CAPITOLO
11:
Imladris
In un primo
momento fui
accecata da quell’intensa luminosità, a stento
riuscivo a tenere gli occhi
aperti. Quello che ci circondava sembrava fatto solamente di luce, pura
e
bellissima. Quando i miei occhi si abituarono feci un giro su me stessa
alla
ricerca di qualche cosa, qualche dettaglio, ma niente vidi oltre al
bagliore.
All’improvviso il bianco
si ritrasse riducendosi a piccoli puntini luminosi che parevano cuciti
su un
intenso manto blu - notte. Con sgomento mi accorsi di fluttuare nel
vuoto, il
panico mi invase e iniziai a divincolarmi. Fortunatamente Max era
accanto a me
e con fermezza mi afferrò avvicinandomi il più
possibile a se, istintivamente mi
aggrappai a lui che mi strinse dolcemente. Contemporaneamente
abbassammo
la testa e con stupore scoprimmo di trovarci proprio sopra la Terra,
una
visione mozzafiato. Una piccola parte era oscurata mentre il resto era
caratterizzato dal blu intenso dell’oceano, fatta eccezione
per qualche
striatura bianca e una macchia bruna che costituiva l’America
del Nord e parte
dell’America del Sud. Molte foto scattate dal satellite avevo
visto sui libri
di scuola e su internet, ma non erano minimamente paragonabili
all’immagine che
si prostrava davanti ai miei occhi. Mi guardai intorno individuando gli
altri
corpi celesti che costituivano il Sistema Solare, accennai un sorriso
meravigliata da tutto quello che i miei occhi ammiravano.
Tutto quello che avevo
studiato durante gli anni scolastici mi riaffiorò nella
mente. Tra questi la
mancanza di ossigeno.
Ma come era possibile
che riuscissi a respirare?
Mi volta in cerca dello
sguardo dello Stregone, quando lo intercettai lui mi sorrise.
“Siamo circondati da una
bolla d’aria, per questo non soffochiamo”
Appreso ciò rivolsi
nuovamente la mia attenzione al globo sotto di me la cu
velocità iniziò, poco a
poco, ad aumentare procurandomi un fastidioso senso di nausea. La Terra
girava
e girava velocissimamente e iniziò a emanare luce, la stessa
che
precedentemente ci aveva accolti e accecati. Tenni gli irritati occhi
chiusi
fino a quando Massimilian mi disse che era tutto finito. Lentamente li
riaprì
e quello che vidi fu un’immensa sala bianca di cui non era
possibile vedere le
pareti.
“Vi starete chiedendo
dove ci troviamo, giusto?”
Senza aspettare una
risposta Gandalf procedette, “Questo è il Limbo
che divide il Vecchio Mondo dal
Nuovo Mondo. Nulla esiste. Tutto è stato distrutto e niente
ricostruito.”
Lo guardammo perplessi.
“Non guardatemi in
questo modo, il Custode ve l’avrà sicuramente
riferito! “
Incrociai lo sguardo
confuso di Max.
“Secondo voi perché
parlo di Nuovo Mondo e Vecchio Mondo?”
“Il nonno ci ha detto
che Ilùvatar decise di non rivelarsi ai nuovi abitanti, ma
non ci ha spiegato
cosa ciò vuol dire” risposi riportando la mente
alla fatidica sera.
“Ve lo spiegherò io. Il
Vecchio Mondo conobbe dieci Ere prima della sua distruzione.”
“Aspetta un attimo” lo
interruppe Max, “ Ho un dubbio. Tu sei vissuto durante la
fine della Seconda
Era e parte della Terza, come fai a sapere cosa successe nella
Decima?” chiese
perplesso.
“Devi sapere,
Massimilian, che il nome Istari ci è stato attribuito dagli
abitanti della
Terra di Mezzo. In realtà noi siamo i Maiar, Ainur di grado
minore e di
conseguenza immortali. Ma non è questa la ragione che mi
permette di conoscere
tali cose. Infatti, come dici te, ho vissuto nella Terra di Mezzo solo
durante
la Seconda e la Terza Era. Ma dopo il genocidio degli Helvat, rivelata
la
Profezia, sono stato istruito e messo a corrente degli eventi che
sarebbero
accaduti proprio per portare in salvo Ambrey e Nimris.”
Massimilian annui.
“Venni messo a corrente
che dopo la Decima Era Ilùvatar avrebbe distrutto il mondo
da me conosciuto per
crearne uno nuovo e diverso. La ragione non mi è permessa
saperla. Forse perché
riteneva che l’assenza di magia avrebbe reso il mondo un
posto migliore, o
perché il male ormai dominava tutto. Non so dirvelo e mai lo
saprò. Gli
abitanti del Nuovo Mondo sanno inconsciamente di questo grande evento,
non vi
dice niente l’Arca di Noè?”
“Rappresenta la scelta
di Ilùvatar …” dissi con un filo di
voce.
“Esattamente! E’ un
racconto che simboleggia proprio la distruzione del Mondo Antico. Non
è mai
esistito Noè, ne mai c’è stato un
diluvio universale. Ilùvatar ha deciso di
mettere l’uomo a corrente di quell’evento, ma sotto
forma di racconto.”
”Bene, direi che siamo
stati qui abbastanza”
Lo Stregone iniziò a
fare gli stessi movimenti eseguiti prima di partire e a ripetere le
stesse
sconosciute parole.
Ci ritrovammo nuovamente
nello spazio, sempre sopra la Terra, che iniziò nuovamente a
girare con
velocità. Quando essa finalmente si arrestò
iniziammo a precipitare sempre più
in basso, gridai per la paura mentre ci avvicinavamo sempre di
più al Globo.
Entrammo nell’atmosfera
terrestre e
sotto di me una macchia bruna e verde si ingigantiva velocemente.
Mancava poco
meno di un chilometro allo schianto quando chiusi gli occhi con
terrore. Mi
accorsi che la velocità della nostra caduta diminuiva
lentamente fino a quando
non toccai dolcemente il terreno.
Aprendo gli occhi rimasi
stupefatta dal paesaggio che mi ritrovai dinanzi. Ci trovavamo in una
vallata,
un luogo magnifico protetto da imponenti monti. Bellissimi boschetti
dominavano
il terreno e cristalline cascate si tuffavano in pozze
d’acqua. La candida luce
del tramonto accarezzava ogni singolo elemento presente conferendo al
luogo un
aspetto magico e sovrannaturale. Sul punto più alto della
vallata dimoravano
strani ma maestosi edifici uniti da ponticelli e gallerie e
caratterizzati da
strane forme. Ma la cosa più spettacolare erano i canti che
salivano verso il
cielo. Voci sublimi e cristalline cantavano in una lingua sconosciuta e
una
dolce melodia risuonava per tutta la vallata.
“Benvenuti a Imladris, o
meglio conosciuta come Gran Burrone”.
Angolo
dell’Autice:
Salve a tutti! Lo so,
questo capitolo è abbastanza corto e privo di eventi
significativi. Mi è
servito solo per spiegare il passaggio dal Nuovo Mondo a quello
Vecchio.
Tranquilli, manca pochissimo alla vera avventura!
Spero vi sia piaciuto
anche questo mio capitolo, al prossimo!
AnnaJ