Susan abbracciati e cercò qualche indizio sul viso di Peter per decifrare la sua reazione, ma sul volto del vecchio Re non ci fu un muscolo fuori posto.
Gli occhi però, ah, gli occhi si velarono di tristezza nel vedere la sorella soffrire.
-Se non altro ci si saluta, questa volta- convenne Edmund, strappando dei leggeri sorrisi e abbracciandola.
-Quanto sei idiota- bifonchiò, contro la spalla del ragazzo, tirandogli un piccolo pugno.
Aslan stava rassicurando Lucy sul fatto che sarebbero tornati, Susan le accarezzò una guancia e poi la strinse nell'ennesimo abbraccio – ah, da quando quel gesto faceva così male, invece di consolare?
Qualcosa continuava a dibattersi dentro di lei gridando di ingiustizia, ma Selenya non osò fare nulla.
Era come un automa, che fa quello che deve.
Forse era il dolore che la rendeva così rassegnata agli eventi.

Con Lucy fu più difficile.
La ragazzina non si preoccupava di nascondere gli occhi lucidi, o di guardarla con quello sguardo pieno di gioia spezzata come in una muta preghiera.
E provò rabbia, Selenya, perché Narnia dava e toglieva e faceva, in qualche modo, sempre soffrire le persone che invece amavano quella terra e si sacrificavano per essa.
Si sentiva stanca, ma percepiva l'insostenibilità di quella situazione iniziare a ribollirle nel sangue.
La maschera di freddezza iniziava ad incrinarsi sotto quelli che per anni erano stati solo graffi.
-Ci mancherai-. 
Una crepa.
-Almeno stavolta non sarò da sola e mi avete salutata-.  
Due, tre, quattro crepe.
Le schiene verso il varco, un ultimo sguardo, un ultimo ricordo impresso nella mente.
-Anche voi mi mancherete...-
Dieci crepe, cento crepe, mille crepe.
-...Tanto-.
La maschera si ruppe.





























































La storia non è conclusa del tutto, in quanto manca un piccolo epigolo. Ve lo aspettavate questo finale, oppure pensavate che sarebbe andato tutto liscio? Nuove impressioni sono sempre ben accette :)
Alla prossima, Dhi.






   
 
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